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Nata a Venezia nel 1955, laureata in psicologia, Fiorella Borin si è dedicata per qualche anno all'insegnamento di scienze umane negli istituti superiori. Ha collaborato prima con l'Università di Padova, poi con alcune Case Editrici; attualmente scrive sulla rivista di narrativa «Cambio».
Nel 1991 ha pubblicato la raccolta di racconti intitolata La donna velata e altre storie (Ed. L'Autore Libri, Firenze); altri racconti sono presenti in antologie e riviste (uno, sul mensile «Vera» di settembre '95 con commento di Alberto Bevilacqua).
Relativamente alla narrativa inedita, ha conseguito numerosi primi premi in concorsi letterari nazionali e internazionali (tra cui il «lions milano duomo» '93; il «cesare pavese» '94; il «giorgio la pira» '95).
Clicca qui per leggere l'intero racconto vincitore del 1° Premio al concorso Città di Melegnano sez. Narrativa Questo è il libro che le è stato pubblicato quale 1°premio del concorso Città di Melegnano Fotoromanzo
Marzo. Le nove di sera.
Marzo, le nove di sera e il telefono suona.
Marzo, le nove di sera, il telefono suona e non c'è proprio nient'altro, nient'altro da fare che non sia stringere quella cornetta con entrambe le mani e parlare, parlare, parlareÉ
Irene
«Ah, sei tu, Manuela. Ma no che non disturbiÉ stavo guardando la televisione, un po' svogliatamente, in compagnia d'un sacchetto di mentine. Tutto regolare, come sempre tutto senza storia.
Dimmi di te: ce l'hai il ragazzo, adesso? No? Allora anche tu sai la nausea delle serate pigre sul divano, ad aspettare un miracolo &endash; che ne so: una telefonata, due squilli al campanello &endash; un miracolo dicevo, che non arriva mai.
Perché t'interessa sapere del «mio» Antonio? Ah, te ne avevo parlato io, due settimane fa. Hai buona memoria per i nomi, brava.
Ma sì, è finita. O meglio: non è neanche cominciata. Uno spiantato, credimi Manuela. E quegli orari, poi! Come? Non te l'avevo detto che faceva il giornalista? No? Eppure, mi parevaÉ Lui sta nella redazione di uno di quei giornali noiosissimi e impegnati: arte e politica e un sacco di letteraturaÉ per farla breve, mi credi se ti dico che io quel giornale non lo leggerei nemmeno se mi offrissero un milione?
Però, per un milione, forseÉ mi verrebbe fuori giusto quel tailleur color rosso cardinaleÉ sì, proprio quello nella vetrina di Marisa VipÉ Te l'ho già detto che è finita. Ci siamo visti stamattina, in un bar del centro; il tempo di un caffè. Lui mi guardava e non diceva niente; ma ha sempre parlato poco, così poco che io la sua voce non me la ricordo più. Io mi ero messa il cappotto nuovo, quello con la pelliccia di marmotta. Tu credi che mi abbia fatto un complimento? Non l'avrà neanche notato. Lui certe cose non le guarda mai: ha sempre la fronte piena di rughe e di pensieri; e poi non ride, credimi Manuela, quello è un uomo che non sa dove stia di casa l'allegria.
Un giorno ha parlato dieci minuti di fila sull'impegno civile. Metteva dentro ai suoi discorsi parole grosse, tipo coraggio e responsabilità; io faticavo a trattenere gli sbadigli. L'ho interrotto, gli ho chiesto di portarmi al cinema; lui ha risposto che non ce n'era il tempo, perché lo aspettavano al giornale.
Ci sono andata da sola, al cinema: un bel film, d'avventura e d'amore, tu lo sai quanto mi piace Indiana Jones. Anche a te? E allora ci verresti all'Odeon insieme a me, domani pomeriggio?
Perché vuoi sapere ancora del «mio» Antonio? Mi prendi in giro! Io, sposarmi con uno come quello?
Ma dai, parliamo d'altro.
Uffa, ancora con questo Antonio. E non dirmi che tu lo vorresti, un uomo come lui.
Che cosa hai detto? Che cosa hai detto?»....
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