- Alcuni testi
dell'autrice:
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- da
Medicamenta e altri medicamenta (Einaudi,
1989)
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- Sa sedurre la carne la
parola,
- prepara il gesto,
produce destini...
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- Nel luglio altero, lui
tenero audace,
- sensualmente a me
lanciava da là:
- prima di sera io ti
scopo. Ah.
- Fra trafficar di
sguardi dove pace,
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- dove
l'incompenetrabilità...
- dove il tempo in
quest'ombra... Lui tace
- in un empio silenzio a
farne fornace.
- Poi apri, m'intima,
apri... più dentro
già
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- si spinge con suo tal
colpo segreto.
- Umidore, pare bacio di
calore
- su ammucchiarsi
d'umano, alto m'accappia.
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- O inverni e lirici
slanci (con metodo).
- Mi sale... mi
scende... io come granata
- esplosa, contusa, to',
che si sappia.
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- L'altra
simulazione:
- l'animo che non sa
curare i sensi
- o l'animo curare con i
sensi.
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- Ulteriore
finzione:
- eternità,
assenza
- di fine, morte che
muore, efficienza...
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- Di tutto ciò
far senza,
- e del troppo
sognare...
- E sulla terra in
levità passare.
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- E nottetempo la gente
si arrappa,
- s'ingrifa, al serra
serra si disgroppa.
- Ah... eh... ah... bada
ansimare... di tappa
- in tappa svelta
s'accoppia, s'aggroppa.
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- Ponte sui sensi,
avendoli, s'acchiappa
- Con mutua trappola,
greve s'intoppa
- fino allo scoppio...
gioca stringichiappa
- a strappa strappa e a
cervello di stoppa
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- por toppa... E intanto
la notte scappa
- da razionalità
antidotata
- e imperata... Io
dolente, in gola un groppo,
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- il mio universo
d'assenze e la mappa
- dei miei giorni
ridesti mi sciroppo,
- di pensamento in abuso
incappata.
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- La stessa
rigirata
- d'angoscia in margine
all'esiguo e al troppo:
- il succo della notte
invero allappa.
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- In me cogli anni
crescono, a mio merito
- o demerito, quei danno
d'ascrivere
- interi a plurime
carnali sterili
- dilettazioni in cui
involta o proclive
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- m'affatico... a
diletti semiseri
- e periferici... alle
loro derive...
- così che non mi
viene dal preterito
- Il come e tanto meno
il cosa vivere,
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- che in questi giorni
persi neri e duri
- se qualcosa mi resti
non ho prove,
- se qualcosa qui o
altrove per me duri,
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- e non so se la sera
ora congiuri
- contro di me, o sui
drudi miei dall'ovest
- induri, sui passati e
sui futuri.
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- Né so passare a
nuoto ora la notte.
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- Sa sedurre la carne la
parola,
- prepara il gesto,
produce destini...
- È martirio il
verso,
- è emergenza di
sangue che cola
- e s'aggruma ai
confini
- del suo inverso
sessuato, controverso.
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- O datemi qualcuno che
mi ascolti,
- ché di parole
straripo.. qualcuno
- che mi prenda per mano
e dei sepolti
- dei fatti polvere e
niente al raduno
- mi porti... di occhi
ho paura... di volti...
- Non mi restava ormai
niente e nessuno,
- e come sanguinando
intorno intorno
- pesantemente in me
cadeva il giorno.
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- Mi dispero
perché
- non ho che poche erose
scrofolose
- parole, a darsi
all'ozio intente,
- che non sanno far
niente.
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- Da La
tentazione, (ristampa 1997 -
Einaudi)
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- In questa maledetta
notte oscura
- con una tentazione fui
assalita
- che ancora in cuore la
vergogna dura.
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- Io così pudica,
così compita,
- vedevo un uomo a me
venire piano
- e avvolgermi quasi
avido la vita;
-
- un altro ne veniva e
con la mano
- oh delicatamente lui
mi apriva,
- e un altro e un altro
e un altro ch'era vano
-
- a guerra
apparecchiarmi d'armi priva
- già incatenata,
e senza una catena,
- nel tempo che la vita
non par viva.
-
- "Non vuoi? piccola
piccola sirena..."
- Posso io non volere e
star da lato?
- "Oh lasciatemi!" e
respiravo appena,
-
- il cuore dalla sua
sede saltato.
- Con cento mani vinte
le mie braccia
- Tutte le ossa mi
avevano contato,
-
- ad ogni cavità
davan la caccia;
- nel denso, nelle
viscere spremuta,
- in una tomba di carne
che schiaccia
-
- e macina e mette al
niente... perduta.
- Che mai feci, che mai
feci mio Dio?
- Mercè,
pietà, perdono, chi mi
aiuta?
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-
- "Il vostro sguardo
insolente dovrà
- chinarsi... Voi,
bastardi tracotanti,
- l'alba che viene tutti
squaglierà!"
-
- "Si squaglieranno solo
i tuoi amanti
- in quell'alba che
tutti i sogni smura,
- goffi fra tremiti e
vene, spïanti
-
- lì per
giocarti, per farci paura.
- So che lo sai..." "Non
so nessuna cosa,
- puliscimi la tua
slumacatura."
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- "Come sei altera e
disdegnosa!
- Sconcialtela
così che me la prenda
- e disbrami la voglia
che mi posa."
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- Poi col le reni in una
morsa orrenda,
- "Or godi e taci, or...
ti resti dentro".
- E mi convien tacere,
per ammenda.
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- "Vedi come veloce in
te m'inventro,
- vedi come lo vuoi e
tieni tutto,
- vedi che piangi umore
dal tuo centro...
-
- ecco rientro, e coli
dappertutto.
- Via di qui, voi, che
più non mi resiste,
- in piacere si volta il
suo gran lutto."
-
- Altra doglia e delizia
insieme miste
- intorno ad un calore
ch'io non so
- m'ingolfavano il cuore
e fu ben triste
-
- venire a resa pur
gridando "No!",
- per fame di carne
grassa di grasso
- e sangue.. e per mia
scusa che dirò?
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- "Sento l'alba salire
passo a passo,
- con lei ti lascio,
anima confusa;
- il tuo cielo ho
innalzato ch'era basso
-
- e più non
fonderai come ti ho fusa
- fuor dei denti di ieri
e di domani.
- Se la vista del sole
non ti è chiusa
-
- vinca tua guardia i
movimenti umani!"
- E tu, alba, giungi ben
tardi e greve,
- se ancora par che
tocchino le mani
-
- e il ventre palpita
geme e beve
- dalle sue vene salive
segrete...
- Questo è il mio
schifo, il mio dover tra breve
-
- tirarmi su, venir dove
voi siete,
- vere ombre e fantasmi
e larve vere.
- Odio voi, odio il
giorno e la sua rete,
-
- ma nel mio buio so
quasi tacere.
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