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                   Qualcosa di
                  definitivo
 
                La stanza soggiorno era spaziosa e arredata con
               mobili stile '800, poltrone e un divano di
               cuoio.Un mobile radio elegante e voluminoso divideva
               la sala cosparsa di vasi colmi di fiori.Giacomo sedeva sul divano ascoltando la sonata
               opera 57 per pianoforte di Beethoven, con in mano un
               bicchiere di whisky Bourbon.Anna provava ad intonare alcuni vasi preziosi
               sullo sfondo della stanza."Sei riuscita a perfezionare l'accostamento?"
               chiese Giacomo."In arredamento non c'è mai niente di
               definitivo; è tutto provvisorio, dinamico"
               disse Anna."È un buon alibi per spostare
               continuamente gli oggetti" disse Giacomo."Tu non cambi mai niente nel tuo
               studio?""E dopo? come troverei le cose?""Protesti almeno cambiare lo sfondo, dipingere
               le librerie. Sono anni che tutto ha lo stesso
               colore"."Nella biblioteca universitaria gli incunaboli
               sono nello stesso posto da cinquecento anni"."Potresti proporre una tappezzeria verde
               pisello..." disse Anna."È un'idea originale. Proverò a
               segnarla"."Anche il matrimonio non è mai
               definitivo"."È la cultura cristiana che ci frega. La
               monogamia fa la monotonia" disse Giacomo."La poligamia è solo per gli uomini. E
               con la poliandria come la mettiamo?""È da auspicare" disse Giacomo. "Sarebbe
               molto più facile per due o tre uomini mantenere
               una sola donna".Anna sedette su un pouf e si mise di fronte a
               Giacomo: "mi ami ancora?""Perché me lo chiedi?""Non hai risposto"."Sei mia moglie" disse Giacomo, "sei la
               compagna della mia vita"."Non hai risposto" disse Anna."Non ricordi quando nel pieno della notte
               montavo in macchina per correre da te? Il desiderio
               del tuo corpo mi sconvolgeva. Il profumo della tua
               pelle era una droga. Come potrei non amarti?""Il profumo della mia pelle e del mio corpo ti
               sconvolge ancora?""Non ho più bisogno di montare in
               macchina e fare cento chilometri nella
               notte...""Ti basta aprire una porta e salire su un
               letto"."Forse il matrimonio è definitivo" disse
               Giacomo."Così uniforme, sempre uguale,
               così prevedibile"."Vediamo gente, frequentiamo amici, gruppi
               diversi, andiamo al cinema, a teatro"."Avrei voluto un figlio" disse Anna."E poi?""Sangue del mio sangue, appendice del mio
               corpo... per vent'anni avrei seguito il suo formarsi,
               avrei vissuto la sua vita"."E dopo vent'anni avresti avuto la casa vuota,
               i sentimenti stremati, gli entusiasmi frustrati" disse
               Giacomo."Sì, certo. Ma quei vent'anni sarebbero
               dentro me, un altro me..."."Mamma, dammi le chiavi della macchina, hai
               fatto il pieno?... Ah, senti dammi centomila per
               favore... rientrerò tardi. Ciao mammina...
               È così che ti sarebbe piaciuto?" disse
               Giacomo.Anna rimase zitta a guardarlo. Andò
               verso le lunghe tende che attenuavano la luce di uno
               splendido sole di primavera."Perché noi viviamo?" disse Anna. "Noi,
               io e te"."Per stare insieme, per condividere le nostre
               soddisfazioni, i piaceri. Per confidarci"."Tu non hai paura della solitudine?" chiese
               Anna."Non so che cosa sia. Anche tu"."Sì, è vero. So vivere da sola,
               per di avere un telefono e carta da lettere"."E libri e giornali e tempo per essere se
               stessi, tempo da sprecare" disse Giacomo. "Hai una
               professione che ti piace...""Non ho tempo di sprecare. Sono quasi sempre in
               ospedale... È vero! frequentiamo gente, abbiamo
               amici, viaggiamo; parliamo, ci confrontiamo; ma io non
               sono contenta" disse Anna."Perché ti manca un figlio?" disse
               Giacomo."Mi manchi tu"."Siamo insieme" disse Giacomo."Non mi ami più"."Non puoi dirlo. Ti amo in maniera
               diversa"."Il mio desiderio è più grande
               del tuo"."Ti ho desiderato fino a dimenticare tutto,
               fino a soffrire la lontananza, spesso la tua
               indifferenza"."Aveva paura dei sentimenti" disse
               Anna."Mi hai fatto soffrire molto"."Lo so. Non mi riusciva di essere
               diversa"."Poi hai deciso che dovevi sposarti"."Dovevo salvare la mia vita" disse
               Anna."Non hai mai detto d'amarmi" disse
               Giacomo."Era pudore, o forse insicurezza"."Sapevo bene" disse Giacomo "che si può
               essere felici solo in due"."Lo sapevamo bene"."Abbiamo vissuto momenti esaltanti" disse
               Giacomo."Sì, ma la vita è lunga, i
               momenti sono tanti"."Rifiuti i tuoi sentimenti"."No. Però non voglio vivere di
               ricordi"."Noi, siamo i ricordi, la nostra vita
               vissuta".Anna camminava per la stanza annusando i fiori.
               Fece iniziare un disco del Requiem di
               Berlioz."Questo è un ricordo" disse
               Giacomo."Nitido, profondo, un'emozione fortissima.
               Salisburgo, Ozawa. E noi"."Io sento come allora" disse Giacomo.Anna si avvicinò a lui, gli pose le mani
               intorno al viso: "portami a letto" disse.  |