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- 'VERGOGNATI
UOMO"
- Vergognati
uomo:
- Perché
continui a costruire strumenti
- di
morte
- e non
pensi alle guerre e alle lotte
- messe su
da potenti "signori"
- che,
celati nel buio,
- orchestrano
lucubri suoni
- portatori
di morte e distruzione.
- Vergognati
uomo:
- Perché
sfrutti una terra di sole,
- di umano
calore,
- già
impervia ed ostile;
- misera
gente:
- Si muove
su ingenti tesori
- e vive di
stenti,
- e la
ricchezza è in mano ai
potenti.
- Vergognati
uomo:
- Per aver
corrotto il mondo
- che,
intento nel quotidiano competere,
- dimentica
il rispetto ed i valori;
- in questo
mondo avaro
- conta solo
lo "sporco denaro".
- Vergognati
uomo:
- Perché
cambi canale
- affinché
i tuoi occhi non vedano,
- e la tua
mente non prenda coscienza
- dell'altrui
sofferenza.
- Perché
sopprimi la vita che è in
te,
- scomodo
frutto del tuo piacere;
- e bestemmi
il SIGNORE
- "reo"di
aver predicato solo amore.
-
-
- CIAO
PIRATA
- Ti vedevo
scattare in salita
- dicevo:
"per gli altri è già
finita.1
- Poi ti
alzavi sui pedali,
- sembravi
aver le ali.
- Quanta
gente sui traguardi
- centinaia
di persone
- che
gridavano: "Vai Marco!"
- Sopra il
Cavia e il Mortirolo,
- e tu solo
con te stesso,
- mulinavi
sui pedali
- e con
grinta e con coraggio
- quelle
rampe li domavi.
- Testimone
del tuo tempo
- ho seguito
il tuo cammino,
- mentre tu
con gran coraggio
- adempivi
al tuo destino.
- A Madonna
di Campiglio
- assistemmo
al tuo declino,
- era il
giorno destinato
- per entrar
nella leggenda,
- ma il
destino ti ha beffato.
- Ora si
arrende il gran pirata
- ed ammaina
la bandiera.
- La tua
nave si è arenata
- nelle
pieghe della vita.
- Scende la
notte orrenda
- sul
travagliato tuo andare,
- ramingo
nel mortai labirinto
- e per
compagni:
- Ombre
tetre e fantasmi
- che
bocconi di fiele ti propinarono
- e tu solo
ed amaro
- alla
perdizione e alla droga
- affidasti
il timone.
- Vedesti i
tuoi sogni svanire,
- crollare
come castelli di sabbia,
- il tuo
amore, la compagna di sempre,
- il tuo
fido destriere,
- ridursi in
una insignificante sagoma
- di latta e
tubolari.
- Disperato
e deluso
- come un
grande guerriero
- vinto, ti
lasciasti morire.
-
-
- DIO
ERA LA'
- Con
disprezzo qualcuno ebbe a dire
- dove era
Dio nel tempo in cui
- i suoi
figli andavano a morire?
- DIO era
là:
- Su quel
triste binario che si allunga nel
nulla
- dove
incerta è la meta, ed il popolo
ostile.
- Dietro al
filo spinato dell'umana follia,
- in quei
campi di morte dove il male si
annida.
- In quel
volto di donna che si strugge e
dispera,
- nelle mani
di madri che si allungano invano.
- In quel
bimbo strappato che mai più
rivedrà.
- DIO era
là:
- In
baracche stipati, come mercé che
attende,
- uomini e
donne straziati e umiliati
- che
dell'umana dignità furon
privati.
- In
quell'uomo aggiogato dalla "razza
padrona"
- che di
vita o di morte ha il potere
assoluto.
- DIO era
là:
- In quei
cumuli inermi di corpi ammassati,
- tra loro
avvinghiati e il terrore nei volti
stampato.
- Nelle file
infinite di corpi emaciati come esili
foglie
- che il
vento dell'odio li spinge, li
ammucchia.
- In balia
di quel vento che soffia
disprezzo
- e sputa
sentenze di morte.
- DIO era
là:
- In quei
forni mai sazi di vite innocente
- come
agnelli immolati.
- Che li
prende per mano, che li chiama per
nome,
- che li
porta con sé.
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