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                L'essenziale Sono nato
               distratto; col tempo sono peggiorato.Ma questa mia
               caratteristica non è per me una limitazione,
               bensì una benedizione...Dimenticare non
               è "non sapere"; è eliminare
               inconsciamente ciò che prima si sapeva;
               è cancellare il superfluo per salvare
               l'essenziale.Essere
               terribilmente sbadati, come me, è indubbiamente
               difficoltoso, perché il nostro quotidiano si
               nutre di dettagli insignificanti, ma per certi versi
               può rendere la vita affascinante.L'episodio che sto
               per raccontare, ammesso che io riesca a giungere fino
               alla conclusione, lo dimostra. Avevo appena
               terminato la mia siesta quotidiana; mi stropicciai gli
               occhi per mettere a fuoco l'ambiente che mi circondava
               e capire che cosa mi stava preparando quella giornata.
               Appena svegli tutti proviamo uno stato d'incoscienza,
               più o meno breve, nel quale annaspiamo, con la
               sensazione, spiacevole ed insieme curiosa, di
               brancolare nel buio. Quel giorno, però, quella
               sensazione sembrava non volermi abbandonare: chi ero?,
               dove ero?, cosa dovevo fare?Tutti interrogativi
               ai quali la mia povera mente annebbiata non trovava
               una risposta. Appoggiata sul tavolo, un'agenda aperta;
               alle ore 16.00 di quella pagina, era scritto con una
               calligrafia precisa e sicura, che non riuscivo a
               riconoscere: "Lezione al politecnico, aula di fisica,
               corso avanzato, 3° piano. Ripasso".Certo, il
               politecnico lo conoscevo bene e ricordavo anche l'aula
               di fisica al 3° piano... ma io che
               c'entravo?Indossai la giacca
               che si trovava adagiata sul divano: stirata, pulita e
               di buon taglio... Sì, quella giacca mi piaceva.
               La indossai..., la giacca continuava a piacermi, ma in
               me c'era qualcosa che non andava...Infilai una mano
               nel taschino, ed estrassi una carta d'identità:
               Eugenio Genius, chiarissimo prof. di fisica,
               matematica, informatica, scienza, tecnica, analisi,
               ecc. ...Ero dunque io
               Eugenio Genius? Dovevo trovarmi alle 16.00 per una
               lezione di Fisica al politecnico? L'idea non mi
               dispiaceva, ma cosa avrei potuto insegnare? In quel
               momento non ricordavo assolutamente nulla: né
               di fisica, né di matematica, né...
               eppure l'aula la ricordavo bene...Decisi, come ormai
               avevo imparato, di procedere per piccoli passi; come
               un equilibrista che cammina sul sottile filo delle sue
               poche certezze, circondato dal vuoto della propria
               incoscienza... Poco dopo le 16.00
               avanzavo, con andatura lenta ed incerta, nel corridoio
               che portava all'aula di Fisica, corso
               avanzato.Chi dimentica quasi
               tutto, come me, si sente come l'uomo che si è
               perso e non riesce a tornare a casa; prova i sentieri
               bui, i vicoli ciechi, le vie traverse, pur di trovare
               la direzione giusta.Ma in quei larghi
               corridoi, dove sentivo l'eco dei miei passi sul marmo,
               cercai di convincermi che quando si percorre la grande
               strada Destino percepire vale più di conoscere,
               intuire vale più di ricordare...Un'onda altissima
               di esclamazioni, chiacchiere animate e risate
               fuoriusciva dall'aula. Ma non appena aprii la porta,
               tutto tacque, come per incanto. Mi avvicinai alla
               cattedra pedinato da un mare di occhi, adoranti e
               spietati. Soffiai nel microfono nella speranza non
               funzionasse. Ma funzionava... Cosa avrei potuto dire?
               Era il sole che girava attorno alla terra o viceversa?
               Di sicuro tanto il sole quanto la terra giravano
               intorno alla mia povera mente smarrita. "Ci sono domande?",
               chiesi per prendere tempo, nella speranza che non ve
               ne fossero... ma sapevo che sarebbero
               arrivate.Pochi istanti di
               silenzio che passarono con la lentezza di ere
               geologiche... poi si alzò un ragazzo, aria da
               "secchia" ed espressione da ranocchia:"Cos'è una
               soluzione? Perché il soluto risulta
               inseparabile con mezzi meccanici dal solvente? Se lo
               zucchero si scioglie nell'acqua senza che lo si possa
               riconoscere più dall'acqua, accade lo stesso
               con la sabbia o il caffè?".Soluto?...
               solvente?... soluzione?... mi sembrava tutto un gioco
               di parole senza senso...Ma forse la
               "soluzione", era come diceva sempre mia moglie. La
               "soluzione" era lei: mia moglie! Il mio unico vero
               grande amore!Pensai a lei, ai
               suoi riccioli biondi sul mio viso, ma forse i suoi
               capelli non erano ricci... e forse non erano neanche
               biondi...Però quel
               pensiero mi rasserenò e mi ascoltai
               rispondere:"Posso affermare di
               essere certo di aver avuto la fortuna di provare, in
               prima persona, l'esperienza di sentirmi "soluto" nel
               "solvente".L'ho provata il
               giorno in cui ho incontrato per la prima volta mia
               moglie: non capivo e non ascoltavo ciò che
               diceva, ma percepivo il profumo di un essere
               sconosciuto, un profumo che stordiva di
               felicità e di desiderio... desiderio di restare
               uniti per sempre, smarriti l'uno nell'altro, costretti
               l'uno verso l'altro senza riuscire a liberarsi,
               allacciati in un unico essere, che sprofonda
               nell'abisso senza fondo dell'amore... Sentii la sua
               mano nella mia, mi sentii bruciare dal fuoco della
               passione e fui certo, che nonostante la forza
               devastante del male dentro e fuori di noi, niente
               avrebbe potuto separarci, perché, senza di lei,
               non avevo mai veramente vissuto e non avrei mai potuto
               vivere dopo...Avrebbe potuto
               forse accadere con un'altra persona?Se qualcuno di voi
               avesse provato l'esperienza di cui sto parlando,
               capirebbe che se lo zucchero si scioglie nell'acqua e
               diventa così inseparabile da essa, non
               altrettanto accade con la sabbia o il caffè...
               Auguro a tutti voi di trovare prima o poi qualcuno con
               cui sentirvi come il soluto nel
               solvente...!". Tacqui e respirai
               profondamente. In qualche modo avevo
               risposto.Gli occhi che mi
               scrutavano erano spalancati, incantati e
               incantevoli...Quasi desideravo
               un'altra domanda...Si alzò una
               ragazza, minigonna di cuoio, sbuffata di fumo da
               vamp:"Vorrei capire
               perché nei deserti, quando l'aria è
               molto calda, i raggi di sole vengono deviati e noi
               possiamo avere l'impressione di vedere ciò che
               non esiste. Vorrei cioè capire il fenomeno
               della rifrazione della luce attraverso strati
               atmosferici con densità diverse, in poche
               parole il fenomeno dei miraggi: vediamo ciò che
               non c'è, o lo vediamo solo
               deformato?".Rifrazione della
               luce? Solo il suono di quella parola, mi serrava lo
               stomaco e mi seccava la gola... che ne sapevo io della
               rifrazione? La rifrazione aveva forse a che vedere con
               il fenomeno della riflessione della luce? O ne era
               l'esatto opposto?... Forse dovevo
               riflettere...Allargai le
               braccia, impotente e disarmato di fronte a tanto
               sapere che non sapevo, e risposi:"Credo che il
               nostro deserto sia il nostro sopravvivere
               quotidiano... immersi nel silenzio e
               nell'immobilità... che uccide lentamente la
               nostra anima senza che ce ne accorgiamo; ma se vi
               fermate ad ascoltarla, vi accorgerete che il vostro
               sguardo è stato fino a quel momento immerso
               nelle tenebre... potrete vedere il miraggio di un'oasi
               lontana, di una fonte inesauribile che inonda e che
               disseta...Ma prima dovrete
               avvertire un'arsura che si insinua come un coltello
               nel vostro cuore... che affonda la sua lama fino al
               manico... e solo quando vi sentirete morire..., il
               desiderio vi potrà salvare.Vedrete finalmente
               la vostra patria lontana, che darà uno scopo e
               un significato al vostro deserto e alla vostra vita. E
               non sarà più importante sapere se
               ciò che inseguite, il vostro miraggio, esiste
               veramente, perché la verità non
               sarà più indispensabile: se non esiste,
               è perché il cuore non è pronto;
               ma se ci crederete, esisterà!".L'ultima domanda
               che ricordo, fu quella di un ragazzo apparentemente
               rigido, camicia perfettamente inamidata, come i suoi
               capelli:"Vorrei capire
               meglio se possiamo considerare valido il modello
               dell'Universo di Newton, che affermava l'esistenza di
               un infinito numero di masse materiali distribuite in
               uno spazio infinito; e, per quanto riguarda il suo
               processo dinamico, il processo di espansione
               dell'Universo procede indefinitamente?".Ormai quelle
               domande non mi incutevano più paura e gli occhi
               di quel ragazzo erano gli occhi impauriti di un
               cerbiatto smarrito nella grande aula, ormai semivuota,
               che suscitavano in me solo una grande
               tenerezza."Non costringete le
               vostre domande nei ristretti confini dell'Universo
               stellato... lasciatele spaziare nel mondo sconfinato
               che racchiudete nel cuore... tutto il resto vi
               apparirà piccolo ed insignificante... L'ansia
               di dimostrare, di verificare e di indagare vi
               impedisce di spalancare la mente e di percepire
               l'imperscrutabile, il Mistero di cui la nostra anima
               si nutre... Mi stai chiedendo se l'Universo è
               infinito? Forse,... ma è un dettaglio; di
               sicuro è infinito il tuo cuore, e questo non
               è un dettaglio... forse un giorno le tenebre
               copriranno tutto ciò che conosciamo, forse il
               Nulla riempirà i nostri spazi, forse il tempo
               si fermerà, ma il tuo cuore non smetterà
               di battere...".Non ricordo se fu
               un applauso o un coro di risate, ma la mia lezione
               finì...Il prof. Genius,
               che naturalmente non ero io, venne nel pomeriggio a
               riprendersi la giacca e l'agenda che aveva dimenticate
               a casa mia, ovvero nella portineria
               dell'Università.Da quel giorno
               qualche studente mi rivolge un sorriso, che apprezzo,
               ma che non riesco a capire se sia di gratitudine o di
               pena... Ma forse saperlo è solo un particolare
               senza importanza...Il motivo per cui
               ho raccontato questo episodio è invece...
               accidenti!... ho la netta sensazione di non riuscire a
               ricordare l'insegnamento della storia...  |