| 
               La
               carriera di un attore di
               vaglia -
               Qualsiasi mestiere ti troverai a fare nella vita,
               l'importante è che ci metta tutto il pepe che
               hai in corpo, per farlo nel modo migliore. - Queste
               parole, che aveva ascoltato spesso dalla madre quando
               era ancora un ragazzino, Massimo tornava a ripetersele
               spesso, ora, durante il lungo turno di lavoro
               all'Ufficio Postale. Massimo
               Colli non era che uno dei tanti postini cui veniva
               affidata la corrispondenza del quartiere Testaccio, a
               Roma, ma nel suo piccolo aveva sempre dato buona prova
               di se, guadagnandosi la stima dei colleghi, per tutto
               il pepe che metteva nell'affrontare le piccole
               battaglie quotidiane incontrate sul lavoro.
               Ogni
               mattina si svegliava di buon'ora, indossava l'uniforme
               blu, infilava a tracolla la borsa di cuoio, poi usciva
               di casa a passi felpati, per non disturbare la madre,
               che dormiva ancora nella stanza accanto. Quindi
               montava in sella alla bicicletta e dava avvio alla sua
               giornata, passando all'Ufficio, per poi lanciarsi a
               capofitto nel gomitolo delle strade romane.
                -
               Se ha finito le consegne, Colli, perché non si
               ferma a bere un goccio di vino con me ? -
               biascicò il Commendator Bartezzi, mentre
               firmava la ricevuta dell'ultima consegna. - Mi spiace
               - Massimo volse la testa di tre quarti - ma oggi mia
               madre ha cucinato i cannelloni, e non posso lasciarli
               freddare. - E Con un frullo di ruote scomparve
               all'imbocco di un vicolo. Pochi
               minuti dopo il profumo dei cannelloni non era
               più soltanto nei suoi pensieri, ma riempiva il
               pianerottolo al secondo piano della palazzina,
               contrassegnando l'uscio di casa Colli. Massimo
               entrò e si fermò un momento in cucina,
               in tempo per vedere il piatto ancora fumante, poi
               proseguì fino alla sua camera, per appendere
               l'uniforme nell'armadio, mentre sua madre si
               affacciava sulla porta a salutarlo.  -
               Allora Massimo, come sono andate le consegne?
               -
               Tutto liscio, come al solito. Il Commendatore mi aveva
               anche invitato a bere un bicchiere con lui. Ma sapevo
               che oggi tiravi la pasta, e ho preferito tornare a
               tempo. -
               Hai fatto bene a venire a casa, caro. C'è una
               lettera che ti aspetta da stamani. E' sul tavolo della
               cucina. L 'ha portata il tuo collega, l'Anse1mi.
               -
               Di cosa si tratta, mamma? Non sarà un'altra
               bolletta? -
               No, Massimo. Tutt'altro. E' una sorpresa, caro, una
               bella sorpresa.  Massimo
               Colli aveva perso ormai da molto tempo l'abitudine a
               ricevere sorprese. Da quando aveva trovato lavoro alle
               Poste, cinque anni prima, le sue giornate si erano
               fatte regolari, scandite dai giri delle consegne, dai
               turni all'ufficio e dalle pause per il caffè.
               L'unica cosa che si aspettava, al suo rientro a casa,
               era un pranzo sostanzioso che lo rimettesse in forze,
               e un libro da leggere durante la digestione.
               Per
               quanto riguardava il desinare, mamma non lo deludeva
               mai, avendo un'esperienza più che trentennale
               dei suoi gusti, e soddisfaceva sempre i bisogni del
               suo stomaco. Per quanto riguardava la lettura, aveva
               trovato nella cantina del caseggiato una pila di
               vecchi volumi, abbandonati da qualche inquilino
               precedente, con un'antologia delle più grandi
               opere teatrali di ogni tempo, e ne aveva intrapreso
               arditamente la lettura. Entrato
               in cucina, quindi, si accostò alla busta con
               diffidenza, guardandola a lungo, prima di aprirla con
               cautela. Egregio
               Sig. Colli, siamo
               lieti di informarLa che è stato ammesso, in
               seguito alla presa visione del materiale da Lei
               inviatoci, all'audizione per la parte di protagonista
               nel film 'Un altro Ulisse' che si terrà presso
               gli studi di Cinecittà il giorno venerdì
               7 marzo, alle ore 11, nello studio 2. I candidati sono
               tenuti a presentarsi mezz'ora prima dell'inizio,
               esibendo un documento che ne attesti
               l'identità. Ecc. ecc. Segreteria
               di ProduzioneMedusa
               S.p.a. -
               Mamma, non capisco. Cosa significa questa lettera?
               -
               Sono stata io, caro. Sapevo che ti è sempre
               piaciuto recitare, così, quando ho visto
               l'annuncio sul giornale, ho pensato di iscriverti per
               partecipare all'audizione. E come vedi ti hanno
               accettato, sei stato giudicato abile a sostenere il
               provino. -
               La lettera parla anche di un certo materiale inviato.
               Che cosa gli hai spedito? -
               C'era in casa quel filmino girato l'ultimo Capodanno,
               in cui tu salivi sul tavolo e recitavi di fronte a
               tutti. Ho pensato di mandarglielo, inmodo che
               potessero giudicare quello che sapevi
               fare.-
               Mamma, non so cosa dire. Mi lasci senza parole. Ma ci
               dev'esser stato senz'altro un errore, è l'unica
               spiegazione. Avranno spedito questa lettera
               all'indirizzo sbagliato, o avranno scambiato il mio
               nome con un altro. La cosa migliore è che
               domani, finite le consegne, io faccia un salto a
               Cinecittà, per far presente la cosa.
               -
               Tu ci andrai a Cinecittà, Massimo, ma a tempo
               debito. Quando e come è scritto nella lettera,
               per il tuo provino.  Il
               giorno indicato nella lettera, all'ora prestabilita,
               Massimo Colli smontava dall'autobus di fronte
               all'entrata di Cinecittà. Pure, era persuaso
               che lo avrebbero rimandato a casa, dopo aver chiarito
               che la lettera da lui ricevuta era il frutto di un
               semplice disguido. Rimuginando
               questo pensiero approdò ai cancelli di
               Cinecittà, presentò al custode la sua
               lettera di invito, e ricevette le indicazioni per
               trovare lo studio 2. Giunse così alla porta di
               un capannone col tetto di lamiera verde, e lì
               rimase a lungo incero. rigido davanti alla porta, ma
               infine a passetti timidi attraversò
               l'uscio.Si
               trovò così in una sala illuminata da un
               pallido neon, dove attendevano già altri due
               giovanotti vestiti come lui con vistosa eleganza. E si
               rese allora conto che nulla più lo separava
               dall'audizione, e non rimaneva che attendere di essere
               chiamato ad affrontare la prova del palcoscenico.
               Quando
               venne chiamato oltre la porta, d'altra parte, di
               fronte al regista e ai produttori, non rimase del
               tutto muto e imbalsamato: fra le battute che
               conservava nella sua memoria, dai vecchi libri trovati
               in cantina, ce n'erano un paio, opera di qualche
               famoso drammaturgo, che gli vennero in soccorso in
               quella difficile situazione. E
               quando ebbe finito il suo pezzo, constatando con
               stupore che un certo interesse sembrava correre fra
               gli spettatori, rimase un momento immobile al centro
               del palco, diviso fra stupore e
               compiacimento.Nuovamente
               all'ingresso dello studio, poi, lo stesso maldestro
               operaio che prima l'aveva osta- colato, ora con
               maggior rispetto gli domandò il numero di
               telefono, comunicandogli che poteva andare, e sarebbe
               stato contattato nel caso fosse risultato il
               prescelto. Il
               giorno dopo, quando giunse la telefonata di conferma
               dalla produzione, con cui veniva invitato a
               presentarsi il lunedì seguente per un primo
               incontro col regista, Massimo stentava a credere alla
               voce della segretaria. Quando abbassò la
               cornetta, ancora confuso, la madre teneva già
               in mano due bicchieri, e li faceva tintinnare contro
               una bottiglia di vino, che era tenuta in serbo per le
               grandi occasioni. Così,
               pochi giorni più tardi, il nostro Massimo fu
               presentato all'intera troupe come un giovane attore di
               belle speranze. E gli veniva consegnato il copione con
               la sua parte, che si mise di buona lena ad imparare.
               Ben
               presto i giorni di Massimo ripresero a scorrere con un
               ritmo regolare, scandito dai colpi di ciak, dalle
               prove col regista e dalle sedute col truccatore.
               L'unico inciampo fu che non poteva più tornare
               a casa, alla fine del lavoro, come era abituato da
               sempre, perché Cinecittà distava troppo
               dalla vecchia palazzina del Testaccio. Così si
               risolse ad accettare l'offerta del produttori, che gli
               assegnarono una piccola roulotte al fianco degli
               studi.Comunque,
               dopo una settimana il nostro Massimo si era già
               abituato alla nuova situazione, e ottenne risultati
               brillanti, e insperati, tanto che ben presto si
               guadagnò il rispetto dell'intera troupe - Per
               tutto il pepe che metteva nell'interpretazione di ogni
               gesto, e nell'intonazione di ogni battuta.
               Pure,
               al termine delle riprese, cinque settimane più
               tardi, non aveva rimpianti, fece la valigia di buona
               lena, salì nuovamente sull'autobus e
               tornò a casa, con la convinzione di riprendere
               le vecchie abitudini, come nulla fosse
               stato.La
               madre però aveva organizzato una festa per il
               suo ritorno, invitando tutti i vicini del caseggiato.
               Massimo si trovò così a firmare gli
               autografi a uno stuolo di ragazzini, che nel cortile
               giocavano imitando gli eroi del grande schermo, e a
               baciare tutte le ragazze del vicinato, benché
               fosse poi obbligato, per educazione, a baciare anche
               la madri delle giovani. Le
               settimane seguenti il tutto palazzo fu in
               trepidazione, mentre si sfogliavano con impazienza le
               pagine degli spettacoli sui giornali. Finchè,
               un sabato, la madre propose a Massimo di andare
               insieme al cinema, a vedere un film da poco uscito
               nelle sale...ed era il suo film, Un altro Ulisse,
               allora nei primi giorni di programmazione.
               In
               platea non c'era molta gente, ma l'accoglienza di
               quello sparuto pubblico fu calorosa e, mentre sullo
               schermo compariva la parola Fine, un piccolo scoppio
               di applausi risvegliò l'orgoglio di Massimo,
               mentre la madre gli scoccava un bacio sulla fronte.
               All'uscita
               dal cinema, però, una sorpresa era in agguato
               per Massimo. Quando volse gli occhi al manifesto del
               film, in cui era ritratto insieme agli altri attori,
               rimase stupito di vedere che sopra la propria
               immagine, dove compariva il nome, non si trovava
               stampato il suo di nome, ma uno diverso, che
               apparteneva a un altro. - Massimo Monte - -
               Allora Massimo, cosa ti hanno detto alla produzione?
               Perché sui manifesti non c'era il tuo nome?
               -
               Non ci crederai, Mamma. Hanno deciso di cambiarmi il
               nome, perché pensano che potrei diventare un
               attore famoso. -
               Adesso capisco tutto. Proprio com'è successo a
               tanti grandi attori del passato. Non si chiamavano
               mica in quei modi affascinanti, sai. Eppure quei nomi
               gli stavano proprio a pennello.-
               Ma non ti stupisce, Mamma, che io possa diventare
               attore in questo modo? Senza avere mai studiato
               recitazione? D'improvviso, da un giorno all'altro?
               -
               Niente affatto. Io l'ho sempre saputo, che il mio
               Massimo era un giovane in gamba. Era naturale che
               prima o poi qualcuno scoprisse le tue doti.
               -
               Invece io, per dirti la verità, temo ancora che
               tutto sia accaduto a causa di un equivoco. La lettera,
               il filmino che hai spedito, e poi l'audizione, mi
               sembra così inverosimile il modo in cui tutto
               è successo. Per questo ho ancora qualche
               esitazione ad accettare. -
               Avanti, Massimo. Non devi aver paura. Piuttosto sii
               forte. Ormai stai diventando grande, è tempo
               che impari a sopportare anche se qualcuno è
               sgarbato con te, e non si comporta come vorresti.
                Così
               fu che poche settimane più tardi ebbe inizio lo
               shooting del nuovo film di Monte. E quando l'agente a
               cui era stato affidato gli mise davanti le prime
               copertine che lo ritraevano, e gli diede in mano le
               prime magliette con sopra riprodotto il suo volto,
               Massimo cominciò a comprendere che poteva
               essere per lui l'inizio di una nuova
               carriera.Giunse
               l'inizio delle riprese, e lui, come in precedenza, non
               poté evitare di trasferirsi nelle vicinanze
               degli studi. Questa volta però, invece di
               parcheggiarlo in una roulotte accanto ai capannoni,
               venne adagiato in un lussuoso appartamento, all'attico
               di un alto edificio, da dove si do- minava la
               città, senza essere disturbato dal traffico
               nelle strade. Ogni
               giorno gli giungeva una lettera della madre, e
               Massimo, almeno da principio, rispondeva personalmente
               ad ogni messaggio. Ben presto però
               riversò tutte le energie nel lavoro, a tal
               punto da venirne completamente assorbito. In questo
               modo, non rimase più tempo per le questioni
               personali, così accettò la proposta del
               suo agente, che si offri di rispondere per suo conto
               alle missive della madre. L
               'uomo aveva accumulato negli anni una lunga
               esperienza, rispondendo alle lettere di ammiratrici,
               mogli ed amanti, oltre che delle madri dei clienti, e
               da tempo aveva imparato a scrivere con bello stile e
               sentimento. Tanto che Mammà non ebbe mai da
               lamentarsi di non ricevere risposta.In
               seguito, dopo qualche mese, le lettere cui l'agente
               dovette rispondere si moltiplicarono, quando il nuovo
               film uscì nelle sale, e contese ai colossal
               americani il vertice delle classifiche. Massimo
               si trovò al centro degli sguardi di tutti.
               Ormai i fotografi gli erano dietro ovunque andasse,
               pronti anche a coglierlo appena metteva un piede in
               fallo, oltre che a celebrare i suoi successi.
               Mentre
               si moltiplicavano le sue apparizioni pubbliche,
               però, divenero parimenti sempre più rare
               le visite al vecchio caseggiato del Testaccio, dove
               abitava la madre. Anche
               a causa di questo, la trama dei rapporti che univa
               Massimo a sua madre andò lentamente
               diradandosi. E qua e là si sfilacciò,
               per la distanza sempre maggiore che li separava.
               Il
               giovane attore trascorreva sempre più tempo
               fuori di Roma, non solo per partecipare a nuovi film,
               ma anche per campagne pubblicitarie, fotoromanzi e
               altri impegni. E questo proprio mentre il suo successo
               si gonfiava, come un vento che si fosse alzato
               d'improvviso, e lo trascinasse in alto, ma lontano.
               Infine,
               fu quando uscì il quarto film di Monte, che il
               suo agente ritenne indicato eliminare anche l'ultima
               minaccia all'immagine dell'attore, altrimenti
               irreprensibile. Così, durante un colloquio a
               quattr'occhi, gli accennò come sarebbe stato
               opportuno che sua madre si ritirasse a condurre una
               vita più appartata, fra le mura accoglienti di
               una casa di riposo. E
               Massimo Colli, dopo esser rimasto a lungo pensieroso,
               non poté che acconsentire, nel nome di Massimo
               Monte, e della sua carriera, ad accompagnare la madre
               all'ospizio per ricche vedove, dove avrebbe trascorso
               con maggiore tranquillità la sua vecchiaia.
               Mentre
               si recava alla vecchia palazzina del Testaccio, il
               giovane attore temeva forse l'appressarsi di un lungo
               e difficile confronto. Invece, dopo un abbraccio che
               si protrasse per alcuni minuti, fra lui e sua madre ci
               fu solo un breve colloquio. -
               Mentre salivo, mamma, ho visto che hai messo delle
               tendine nuove, alle finestre.-
               Infatti, caro. Sai, da principio pensavo di fare
               rivoltare le vecchie, ma poi mi sono detta che ormai
               potevamo permettercene di nuove -
               Vedo che non hai perso l'abitudine di tenere in ordine
               la casa. -
               Mi impegno perché ogni cosa sia al suo posto,
               come ho sempre fatto. -
               Spero soltanto che non ti affatichi troppo. Non vorrei
               che per te risultasse di peso. -
               Qualche volta costa fatica, ma mi piace che ogni cosa
               sia in ordine. Anche se non sempre riesco; la caldaia,
               per esempio, funziona ancora a singhiozzi.
               -
               Mi dispiace che ti abbia dato delle noie, mamma. D'ora
               in poi, però, Mà, vedrai che non ci
               saranno più inconvenienti. Sai, ho trovato una
               soluzione che metterà fine a tutti i tuoi
               fastidi. -
               Davvero, Massimo? Certo, sarebbe una cosa buona. E
               come conti di fare? -
               Vedi, ultimamente mi è venuto di pensare a te,
               e alla fatica di mandare avanti un apparta- mento da
               sola, alla tua età. Così ho chiesto in
               giro, e ho trovato una nuova casa, in cui puoi andare
               a vivere. -
               Una nuova casa, Massimo? -
               Proprio così. Un posto luminoso, dove starai
               comoda, e non avrai più problemi col
               riscaldamento. -
               Ecco, caro, è un pensiero gentile. Ma non avevo
               mai pensato a questa possibilità. Forse sarebbe
               più semplice se andassi a parlare con
               l'idraulico. Sono sicura che, se fossi tu a chiederlo,
               verrebbe subito a riparare la caldaia. -
               Sai, mamma, noi la caldaia possiamo anche cambiarla, e
               quella vecchia buttarla via. Ma non devi più
               preoccuparti, non ce n'è più bisogno.
               Nella nuova casa avrai tanti mobili nuovi, con tutti
               gli accessori più moderni. E ci sarà chi
               si occuperà dei tuoi bisogni. -
               Chi si occuperà dei miei bisogni, Massimo?
               -
               Sì, mamma ... cioè ... chi
               aggiusterà ogni cosa, se avrai qualche
               guasto...-
               Non lo so, Massimo. Non sono sicura di esser pronta a
               cambiare casa. Credo proprio di no. In fondo questa va
               ancora bene, anche se ha qualche guasto. E poi
               c'è la questione della caldaia, caro. Vedi, non
               voglio buttarla via, dopo tanti anni che è
               stata qui. -
               Per questo non devi preoccuparti, mamma. Se
               preferisci, troveremo un posto in cantina, e ci
               metteremo la caldaia. E' solo che ormai non funziona
               più, non possiamo lasciarla dov'è.
               -
               Già, Massimo, forse hai ragione tu ... Ormai
               quella caldaia ha fatto il suo dovere. E' andata bene
               per tanti anni ... è servita a tirarti su, a
               farti diventare grande e bravo come sei ora ... ma col
               tempo si è logorata, ed è venuto il
               momento di metterla da parte ... Sai, caro, forse
               ognuno prima o poi fa il suo tempo, in questo mondo
               ... per anni svolge il suo lavoro, senza mai mancare
               un giorno, amorevolmente, ma alla fine si logora, e
               viene il momento che si faccia da parte
               ...-
               E' così, mamma. Ma non devi preoccuparti. Per
               quella caldaia troveremo un posto in cantina, e la
               sistemeremo al riparo. Così non
               arrugginirà. -
               Sì, caro. Va bene. E devi scusarmi se un
               momento fa ti ho interrotto, mentre parlavi. Mi sembra
               che stesi dicendo qualcosa, a proposito di una nuova
               casa, in cui andrò ad abitare. -
               Proprio così, mamma. Ti dicevo che ho pensato a
               questo posto, dove starai comoda, e non avrai
               più fastidi. Potresti trasferirti già
               questa sera. -
               Sì, Massimo. Va bene. Dammi soltanto una mano a
               fare le valige, e sarò pronta a partire.
                Quella
               stessa sera la madre di Massimo Colli si
               trasferì nel lussuoso ospizio che era stato
               scelto per lei. Nei
               mesi che seguirono, poi, aumentarono sempre più
               le apparizioni pubbliche di Massimo, di cui la donna
               poteva tenersi informata attraverso la stampa
               nazionale. Finche un giorno, in tutte le prime pagine
               comparve la notizia della sua vittoria al Festival di
               Cannes, dove ricevette la Palma come miglior
               interprete maschile.  A
               tutt'oggi, Massimo Monte è considerato uno dei
               migliori attori italiani sulla scena internazionale.
               Probabilmente lo conoscete anche voi, che state
               leggendo queste pagine, anche se il suo nome non
               è proprio quello.Se
               vi capiterà di vederlo sullo schermo, in ogni
               caso, non dovrete preoccuparvi. Lo potrete riconoscere
               comunque - Per tutto il pepe che mette
               nell'interpretazione di ogni gesto, nell'esecuzione di
               ogni movimento, e nell'intonazione di ogni
               battuta. |