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                Il paradiso delle
               coccinelle Un altro colpo di tosse. Lo scoiattolo di
               plastica marrone, tenendo con le zampette la
               lampadina, illuminava il nasino arrossato di
               Giulia.La notte era appena cominciata e già la
               mamma si era alzata tre volte per portare un bicchiere
               d'acqua ed un cucchiaino di miele alla
               piccolina.Da sotto le lenzuola, tra le barchette
               disegnate sul pigiama, uscivano timide due manine rosa
               ed un elefantino di stoffa celeste.«Mamma, mamma! Portami ancora acqua, non
               riesco a respirare!».«Arrivo Giulietta, fammi posto, vengo a
               stare nel tuo letto, forse in due riusciremo a cacciar
               via quella tosse antipatica!» sospirò
               assonnata la signora Lalla, mentre cercava di farsi
               piccina piccina per entrare nel lettino rosa, tentando
               di far dormire Giulia con una vecchia ninna nanna, ma
               gli occhioni neri non facevano in tempo a socchiudersi
               che subito un colpo di tosse li spalancava.Così passò la notte senza che
               nessuno si riposasse (anche l'elefantino di stoffa
               celeste non riuscì a trovarsi comodo, stretto
               com'era tra le braccia di Giulia e la pancia della
               signora Lalla!).Dalla finestra cominciava a filtrare il
               chiarore dell'alba, quando la perfida tosse
               fuggì da quella stanza e nel lettino rosa scese
               un sonno profondo.All'improvviso un fischio allegro fece
               sobbalzare Giulia, la signora Lalla e l'elefantino di
               stoffa celeste.«Chi è che fischia così
               mamma?».«È un usignolo che chiama i suoi
               amici: li avverte che è salito il
               sole».«E perché urla così? Io ho
               sonno, non lo sa l'usignolo che stanotte ho avuto la
               tosse? Mi dà fastidio il suo fischio! E poi, lo
               senti, adesso anche i suoi amici strillano, c'è
               una gran confusione là fuori! Perché gli
               uccelli si comportano così?».«Non ti arrabbiare Giulietta, l'usignolo
               vuole soltanto offrire la colazione ai suoi amici.
               Ogni mattino il primo di loro che si sveglia comincia
               a volare di albero in albero, chiama gli altri
               bussando ai loro nidi e così, quando s'è
               riunita la compagnia, se ne vanno allegri al Bar degli
               Uccelli».«Al Bar degli Uccelli? Ma che anche loro
               prendono il caffè? E com'è fatto,
               dov'è questo Bar? Io non l'ho mai
               visto!».«Perché è ben nascosto in un
               albero cavo, tesoro, così nessuno disturba i
               clienti mentre mangiano la loro brioche. Forse il
               caffè che bevono non avrà lo stesso
               gusto di quello che prendo io, ma sono convinta che
               non dev'essere cattivo».«Mamma, ma gli uccelli fanno la stessa
               vita degli uomini?».«Certo, sono creature come noi, anche se
               portano vestiti diversi e non hanno bisogno di
               prendere l'autobus per tornare a casa. Nascono e
               crescono come noi, sposano una usignola e fanno tanti
               usignolini, che a loro volta cresceranno e così
               via».«E quando muoiono gli uccelli vanno in
               cielo? Vanno in Paradiso? Nel loro Paradiso, dio
               è un uccello?».«Non ne sono sicura, perché nessuno
               di noi sa bene com'è fatto il Paradiso, ma mi
               immagino tante grandi nuvole, ognuna con un tipo di
               creature ed il loro dio. Tanti nuvoloni colorati che
               galleggiano nel cielo, con sopra tanti esseri felici
               di starsene adagiati nell'ovatta. Ognuno libero di
               giocare, di volare da un gruppo
               all'altro».«Anche le tigri o le giraffe hanno la loro
               nuvola?».«Certo cara».«Ma le tigri non si mangiano le
               giraffe?».«No Giulietta, nel Paradiso non c'è
               bisogno di cacciare e di uccidere, perché
               nessuno ha necessità di mangiare. Così
               le tigri e le giraffe se ne vanno a spasso tenendosi
               per le code».«E le coccinelle? Lo sai che Alessio ha
               schiacciato una coccinella nel giardino della scuola,
               ma io l'ho sepolta in una piccola tomba di foglie. Il
               giorno dopo non c'era più! Forse sono venuti
               degli angeli-coccinelle e l'hanno portata in Paradiso!
               Io, mamma, quando muoio vado nel Paradiso di
               Gesù, però ogni tanto la vado a trovare
               la mia amichetta nel paradiso delle
               coccinelle!».La signora Lalla sorrise, aggiustando le
               coperte alla figlioletta; la baciò sulla fronte
               dicendo: «È un bel pensiero il tuo,
               Giulietta; sarà divertente sognare questi
               paradisi. Chiudi gli occhi e riposati adesso.
               C'è tanto tempo per andare a trovare la tua
               amichetta! Prima dovrai fare amicizia con le altre
               creature, così quando andremo &endash; tra
               cento anni &endash; anche noi in Paradiso, potremo
               allegramente volare da una nuvola all'altra. Immagina
               che festa questo saltellare di cavalli e rane, tori e
               pipistrelli, ippopotami e farfalle di tutti i colori e
               uomini, donne e bambini di tutti i colori, un
               movimento infinito di esseri che si vogliono
               bene».Giulia chiuse gli occhi, fece un bel respiro e
               subito scivolò nel mondo dei sogni.Nel buio un puntino rosso si avvicinò,
               si ingrandì, si riempì di pallini neri:
               l'amichetta coccinella! Volò in tondo e poi si
               posò sulla punta della proboscide
               dell'elefantino di stoffa celeste.«Sono contenta di vederti, Giulia. Voglio
               ringraziarti per la piccola bara di foglie che mi hai
               costruito. La nuvola delle coccinelle è un
               posto comodo, sai. Grazie di averlo pensato,
               perché la fantasia che si forma nella tua
               testolina poi diventa la mia realtà. Se
               continuerai a pensare felice io potrò ridere in
               eterno. Grazie Giulietta».Con un saltello la coccinella spiccò il
               volo, salutò gentilmente l'elefantino di stoffa
               celeste e scomparve.Giulia si girò su un fianco e sorrise
               infilandosi il pollice in bocca.Il sole era già alto e la signora Lalla
               lavorava ai fornelli; dalla finestra socchiusa
               entrò ronzando un insetto e si posò sul
               barattolo del caffè.La signora Lalla lo osservò
               attentamente, poi disse ridendo: «Ci vediamo tra
               cent'anni!» e con un soffio leggero lo fece
               volare via. |