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 Per leggere alcune poesie tratte dal libro "Parole come pioggia"
Inserito il 27 dicembre 1999
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Silvio Sallei
Ha pubblicato il libro di poesie
Silvio Sallei, Parole come pioggia editrice Montedit, 1999, Collana I gigli (poesia), pp. 64, Lit. 9.000, ISBN 88-8356-013-2 Prefazione - La pioggia batte sui tetti e sulle strade; gocciola dalle grondaie, bagna le finestre. Sempre uguale eppure sempre diversa da se stessa. La pioggia lava, monda, purifica: quando smette di cadere le foglie stillanti brillano, il cielo si fa terso, l'aria trasparente; il mondo sembra più silenzioso, più ovattato: chi ascolta bene può sentire il ticchettio delle gocce solitarie che rotolano via dalle chiome degli alberi, sempre più lentamente, finché cessano del tutto. Ecco. Per un istante, brevissimo, il silenzio si fa assoluto. Poi ricomincia il solito frastuono: grida, clacson, telefonini, sirene. Ma c'è stato quel momento di magico silenzio che ha invitato -- chi l'ha saputo cogliere - alla riflessione, all'intimo raccoglimento. In momenti come questo nascono i versi di questa silloge, che significativamente s'intitola " P arole come pioggia". Allo stesso modo delle gocce di pioggia le parole di Sallei percuotono o accarezzano, si accavallano rapide e incalzanti oppure scorrono languide come le placide acque di un grande fiume tranquillo. E come le gocce di pioggia, anche questi versi lavano via strati e strati di polvere dai sentimenti, dalle idee e dalle emozioni, restituendo loro lucidità e trasparenza. Sallei punta diritto a questo scopo: nelle sue poesie - la cui metrica è tanto libera da renderle molto vicine alla prosa - non compaiono, o lo fanno solo di rado, persone o paesaggi concreti; allo stesso modo mancano fatti o episodi distesamente raccontati. Ciò che al poeta interessa va oltre la contingenza, il dato singolo, il volto nettamente delineato: egli punta al cuore, all'essenza delle cose. Ci troviamo di fronte, quindi, a una poesia filosofica, nel senso che affronta grandi ed eterni temi: il senso della vita, la felicità, l'equilibrio interiore, la solitudine, l'amore. Le poesie che ne risultano, pur nella grande libertà che l'autore mostra nello scegliere le forme stilistiche, sono in genere composte da versi brevi e sono brevi anch'esse, talvolta al limite dell'aforismo. Poche righe dense di significato e di disarmante semplicità: "Il silenzio è / l'unica musica / che permette / l'avvicinarsi / maggiormente / a se stessi" è un efficace esempio, come anche: "Prigione / forzato rifugio del silenzio / l'uomo che si interroga sull'uomo / due mani che sorreggono mille pensieri / l'essere veramente vivo / senza doverlo dimostrare a chi crede di esserlo". Si percepisce, negli ultimi versi citati, un accenno di polemica - diciamo così - esistenziale: essere vivo senza doverlo dimostrare a chi crede di esserlo. È, questo, un tema ricorrente della silloge: la consapevolezza della vanità di molti rapporti umani conduce il poeta a toni di amara rassegnazione, di rabbia, di tormento; talvolta di orgogliosa rivendicazione della propria diversità ("Il poeta è l'unica persona / che ama la solitudine..."); altrettanto ricorrente è la protesta contro i drammi del vivere contemporaneo: dall'alcolismo ("Le persone si fermano al bar") alla mercificazione del sesso ("Un tempo lungo i muri"), dai nuovi dei (i freddi, agghiaccianti Tecnica e Denaro evocati in "Futuro") al problema ecologico ("Regresso"). In questi casi la voce del poeta si fa più rabbiosa e violenta, l'accusa all'uomo esplicita: si capisce, però, che tanto impeto nasce dall'immenso amore per l'uomo stesso, che il poeta non stenta a qualificare, di volta in volta, come stolto o saggio, costantemente richiamandolo alla riflessione su se stesso e sulle proprie azioni ("la tua voce impaurita / da tenue diviene silenzio / e non ti sei lasciato un po' di tempo / per riflettere / per pensare / [...] / Per crescere / per capire che ciò che giusto ritieni / è solo un prodotto della tua cultura. / Fermati / giudicala / e poi... corri, corri / se ancora vorrai"). Ma il richiamo non è solo alla riflessione; non è una lezione di puro raziocinio quella di Sallei, che al contrario ha ben presente quanta importanza abbia anche la capacità di sognare: proprio con la parola sogno si conclude infatti la bella poesia Vedi, sai e taci, nella quale il Barbone evocato diventa una figura mitica, il simbolo di una vita fatta di esperienze vere, genuine, libere dalle cento catene imposte dalla civiltà contemporanea ("Io qui, dal lavoro incatenato / io qui, sordo e cieco / io qui, fra religione e cultura imposte / ... Ti sogno"). Riflessione, libertà, sogno: sono queste, ci sembra, le parole chiave di questa raccolta, così come dovrebbero esserlo di ogni vita degna di questo nome.
- Bianca Cerulli
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