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Se onestamente riconosci
D'aver agito sempre con saggezza
E portamento irreprensibile
Non dolerti mai
Dei giorni già vissuti.
Scende la sera
Scende la sera;
Mi toglie le ombre
Che sensuali sirene allucinanti
Immutabili mi spiano
Le nasconde in meandri segreti
Dove l'essere e il non essere
Il reale e l'orpello
Il razionale e il metafisico
Si fondono in tormenti
Tormenti ossessivi
Che sagaci domande
Cui non è facile rispondere
Compongono alla mente
Tese le orecchie
Attendono risposte
Frantuma l'assurdo silenzio
Silenzio di pietre bruciate
Di cielo orpellato di nuvole
Di deserto increspato di dune
Serbanti sepolte
Memorie nudate di orme.
Ardente desiderio
Miriadi di cirri bianchi
Decorano
Inorpellano lo spazio
Che con la nuova alba
Incomincia ad azzurrare
Come errante nuvola
In mezzo a loro aleggia il pensiero
Per osservare da lontano
Bellezze e meraviglie
E cupe ombre del pianeta terra
Vola sale e scende
Per i tormenti e le tristezze
Catturare che l'affliggono
E dei lamenti e dei sussulti
Ascoltare l'eco
Raggio vorrebbe essere di sole
Per il sentiero lucere di notte
E difendere dal freddo i viatori
Ovvero in vento forte convertirsi
Per dissipare nuvole
Che dinanzi al sole celano il fulgore
Ardente desiderio sente
D'essere pittore
Per i sogni della gente
Dipingere d'azzurro.
Domani il vento
Tanto m'addolora
Quel velo di tristezza
Che il tuo viso oggi
M'asconde iridescente
È vaga nuvola compatta
Gravida di pioggia
Che del cielo adombra
Il fulgore dell'azzurro
Domani il vento, Valentina,
Spazzerà via la nuvola
E negli occhi tuoi il sole
Asciugherà le lacrime.
In solitario incedere
In solitario incedere
Con giallo velo corallino estatica
La leziosa luna ascolta
Nel nudo bosco sotto bruma
Lo stormire delle fronde
Dimenate dal favonio
Ascolta del ruscello
Che tra pietre levigate
Geme ed implora
Dei gorghi fragorosi nel silenzio
Lo strosciare profumato di viole
Galleggiante nel vuoto
In struggente sensuale abbandono
Stordita ascolta
Il mio parlare sottovoce
Che su sentiero a spire salgo
Tra drappi d'edera
Sul colle degli olivi
Sotto il peso della croce.
Tramonto sul mare
Volto sfibrato sul tramonto
Con luce toccante il sole lambisce
Con riflessi di cobalto
Il mare cinico e sprezzante
Di quanto di magico accade
Si tingono di rosa
Le rive le dune deserte
Le nude scogliere
E le desolate colline
Naufraganti nelle valli
Con lunghi drappi
Di nuvole macchiate
Il fatuo azzurro del cielo
Si sbriciola aleggiante nel vuoto
A poco a poco la sera
Si spande convulsa
In botrale infinito
Costellandosi di tremole lucciole.
Cosa importa
Cosa importa
Se in sfera di cristallo
Sogni stravaganti
Illudono la mente
Cosa importa se il presente
A briciole riducono d'antico
E l'animo gettano frusto
In groviglio di roveto
Anche se inumano
Vorrei essere certo
Che il tuo animo crudele
Sia caduto in oblio
E che in te
La ruggine del tempo
Abbia abraso l'indelebile
Liberami dall'affanno crudele
Di sognarti temerario
Dopo non importa naufragare
Nel mare d'incertezza
Non credo ai fantasmi
Eppure brancolante
A luce di fatue faville
Vivo prigioniero
In vortice d'immagini inventate.
Sempre come nuovo
Lambisce stemperato
Nel lontano limite
Quasi sfiora il mare
Attutito il suo fulgore
Sta affogando il sole
Com'una sfera di cristallo
Tinta di vermiglio
Brulichii di ali
Di uccelli e di gabbiani
S'intrecciano nell'aere
Che impallidisce
E rapido si fa scuro
Sulla battigia si colorano
Di fuggevole violetto
Le onde che approdano
Adorne di spuma
Sul mare sulla riva sulle dune
Nella pianura sui colli sui monti
Ambrata di luce di luna
Serena s'adagia la sera.
Quasi rituale salmodia
Quasi rituale salmodia;
Da lontana alboreta
Melodico canto mi giunge
D'usignolo solitario
Come note di violino
In sacrale silenzio
Toccate con dolcezza
Viatico porta
Al mio animo turbato
Ammutiti
Immobili sotto la luna
La magnolia l'albicocco
Le rose le tuie
Ascoltano,
I lecci del giardino,
Attoniti
Umidi di brina
Origliano i campi
Assopiti
Sotto velo di caligine
Specchianti la luna
Ascoltano inerti
Cullando licheni
Le limpide acque
Del lago di Ninfa
Increspate alla brezza
Tremole dall'alto
Odono le stelle
I pianeti le galassie
I frammenti di nuvole vaganti
Nell'immane platea
Strepita infine la notte
Impietosa
Impone il silenzio
Il canto si placa
E l'usignolo s'addormenta.
Come libero aquilone
Come libero aquilone
Ti portò via il vento
Lasciandomi a ricordo all'anulare
Una piccola reliquia
Dallo stagno del silenzio
Di questa notte interminabile
Di tua voce vieta
Ho riconosciuto il timbro
È giunta ad addolcire
L'acrimonia della sera
Della notte
La tortura dell'insonnia.
Tu chi sei?
Giungi come vento
Marezzando il pensiero
Appari e scompari
Come sole rutilante
Tra squarci di nuvole vaghe
Tu chi sei?
Un angelo che abbacina
Di luce riflessa
O un frutto proibito
Che non matura?
Un eros divino
Senza magiche fantasie
O un drago senza fascino
Un fantasma senza immagine?
Accendi la lampada
E la lasci consumare
Restando nel buio
Accendi il camino
E ti nascondi
Per tema di bruciare.
Tu chi sei?
Ascolto la tua voce
Mentre la luna si diverte;
Nel silenzio infausto della notte
Da sciacquio infranto
Dell'onda sulla proda
Ascolto la tua voce
Echeggiare nella mente
Carezzevole lasciva l'ascolto
Vibrare sillabe sommesse
Che lente fluiscono
Melodiche dall'anima
E come fragili farfalle
Vagano nel buio della stanza
Come in sonno chiudo gli occhi
E &endash; magica illusione
Ch'antiche rinnova emozioni &endash;
Ti rivedo come ieri apparire
Sotto l'ombra di platani spioventi
Di viale Margherita.
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