LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
I grandi poeti contemporanei
Giorgio Vigolo
- Da Canto fermo
- Diluvio
- Mi coglie lo scroscio dirotto
- a mezzogiorno sul ponte:
- dintorno la città - chiese e palazzi -
- si scioglie in fumo e non si vede più.
- Anche quell' ultima cupola spare.
- Rimasto solo è il ponte,
- tagliato dalle sponde,
- sospeso in alto in alto fra le nuvole
- con le sue statue d' angioli grondanti.
- Ma mentre la città mi si cancella
- nel fumante diluvio
- dentro la nube uno spiraglio ride
- verso uno sfondo di monti sereni:
- e dietro un vetro limpido e sottile
- l' ultima pioggia un praticello splende
- avvicinato in quell' umida lente.
- Fuori di porta è già tornato il sole.
- Da Linea della vita
- Occidente
- Al fuoco d' occidente
- popolosa declina
- la via di festa; e filtra
- a quel raggio d' ebrezza
- la folla che già fonde
- in amorosa amalgama di membra.
- A fiotti a fiotti il florido
- fiume di carne scende;
- si rigonfia sul ciglio
- dell' alta rampa, poi rovescia ombroso
- e franto in ime gole
- di tetri rioni e di chiese.
- Mura
- Mura ch' io vidi in un sogno d' infanzia
- cadermi addosso a strapiombi di torri,
- a blocchi d' ocra fulva e di tufo
- sulla silenziosa via del sonno,
- vi ritrovo, passati tanti anni,
- lungo la stessa strada sonnolenta,
- altissime mura deserte di voci;
- tremano al cielo pochi fili d' erba.
- Per miglia e miglia un sentiero solingo
- circonda le altissime mura di sonno:
- immobile il sole vi batte sul giallo
- e ferma è l' ora in un colore eterno.
- Salmo
- O miei piovosi inverni,
- umidità delle mie strade antiche,
- e voi, chiese grondanti,
- cimiteri dentro le nuvole,
- solo a sera una fiamma
- d' aperto cielo accende
- il sanguigno mattone dei ruderi,
- solitario sui prati spenti.
- Mia vita, anche tu attendi
- sui tuoi colori muti
- il salmo dell' ora serale.
- La morte ci scioglie...
- Guardavo le foglie
- che il vento stacca dai rami
- e via le trascina nei turbini
- della pioggia e le macera e le stritola
- fino a mutarle quasi
- nel suo sibilo, nel suo grido stesso.
- Allora m'è venuto il pensiero
- della morte che noi pure ci stacca
- così dal tronco della terra nero,
- quando vecchiaia o fuoco
- di febbri han consumato
- la nostra foglia umana.
- Un soffio appena più forte
- il tremulo gambo recide:
- e saremo così trascinati
- dalla pioggia, mischiati
- a nuvole d' altre foglie.
- La morte ci scioglie
- nelle grida del vento.
- Eppure chissà che senso
- di felicità originaria
- si proverà in quel momento,
- quando le nostre corde
- strappate dalla morte renderanno
- un accento supremo
- all' unisono con l' accordo
- maggiore dell' universo.
- Forse l' estrema gioia
- inutilmente inseguita
- per tutta la vita,
- è quella che ci folgora al momento
- di morire, nel grande mutamento.
- Trasognato e felice
- Trasognato e felice
- per viucole antiche,
- vagavo sotto un cielo
- vicino alla pioggia. Leggero
- ai passi m' era il suolo
- e vaniva la via sotto il piede
- come un fiume di nuvole;
- tanto mite scendeva
- a specchio dei selciati
- la dolce ora di sera fra le brune
- case, e anche le persone ferme
- nel vano buio delle porte avevano
- non so quale perlata ombra sui volti.
- Via Monserrato, via del Pellegrino,
- Campo dei Fiori mi si aprì di gialli
- meloni acceso e cocomeri rossi
- nel grigio della sera senza lumi,
- fin quando prese a cadere
- una pioggia tiepida, lieve,
- e le strade si fecero nere.
- Gli schiavi
- Come schiavi perduti
- in crollate miniere,
- i ricordi del cuore
- scavano incontro alle speranze prime
- che la vita lasciò dietro ai suoi mali;
- disperati richiami
- battono al buio e ascoltano se alcuno
- risponda di lontano.
- Talora un tocco lievissimo s' ode
- come vibrato da un martello d' oro
- e la montagna giubila a quel suono
- alleggerita e pura;
- ma subito il silenzio si rimura
- sui paurosi giorni
- orfani d' ogni voce.
- le mie speranze sono ormai cadute
- dall' altra parte della vita...
- Fine di un giorno
- Sono belle le sere
- quando la luce scende di colore
- e dall' oro e dal viola
- s' immerge nel turchino.
- Ma questa grigia fine
- di giorno sotto il cenere d' agosto
- ha il pallore che scava il viso umano
- un istante dopo la morte.
- Dentro il cielo spettrale
- i cipressi s' infiggono più neri
- e più livido sotto le loro ale
- si rizza il travertino
- della chiesa che altissima trasale
- con un sobbalzo d' ossa
- gridato con un urlo senza voce
- come quando nei sogni
- si vorrebbe chiamare e non si può.
- ©1999 Il club degli autori, Giorgio Vigolo
Per comunicare con il Club degli autori: info@club.it
- Prima di scrivere, please, consulta le FAQ, è possibile che trovi la risposta
http://www.club.it/notiziario/bacheca/faq.html
IL SERVER PIÚ UTILE PER POETI E SCRITTORI ESORDIENTI ED EMERGENTIHome club | Bandi concorsi (elenco dei mesi) | I Concorsi del Club | Risultati di concorsi |Poeti e scrittori (elenco generale degli autori presenti sul web) | Consigli editoriali | Indice server | Antologia dei Poeti contemporanei | Scrittori | Racconti | Arts club | Photo Club | InternetBookShop |
Agg 2 aprile 1999