Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Rita Cerletti
Con questo racconto ha vinto il terzo premio al concorso
La Montagna Valle Spluga 2004, sezione narrativa

La signora Lupi
 
Quel pomeriggio Josephine decise di allungare la sua solita passeggiata nel bosco e di percorrere il sentiero fino all'abitazione della signora Lupi.
Quella casa era davvero originale e diversa da tutte le altre. Mentre le altre baite avevano l'intonaco esterno bianco o grigio con, in alcuni punti, ben visibili le pietre e le travi di legno, con le quali erano state costruite, questa, pur avendo una intonacatura di base bianca, era tuta decorata con pennellate corte e oblique, tracciate in modo casuale e di tutti i colori.
Il rosso, il giallo, il verde e il blu erano i colori più usati. Le persiane e gli infissi delle finestre erano rossi e rosse le travi che sostenevano le finestre stesse e che si intravedevano appena un po' nell'intonaco, come in genere succede nelle case di montagna.
Le tendine erano bianche con dei bellissimi fiori ricamati.
Anche il giardinetto intorno alla casa era particolare e in netto contrasto con la semplicità tipica di quei luoghi. L'erba era sempre ben rasata, qua e là vi erano piccole aiuole di fiori di montagna:
rododendri, ginestre, margherite, viole, gigli rossi e arancioni. Tutti fiori che si trovano nei prati in primavera e in estate e, probabilmente, erano stati pazientemente raccolti e piantati lì. Vicino alle aiuole, c'erano alcune statuette di gesso che riproducevano gli animaletti del bosco come scoiattoli, caprioli e pettirossi.
La piccola dimora si trovava in Val Drogo, (valle laterale della più grande Valle Spluga), dalla parte opposta del paese e del torrente, in alto, proprio al delimitare del bosco. La posizione era piuttosto isolata, ma per i suoi colori non passava certo inosservata agli occhi di coloro che si trovavano a percorrere i sentieri della piccola valle.
Per i bambini era una vera attrazione, la casa sembrava essere uscita da un libro di fiabe e non poteva che incuriosirli, farli fantasticare.
Tra i più grandi c'era chi inventava storie di folletti, che vivevano nella casa e giurava di averne incontrati più di una volta; dato che i bambini più piccoli ci credevano, nei dintorni della casa per scoprire che cosa effettivamente ci fosse.
Gruppi di bambini, a volte Josephine era con loro, si recavano alla casa della signora Lupi, quando erano sicuri che lei non era in casa, altrimenti, se sentivano qualche rumore provenire dall'interno, le fantasie a se sentivano qualche rumore provenire dall'interno, le fantasie a riguardo erano tali da farli scappare tutti a gambe levate.
Per le persone del posto, la signora Lupi era una donna eccentrica, che non aveva bisogno di lavorare, per questo poteva perdere tempo con piccoli passatempi o addirittura poteva dedicare alla letteratura anche le ore centrali della giornata. Anche per le faccende di casa come andare a prendere l'acqua alla sorgente o preparare la legna per il camino; si faceva aiutare da qualcuno. Josephine la vedeva spesso proprio dal prato di fronte alla sua casa: la donna come un puntino rosa si muoveva nel suo giardino tra le poltroncine anch'esse rosa. La bambina aveva provato a chiedere informazioni ai suoi genitori, ma loro erano evasivi, non si sapeva se provenisse da una cittadina svizzera o da Chiavenna.
Comunque, i genitori erano talmente occupati a badare alla famiglia e al lavoro, che non avevano tempo di approfondire alcun discorso a riguardo. La curiosità di Josephine era sempre maggiore, appena trovava una scusa adatta, si recava nelle vicinanze della colorata casetta per soddisfare la sua curiosità di bambina.
Quel giorno Josephine aveva appena percorso il sentiero tortuoso, che si snodava fra i larici e delle grosse pietre qua e là. Mentre camminava, guardava di tanto in tanto il piccolo torrente, che scorreva di fianco al sentiero, il suo scrosciare accompagnava i suoi pensieri…
Finito il bosco, il sentiero sbucò su un lungo pendio coperto di erbe e fiori e qualche cespuglio di erica. L'aria profumata, il rumore degli insetti, il bellissimo paesaggio che si presentava alla vista di Josephine.
-E' molto pittoresco!- pensò la bambina, poi oltrepasso il pendio erboso, solcato solo dal piccolo sentiero, il quale era ora diventato così stretto che, se si fosse stati in tanti a percorrerlo, si sarebbe dovuti procedere in fila indiana.
Questo, ad un certo punto, dopo aver costeggiato il torrente, si inerpicava di nuovo verso l'alto, vicino al limite del bosco. Lì c'era la casa.
All'interno ci doveva essere qualcuno poiché le finestre erano aperte e in giardino c'erano le ormai note poltroncine di bambù rosa. Andare avanti? Josephine non sapeva se avvicinarsi ancora o fare dietro front, come faceva le altre volte. Decise di passare davanti alla casetta, fingendo, se per caso fosse apparso qualcuno, di proseguire semplicemente il suo percorso per ridiscendere verso il torrente, più avanti vi era, infatti, un ponticello di legno, che avrebbe reso più facile l'attraversamento e l'avrebbe riportata sul sentiero di ritorno a casa sua.
Mentre stava pensando, una voce squillante la fece sussultare.
-Salve bella bambina!- disse la signora Lupi, che stava appoggiata alla staccionata di legno dipinta di rossa.
-Buon giorno- rispose prontamente Josephine, arrossendo un poco.
-Dove vai di bello?- rispose prontamente Josephine, arrossendo un poco. &endash;Dove vai di bello?- chiese la donna sorridendo.
-Oh…- a Josephine la voce sembrava esserle finita in gola.
-Sto facendo una passeggiata e intanto cerco dei fiori da portare a casa alla mamma- inventò lei lì per lì.
La signora Lupi guardò incuriosita quella bambina così graziosa e garbata e aggiunse: -Dove vai a prenderli?- intanto lei stessa sistemava alcuni ranuncoli in un vasetto sul tavolino. Poi continuò: - Io amo i fiori…ma vieni un attimo qui a sederti così ti conoscerò meglio!
Josephine per un momento si sentì indecisa, poi pensò che finalmente poteva vedere da vicino tutto ciò che l'aveva incuriosita per tanto tempo, salì i tre gradini che potevano al prato e andò a sedersi in una di quelle poltroncine che aveva visto tante volte da lontano.
La donna era tutta vestita di rosa: portava una gonna di stoffa pesante lunga quasi fino ai piedi, un golfino lavorato a mano dello stesso colore, allacciato con degli appariscenti bottoni a forma ovale. Il viso rotondo si adattava alla corporatura piuttosto robusta. Portava i capelli lunghi e tinti di biondo, raccolti in una cipolla dietro la nuca, la pelle del viso era pallida ma spiccavano gli occhi grandi e scuri come le sottili sopracciglia. Le labbra erano truccate di rosso e così le guance. Con uno sguardo deciso e diretto osservava Josephine che si era chiesta mille volte com'era questa signora Lupi, ora ce l'aveva lì da studiare come voleva.
-Vedi questi splendidi fiori? Sono i miei preferiti, ogni volta che li vedo mi ricordo quando era piccolo mio figlio Paolo. Quando era piccolo come te, io e lui andavamo a raccogliere i ranuncoli nei prati. Anni fa se ne trovavano tanti.- Josephine guardava i fiori e ascoltava.
Anche una cinciallegra sulla staccionata osservava i fiori e nel frattempo sembrava che eseguisse un balletto, dondolandosi sulle zampine.
-Mi piace raccogliere i fiori di prato e farli essiccare per L'inverno.- proseguì la donna. &endash; Sai come si fa?- chiese a Josephine.
-No, veramente non ci ho mai provato- disse sorpresa la bambina.
Anche la cinciallegra sembrava sorpresa.
- Ti insegnerò io allora… vedi, cogli quelli che ti piacciono di più, a proposito, quali sono i tuoi preferiti?
- Beh… ce ne sono tanti che mi piacciono, ma in particolare i fiori dell'erica, si… è l'erica che preferisco!
- Con l'esclamazione di Josephine la cinciallegra se ne volò via.
- L'erica è facilissima da far essiccare, ne prendi un bel mazzetto, facendo attenzione di non strappare le radici della pianta, lo appendi capovolto in un locale al buio per qualche settimana. Per l'inverno avrai modo di decorare la casa.
In quel momento si sentirono le campane suonare le cinque del pomeriggio. Anche il sole, che stava volgendo al tramonto proprio dietro al Pizzo Torto, mandava i suoi raggi lunghi e magici sulle montagne circostanti e a valle, sul torrente Drogo, il quale, a sua volta, rimandava riflessi di luce spettacolari ai rari viandanti. Josephine pensò che era proprio giunta l'ora di tornare a casa, doveva aiutare la mamma.
La bambina si alzò e disse: -Mi dispiace, ma ora devo andare.
-Va bene, torna ancora a trovarmi, se lo vorrai, ti insegnerò tanti piccoli trucchi per conservare i fiori! &endash; disse la donna sorridendo.
Una volta giunta a casa Josephine raccontò alla mamma dello strano incontro e della conversazione. La mamma mormorò: - E' proprio vero che c'è sempre da imparare dalle persone!
Così nei giorni seguenti la visita a casa della signora Lupi, Josephine con le sue amiche andò a raccogliere fiori nei prati, poi con il procedimento che le aveva spiegato la signora, li raggruppava in piccoli mazzi e li appendeva al soffitto della cantina. Forse ne aveva appesi anche troppi…sentiva il babbo brontolare ogni volta che entrava o usciva dalla cantina.
Trascorsero due settimane prima che Josephine si trovasse a passare ancora nelle vicinanze della casa colorata.
Stava rincorrendo il suo cane Raschi, quando la sua amica Ottilia venne a trovarla.
- Jo, andiamo a fare un giro al di là del torrente? &endash; le propose l'amica.
- Si, per me va bene, ma devo chiedere il permesso alla mamma. &endash; rispose la bimba.
Con l'approvazione della mamma e, dopo aver promesso di non far tardi, Josephine e Ottilia sgambettavano via felici. Ogni tanto si fermavano a gustare le dolci fragoline che in quella stagione c'erano in abbondanza ai bordi dei sentieri.
Cammina e cammina, giunsero alla casa della signora Lupi, la quale, essendo in giardino e vedendole arrivare, disse: - Chi si rivede!
Oh… questa volta sei accompagnata da un'amica!
Josephine guardò Ottilia, che in quel momento aveva l'aria un po' preoccupata, sottovoce le disse di non aver timore, perché lei quella donna l'aveva già conosciuta e non c'era motivo alcuno di aver paura. Salirono i gradini che permettevano di raggiungere il prato davanti alla casetta
-Prego bambine, sedetevi un momento che mi fa piacere questa bella compagnia!
Le bambine, sedetevi un momento che mi fa piacere questa bella compagnia!
Le bambine si sedettero e la signora offrì loro dei cioccolatini svizzeri, una specialità!
-Racconta Josephine, che cosa ti piace fare quando hai del tempo libero? &endash; Chiese la signora Lupi.
Josephine rimase un po' assorta nei suoi pensieri e poi disse: - Ad esempio, nei mesi scorsi sono stata impegnata con un ghiro.
-Impegnata con un ghiro? Che ghiro? &endash; domandò incredula la donna.
Anche Ottilia sorpresa ascoltava Josephine.
- Il ghiro diventò mio amico dal giorno in cui si è addormentato sul tappeto accanto al mio letto. &endash; spiegò Josephine. &endash; Io cercavo una scarpa…e vicino ad essa ho trovato una castagna e un ghiro!…
Allora ho pensato un po' e ho deciso di addomesticarlo.
L'ho sistemato in una cavità del muro che sta fuori casa e delimita il nostro prato. Ho messo del fieno per tenerlo al caldo. Per tante settimane, prima che arrivasse la primavera, gli ho portato acqua, nocciole, noci. Il ghiro sembrava essere in letargo. Poi un giorno si è svegliato e ha sgranocchiato tutto il cibo che avevo portato. Ogni tanto lo spiavo, per capire se gradiva le mie attenzioni, ma questo non gli dava fastidio.
Anzi, dopo un po' ha iniziato ad annusare i miei piedi e ad osservarmi.
Più tardi il ghiro ha cominciato a seguirmi ovunque andassi con la disperazione dei miei genitori che non volevano che lo portassi in casa.
- E' strano &endash; diceva mio padre &endash; Di solito i ghiri non hanno un carattere facile. Cosa hai fatto a questo per renderlo tuo amico?
- Penso che sia per via del cibo che gli procuro. &endash; dissi io.
- Lo scorso mese di aprile il ghiro, femmina, come ebbi modo di capire, si mise a preparare un rifugio più caldo e raccolto di quello che gli avevo preparato io. SI strappò anche del pelo dalla pancia per renderlo più accogliente. Il mio papà disse che di lì a poco sarebbero nati dei cuccioli.
- Io aspettavo con trepidazione. Purtroppo, forse, una volpe deve aver scoperto il suo nascondiglio e una mattina, sull'erba appena sotto il muro, abbiamo trovato i segni di una lotta. Era rimasto solo qualche ciuffetto del mio ghiro qua e là. E' stato un giorno triste per me. I miei genitori non erano tanto sorpresi. &endash; E' la natura, sai. &endash; mi hanno detto.-
Qualche altro animale selvatico ha rimediato il suo pasto.
Così dal mese scorso, non ho più quel bellissimo passatempo che era accudire il mio ghiro e adesso, intanto che siamo nella bella stagione, gioco tanto all'aria aperta con i miei fratellini. E con Ottilia quando mi viene a trovare. &endash; aggiunse Josephine, guardando la sua amica. &endash; Sai Josephine è una piccola bella storia quella che mia hai raccontato e sono del parere che entrambe amiamo la natura. Ehm….io adoro i fiori e tu…i ghiri!
Tutte e tre risero di gusto.
- Ora, però, dobbiamo andare, altrimenti i nostri genitori cominceranno a chiedersi dove siamo finite!-
- Care bambine è stato un vero piacere stare in vostra compagnia.
La signora Lupi, appoggiata alla staccionata, guardava le due bambine e, mentre la signora continuava ad osservarle, intrapresero la strada verso casa.

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 Ins. 17-08-2004