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               MARLIVIANA
            SCHILIRÒ  9° Classificato   Un palloncino giallo
            racconta 
                Sento che le forze mi stanno abbandonando, per
               questo affido a te, piccolo raggio di sole, la mia
               breve ma dolce storia. A te che sei venuto qui in
               mezzo a questi vecchi giocattoli, a riscaldare la mia
               attuale solitudine con il tuo tepore.Tu la consegnerai al vento. Lui la
               porterà lontano e forse a qualcuno verrà
               la voglia di scriverla. Resterà così nel
               mondo qualcosa di me e si saprà in giro che la
               vita del palloncino giallo non è stata
               inutile.Tutto è cominciato qualche giorno fa;
               una bella mattina di questo mese di maggio. Mi trovai
               improvvisamente a volteggiare leggero, avvolto
               d'azzurro, insieme ad altri miei compagni di diversi
               colori. Mi pareva di essere il più bello di
               tutti tanto mi sentivo felice. Non riuscivo,
               però, ad alzarmi come avrei voluto e, per
               quanto cercassi di spiccare piccoli sbalzi verso
               l'alto, sentivo che qualche cosa di sotto mi
               tratteneva.Guardai in basso e mi accorsi che con i miei
               amici, ero attaccato a un'unica base scura e pesante
               che permetteva, a tutti noi palloncini, solo qualche
               briciola di libertà.Pazienza, pensai, meglio non cercare
               l'impossibile e godermi, invece, tutta questa luce e
               questa tiepida carezza che mi culla. Presi così
               a giocare, sfiorando ora l'uno ora l'altro dei miei
               compagni, anch'essi ugualmente felici e ugualmente
               inebriati di luce e d'azzurro.All'improvviso si udì un festoso suonar
               di campane non lontano, e una lunga fila di bimbi e
               bimbe, vestiti di tuniche bianche, scese gioiosa dalla
               gradinata della vicina chiesa.I bimbi, sempre in fila, vennero verso di noi;
               ciascuno stringeva nella mano un foglietto
               colorato.Immediatamente a ogni bimbo venne distribuito
               un palloncino col suo bravo filo al quale ognuno
               legò il proprio bigliettino.A me toccò un bimbo biondo, paffutello
               che mi sorrise, lasciando comparire una fila di
               dentini bianchissimi tra i quali si intravedeva una
               finestrina scura che me lo rese teneramente
               simpatico.Sulla sua tunica, era appuntata una medaglietta
               dorata che brillava al sole come una piccola gemma
               preziosa e, dal collo, gli pendeva una crocetta di
               legno scuro.Egli legò al mio filo il foglietto che
               teneva in mano e che era azzurro come i suoi occhietti
               vispi.Poi una voce gridò: "Lasciateli andare",
               e di colpo niente mi trattenne più e iniziai ad
               andare su, su sempre più su verso il sole caldo
               che mi attirava come una calamita, mentre la piccola
               folla vestita di bianco, accompagnava quella mia
               salita con applausi e grida di gioia e di
               saluto.Per un breve istante feci parte di una nuvola
               variopinta assieme agli altri palloncini che, come me,
               avevano preso a volare liberi, attirati anche essi
               dalla calda carezza del sole.Piano, piano, poi, il vento mi divise da loro
               e, ben presto essi divennero solo dei puntolini
               colorati immersi nell'azzurro terso, finché
               sparirono del tutto. Allora mi ritrovai solo, avvolto
               da una tiepida carezza che mi sospingeva, continuando
               a cullarmi, verso un'incognita che mi incuriosiva e mi
               spaventava nello stesso tempo.Vivaci rondinelle volteggiavano gioiose
               nell'azzurro, mi sfioravano con le loro morbide piume,
               quasi avessero capito il mio stato d'animo e volessero
               farmi coraggio con la loro tenere compagnia. Sotto di
               me sfilavano casettine dai tetti rossi, mentre vedevo
               correre su stradine minuscole, numerose piccole
               automobili; da lassù mi sembrò di star
               sorvolando paesini giocattolo.Un fiume che si snodava scivolando sotto
               miniature di ponti, costeggiando strade e campi; mi
               accompagnò per quasi tutto il viaggio. La sua
               acqua cristallina sembrava costellata da un numero
               incredibile di fuocherelli accesi dai baci furtivi del
               sole.Che spettacolo magnifico. La mia paura era
               ormai sparita del tutto e avrei voluto che quella
               meraviglia continuasse all'infinito.A un tratto iniziai a perdere quota lentamente
               pur continuando a librarmi nell'aria.Intanto il sole era giunto alla fine del suo
               cammino per quel giorno e si era sdraiato giù
               verso l'orizzonte, incendiandolo.Ammirai quel quadro incantevole, mentre il
               disco di fuoco pian piano spariva in un mare di caldi
               colori. Sopraggiunta la notte, nella scura volta
               vellutata del cielo sopra di me, incominciarono ad
               accendersi le stelle a una a una, come piccole
               pennellate d'argento. Mi avvicinavo sempre più
               alla terra che, avvolta nel silenzio, si stava
               immergendo nel riposo notturno.Però, più mi avvicinavo alla
               terra e più scoprivo che il buio e il silenzio
               mi avrebbero lasciato molto presto. Infatti, migliaia
               di lucciole mi accolsero sprizzando tutto intorno
               scintille di fuoco, come in un festoso spettacolo
               pirotecnico, ritmato da trilli gioiosi di grilli,
               frinire di cicale e gracidare di rane: un concerto
               assordante di caloroso benvenuto.Continuando la mia lenta ma inesorabile discesa
               finii coll'adagiarmi ai piedi di un cespuglio di rose
               addormentate, non lontano da una graziosa casetta che
               sembrava avvolta in un incantesimo.Rimasi lì tutta la notte, incapace ormai
               di muovermi; mi sentivo stanco, pesante.Al sorgere del sole del mattino successivo, mi
               trovai circondato da uno sfavillio di luci e di
               colori. Ogni filo d'erba sembrava ingioiellato da
               innumerevoli minuscole gemme.Le gocce di rugiada, baciate dal sole, avevano
               compiuto quel miracolo e il prato circostante sembrava
               preparato per una festa. Un rumore di passi mi
               distolse da quell'incanto. Due mani mi sollevarono e
               due occhi mi guardarono stupiti.La signora staccò il foglietto azzurro
               dal filo che penzolava sotto di me e lesse ad alta
               voce: "Caro Gesù, oggi ti ho ricevuto per la
               prima volta ed è stato un momento bellissimo.
               Ho capito che mi vuoi tanto bene e so che ascolti le
               preghiere dei bambini, anche se sono un po' birichini
               come me. Alla festa di oggi manca la nonna. Lei
               è con te da un po' di tempo. Ti prego di
               mandarmela giù almeno per qualche giorno. Sono
               sicuro che ormai ti ho raccontato tutte le sue favole.
               Qui, invece, nessuno trova più tempo per
               raccontarle a me.Ti voglio tanto bene anch'io e ti mando un
               grosso baciotuo Angelo.Due lacrime silenziose scesero lentamente dagli
               occhi della signora che, stringendo il biglietto a me,
               corse in cucina
"È proprio Gesù che ha fatto
               arrivare qui questo palloncino.", esclamò
               commossa e, subito, formò il numero che c'era
               sul foglietto. La sentii chiedere di Angelo e dopo un
               momento di pausa continuava con la voce che tremava:
               "Angelo caro, ho appena letto il messaggio che hai
               affidato al tuo palloncino giallo. Non sono la tua
               nonna, ma soffro anch'io perché ho perso il mio
               unico nipotino qualche mese fa, e non ho più
               nessuno a cui raccontare le favole. Se vuoi, ti
               racconterò tutte le favole che raccontavo a
               lui".Ieri Angelo è arrivato fino qui con i
               suoi genitori; c'è stata una bella festa con
               tanti dolci, fiori e palloncini gialli, tutti molto
               più in forma di me. È a me, però,
               che Angelo e la sua nuova nonna hanno dato un grosso
               bacio ed entrambi avevano gli occhi luccicanti di
               stelline.Ora, però, sono proprio sfinito, sento
               che fra poco non riuscirò nemmeno a respirare.
               Nonostante questo, sono un palloncino soddisfatto. La
               mia breve vita non è stata inutile. È
               bello aiutare qualcuno a essere felice.Addio mio piccolo raggio di sole, e grazie per
               la tua dolce e tiepida compagnia". |