LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
- Piero Pierelli - Il diario di Nonno Nuvola
- Collana I gigli (poesia) 14x20,5 - pp. 84 - Euro 8,50 - ISBN 88-8356-640-8
Presentazione - Le poesie di questo diario di Nonno Nuvola fissano i ricordi dell'infanzia, le emozioni dei giorni vissuti e si riaccendono le immagini conservate in un personale scrigno dei ricordi: il nonno poeta contadino Giuseppe Pierelli con le grandi mani che scrivevano poesie nei "verdi quaderni rimati", lo zio Piero pilota d'aereo, la scelta di fede di zia Assunta. E poi la guerra, i ricordi e i dolori, l'amore per la vita, le poesie dedicate da Piero Pierelli alle sue due figlie, Elettra ed Emma. L'Autore sempre rivendica il suo "vizio di sognare" eppure è consapevole che la vita deve essere affrontata ogni giorno con coraggio e determinazione senza lasciarsi influenzare o distogliere dal proprio cammino che ha come mèta l'amore per la vita.
Massimo Barile
Presentazione dell'Autore
- Scrivo sulla tastiera del mio computer e il tempo
- sembra essersi fermato.
- Il tempo cos'è se non la prima ruga dipinta sul viso.
- In tutti c'è una voglia di non fermarsi di catturare
- eppure va così in fretta.
- Qual è l'elisir d'eterna giovinezza
- quando si pensa al tempo non basta mai.
- Le scoperte della scienza e dell'informatica
- forse ci porteranno lontano chissà.
- Eppure esiste una tribù indiana che grazie a una radice
- fa uno strano tè d'eterna giovinezza.
- E se potessimo avere questa radice sarebbe un'utopia?
- Ma a volte immaginiamo il senso del tempo?
- Accendiamo l'interruttore dei
- sogni e della fantasia?
- Al nostro animo non importa che di un momento
- non importa che quel semplice contatto
- in cui il tempo si ferma.
- Vedete io ho provato a coniugare queste cose
- e ogni volta che scrivo una poesia
- sembra che il tempo si fermi.
- Da qui l'idea di coniugare il tempo
- in un libro di poesia dal titolo
- "Il diario di nonno nuvola".
- Chiamatela metafora, chiamatela come volete,
- ma viaggiate e mettevi anche voi a immaginare.
- Dovete solo accendere l'interruttore e nessuno vi potrà
- rubare quel momento d'eterna giovinezza.
- Nessuno vi ruberà l'intensa immagine così nitida...
- della poesia.
- Buona lettura e un invito rivolto a voi è quello di scrivermi
- attraverso il mio sito web tempestatemi di posta e lasciate
- le vostre impressioni rispondere a tutti sarà per me un grande piacere
- e privilegio.
- Ricordo qui il mio sito che è www.nonnonuvola.it
Piero Pierelli
Il diario di Nonno Nuvola
Questo libro è dedicato a tutti coloro che mi hanno voluto bene e ora sono in viaggio per l'aldilà,
- e a tutti coloro che si fanno amare ora
- Così il pensiero labile si perde nel foglio
- del viaggio.
- Così mi ritrovo nel sogno forse è così
- che parlo con il tuo tempo.
- Un tempo da ascoltare da assaporare
- con parole... versi.
A te mio caro nonno
il poeta contadino Giuseppe Pierelli
- Nonno Nuvola
- Ora sei trasparente
- chissà come sarà il tuo viaggio
- nei campi colorati
- sopra le lance del cielo.
- sei bolla d'aria
- dall'applauso sorridente.
- chissà se le grandi mani accarezzanti
- scrivono ancora poesie
- nei verdi quaderni rimati.
- Ricordi il meriggio dei mori
- sui ciottoli assopiti d'estate.
- Chissà se il cappello che mai toglievi
- ce l'hai ancora.
- Ricordi l'amore del fuoco nel camino
- tu soffiavi e dicevi che eri pronto a partire.
- Lasciasti un dolce ricordo
- una dolce malinconia
- forse un giorno ci farai vedere
- che c'era in quella valigia bianca.
- VERSO MACERATA
- Adoro le foto in bianco e nero
- mi fanno pensare a mia nonna
- bambina.
- Così piccola contadina
- un giorno partì
- inseguita dalle proprie orme
- All'aurora il vento secco
- tirava giù dalla collina
- il grano sui cavalletti
- Lo stradone era un'arteria
- del mendicante taciturno
- e i cavallini passavano
- al vento dei rami
- sull'afa estiva.
- Questo viaggio senza tempo
- si confondeva tra l'azzurro
- del cielo e gli ulivi.
- s'adagiavano sull'argentato orizzonte.
- Una quercia al vento
- con le sue millefoglie
- valeva per cento violini.
- Ma nel pensier c'èrano le lucciole
- al crepuscolo.
- Ora le mura della città
- tagliate al buio dei lumini
- sembrano toccare il paradiso
- i carrettieri affaccendati
- a raccogliere sacchi.
- Si affacciavano al nuovo mondo
- sull'assordante rumore
- di zoccoli e carri.
- Verso Filottrano
- Il vestito buono con le scarpe
- che mettevi la Domenica.
- Ti faceva fare bella figura
- in chiesa.
- Il maestro ti guardava
- e nel vento c'era aria di mosto.
- Nella campagna verso il sole
- di mezzogiorno
- le donne toglievano
- i panni lucidi neri
- per avvolgersi nei grembiuli
- e nei fazzoletti.
- Si avviavano verso la fonte
- per lavare .
- Mentre il giorno girava con
- i suoi colori
- con il muggito nelle stalle.
- Tuo padre guardava l'orto
- vestito di colori scuri.
- Cominciava a far freddo
- sotto le coperte, tua madre
- metteva il prete per scaldarle.
- Le rondini
- A volte abiti nelle tristezze
- del mio paese.
- T'interri nelle mie colline
- d'autunno.
- Dopo anni distanti
- ricordo te sul finire dei giorni
- che chiamavi la morte sorella
- come se fosse compagna di vita.
- Nella luce contadina a volte
- ascolto il suono delle fronde
- sui mori.
- Nella luce bianca e brillante del grano
- raccontavi di un carro verso Montefano.
- Raccontavi del mulino che macinava
- nell'aria polverosa
- fino al trapasso del giorno.
- Aspettavi al mattino le rondini
- per incontrare il tuo amore
- distante e profondo.
- Ora assiduamente ritorni
- nelle semplici preghiere.
- Ti rammento nel padre nostro
- al frenetico mattino.
- Così quando un giorno mi fermerò
- nella mia terra
- tratterrò l'immagine sul soffio
- degli angeli sugli alberi.
- Il buon dovere
- S'ode il canto della filanda
- di mattino presto.
- Sbocciavano le biciclette
- al fresco mattino.
- Tu portavi valigie cariche
- di dubbi.
- Il binario della stazione
- prese vita con la soldataglia.
- Il treno come un cavallo immobile
- partì.
- Si fermò alle porte della guerra
- dovevi onorare la patria.
- Così giungevano dal fronte
- treni carichi di dolore.
- Le luci della notte
- li facevano scomparire
- nella nebbia.
- Un pianto dimentico
- trapassava il tuo animo.
- Così scrivesti lettere
- e versi a chi stava lontano.
- Poi come fumo i giorni stinti
- passarono.
- Tornasti alla tua casa
- al tuo piatto di polenta
- al tuo vino rosso
- alle tue poesie contadine.
- Il suono della città
- Al suono della pioggia
- si diffondevano come
- cori suoni nelle pozzanghere.
- Per la prima volta ti pesava
- la clausura del tempo.
- Eri il figlio della collina
- nei ricordi la voce lieve
- del vento steso sulle ombre
- degli alberi.
- Questi pensieri evaporarono
- al lontano fischio del treno
- il fumo della città emanava
- figure grottesche.
- Ritornando verso la caserma
- i lumini a petrolio si accesero.
- Così lente e giocose
- le luci della città
- erano la tua compagnia
- all'ombra le ultime carrozze.
- Nel teatro c'era la prima
- dell'opera.
- Così era pieno di gente
- chissà se la voce
- che si diffondeva
- arrivava fino al fronte.
- Dove i soldati muoiono
- senza amore
- senza che nessuno
- si ricordi di loro.
- L'attesa
- Quando i treni partirono
- lasciarono giorni anonimi
- silenzi beffardi.
- Dove la luce delle stelle
- accompagnava i cori tristi
- dei gufi.
- L'odore notturno dell'autunno
- era pieno di occhi nell'aria.
- Chimeriche ombre
- offuscavano i ricordi.
- I nonni silenziosi sedevano
- vicino ai ceppi
- gettando carta sul fuoco.
- I buoi muggivano
- al pianto delle donne
- l'abbandono si diffondeva
- oltre le vaste colline
- dove il pianto dei neonati
- cercava la strada.
- Fino al sogno dei soldati
- che morivano lontano.
- Le origini
- Tempo di delizia e povertà
- di semplici notizie.
- Di colori che ti accompagnano
- al mattino.
- Cammini con scarpe robuste
- verso i vicoli dalle pietre consumate.
- La tua ombra si allunga
- sui muri di pietra.
- Il tuo cuore batte forte
- sotto il vestito grigio.
- Lo spazio della chiesa
- si riempie di carrozze.
- Arriva una rosa bianca
- la tua sposa la più bella.
- Ti stringe la mano
- in un sospiro d'emozione.
- Come onde propagate
- nei momenti di stasi al buio
- giungono a me gli echi
- di quel tempo lontano.
- Sono in te le mie origini
- sei il padre della mia poesia
- è con la tua mano che scrivo
- è in te il mio voler avanzare.
- Sulle nostre vite che a volte
- s'incrociano dove inseguo
- la tua terra
- la tua forza.
- IL VOLO
- Venivi dalle albe piovose d'Italia
- andavi verso nuove pareti nel cielo.
- In volo verso la cruna del mare
- verso latitudini mediterranee.
- Venivi dai porti sui navigli
- Africani.
- Andavi verso il sole che scotta
- come il fuoco.
- Sui bianchi spessori sabbiosi
- nelle dune pieghe mistiche
- che nascondono oasi.
- Verso l'orizzonte lacerato
- dalle montagne.
- Attraversavi i ventagli
- delle foreste fino alla savana.
- Distesa sulle notti
- insonni e malariche.
- Venivi come un puntino
- passato al setaccio del cielo.
- Arrivando sui rossi tramonti
- sugli spari sugli elefanti.
- Ma un giorno in silenzio
- il volo è caduto
- per non più ritornare
- sulle sagome d'aria.
- Adesso attraverso specchi d'ombra
- sul ghibli un'erba nera
- cresce selvaggia.
- Questo mio zio Piero, il fratello di mio nonno, nato nel 1907, morì il 6 Gennaio 1940 di un'improvvisa peritonite. Si era sposato poco più di un mese prima il 25 novembre 1939.
- Fu pilota dell'aviazione civile che all'epoca si chiamava "Ala Littoria" e dai ricordi di famiglia la sua morte fu una vera apoteosi a Filottrano
- Piccolo animo
- Una piccola alba
- su un angolo di luce
- s'apriva la campagna.
- Il piccolo Luciano si avvicina
- a un'altra dimensione del giorno.
- Il mondo s'espandeva lentamente
- con la luce d'oro del grano.
- S'usciva dalla leggera nebbia
- dell'alba e le foglie degli alberi
- erano appena tinte dal sole.
- La campagna con i suoi colori lenti
- e sfumati ti portava verso il prugno
- che nascondeva il suo frutto acerbo
- appena nato.
- Il vento suonava sul grano
- e tu piccolo bimbo
- scendevi dalla collina
- per mangiare quel frutto.
- Sopra un fremito d'ali
- dei piccoli uccellini.
- Ma presto un brivido allo stomaco
- il tuo piccolo corpicino
- preda del tremito.
- Ora dove tu andavi verso l'alba d'oro
- è rimasta la polvere della campagna.
- Al suono delle campane nella chiesa
- portarono via il tuo piccolo cuore
- portarono via il tuo piccolo animo
- verso le colline del cielo.
- Questo è la storia di mio zio Luciano, nato nel 24 settembre 1934 e morto nel 27 Luglio del 1937:
- Mia nonna piangeva molto ed era inconsolabile per questo figlio morto dopo aver mangiato frutta acerba.
- Un sogno raccontato da suor Anna Celestina la consolò Sognò mio zio che cantava le lodi al signore cosa canti? chiese. Lui rispose sai Zia mamma piange tanto ma c'è solo un velo che ci separa, squarciato questo staremo sempre insieme.
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