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               UNA
               STORIA DI MONTAGNA TRA FIABA E
               REALTA'
a)
               ELA, ARTU' ed i FOLLETTI
 
Ela era una bambina molto dolce, i capelli biondi e
               ricci, lunghi appena sopra le spalle. La carnagione
               pallida, occhi azzurri come il mare, quando è
               calmo e silenzioso. Nata in una famiglia benestante
               abitava in una piccola cittadina delle Alpi, in una
               casa semplice nel cui giardino si radunavano, spesso,
               diversi animali che giungevano dal bosco vicino. Sua
               madre era una bella donna, pure lei pallida di
               carnagione e bionda, il portamento dignitoso ma umile,
               l'animo dolce. Lei amava prendersi cura della
               famiglia, degli animali e delle persone che ogni tanto
               incontrava o si rivolgevano a lei. Suo padre era un
               uomo più anziano, dal fisico alto e fiero, ma
               sincero. I suoi occhi erano azzurri, proprio come
               quelli di Ela, il cuore morbido, il fare deciso, ma
               amorevole.
Quando
               Ela nacque tutti erano felici, la loro prima figlia, e
               così anche i concittadini che li amavano, vuoi
               perché benestanti, ma soprattutto per il loro
               carattere e la benevolenza verso ogni
               persona.Ela,
               però, di questo non si ricordava, ora viveva in
               una vecchia e grande villa in un paesino non molto
               distante dalla cittadina natale. Li abitava con una
               zia di sua madre, "donna Dolores", unica parente
               rimasta dopo la tragica morte dei genitori. Un brutto
               incendio in una fredda notte d'inverno si era portato
               via sua madre e suo padre, mentre lei era stata
               miracolosamente salvata dall'arrivo dei vicini qualche
               attimo prima che la culla venisse sorpresa dal fuoco.
               Era stata affidata alla vecchia zia che più che
               lei amava il patrimonio ed i soldi che la bimba aveva
               avuto in eredità.Donna
               Dolores, infatti, non amava la piccola, spesso la
               maltrattava, la sgridava, non le permetteva di giocare
               con altri bambini. Aveva deciso di non mandarla a
               scuola, ma di insegnarle personalmente a scrivere e
               leggere dato che in passato era stata una maestra.
               Molti la ricordavano in paese per la durezza e la
               severità quando davanti ai banchi di scuola
               impartiva lezioni e, spesso, castighi. Ela soffriva
               molto, ma il suo animo buono e dolce la proteggeva,
               anche quando doveva sopportare pesanti punizioni.
               Molti i lavori da svolgere: pulire la casa, lavare i
               vestiti, studiare e svolgere i compiti che la zia le
               impartiva; impegnata, dalla mattina alla sera. La zia
               non le permetteva di conoscere altre persone, le
               diceva che tutti erano cattivi ed invidiosi, con il
               cuore duro e perfido. Ela giorno dopo giorno svolgeva
               i suoi compiti e soffriva in silenzio rifugiandosi
               spesso nel vicino bosco. La zia dormiva sempre un'ora
               nel pomeriggio, e lei ne approfittava per andare a
               fare due passi lungo un sentiero vicino a casa tra
               alberi ed animali. Aveva conosciuto molti scoiattoli,
               cervi e cerbiatti, ogni tipo di uccellini. Amicizie
               brevi perché doveva sempre tornare velocemente
               prima che la zia si svegliasse altrimenti avrebbe
               dovuto subire pesanti punizioni per il suo
               allontanamento.Un
               giorno, mentre era nel bosco e stava ritornando verso
               casa, sentì, in lontananza, le urla della zia
               "Ela, Ela, maledetta, dove ti sei cacciata? Esci fuori
               che ti faccio vedere io".Ela
               si spaventò, la zia si era svegliata prima del
               solito ed ora la stava cercando per infliggerle una
               brutta punizione. Lei prese molta paura e pensava: "O
               mio Dio chissà che cosa mi farà la zia,
               quando mi ritroverà, dovrò passare tutta
               la mia vita chiusa in casa.". La sua paura era
               così tanta che decise di scappare nel bosco.
               Cominciò a correre sempre più forte
               sentendo alle spalle le urla della zia: "Maledetta
               smorfiosa, dove sei? Se ti prendo te lo farò
               vedere io cosa ti meriti". Il sentiero spesso saliva,
               passava in mezzo ad alberi e sopra fiumi, in luoghi
               che mai Ela aveva visto. Lei però non osservava
               il panorama, ma continuava a correre sempre più
               lontano, senza accorgersi che la zia, ormai stanca,
               aveva dovuto fermarsi e tornare a casa. Ela
               continuò a correre lontano sino a quando al
               sopraggiungere della sera si fermò in una
               radura; nel silenzio sentiva solo il suo pesante
               respiro ed il battito forsennato del cuore.
               Improvvisamente si rese conto che si era persa e che
               il buio della notte stava per sopraggiungere.
               Cominciò a piangere, non sapendo cosa fare, ma
               non osava chiedere aiuto, poiché, dagli
               insegnamenti della zia, riteneva ogni essere umano una
               persona cattiva e malvagia peggio della zia stessa.
               Non vedeva neppure alcun animale e quindi si sentiva
               sola, molto sola. Si mise sotto un vecchio e grosso
               abete e lì, in preda alla stanchezza ed alla
               fame, si addormentò ancora singhiozzando,
               stravolta.Alle
               prime luci dell'alba si risvegliò sotto il
               caldo tepore di una pesante coperta. Attorno a lei
               c'erano degli strani esseri, tutti allegri e festanti,
               che la osservavano. In un primo momento ebbe paura e
               nascose la testa sotto la coperta, ma qualcosa nel suo
               animo la tranquillizzò. Timidamente rimise
               fuori il capo trovandosi davanti un essere ancora
               più strano. Era alto pressappoco metà di
               lei, dalla corporatura tarchiata, il viso tondo con
               due grosse orecchie e il naso grande e rosso. Gli
               ricordava lontanamente delle figure che aveva visto in
               un libro in soffitta dal titolo "storie di Gnomi e
               folletti" alcuni mesi prima."Hai
               proprio ragione, piccola, sono simile a quegli esseri
               che hai visto in quel libro" disse in tono bonario
               l'essere intuendo i pensieri di Ela. "Mi chiamo Artu'
               e sono uno gnomo che vive in questi boschi. Quelli che
               vedi attorno a me sono dei folletti che ti hanno
               ritrovata stanotte nel loro vagare festante nei boschi
               e mi hanno chiamato perché potessimo
               aiutarti.". Ela stava piano piano perdendo paura e
               timidamente fece uscire tutto il suo viso da sotto la
               coperta. Vide meglio Artu' e tutti gli altri folletti
               attorno che continuavano a saltare e burlarsi uno con
               l'altro facendo anche molto rumore. "Mia
               zia mi ha affermato che gli gnomi ed i folletti non
               esistono" timidamente si espresse Ela. Lo Gnomo Artu'
               con fare bonario e paterno rispose: "Vedi Ela, tua zia
               è una donna dura e arcigna che ti ha insegnato
               molte cose sbagliate perché il suo animo
               cattivo gli ha sempre precluso la possibilità
               di vedere la realtà. Vedi, noi gnomi e folletti
               veniamo visti in questa forma, o meglio nella forma
               che per te meglio rappresentiamo, solo dalle persone
               che hanno un animo buono ed un cuore puro. E tu ce
               l'hai e non puoi negare di vederci e sentirci.". Artu'
               aveva ragione ed Ela lo percepiva."Ma
               ora cosa farò io? Mi riporterete da mia zia?
               Lei mi picchierà e punirà". Lo gnomo
               corrucciò la fronte mostrando chiaramente che
               stava pensando. Tutti i folletti attorno si fermarono
               per un momento come se fossero in trepida attesa della
               sua replica."Un
               vecchio saggio, tempo fa, mi predisse che un giorno
               sarebbe arrivata una piccola donna con al collo un
               cuore a metà in oro a cui avrei dovuto
               impartire gli insegnamenti di vita degli gnomi e degli
               esseri del bosco. Mi affermò che lei non poteva
               stare con gli uomini perché il suo cuore era
               stato sporcato da falsi insegnamenti. Tu sei questa
               piccola donna e nel tuo cuore c'è molta paura,
               talmente tanta che di fronte ad un altro essere umano
               fuggiresti ancora più lontano che da tua zia.
               Se vuoi restare con me, ti porterò e ti
               presenterò alla mia gente e se sarai accettata
               potrai vivere con noi sino a, quando si compirà
               il tempo in cui i miei insegnamenti non ti serviranno
               più e tu potrai svolgere il compito per cui sei
               nata". I folletti attorno ricominciarono a saltare
               festanti, ed Ela accarezzando il cuore a metà
               che dalla nascita i suoi genitori le avevano messo al
               collo, si sentì per la prima volta amata da chi
               le stava di fronte. Accettò l'invito di Artu' e
               con lui ed i folletti s'incamminarono lungo un
               impervio sentiero che saliva la montagna.Nel
               frattempo nel paese donna Dolores aveva chiamato
               soccorsi. Subito avevano cominciato le ricerche gli
               uomini del soccorso alpino e molti volontari
               setacciando metro per metro i boschi ed ogni sentiero,
               ma nulla avevano trovato se non un piccolo fazzoletto
               bianco orlato di blu. La vecchia zia alla vista del
               fazzoletto affermò che quello era un segno del
               destino, portava lacrime, e quindi che la piccola Ela
               sarebbe sicuramente morta. Le ricerche proseguirono
               per settimane e mesi, ma senza nessun esito tanto che
               alla fine tutti erano certi che la piccola fosse morta
               scivolando in qualche dirupo o zona impervia. Fu
               così che lentamente nel paese la vita riprese
               come sempre ed una piccola lapide fu messa nel
               cimitero per ricordare la piccola.Nel
               frattempo Ela era stata accettata dagli gnomi e dai
               folletti dei boschi e viveva con loro. Piano piano
               Artu' le impartiva molti insegnamenti, sul rispetto
               della natura e degli animali, sull'amore e la
               gentilezza verso tutte le creature, l'umiltà e
               la bellezza nel servire gli altri e nel compiere il
               lavoro assegnato. Aveva conosciuto altri gnomi, donne
               e uomini, ognuno con un compito da svolgere con gioia
               e amore nel modo migliore possibile; molti animali,
               compreso il loro lavoro, il linguaggio, i loro
               pensieri; spesso giocava con i folletti, gli esseri
               più allegri e soavi che avesse mai conosciuto.
               Si sentiva felice ed amata, talmente integrata che
               spesso sembrava lei stessa uno gnomo per come si
               esprimeva e per come si muoveva. Solo una cosa
               rimaneva forte e pesante nel suo cuore, la tremenda
               paura verso gli uomini. Artu', che era saggio, lo
               sapeva, e questo doveva essere l'ultimo insegnamento
               da impartirle. Intanto Ela cresceva felice e gioiosa,
               nutrendosi di ogni sano prodotto che la natura ed il
               bosco. Inoltre, sempre più penetrava nei
               segreti della natura e della vita sotto le amorevoli
               parole e cure di Artu'.
 
b)
               MARTIN e LE ENTITA' DEL BOSCO
 
Martin
               era un ragazzino sveglio e servizievole che amava la
               vita ed ogni persona che incontrava. Nel suo paese era
               molto amato e considerato per il suo cuore aperto e
               l'animo nobile; tutti lo salutavano con gioia e
               attenzione e lui aveva sempre un sorriso per loro.
               Parlava poco e non si perdeva a bighellonare tanto era
               impegnato ad aiutare i suoi genitori e la vecchia
               nonna Ida.Martin
               era un ragazzo magro, di media statura e muscoloso, i
               capelli biondo-scuro e folti e gli occhi verdi chiari.
               Il suo esprimersi era gioioso, il sorriso sincero. Nel
               suo viso vi era inoltre una piccola cicatrice sotto
               l'occhio sinistro causata da una scheggia, mentre
               tagliava la legna. Spaccare la legna era uno dei
               lavori che svolgeva per aiutare la famiglia. Sua madre
               era una donna dolce ed esile, molto malata nello
               spirito dopo la morte del fratello gemello di Martin
               quando aveva pochi mesi per una breve, ma infausta
               malattia. Moreno era il nome del piccolo, e dalla sua
               perdita la madre non si era più completamente
               ripresa, anche perché la malattia aveva preso
               in parte anche lei lasciandola molto debole nelle
               gambe. Il padre di Martin era un uomo semplice e
               laborioso che lavorava nella cava di marmo in un paese
               a quattro ore di cammino da loro. Per questo era
               spesso lontano, partiva il lunedì mattina,
               ancora nel buio della notte e tornava il
               venerdì sera. A volte stava lontano per
               settimane, soprattutto d'estate, mentre d'inverno,
               quando la neve fermava i lavori alla cava, se ne stava
               in paese facendo piccoli lavori d'intaglio. Dal padre
               Martin aveva imparato ad andare per boschi,
               raccogliere la legna e prepararla per l'inverno,
               falciare l'erba dei prati, raccogliere i frutti del
               bosco, accudire alle poche bestie, una mucca, due
               pecore e qualche gallina. Dalla madre e dalla nonna
               Ida aveva imparato come conservare i prodotti
               raccolti, come preparare il formaggio e tosare le
               pecore. Nonna Ida, madre di sua madre, era una donna
               molto anziana che ormai faticava a camminare, ma che
               rappresentava per Martin una persona molto importante.
               Lui amava aiutarla, accudirla, ascoltare i suoi
               insegnamenti e le sue storie. Nonna Ida era, infatti,
               un'abile cantastorie che spesso raccontava nelle
               lunghe sere d'inverno davanti al fuoco. Martin le era
               molto grato perché ogni volta era un nuovo
               insegnamento, ogni storia raccoglieva l'essenza della
               vita e del vivere. Da lei aveva imparato anche l'arte
               del curare con le erbe, con i rimedi della natura,
               tanto che ora conosceva ogni fiore ed ogni sua
               proprietà e spesso li usava per sua madre. Il
               ragazzo aveva anche altri grandi e nobili maestri, che
               solo lui conosceva personalmente e non ne parlava con
               nessuno, anche se nonna Ida lo aveva intuito. Molte
               erano le ore passate a cercare mirtilli, lamponi,
               more, fragole, funghi, erbe curative, legna e molto
               altro. Ogni volta che raccoglieva qualcosa non mancava
               di ringraziare Dio e lo Spirito del Bosco per il Suo
               dono. Spesso aveva salvato ed accudito animali, mai li
               aveva maltrattati e mai si era cibato della loro carne
               se non in quelle rare volte in cui erano gli animali
               stessi ad offrirsi a lui. Nel suo peregrinare si era
               imbattuto in quelle entità che vivono e
               salvaguardano i boschi, gnomi e folletti, che a lui si
               erano rivelati ed apparsi proprio per il suo animo
               nobile e puro. Martin era diventato un loro amico,
               tanto che spesso giocava con i folletti nelle sue
               lunghe passeggiate nel bosco; loro stessi lo aiutavano
               nel trovare e raccogliere i frutti della natura. Molte
               volte aveva avuto insegnamenti profondi dai loro saggi
               e immancabilmente era invitato a partecipare alle loro
               feste, anche se poche volte vi era andato
               perché molto impegnato a casa. In effetti, la
               sera spesso stava alzato sino a tardi per studiare e
               finire i lavori di casa oppure per accudire la
               madre.Uno
               degli ultimi giorni d'inverno si era portato via la
               vecchia nonna Ida, ormai vicino ai novanta anni. La
               sera prima della sua dipartita aveva chiamato a
               sé il giovane nipote e dopo averlo accarezzato
               si era rivolto a lui in tono amorevole: "Carissimo
               Martin, tua nonna ormai deve far ritorno da dove
               è venuta ed è felice per questo. La mia
               è stata una lunga vita, difficile, ma felice;
               mi spiace lasciarti, ma sai che io sarò sempre
               con te. Ricordati di seguire sempre ciò che
               parla nel tuo cuore, di amare e rispettare ogni essere
               vivente ed ogni espressione della natura. Chiedi
               sempre il permesso a Dio per raccogliere e usufruire
               di un Suo frutto e di seguire il tuo destino. Sappi
               che tutto ciò che ti ho insegnato è
               parte di Lui e che presto la tua strada diverrà
               chiara. Infine ascolta le parole del saggio dei boschi
               che tra poco ti giungeranno, perché in lui si
               aprirà la tua vita.". Martin ascoltò con
               devozione le parole di nonna Ida e quando lei si
               addormentò per la sua ultima notte in questa
               vita le rimboccò le coperte e le diede un bacio
               sulla fronte. Il giorno dopo spirò all'ultimo
               rintocco delle campane del paese nell'ora di
               mezzogiorno e Martin ne fu molto
               rattristato.Qualche
               giorno dopo i funerali il ragazzo stava andando per
               legna nel bosco, quando gli apparve il grande saggio,
               uno gnomo molto anziano che spesso gli insegnava
               l'arte della vita mentre il giovane tagliava gli
               alberi. Il suo nome era Artu': "Caro Martin, i miei
               saluti. Sento la tristezza nel tuo cuore per la morte
               di nonna Ida, ma sii sereno, perché lei ora lo
               è. Senti il sibilare del vento? Ecco lei
               è nel suo mezzo e vibra felice nei suoi boschi"
               Martin si sedette su un sasso: "Buon giorno a te
               nobile saggio Artu', grazie delle tue parole. Nel mio
               cuore sento la tua amorevole accoglienza e questo mi
               rende meno amara la mia umana sofferenza. Ma dimmi
               quale buon vento ti porta sulla mia strada?". Martin
               era consapevole che le apparizioni del saggio non
               erano mai casuali. "Ragazzo, domani sera ci
               sarà la grande festa dell'Equinozio di
               Primavera dove tutte le entità ed i saggi del
               bosco si riuniscono per festeggiare la rinascita della
               vita. Sarei felice che tu sia presente." Era la prima
               volta che Martin veniva invitato alla festa più
               importante dell'anno, ove tutti si riunivano e
               festeggiavano. Era una grande ricorrenza ed occasione
               per lui. Sapeva però che a casa doveva lasciare
               la madre malata ed addolorata dalla recente perdita di
               nonna Ida. Artu' sapendo leggere nei suoi pensieri
               incalzò con voce dolce e serena: "La festa
               inizierà all'imbrunire e finirà al
               sorgere del sole. A casa c'è tuo padre ancora
               per qualche giorno e quindi puoi stare sereno, tua
               madre sarà assistita. E' una grande occasione
               per te, l'iniziazione al tuo destino". Martin si
               ricordò le ultime raccomandazioni di nonna Ida:
               "Infine ascolta le parole del saggio dei boschi che
               tra poco ti giungeranno, perché in lui si
               aprirà la tua vita.". Decise di accettare: "Sia
               perché io venga accettando il grande dono che
               la gente dei boschi mi fa.". "Ti aspetto qui domani
               appena prima dell'imbrunire, un gruppo di folletti ti
               condurrà alla grande festa. Su di te la
               benedizione dello Spirito del Bosco". Detto questo lo
               Gnomo sparì e Martin riprese più
               sollevato i suoi lavori. Al ritorno a casa
               parlò col padre chiedendogli il permesso
               perché la sera seguente sarebbe andato ad una
               festa. Il padre che era avvezzo alla vita del bosco
               comprese l'onore a cui doveva soggiacere il figlio e
               ne fu felice dandogli la sua benedizione. Fu
               così che la sera seguente si fece trovare dove
               gli era stato detto ed ivi vi trovò un bel
               gruppo di folletti che lo portarono nel luogo segreto
               della festa.
 
 
c)
               LA FESTA DELLA PRIMAVERA
 Alla festa c'erano tutte le entità che
               governano e proteggono il bosco, i rappresentanti di
               tutti gli animali. Inizialmente ci fu una funzione
               sacra ove i saggi pronunciarono poche parole mentre
               tutti, in cerchio attorno al fuoco, ascoltavano.
               Recitarono Inni e preghiere dopo di che si aprirono le
               danze. Martin era molto felice, si sentiva in famiglia
               come se fosse lui stesso un'entità del bosco.
               Le esponenti femminili avevano preparato cibi
               buonissimi. Le bevande erano inebrianti, ma non come
               il vino, erano nettari che davano felicità e
               serenità, gioia di vivere e consapevolezza. Le
               danze erano al ritmo dell'orchestra della natura,
               attorno al fuoco, sopra l'acqua, tra gli alberi, a
               cavallo della brezza del vento. Nessuno parlava,
               perché tutti sapevano leggersi nel pensiero ed
               anche Martin riusciva a farlo. Dopo un po' ci fu la
               scelta delle dame ed a Martin toccò una dolce
               entità femminile che emanava molto amore e
               gioia. Il ragazzo s'inchinò e iniziò a
               ballare con lei. Si sentiva felice e sereno, in
               armonia con le leggi della natura e con ogni essere
               vivente. In lui era come se il tempo si fosse fermato,
               o meglio non vi era più, eterno.
Anche
               Ela era presente alla festa, ormai parte della gente
               del bosco. Aveva ricevuto i più profondi
               insegnamenti, svolgeva i suoi compiti con amore e
               gioia, ed aveva dimenticato il suo passato tra gli
               uomini. A lei il saggio Artu' aveva chiesto di
               lasciare per questa festa il suo compito e di unirsi
               agli altri nelle danze e nei canti: "E' da molto che
               ti adoperi per noi ed è giunto il momento che
               anche tu possa santificare sino in fondo questa grande
               festa" le aveva detto e lei ovviamente aveva accettato
               il volere del grande saggio. Anche lei dopo la
               cerimonia sacra ed il pranzo aveva accettato la scelta
               del cavaliere e aveva iniziato le danze. Con un
               giovane gnomo dall'animo molto dolce e semplice, dal
               cuore aperto e pieno d'amore. Lei si stava divertendo
               molto, amava tanto ballare, danzare al ritmo dei suoni
               della natura. Dovete sapere che la gente del bosco
               nulla trascura, ma tutto ciò che fa la ritiene
               un'arte e qualcosa di sacro da fare in modo amorevole,
               armonioso e bello.Le
               danze continuavano, la musica riempiva ogni angolo
               delle montagne ed in tutto il mondo, gli animali, le
               entità e le persone sensibili udivano questo
               gioire della natura. C'era grande pace e
               serenità tanto che le forze della natura si
               erano radunate in rispetto attorno alla festa dando il
               loro apporto, quando serviva. Il vento si alzava,
               quando i folletti danzavano nell'aria, i fulmini
               illuminavano il cielo come fuochi d'artificio, la
               pioggia rinfrescava quando era troppo caldo, mentre il
               fuoco si avvampava quando necessario.Martin
               ed Ela erano nel mezzo della festa, ognuno col suo
               cavaliere o la sua dama, felici e sereni, senza
               pensieri, senza sentirsi diversi da ciò che era
               attorno. Era come una danza mistica, il raggiungere
               un'estasi di pace ove nulla era diverso, tutto era
               uno, tutto faceva parte di tutto. Il tempo eterno, la
               musica sacra.Come
               tutto ciò che si manifesta nel mondo terreno
               anche la notte stava per finire e le prime luci
               dell'alba in pochi istanti sarebbero emerse togliendo
               il buio della notte. Martin se ne rese conto e sapeva
               che di lì a poco ci sarebbe stata l'ultima
               vorticosa danza ove alla conclusione tutto sarebbe
               svanito, le entità, gli gnomi, i folletti, la
               festa, e per lui il tempo di tornare a casa. Non ne fu
               rattristato, anzi iniziò con gioia questo
               ultimo ballo ove si girava su se stessi ad
               un'incredibile velocità sino a cadere esausti.
               Anche
               Ela se n'accorse e quindi consapevolmente
               iniziò la danza finale. Non era la prima volta
               per lei, al finire delle danze si sarebbe trovata nel
               suo letto sotto la coperta pesante, primo dono del
               saggio Artu', sotto un albero attorniata da folletti e
               gnomi in sonno profondo, lontano dal luogo della
               festa.Le
               danze divennero sempre più vorticose, sempre
               più veloci e frenetiche tanto che al terminare
               della musica tutto avvenne come sempre tranne una
               cosa.Martin
               si risvegliò e dopo qualche difficoltà
               riuscì ad alzarsi ritrovandosi nel mezzo di una
               splendida radura con il sole che stava per sorgere.
               Girandosi si accorse che la sua dama era di fianco a
               lui e stava lentamente risvegliandosi. Essa rimase un
               po' sorpresa ed i due si guardarono negli
               occhi.Anche
               Ela si risvegliò e lentamente aprì gli
               occhi; si accorse che era ancora nel luogo della
               festa, ed il sole stava per sorgere. Voltandosi
               ritrovò il suo cavaliere, il giovane gnomo
               dall'animo dolce e semplice, dal cuore aperto e pieno
               d'amore. Rimase un po' sbalordita non sapendo il
               perché di quell'inusuale cambio di programma.
               Nessun altro era presente. I due si guardarono negli
               occhi.In
               quel momento il sole cominciò a sorgere e come
               per incanto entrambi cambiarono la loro espressione.
               Ela vide il suo gnomo trasformarsi lentamente in un
               bel giovane essere umano dagli occhi verdi, i capelli
               biondo scuro ed il fisico muscoloso.Martin
               vide la sua dama piano piano trasformarsi in una
               bellissima ragazza dalla carnagione color latte, gli
               occhi azzurri come il mare ed i capelli
               biondi."Chi
               sei tu?" si chiesero entrambi nello stesso istante.
               Proprio allora entrambi compresero chi
               fossero.Ela
               si ricordò del suo passato, del suo appartenere
               al genere umano e delle parole profetiche del saggio
               Artu' al loro primo incontro: "...
               potrai vivere con noi sino a quando si compirà
               il tempo in cui i miei insegnamenti non ti serviranno
               più e tu potrai svolgere il compito per cui sei
               nata".Era
               giunto il tempo e di fronte a lei, per la prima volta
               un essere umano di cui lei non aveva paura, ma anzi,
               nutriva amore profondo.Martin
               si ricordò della sua vita di essere umano, dei
               suoi impegni e della profezia della nonna
               Ida:"...
               ascolta le parole del saggio dei boschi che tra poco
               ti giungeranno, perché in esso si aprirà
               la tua vita.".E
               pure delle parole del saggio Artu' il giorno prima nel
               bosco:"E'
               una grand'occasione per te, l'iniziazione al tuo
               destino".Di
               fronte a lui per la prima volta un essere umano col
               profumo di bosco. Nel suo cuore sentiva amore profondo
               verso di lei e lui voleva seguire queste
               parole.I
               due si presero per mano e s'incamminarono sul sentiero
               verso il paese raccontandosi tutta la loro storia
               vissuta sino ad allora. Da dietro un albero comparve
               alle loro spalle il saggio Artu' che sorridendo penso
               fra di sé: "Sia benedetta la vostra vita", e
               poi scomparve felice per aver svolto un altro compito
               con successo.Il
               sole si faceva sentire di più, aveva ormai
               superato tutta la montagna e splendeva nella sua
               totale maestosità. Era il primo giorno di
               primavera.
 
 
d)
               VITA IN UN PAESE DI MONTAGNA
 Ora Ela e Martin vivono felici una semplice e
               consapevole esistenza in una piccola casa nel paese di
               Martin. A due passi il sentiero che porta nella natura
               ove ancora si dipana la vita della gente del bosco. La
               loro storia ha portato ad un matrimonio ed a quattro
               bei bambini che riscaldano e rendono viva la loro
               vita. Ela è anche un'ottima educatrice presso
               la scuola locale, insegna ai bambini con amore e
               fermezza, spesso utilizza storie e fiabe del bosco per
               far capire loro l'arte di vivere. Con lei si è
               portata pure la vecchia zia, donna Dolores, ormai
               anziana e malata. La cosa fantastica è che Ela
               ha saputo cambiare, con il suo amore, la vecchia
               donna. Come aveva detto il saggio Artu', donna Dolores
               aveva un animo cattivo, ma toccandole il cuore Ela le
               ha aperto la strada della gioia; ora vive vicino ad
               Ela e Martin e spesso gioca con i loro bambini
               mostrando pazienza e serenità.
Martin,
               invece, si occupa sempre dei lavori della casa, va
               ancora nel bosco a raccogliere legna e soprattutto
               erbe medicinali. Infatti, ora è diventato un
               abile guaritore a cui si rivolgono molte persone. E'
               un uomo dall'animo buono e semplice che sa aprire il
               proprio cuore e quello degli altri riuscendo in questo
               modo a curare il corpo, la mente e l'animo di chi si
               rivolge a lui. Sua madre è ancora viva e
               stà meglio grazie alla gioia di godere i
               quattro nipotini che l'amano molto e non passano
               giorno senza farle visita. Il padre, invece, non
               lavora più alla cava, ma aiuta il figlio Martin
               e la moglie nei lavori di casa. La
               magia della gente del bosco è che ora Martin ed
               Ela poco si ricordano dell'esperienza fisica con
               folletti e gnomi, ma dentro di loro tutti gli
               insegnamenti ricevuti hanno dato grandi frutti. A
               volte la gente del bosco li chiama, loro non li vedono
               più, ma sanno ascoltare i loro messaggi, le
               loro parole, i loro ammonimenti, le loro preghiere. In
               ogni espressione della natura sanno leggere e
               comprendere il muoversi della vita ed in esse affinano
               l'arte del vivere tanto cara al saggio
               Artu'.A
               proposito del saggio Artu', lui di certo non se ne
               stà con le mani in mano, tra i boschi insegna
               sempre l'arte di vivere ad ogni persona dall'animo
               puro e dal cuore amorevole. E' difficile vederlo, ma
               facile sentirlo se si apre il cuore alla
               semplicità. Inoltre spesso si diverte giocando
               con i figli di Ela e Martin, perché loro lo
               sentono e pure lo vedono.
               
               
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