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               Due
               scelteL'esistenza
               di un uomo ha dei limiti.Nel
               suo pensiero infinito, l'essere umano vuole fuggire le
               leggi naturali che, alla fine, lo portano a concludere
               il suo viaggio, breve o lungo, in questa terra dove
               l'apparenza conta più della
               sostanza.Tuttavia
               vi sono uomini che, nella loro finitezza, riescono a
               scrutare, negli occhi dei loro simili, la goccia
               d'esistenza che scivola sulle loro guance e che,
               trasparente, rivela quello che sono in realtà:
               uomini.Io
               non so che uomo sia; non sono riconducibile né
               ai veri né ai falsi, forse sono
               entrambi.Come
               klein e Wagner, ora riacquisto la mia maschera, nel
               perbenismo della società, ora sento la goccia
               trasparente che, calda, solca il mio viso, nella
               tristezza della mia vita, nell'orrore del mio futuro,
               nella consapevolezza della mia fine.Mi
               trovo in una spiaggia deserta, l'unica compagnia il
               vento, che mi spettina i capelli e la sabbia, che mi
               graffia il viso.Un
               gabbiano è a pochi metri da me e mi osserva,
               pronto a spiccare il volo ad un mio improvviso
               movimento.Ripenso
               a quello che oggi mi ha portato qui e non faccio
               fatica a starmene tranquillo, forse perché
               rassegnato e fermamente convinto di quello che voglio
               fare.Ho
               sempre desiderato una vita semplice, soprattutto
               serena, come quella della gente che mi sta
               intorno.Forse perché non l'ho mai meritata o
               perché, lassù, Dio ha voluto
               così, la mia esistenza è sempre stata
               segnata dalla tristezza che, fino a poco tempo fa, ho
               saputo camuffare con un sorriso stampato in faccia o
               con una battuta pronta.Quand'ero
               ancora bambino, imparai ad essere forte di fronte alle
               situazioni difficili, comportandomi come un adulto,
               ma, rifugiandomi nella più buia stanza della
               mia casa, rinnegavo lo sguardo duro e i pugni chiusi,
               permettendo alle mie lacrime di scorrere, senza avere
               il coraggio di accendere la luce e, guardandomi allo
               specchio, gridare alla mia immagine che cazzo d'uomo
               fossi!Oggi non l'ho ancora scoperto, sono piuttosto
               stanco e, a questo punto, non m'interessa.Il
               vento è molto gelido, quasi volesse cacciarmi
               da questo posto che è sempre stato presente nei
               miei pensieri.Il
               gabbiano è volato via, gli ho tirato un
               sassolino, il suo sguardo m'infastidiva, somigliava a
               quello di mio padre che non ha mai voluto esaudire il
               mio più gran desiderio: non averlo.Da
               un po' di tempo ci evitiamo a vicenda, il suo aspetto
               riflette il suo carattere, abbandonato al suo destino,
               rude, gli occhi scuri come la morte, accerchiato da un
               muro difficile da oltrepassare, ma fragile, pronto a
               crollare...Mi
               ritorna in mente un episodio, un giorno gli gridai in
               faccia la sua disonestà e ricevetti un ceffone,
               un'altra volta mi riempì di carezze... è
               per questo che odio mio padre, è come me,
               né vero né falso.Non
               ricordo quando ha fatto irruzione nella mia vita, ma
               un bel giorno si è fatto avanti e mi ha detto:
               io sono tuo padre!ma le sue discussioni avevano sempre
               la stessa fine, un piatto rotto, una porta sbattuta,
               una donna che piange.Io
               ho imparato a non piangere di fronte alle sue sfuriate
               e non ho più le forze d'intervenire,
               probabilmente non lo annienterò mai, ma io non
               voglio fare la guerra.Il
               sole fa capolino tra le nuvole, mi guardo intorno e
               scorgo in lontananza il vecchio cane che vive in
               questa spiaggia. Si è accucciato vicino me, non
               mi conosce, eppure si è fidato.L'uomo
               lo ha reso così stanco.Spesso lo ha bastonato,
               cacciato, legato ad una corda... nonostante tutto
               quest'animaletto lo ha perdonato, mi ha perdonato e,
               avvicinandosi col suo corpo stanco, mi ha dimostrato
               la sua amicizia, quale ironia!un uomo ed un cane
               amici.In
               vita mia ho avuto soltanto un migliore amico, il suo
               nome è Alex, ma io lo chiamo Al; sicuramente
               rinnegherebbe la nostra amicizia se sapesse quello che
               ho in mente.Al
               vive in una famiglia in cui la malattia è
               l'unica sovrana, una famiglia modesta e di
               stupefacente solidarietà,una famiglia insomma,
               ha abbandonato la scuola e adesso lavora.Al
               è un grande ascoltatore, ha sempre udito le mie
               parole e capito le mie intenzioni, ma non
               immaginerebbe mai che un codardo come me potesse
               arrivare a tanto, ricordo ancora le sue parole: "tu?tu
               non hai nessun problema, sebbene le mie parole ti
               sembrino vuote, caro amico mio, questa è la
               vita per quelli come noi, piccoli e già
               sovrastati da un enorme peso, poveri cristi, tu porti
               il fardello della tua famiglia, io quello di
               un'esistenza consapevolmente destinata a finire, la
               leggo ogni santo giorno negli occhi di mia madre, non
               c'è scelta, ma non per questo devi permettere
               ai cattivi pensieri di sabotare le tue
               speranze".Le
               sue frasi mi s'impressero nella mente e funzionarono
               come cura per pochi giorni, la mia malattia è
               troppo radicata nello spirito per essere rimossa dalle
               belle parole.Il
               cane ha drizzato le orecchie, forse ha sentito un
               rumore che non appartiene a questo luogo, sarà
               stato il vento che, imperterrito, cerca di sradicare
               dai cardini la porta di un edificio abbandonato, mi
               pare di leggere in chiave simbolica il messaggio di
               Al: io, legato alle mie convinzioni, non cederò
               alle sue prediche, come quella porta non si
               arrenderà mai all'azione devastante del
               vento.È
               veramente strano, ma in questo momento mi viene in
               mente la figura di mia madre, la guardo come un uomo
               guarda la sue foto da bambino, è sbiadita nei
               miei ricordi.Fino a cinque anni era presente, poi
               è nato mio fratello e mi abbandonò come
               si fa con un giocattolo vecchio.Non
               so come descriverla, pratica, invadente, ignorante per
               certi versi, anche troppi, giustificatrice delle
               operazioni illecite di suo padre, uomo disonesto e
               meschino che, nonostante il suo comportamento, trova
               sempre un appoggio presso la famiglia, ahhhh! Non
               sopporto tutto questo.Ricordo
               una vecchia fotografia, lo vedo sorridente e mi tiene
               in braccio, vorrei cancellare per sempre quel sorriso
               e, anche se ho strappato la foto in mille pezzettini,
               provo ancora una forte attrazione per quest'uomo, ma
               non è rispetto per quello che ha fatto, non
               è condivisione d'ideali, non è amore...
               o forse sì, me ne vergogno, ma è anche
               rabbia, perché anche lui mi ha tradito,
               perché anche lui ha contribuito a farmi
               crescere in questo modo, scapestrato e intollerante
               verso tutti e verso quelli che indossano una
               divisa.Caro
               nonno, caro mostro, ho ricevuto più visite io,
               a casa, dalle forze dell'ordine che un medico nel suo
               laboratorio, a qualsiasi ora del giorno e della notte,
               gente estranea che rovistava tra le mie cose, come
               segugi, alla fine mi conoscevano meglio dei loro figli
               e infine dicevano: "È il nostro
               lavoro".Sono
               riuscito a sopportare anche queste umiliazioni, ma
               l'aratro dei ricordi lavora ancora.Il
               cane si è alzato e, dopo essersi stiracchiato,
               ricomincia il suo cammino, lascia le impronte sulla
               sabbia, vorrei seguirlo e allontanarmi da questo posto
               di cui il tempo sembra avere dimenticato
               l'esistenza.Il
               mare non è cambiato.Sono
               stanco, non so che voglio, non ho più la
               padronanza dei miei pensieri, se ne vanno per conto
               proprio e si fermano su ciò che mi
               angoscia.Tra
               le immagini che si accavallano, s'insinua quella di un
               paesaggio di campagna, gli alberi in fiore, la
               primavera oppure le foglie del colore dell'autunno,
               l'inebriante fragranza della terra bagnata dalla
               pioggia, la forza prorompente della natura, bella e
               incontaminata, oggi sono qui per confondermi con essa
               e far parte del suo universo.Il
               mare è immenso davanti a me, col suo fare
               impetuoso mi spaventa, vuole parlarmi.Il
               sole è ormai calato, aspetterò ancora un
               giorno, poi... *** Ho
               trascorso la notte sotto una barca, una di quelle
               notti insonni, in cui i pensieri della mente sembrano
               prevalere sul freddo che s'insinua in ogni parte del
               corpo.Oggi
               è una bella giornata, il cielo è ornato
               di perle bianche e di altre forme astruse, cammelli,
               pecore, case, angeli...Questo
               è un vecchio gioco, tutti i bambini lo hanno
               fatto in vita loro, cioè far corrispondere la
               forma di una nuvola ad una determinata immagine; io e
               mio fratello lo facevamo spesso, poi ai giochi si
               sostituirono i libri, ai libri l'approccio con la
               realtà e alla realtà?Il
               mare è calmo, il terribile vento che la notte
               precedente aveva devastato ogni cosa, ha portato tutto
               via con sé, tranne il vecchio blue.Non
               riesco a distinguere la linea di confine che lo separa
               dal cielo, sembrano fondersi insieme, come due amanti,
               non si distinguono più le loro braccia, il
               cielo si abbandona al mare, il sodalizio è
               suggellato, più cerco di districarli e
               più affonda il mio sguardo, non riesco a
               distinguere particolare, ma nemmeno ad abbracciare
               l'universale fusione...non ne sono capace.Non
               vado più a scuola da parecchi giorni, tutto
               ormai è acqua passata, compagni,
               prof.Un
               professore un giorno mi disse "ultimo della classe,
               primo nella vita" si sbagliava, o Dio, come si
               sbagliava!se oggi sono qui, vivo, probabilmente non lo
               sarò domani.I
               rimorsi cominciano a rodermi l'anima, non sarò
               mai 'primo' nella vita, un altro occuperà il
               mio posto e mi sbatterà la porta in faccia, con
               uno di quei sorrisi falsi e con tante promesse mai
               mantenute.Ho
               fame, sono due giorni che non mangio e nessuno sembra
               preoccuparsi della mia assenza, di me, sono figlio di
               nessuno:ho
               una madre troppo impegnata a non fare niente, un padre
               insensibile, un amico che non mi viene a
               cercare...infondo
               è meglio così, il mio gesto non
               deluderà nessuno, neanche me, io
               nell'atrocità dei miei pensieri riesco ancora a
               trovare dignità.Non
               voglio andarmene senza prima aver lasciato un segno,
               come un uomo famoso, come gli eroi dei films,
               scriverò una lettera, sì, una lettera al
               mio amico, sono sicuro che mi capirà, che
               capirà la mia voglia di andarmene in silenzio,
               capirà che non è sbagliato, per me,
               desiderare la morte.Dal
               mio zaino esco un quaderno e strappo l'ultimo foglio,
               concedo ancora un'occhiata alle pagine scritte, scorgo
               il 'ti amo' della mia compagna di banco, peccato!forse
               soffrirai anche tu, mia dolce amica?tu e
               Al.Comincio
               a scrivere. *** Ho
               appena finito, non è certo un inno alla vita,
               ma, capitemi, io della vita voglio solo la parte
               conclusiva, quando si dice 'vi ho sempre amato,
               addio!'. Chiuso il sipario.Dopo
               avere nascosto la lettera, vedo Al che si avvicina,
               è arrivato troppo tardi.Non
               sembra arrabbiato, il suo andamento è lento ed
               ha le mani in tasca, si aggiusta i capelli scombinati
               dal leggero vento che lo accompagna e dice: "Ero
               sicuro di trovarti qui, è sempre stato il tuo
               posto preferito, che ti sei messo in
               testa?"Non
               esce dalle mie labbra nessuna parola, alzo solo le
               spalle come per prenderlo in giro, ero consapevole del
               fatto che, se avessi detto anche una sola parola,
               sarei scoppiato a piangere, così avrebbe capito
               il mio intento.Per
               tutta risposta al mio gesto, mi mollò un calcio
               e sorrise, rido anch'io, ne sono ancora capace, poi Al
               continua a parlare "Mi ero preoccupato, pensavo che
               fossi malato, perché non ti sei fatto
               più vedere in giro, io non ho fatto un bel
               nulla, no lavoro, nemmeno alla stazione a prendere un
               treno, come facciamo di solito".Già,
               io e Al spesso prendiamo il treno, riuscendo a non
               pagare il biglietto, viaggiamo per chilometri e
               chilometri, senza avere una meta stabilita, come
               è tipico di noi ragazzi 'maleducati' per i
               quali fumare significa essere adulti.Nessuno
               accende la sigaretta come facciamo noi: estraiamo il
               pacco dalla tasca, con molta calma, pieghiamo la testa
               verso destra e, con occhi semichiusi, tiriamo fuori
               una siga dal pacchetto tutto piegaticcio, poi
               prendiamo, sempre con la stessa lentezza, l'accendino,
               che nel nostro gergo abbiamo nominato 'fuoco', e
               accendiamo la benedetta sigaretta, questo rituale si
               ripete volta per volta. *** Rivolgo
               un ultimo sguardo all'ambiente che mi circonda, la
               spiaggia, il mare, i gabbiani...Al
               mi chiede "Dove andiamo?"Rispondo
               io sottovoce "Lontano"."Dove?"
               non ha capito la risposta.Nell'intento
               di scacciare anche quei bei ricordi che mi avrebbero
               tenuto ancora lì, con le lacrime agli occhi e
               il sorriso in faccia, gridai come un forsennato
               "Addio!Voglio morire e non toccare più questa
               terra arida, arida di sentimenti, non voglio
               incontrare più gente, di nessun tipo, sperare
               in un futuro migliore per me, udire altre
               parole..." *** Mentre
               diceva queste parole, si avvicinava verso la riva e
               continuava a rivolgermi uno strano sorriso, misto alle
               lacrime, come se volesse dirmi qualcosa e continuava a
               gridare, a sputare in faccia al mondo, un pazzo un
               pazzo!Entrava
               in acqua sempre di più, io non riuscivo a
               fermarlo, le mie gambe, come le mie braccia, tutto il
               mio corpo era immobile, fissato al suolo.Invano
               le mie grida lo distoglievano da quell'intento
               macabro, diceva "Io sarò con te, ogni volta che
               vorrai parlarmi, io sarò sempre qui,
               diventerò mare, cielo".Continuavo
               sempre a gridare, disperatamente, e quando mi resi
               conto di ciò che stava accadendo, era troppo
               tardi, scorgevo solo il suo corpo, salire e scendere e
               poi la sua mano mi salutava, ora saliva ora scendeva e
               poi... poi signor commissario non lo vidi
               più. *** A
               distanza di molto tempo, oggi leggo la lettera che il
               mio amico ha lasciato quel giorno, comincio a leggere,
               ma la parole sono un po' cancellate,
               comincio...Caro
               AlNon
               sono molto bravo ad esprimere i miei pensieri, specie
               in questi ultimi tempi, la rabbia mi ha trasformato in
               un mostro, l'infelicità in un essere desideroso
               di morte, è dunque questa la vita?Tanta
               follia per niente caro amico.La
               gente si ostina a vivere in un mondo pieno
               d'indifferenza, di pregiudizi.Io
               sono stanco, quando chiudo gli occhi immagini orribili
               si susseguono l'una dietro l'altra, sempre uguali,
               come in un vecchio carillon che gira.Ho
               trascorso tante notti insonni, pensando al modo giusto
               per morire, ti prego, non stare a giudicare se sia
               giusto morire o se esiste un modo, la mia malattia mi
               ha portato qui, il fuoco che ardeva dentro di me si
               è ridotto ad una debole fiamma, che da un
               momento all'altro si spegnerà,
               completamente.Non
               sono pazzo, sono solo stanco di portare questo corpo
               in giro per la vita, ho voglia di spegnermi e tornare
               da dove sono venuto, dal nulla: il mio odio è
               così grande da rifiutare ogni
               sopravvivenza.L'essere
               umano soffre ancor prima di avere coscienza, tutte le
               sue lacrime lo dimostrano, dalla nascita alla morte,
               ma io non voglio piangere per la mia morte, me ne
               andrò col sorriso vero, con la felicità
               di chi ha trovato la libertà perduta o scoperta
               per la prima volta, voglio tagliare i ponti con questa
               vita e rinascere in altro, ti scrivo dunque addio,
               perché non mi vedrai più correre e
               sorridere, ma se saprai vincere l'apparenza e quel
               muro che impedisce di scrutare l'animo riuscirai a
               scorgere il mio volto, nel tuo cuore, tutti i ricordi
               ritorneranno a vivere, scoprirai che quest'addio
               è un arrivederci, ritornerò ogni volta
               che lo vorrai, se lo vorrai.Per
               sempre il tuo grande amico. *** Amico
               mio, sono venuto a farti visita, sono qui, di fronte
               la tua tomba, e ancora adesso cerco di scoprire le
               ragioni che ti hanno portato a compiere un simile
               gesto.Io
               non sono solo oggi, in questa spiaggia deserta, per la
               prima volta, ho portato mio figlio.Guardalo,
               è lì che corre e non ha paura di cadere
               o farsi male, io gli starò sempre vicino e mi
               comporterò bene con lui, io sono suo
               padre.Amico
               mio, mi manchi, non ho raccontato mai a nessuno di te,
               quella parte della mia vita se n'è andata,
               infondo al mare.Spesso
               il mio bambino mi chiede se ho mai avuto un migliore
               amico, io gli rispondo di sì, ma con tanta
               rabbia, perché la vita non si lascia
               così, perché si combatte ogni giorno e
               spesso si vince, guardami, io ho vinto.Mio
               grande amico, la vita ci chiama a fare delle scelte,
               tu hai scelto di morire, io scelgo di vivere ogni
               giorno, per me, per mio figlio, per la mia
               famiglia.Adesso
               sto piangendo, ho tante lacrime per questo posto e
               attorno nessun muro che mi possa isolare, sono come
               hai voluto tu, adesso sono un uomo.Addio. |