SCRITTORI ITALIANI
CONTEMPORANEI

affermati, emergenti ed esordienti
Aurora Cacopardo
Opera 4° classificata al concorso Angela Starace 2001 sez. narrativa
Un falso d'autore
 
Un vento caldo soffiava dal capo di Posillipo e gonfiava il mare che spumeggiava vicino Palazzo Donn'Anna e Mergellina. Era un vento che sembrava volesse seccare ogni cosa e faceva stormire le foglie degli alberi che di tanto in tanto cadevano veleggiando secche, sperdute e senza scopo.
L'auto - una Mercedes grigia - lucida e brillante come una scarpa da teatro, con i grossi fanali simili ad occhi fuori di testa, percorreva veloce Via Caracciolo lanciando, di tanto in tanto, lunghi boati che facevano voltare di soprassalto i rari pedoni. Nella vettura, tappezzata di velluto grigio perla, sedeva ritta sul busto, per non sciupare la pelliccia di visone, la Signora Franca - moglie del senatore Carlo Maria Barzetti - proprietario di una fabbrica di munizioni durante la guerra, poi grande economista, ed ora ricchissimo proprietario di un palazzo a Via Orazio e di una villa nel Ferrarese costruita sullo stile di un castello medievale.
L'automobile, giunta a Piazza Dei Martiri, emise un urlo lacerante che pietrificò i pedoni sul marciapiede, poi con una brusca svolta, sotto lo sguardo bovino di un vigile, infilò la via laterale Carlo Poerio, rallentando
la corsa.
La signora Franca (Franceschina, per i bottegai della Pignasecca, dove in passato aveva venduto pesce) gridò con voce energica:
" Si fermi, Giorgio!".
L'auto si arrestò di colpo, davanti la bottega di un antiquario. L'autista con un balzo fu alla portiera, l'aprì e con un inchino diede il passo alla{\rtf1\ansi\ansicpg1252\uc1 \deff0\deflang1033\deflangfe1040{\fonttbl{\f0\froman\fcharset0\fprq2{\*\panose 02020603050405020304}Times New Roman;}}{\colortbl;\red0\green0\blue0;\red0\green0\blue255;\red0\green255\blue255;\red0\green255\blue0;
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\red192\green192\ba bottega dell'antiquario era una grande stanza dal soffitto a travi, piena di moltissima roba. Cornici antiche e moderne anticate, tele indecifrabili incrostate di polvere, vecchi libri con rilegature sbrindellate, candelabri in argento, paramenti di chiesa, cassoni violati dal tarlo, vecchie stampe di Napoli.
L'antiquario un uomo sulla cinquantina, con due occhietti grigi che sembravano ruotare nella furbizia, fece accomodare la signora Franca su un divano Luigi XV che perdeva le viscere da uno squarcio nella spalliera di broccato, e carezzandosi le mani, chiese con voce chioccia:
"Cosa desidera, signora?".
la signora Franca, volse intorno lo sguardo impacciato, giocherellò con la catena d'oro che le scendeva dal collo e, finalmente si decise, con aria imbarazzata, a parlare:
"VorreiÖ un quadro antico".
"AhÖ vorrebbe?".
"Sì, un quadro anticoÖ saÖimportante, io non guardo al prezzo, basta che sia veramente antico. è per un regalo a mio marito, sa, lui ha una passione matta per i quadri antichi. Ne abbiamo due saloni pieni. E lei sa bene che mio marito è del nord e ama quei quadri tutti neri dove le figure si vedono poco ma, con quelle cornici che è un amore solo a guardarli. Io veramente non ci tengo poi tanto, sa noi signore siamo piuttosto moderne".
"Eh, ehÖ", sorrise, con aria ineffabilmente idiota, l'antiquario.
"Dunque, io vorrei qualcosa un poco chic".
"Aspetti un po'", fece con aria pensierosa l'antiquario, accarezzandosi il mento e masticando lentamente le parole, "aspetti un po'Ö avrei una cosa, una cosa veramente pregevoleÖ una ninfa o meglio una Susanna della scuola del grandeÖ del grandissimo RenoirÖ".
"Aspetti un po'", interruppe con un gesto della mano la signora Franca, "guardi bene che io voglio della roba seria, lei sa bene che in casa abbiamo la servitùÖ i ragazziÖ sa com'èÖ ci vuole riguardo. Un mese fa un signore ha regalato a mio marito un monumento, no, cioè, voglio dire una statua, la Venere del MiglioÖ".
"Di Milo", corresse l'antiquario.
"Sì, sì, è lo stesso. Come statua poteva anche andareÖ il naso forse poco naturale (la signora Franca pensava al suo che era molto simile a quello di un cane mastino), la pettinatura mi pareva all'antica ma nell'insieme era una bella statua. E poi il piedistalloÖ quello sì, specialmenteÖ ma ci credereste, la donna non aveva indosso nulla, neppure uno straccio. Nuda, si figuri nuda! Ho detto subito a mio marito che quella cosa lì, non la volevo in casa. O lo scultore pensava a metterci una veste, un drappoÖ che so io, oppure via. Ed infine l'abbiano poi data ad una festa di beneficenza".
"Giusto, giusto, ma stia tranquilla, signora, nel quadro non c'è nulla di male, nulla di sconcioÖ è una ninfa prima del bagnoÖ un lavoro forteÖ impegnativo".
"è antico?"
"è della scuola di Renoir, sa quel francese famoso".
"Eh, so, so, quanto costano le cose francesi, dal profumo ai vestiti. Anch'io ho un abito comprato in Francia e mi è costato milioni".
L'antiquario aprì un ripostiglio ben celato da una porta istoriata e prese con religiosa precauzione una tela polverosa inquadrata in una grande cornice nera.
"GuardiÖ osservi bene, signora, che splendido lavoroÖ Aspetti che levo la polvereÖ".
"No, no, lasci pure, la polvere fa più bell'effetto sui quadri antichi".
La signora prese il quadro, lo guardò attentamente, prima da vicino, poi lentamente, da lontano; lo rigirò più volte tra le maniÖ avanti ed indietro. Era una graziosa figura di fanciulla su di un fondo nero pece. Era un dipinto ad olio, ma i colori erano in parte sbiaditi.
"Osservi, osservi, signora", continuò l'antiquario con il tono di un imbonitore, "che potenza di tratto, che robustezza di disegnoÖ che macchia di coloreÖ eh! eh! Gli antichi!".
"Sì, sì", rispose con uno strano verso la signora Franca "saranno belle cose, ma se devo essere franca, preferisco le belle fotografie a colori o tutt'al più una bella stampa oppure quelle belle foto che una volta comparivano su Grand Hotel".
Tuttavia il quadro fu acquistato senza neppure tirare sul prezzo, che non era basso, avvolto con cura in grandi fogli di carta e poi fu portato, con tanta precauzione, sull'auto.
 
***
 
Il quadro di Renoir fu poi collocato nel nuovo studio del dottor Barzetti, nel quale non entrava mai nessuno per non sciupare il grande tappeto di Boukara, steso sul pavimento. Era uno studio di lusso, con mobili di mogano, nuovissimi. Una libreria monumentale, per il momento semivuota, occupava un intera parete; di fronte una grande scrivania, accanto alla finestra una sottile colonna di mogano sosteneva un busto di Giuseppe Verdi; a fianco della scrivania, su un piccolo mobile a ripiani, sorrideva ironicamente, in un vaso finto etrusco, un ciuffo di capelvenere.
Quando il senatore Carlo Maria, entrò nello studio, il suo sguardo corse istintivamente al quadro antico che la moglie gli aveva preannunziato e magnificato con il suo frasario ampolloso, salvo qualche innocente variazione dell'antiquario.
Il quadro antico troneggiava sulla consolle tra due vasi di garofani e di rose.
"Ma perbacco!", esclamò sbalordito il senatore fermandosi di botto sulla soglia del salotto, "ma quella è la Maria!".
Ma no, non era possibile! Era assurdoÖ era una sua allucinazioneÖ era come si è solito dire "una straordinaria ma fortuita somiglianza".
Si avvicinò cautamente al quadro e cominciò ad osservarlo attentamente.
Eppure non poteva esserci dubbio alcuno! Quello era il ritratto della Maria, l'hostess della linea Airwais, alla quale Carlo Maria aveva affittato un bivano a Caravaggio. Era proprio lei, perbacco, con il collo elegante alla Modigliani.
Il fatto di trovare il ritratto della vivissima e modernissima Maria, dell'avvenente ed amabile hostess, in un quadro antico, nientemeno che in un'opera della scuola di Renoir, era veramente strabiliante! Il senatore Carlo Maria, voltò e rivoltò la tela. Essa era vecchissima, provò con cautela a scostare i colori, sotto non c'era nulla e gli stessi colori sembravano molto vecchi. Ma che diavolo di Renoir era quello?
Poi, a poco a poco, un po' di luce si fece anche nel cervello del senatore che non era poi tanto opaco: la moglie si era fatta imbrogliare dall'antiquario che le aveva venduto un'antichità di recentissima fabbricazione.
E poiché le cose, l'intelligenza le imbrocca una dopo l'altra, come le ciliegie, il senatore Carlo Maria dopo aver capito la rivelazione del mistero comprese un'altra cosa: era prudente non fare chiasso e lasciare correre l'acqua per la sua china. Per amore di Maria, che era di temperamento iroso, per amore della moglie che soffriva di terribile gelosia ed aveva un carattere invadente ed infine per il quieto vivere che è come un vaso di cristallo finissimo il quale, una volta rotto non si può più aggiustare.
 
***
 
una mattina di buon'ora, mentre il senatore dormiva, la signora Franca, che non aveva perso certe vecchie abitudini di pescivendola, frugava discretamente nelle tasche del marito. Vennero fuori biglietti di banca, carte da visita, due bancomat, una tessera del Circolo Canottieri eÖ orrore! Una fotografia di donna.
La signora Franca si sentì immediatamente salire alla testa un flutto di sangue.
Tradita?Ö afferrò nervosamente la foto e si avvicinò alla sottile striscia di luce che filtrava da una fessure delle imposte. GuardòÖ eÖ il suo viso, dal naso rincagnato, si spianò rapidamente, illuminandosi anzi di un sorriso di compiacenza:
"Che uomo d'oro", mormorò, "tiene nel portafoglio la foto del mio Renoir".
 
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