- Il
volo di Libero
-
- Domani partiremo,
senza saperlo. Oppure sì, ma fingiamo
indifferenza. Qualcosa è scattato dentro. A
sorpresa, il mio cuore ha schioccato uno strano tac! e
ha trasformato i miei giorni in attesa incosciente.
Oppure stavo aspettando questo cambiamento. Sapevo
sarebbe iniziato un giorno, pure senza il racconto di
qualcuno. Deve essere qualcosa che ho con me dalla
nascita. Dormiva, tanto da scordarlo. Adesso è
sveglio. Procede nel mio sangue. Monta in smania di
volare. Come agli altri, anche a me.
-
- La terra mi
stomaca: quando ci sono posato sopra mi sento
arruffato, pesante, intontito. È più
forte della stanchezza. Torno a spiegare le ali,
aggredisco l'aria. Ecco, tutto cambia: sono ancora
giovane, elastico, ardito. Ci sfidiamo fra compagni di
giochi. Cabriamo veloci verso le nuvole e poi
roviniamo scellerati in picchiata, a fianco a fianco,
rasente le pareti del fiordo. "Il primo che
s'impenna sull'onda ha perso". Gonfi di paura
elettrica e felice, rimbalziamo contro il muro gelido
dell'acqua. Il mare può solo spruzzarci e
rimbombare il suo disappunto: l'abbraccio mortale non
è capace d'inghiottirci. Noi siamo figli
dell'aria e del vento: cosa può fermarci? Siamo
immortali. Ma questi stupidi giochi ci annoiano in
fretta: allora, storditi, restiamo sospesi in spirito
santo, insoddisfatti. Da sopra la risacca, scrutiamo
il nostro destino laggiù, lontano, oltre la
linea scura del confine fra l'acqua e l'aria. Qualcosa
arriverà e noi dovremo volare
veramente.
-
- Anche Artica
è cambiata. Non è più l'amica
timida fra le amiche, quella che trepidava per nulla.
Ha smesso di pigolare. Non bisogna trascinarla sulla
falesia per avvitarsi insieme nel cuore del fiordo.
Ora è sfrontata, indocile, frenetica. I suoi
occhi sono colmati da una malizia che non conosco, ma
che accende quando s'incollano coi tuoi. È lei
a lanciare la sfida, a sorprendere con pazzie cui mai
avrei detto si sarebbe lasciata andare, mai avrei
creduto di farmi coinvolgere. La sua ebbrezza è
contagiosa, è una forza d'attrazione che non so
vincere. Lei incrocia dispettosa le mie traiettorie,
interseca esaltata le mie virate e scaccia gli altri
d'attorno. Desidera la nostra solitudine. Mi plana
davanti, volge il sorriso ammiccante ed espone con
insospettata indecenza la sua coda lunga, come se
sotto sentisse bruciare; poi, picchia o cabra
stridula, impertinente, divertita dal mio eccitato
imbarazzo.
-
- Tutto diventa
silenzio. Il vento frena il suo moto perpetuo,
rallentato dalla luce che si stende più lunga
sulla terra. La vita sembra concedere tregua a tutti.
Un momento di pace regalato al nostro mondo, dove
potere scordare ogni cosa che non sia il disco rosso
così basso. Il sole rimbalza sull'orizzonte e
torna a salire in cielo. Artica mi cerca. S'avvicina.
Si preme a me insolita. Sfrega delicata le piume
profumate sulle mie. Cerca con un sospiro strozzato il
tepore sotto la mia ala. E io non comando più
nulla di me. Il cuore si ribella al mio petto,
improvvisamente stretto. La pelle è scossa da
un tremito che non è freddo. Nessun muscolo
risponde. Sono inadeguato all'emozione. Il fiato
è vapore caldo che accorcia il ritmo. Conosco
una nuova vertigine. Intanto, il sole imperturbabile,
senza finire una, comincia un'altra giornata. La
tundra e le scogliere si rianimano, gli stormi e la
risacca tornano ad assordare l'aria. Un fremito.
Artica scatta sfacciata in volo, quasi che il languore
dell'attimo precedente non fosse nient'altro che
l'ennesimo scherzo impudente. Io rimango avvilito.
Succede in me qualcosa di doloroso, che non so
classificare. Vorrei fermarmi per capire, ma non ho
tempo. Il demonio che ci sta possedendo riprende il
sopravvento. Torniamo scaraventati ai nostri voli
insensati. Sono già in aria, la malinconia
è scordata. L'appello irriverente della
gioventù cancella la debolezza con un colpo di
spazzola. Torno a ubriacarmi di vento.
-
- Domani partiremo,
senza saperlo. Non ci sono altre soluzioni. La nostra
indole sopraffa la nostra ragione sbigottita. Ci
sveglieremo stranieri nei nostri nidi. Non
riconosceremo la schiuma del nostro mare, le sue
insenature. Ci domanderemo cosa può attirare in
quegli anonimi ciottoli delle spiagge, i nostri
giocattoli da pulcini. Anche provando a librarci oltre
le nostre capacità, non potremo tradurre quel
che ci diranno le piane, i laghi, le nevi eterne.
Prenderemo l'indirizzo della rotta per casa o verso i
banchi di aringhe. Staremo in cerchi sempre più
larghi, uno in coda all'altro, lo sguardo ansioso di
chi ha smarrito la strada. C'incoraggeremo senza
riuscirci con incerti squittii. Stenteremo a
rintracciare un indizio che ci avverta d'avere
imboccato la via domestica. E ci sentiremo
irrimediabilmente perduti. La stessa terra che ci ha
cresciuti, ci respingerà. Le scogliere azzurre
e i prati giallognoli non ci sono più. Le
betulle hanno perso il loro candore. La luce si
è fatta obliqua. La ruska ha invaso tutto di
rosso ondulato. È il segnale che arriva il
Grande Freddo. Nostra madre terra è stanca di
nutrirci. Ci ripudia. Vuole proteggere il suo lungo
sonno coprendosi di ghiaccio e neve. Così
l'oceano. Tutto dice: "Non c'è più
posto per voi, andatevene". Siamo orfani senza
peccato, ma dobbiamo trovare un'altra
casa.
-
- E allora domani
partiremo, senza saperlo. Per questo sorvolo l'ultima
volta il nostro regno perduto. Giuravamo fosse
irrinunciabile. Invece, abdicheremo per l'ignoto.
Saluto quel che forse non vedrò più
così, ciò cui chissà se
tornerò un giorno. Addio trampolino di pietra
sul fiordo. Addio laghetti dove rincorro gli amici.
Addio ogni onda che mi ha sfamato e divertito. Addio
Salice Nano, ricovero solitario fra una pesca e
l'altra. Addio nuvole che ogni giorno ho cercato di
superare. Le nuvole che mi separano dal Grande Cielo,
dal sogno delle sterne. Volare nel Grande Cielo, senza
nuvole fra le proprie ali e il sole. Volare nella luce
sempre viva, sciolti nel vento. Volare nell'estate
infinita, senza tempo. Volare nella perfezione del
silenzio. Volare senza la fame, il freddo, l'odio, la
paura. Paura come un'enorme spina confitta nel petto,
a stritolare il respiro e assassinare il futuro. Paura
che obbliga a questo volo di protesta disperata contro
l'ineluttabile mistero, contro la stessa forza
dell'esistenza, contro l'insondabile che
attende.
-
- Non sono solo. Il
cielo è pieno di altri come me. Ci dibattiamo.
Soffriamo questo tormento. Non siamo capaci d'imporgli
un nome. Voliamo imbizzarriti. Nelle occhiate che ci
scambiamo, riaffiora l'ombra di una terribile fatica
lontana, così che l'avevamo seppellita per
sempre in un anfratto della scogliera. Un pericolo
scongiurato alla nostra vita. Ora questa certezza non
c'è più. Al suo posto, mille dubbi
improvvisi. Voglia d'accucciarsi fra i licheni. Solo
Ukko resta imperturbabile. Da quassù è
una macchia grigia e nera in sfida colle raffiche
rabbiose del vento. Chi direbbe che quel minuscolo
punto cocciuto fra continente e oceano sia il capo di
un clan? Da quella macchia dipenderà la
sopravvivenza di una generazione e la
possibilità di un'altra. A quella macchia
consegneremo senza domande la nostra fiducia, ogni
nostra speranza. A quella macchia sento d'affidarmi,
senza remore. Ma da lui adesso vorrei almeno un cenno
di conforto, un gesto che mi acquietasse: "È
tutto normale, Libero. Domani partiremo".
-
- - "Che ne
pensi?"
- - "È
tempo di partire"
- - "Quei nuvoloni
laggiù. Non dicono niente di buono, intendo
dire"
- -
"Vero"
- - "Ancora
qualche giorno. Poi nevicherà"
- - "Ha già
cominciato"
- - "Direi anche
che fa più freddo"
- - "Lo
sento"
- - "Allora, si
parte!"
- -
"Dobbiamo"
- - "Anche noi, E
dove andrete?"
- - "Dall'Altra
Parte. Dove gli umani chiamano la Terra del
Fuoco"
- - "Un bel
viaggio! Non riesco a immaginare quanto sia lontano il
posto dove andrete, intendo dire"
- -
"Già"
- - "Ma
conviene?"
- - "Il mio clan
lo ha sempre fatto"
- - "È
pericoloso. Un volo così lungo, intendo dire.
Potreste perdere molti elementi. potreste perdere
tutti i giovani"
- - "Il mio clan
lo ha sempre fatto"
- - "Béh,
le tradizioni si possono cambiare. Se conviene,
intendo dire"
- - "Ho sempre
fatto questo viaggio, in tutta la mia vita. Chi era
mio padre ha fatto altrettanto. Chi fu mio nonno fece
allo stesso modo. Ieri i loro padri gl'insegnarono a
seguire la rotta che seguiamo noi oggi per insegnarla
ai nostri figli che la batteranno domani. Il mio
popolo vive da sempre così. Non c'è
altro modo. Domani partiremo"
- - "Sei un bel
testardo, Ukko"
- - "Un Codalunga
non ha alternative. Noi dobbiamo vivere nella luce
perenne"
-
- Ukko è
irritato. Non tollera interferenze quando discute col
capo di un altro clan. Figuriamoci di un'altra specie.
Nulla deve sminuire il suo prestigio di monarca,
soprattutto quando si manifesta in pubblico. Il suo
sguardo ha dissolto tutta la determinazione con cui
l'avevo avvicinato. Gli occhi s'abbassano non solo per
omaggio, ma per vergogna della mia scandalosa
impudenza. E timore della punizione.
-
- -"Ebbene?"
-
- Adesso non
è solo la mia presenza a indispettirlo. Lo
infastidisce ancor più il mio silenzio
imbarazzato e inopportuno. Avevo una sola domanda da
fargli. Per giorni l'ho rimuginata, accumulando scorte
di coraggio da spendere in un quesito. Era importante.
Ma ora non sono capace nemmeno di un pigolio. Ho perso
la cifra dei miei pensieri. Non riesco a riconoscere
due parole da coniugare con senso in un suono. La
lingua si rifiuta d'aiutarmi a pronunciare una nota
qualsiasi, anche se in gola preme una folla
disordinata di voci. Ma qualcosa devo dire, ora che
sono qui invadendo il suo spazio.
-
- - "Ti sei
perduto?"
- - "No, Ukko.
[...] Io... [...]"
- - "Se hai
qualcosa da dire, ti ascolto"
- - "Sì,
Ukko. Allora... [...] Da qualche giorno...
[...] non so come
spiegarmi..."
- - "Cerca di
farlo"
- - "Sì, va
bene. Io... [...] è come se...
[...] Ukko, sta per succedere qualcosa,
vero?"
- - "Domani
partiremo"
-
- Ero convinto che
questa risposta m'avrebbe avvolto in un caldo
conforto, come quello di una cova piena di piume.
È la risposta tanto attesa, capace di quietare
il bollore del sangue e domare tutte le stravaganze.
Dovrei chetare, trovare pace. Semplicemente riannodare
la vita al presente, come facevo fino a qualche giorno
fa sopra i cavalloni ripieni di merluzzi. Invece
l'inquietudine non vuole cedere: piuttosto di mollare
la preda essa tramuta in ansia differente, ma
altrettanto soffocante.
-
- - "Dove ci
porterai, Ukko?"
- -
"Via"
- - "Via
dove?"
- - "Via di
qui"
- - "Come
faremo?"
- - "Come è
sempre stato fatto"
- - "Io non
conosco il passato. Come faremo?"
- - "Seguiremo la
Via degli Uccelli e il Chiodo del Nord, se non
sarà il sole a guidarci"
- - "E voleremo
sempre?"
- - "Voleremo
quanto dovremo volare"
- -
"Perché, sarà tanto?"
- - "Sarà
quello che dovrà essere. Non è compito
tuo stabilirlo"
- - "Ma
perché dobbiamo andarcene? Non possiamo restare
qui? Questa è cosa nostra"
-
- Ukko è
insofferente. Troppe domande. Non vuole che la
strolaga con cui s'intrattiene lo reputi un capo
debole. Rimane distaccato, ma se potesse, mi avrebbe
già scacciato col suo becco arancione. Dovrei
ritirarmi riverente. Io però non posso
trattenere la voce. Ho iniziato a chiedere: la
curiosità e l'ansia battono la soggezione e
chiedono soddisfazione.
-
- - "Ukko,
perché non rimaniamo? Questa è casa
nostra"
- - "La morte
ghiacciata avanza veloce dal mare. Fra poco qui
sarà solo tenebra"
- - "Non
capisco"
- - "Non avremo
sole. Non avremo cibo. Avremo solo neve e inedia.
Domani partiremo"
- - "Non è
vero. Non ci credo. Il sole non scompare. Non serve
andare a cercarlo altrove"
- - "Hai sentito,
Ciro? Ci siamo sempre sbagliati! Il sole non scompare.
E dove vorresti trovarlo, se per caso tu restassi qui
e la luce non ci fosse più?"
-
- Lo scherno di Ukko
brucia. È un richiamo alle posizioni. Il mio
grado consiglia il silenzio. A farmi parlare è
la rabbia cocciuta dell'umiliazione.
-
- - "Non serve
partire. Il sole non scompare. Il sole c'è
sempre. È nel Grande Cielo. Se proprio dobbiamo
muoverci da qui, dobbiamo volare oltre le
nuvole..."
-
- Esplodono da non
dove lampi di dolore. Fitte che trapassano,
improvvise. Ukko ha attaccato. Si è alzato in
volo furibondo. Il suo becco aggressivo ha impartita
la severa lezione e desidera continuare. Ha picchiato
il livore del comando discusso. Inammissibile
oltraggio al potere, lesa maestà: il blasfemo
che osa contestare in forza della sua ignoranza
è stato colpito dal nobile sdegno. Vorrei
fuggire, ma so che non devo senza il suo ordine.
Vorrei piangere, ma so che non devo se voglio evitare
il suo totale disprezzo. Devo aspettare i suoi colpi,
senza scansarne uno.
- "Giovane
stupido chiacchierone, lasci parlare l'età,
invece di controllarla. Il Grande Cielo non si
può raggiungere. Non è per noi. Il
Grande Cielo non esiste. Il sole esiste. È la
nostra vita. Senza sole, siamo condannati: questo devi
capire. Se non ci riesci, tieni per te questa pazzia.
Non coinvolgere nessuno. La luce perenne è la
speranza della nostra esistenza. Chi devia, condanna
sé all'estinzione. La nostra sopravvivenza non
può permettere che neanche ciò avvenga.
Meglio per te ubbidire. Non parlare più di
Grande Cielo, non pensarci nemmeno. Né in mia
presenza, né in mia assenza. Ora
vattene"
-
- Vorrei. Il corpo
sordo però rimane schiacciato a terra. Il
terrore della sua furia m'impedisce ogni mossa. Ukko
è tornato a sfidare il vento e l'oceano. La
virulenta indignazione è sgorgata via dai suoi
occhi. Il despota scatenato dall'irriverenza del
suddito è dileguato senza traccia. Per lui,
tutto questo non è successo. Le mie ferite non
esistono. Lui non ha mai lasciato il suo posto,
né ha interrotto la conversazione col suo pari
dell'altra specie. È sempre stato lì a
contare i segni lontani verso cui punta lo sguardo
corrucciato. Ha riconosciuto l'arrivo dell'esercito
imbattibile che scaccerà il sole. Ha
individuato le avanguardie nivee spuntare nella
nebbia. Niente può, deve distrarlo mentre spia
il futuro. Deve comandare il momento giusto della
ritirata. Spetta a lui sollevarci da questo peso. Sa
di non potere sbagliare. Un solo errore, la nostra
rovina.
-
- - "Per essere un
subordinato, è un
bell'insolente"
- - "È
giovane"
- - "Hai fatto
bene a dargli una bella lezione. Ognuno al suo posto,
intendo dire. Io non so. Se avessi contestato
così il mio capo alla sua età, eh! -
chissà come sarei finito"
- - "È
giovane. Non parla con esperienza. Ha
entusiasmo"
- - "Appunto.
Esperienza. Se non prevale, siamo solo carne facile
per i girifalchi. Quel che manca è il rispetto.
Troppo poco rispetto. Tanta maleducazione, altro che
entusiasmo! - intendo dire. Nel mio clan, queste cose
le lascio capitare"
- - "Hai visto
anche tu. È stato punito"
- - "E bene.
Vedrai, non metterà più becco nei tuoi
ordini. Ci vuole più autorità con questi
giovani. Sono ribelli"
- - "Se non lo
fossero, tu e io non saremmo qui
adesso"
- - "Ma certo, non
intendo dire questo. Io dico che
però"
- - "Dove andrai
col tuo stormo?"
- - "Oh, come
sempre. Scenderemo verso il Mare Chiuso Fra le Terre.
È pieno di umani, ma c'è ancora
abbastanza cibo. E c'è tanto sole. Caldo il
giusto. Quasi mai tempeste, venti leggeri. Non
c'è malaccio, insomma. E il viaggio non
è lungo"
- - "Sembra una
decisione saggia"
- - "Perché
non venite con noi? Sai che mi piacerebbe viaggiare
con te, intendo dire"
- - "Non siamo
strolaghe"
- - "Che
differenza vuoi che faccia se una sterna sverna in un
posto o in un altro, con chi, perché. Quel che
conta è stare lontani dal freddo, dai pericoli,
colla pancia piena e un bell'harem! Quel che conta
è vivere, intendo dire. Il come, per noi non
è poi così
importante"
- - "Là
dove andrai, il sole è sempre in
cielo?"
- - "Béh,
certo che no. Ci sono il giorno e la
notte"
- - "Noi siamo
vivi solo nella luce"
- - "La notte ha
il suo scopo. Si dorme. Ci si può nascondere
più facilmente dai nemici. Non è una
cosa così terribile"
- - "Per noi,
sì. Noi siamo vivi solo nella luce. Grazie lo
stesso"
- - "Ukko il
testardo, eh? Béh, non è una
novità, vecchio mio. Se ci ripensi, hai tempo a
trovarmi fino a domani"
- - "Non
c'è permesso ripensare. Seguiremo la nostra
natura"
- - "Allora addio
Ukko. Spero di rivederti alla prossima primavera.
Buona fortuna"
-
- - "Che fai
ancora qui?"
-
- È andato
via. Non ha aspettato la mia risposta. Era inutile,
come me. Una perdita di tempo prezioso. Adesso
è già altissimo in cielo. Un punto
bianco in sfida colle raffiche rabbiose del vento.
Vedetta sotto le nuvole. quasi non lo vedo più.
Anch'io vorrei essere capace di volare così.
Arrivare lassù con un battito d'ali, in
vortice. Come fa lui. Un giorno sarò come Ukko?
Volerò anch'io sotto le nuvole? E magari quella
volta proverò a superarle? Chissà se ha
tentato una volta di volare oltre. Andare nel Grande
Cielo! Chissà se ha veramente ragione.
Chissà se il Grande Cielo non esiste. O esiste.
E se esiste, qual è il suo vero confine? Sono
proprio quelle nuvole? O è la nostra ansia di
sapere? Oppure è la nostra attesa di
felicità? O più semplicemente è
un'altra vita, che non conosciamo finché siamo
attanagliati a questa, da cui non possiamo tornare per
raccontarla agli altri? Perché Ukko rifiuta il
Grande Cielo? Cosa nascondono quelle nuvole? Qualcosa
di terribile? Un paradiso che non è per tutti?
La dannazione? La grazia? Devo saperlo. Lo
saprò, perché questo pensiero altrimenti
non mi darà pace. Un giorno toccherà
anche a me sfidare Ukko. Temo l'arrivo di
quell'occasione, ma so che succederà.
Dovrà succedere. Non potrò rifiutare
quel momento. Il sangue mi obbligherà a non
indietreggiare di fronte al suo sguardo severo,
perché improvvisamente non mi farà
più paura. Forse ne avrà lui, forse no.
Anche lui dovrà accettare la sfida. Anche il
suo sangue supererà la semplice volontà.
Magari in quel mentre sarà stanco o deluso o
altro lo preoccuperà di più. O la sua
saggezza troverà stupido battersi. Non
potrà lo stesso ignorare il nuovo rivale.
È condannato a difendere senza tempo il suo
trono o a soccombere sotto gli artigli. Allora dovremo
lottare e può darsi che perderò per
sempre. O vincerò e sarà lui a doversi
inchinare. Vassallo di un nuovo re. Forse allora il
Grande Cielo si aprirà pure per me.
L'autorità mi lascerà provare a
raggiungerlo. Finalmente saprò.
-
- Quello che so
adesso, però, è che domani partiremo.
Senza saperlo.
-
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