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- Ardesia Cupa e Turchese
Limpido
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- Occhi di raro colore turchese, limpidi come
il mare del Sud, grandi e inquieti, mi guardano
attraverso la stanza. Lanciano messaggi
contraddittori, esprimono paura e sfida.
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- Sono immersi in un viso grande, troppo
pieno. I contorni appesantiti del volto lasciano
appena intuire una ossatura facciale forte ed
elegante. Corpo altrettanto massiccio,
troppo
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- per una quindicenne, incurvato nel tentativo
mal riuscito di nascondersi in un pullover
oversize, pesante, del colore tetro dell'ardesia. I
capelli nerissimi sono raccolti da un
elastico.
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- Siede tutta sola, in fondo all'aula, i
gomiti verso l'esterno, mani cacciate nelle tasche,
come a volersi proteggere. Le gambe sono stese in
avanti con falsa disinvoltura.
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- I jeans sembrano incapaci di contenere le
forme troppo pesanti. Pesanti soprattutto per chi
le indossa. Non ho mai visto un corpo esprimere
tanta sofferenza, tanta insofferenza di sé.
Siede in fondo all'aula. Sola. Spalle al
muro.
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- Le altre ragazze si scambiano abbracci,
confidenze sui propri amori, raccontano, ridono per
cose inconsistenti. Sono contente di ritrovarsi.
Mostrano souvenir, gadgets, scarpe assurde, pazze
t-shirts, sederi che finalmente entrano in una
taglia più piccola.
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- L'hanno vista, osservata, squadrata con
curiosità. Lei se ne sta sola, aria
diffidente, atteggiamento di apparente chiusura,
ostilità quasi.
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- Nessuna le si avvicina. Risponde ai saluti
senza sorridere. Il suo atteggiamento respinge. Gli
occhi no.
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- Occhi color turchese limpido, profondi e
intensi come trasparenti fondali. Frangiati da
lunghe ciglia nere, comunicano altro: insicurezza,
paura di una situazione nuova, il non sapere come
muoversi, il vergognarsi del proprio corpo,
l'esitazione a parlare con un accento
diverso.
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- Noi, nella nostra valle, grigia terra di
fabbriche, siamo, da tanto tempo, terra di
immigrazione. Noi siamo abituati ai forestieri, li
abbiamo sempre accolti con simpatia.
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- Ma lei questo non lo sa. Lei è appena
arrivata con la famiglia, per il trasferimento del
padre.
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- Si sente oppressa, intrappolata dai nostri
colori spenti. Via dalle giornate di luce
abbacinante. Via dalle distese di ulivi sotto il
sole. Dal mare del colore dei suoi occhi. Dal paese
in cui conosce tutti, in cui tutti la conoscono. In
cui la gente parla con il suo stesso
accento.
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- A ottobre qui dalle nostre parti i cieli
sono grigi, la temperatura può essere
già bassa. Magari non per noi, che ai veri
freddi siamo abituati, certamente non
oggi.
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- Eccola lì, avvolta in quon farsi
guardare. Lo sguardo però sembra chiedere
aiuto, anche se mantiene una diffidente
distanza.tivo di esserci e nello stesso tempo di
non farsi guardare. Lo sguardo però sembra
chiedere aiuto, anche se mantiene una diffidente
distanza.
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- Parla poco, solo quando la interrogo, non
partecipa alle discussioni. Lo sguardo vivace, il
volto attento dimostrano il suo interesse, ma devo
sempre sollecitarla a parlare.
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- Dico sottovoce il proprio nome: Esita
perché pensa che sia insolito, fuori moda.
Qui si chiamano Jessica, Cinzia, Debora. -
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- Teme di essere derisa. Dalle compagne si fa
chiamare col suo secondo nome, Claudia. Come
Claudia Schiffer, come Claudia Koll.
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- Anche quando i termosifoni sono accesi e
qualcuno socchiude le finestre perché fa
troppo caldo, lei resta infagottata nel suo pesante
magione. Nell'ultimo banco. Sola.
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- Se esce dall'aula si muove nei corridoi con
aria di sfida, sempre avvolta nel pullover color
ardesia. Sola.
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- ***
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- Riapertura delle scuole. Stessa
stanza.
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- È seduta in prima fila. Gli splendidi
occhi sembrano ancora più chiari e limpidi
nel volto abbronzato. Come un anno fa traboccano i
messaggi. Occhi immensi, sicuri, luminosi, mi
guardano sereni, sorridono. Occhi che ora dominano
in un volto splendido, che ha perso ogni eccesso di
grasso. Gli zigomi, alti e forti, sono in piena
evidenza.
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- I lineamenti marcati, intensi, esprimono
voglia di vivere come i volti mediterranei
più belli. I capelli sciolti ricadono sulle
spalle, massa vivace di riccioli neri. Li scuote
mentre parla, con allegra provocazione.
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- L'informe maglione scuro non c'è
più, anche se la giornata non è delle
migliori. Indossa una t-shirt turchese, dello
stesso colore profondo dei suoi occhi, del mare
della sua Calabria.
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- Siede, gambe distese in avanti, piedi
incrociati in disinvolta sicurezza.
- T-shirt e jeans sottolineano forme piene e
armoniose: Non uno di quei corpicini secchi che
vanno di moda oggi.
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- Corpo giusto, dicono gli sguardi dei ragazzi
più grandi.
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- Spalle diritte, non c'è niente da
nascondere, semmai due seni e un sedere che qualche
compagna potrebbe invidiare. Forme che rassicurano,
per confronto e insieme per identificazione,
qualcuna delle più cicciottelle.
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- Si muove con eleganza, ride volentieri. Con
le compagne parla delle vacanze giù al
paese: "Sai, da noi, è ancora estate. Sono
appena tornata. Giù c'è un sole...
L'acqua è calda come ad agosto. Delle
nuotate favolose!!!".
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- Qui sono apparse le prime nebbie. "Davvero?
Beate te! Guarda qui da noi!". Le compagne
ascoltano attente, quasi con una punta di
invidia.
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- Per noi il mare, così vicino, eppure
così lontano, invisibile oltre l'Appennino,
è un qualcosa che si vive solo in piena
estate. Vedono, con la fantasia il bianco paese
calabrese. Luce abbagliante. Distese di ulivi. Sole
ancora estivo. Spiagge immense e mare turchese
limpidissimo.
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- Ha portato dolcetti tipici della sua terra,
che suscitano la curiosità, la
golosità di tutti. Si tuffa disinvolta, con
il suo accento marcato, nel festoso intreccio di
chiacchiere, di confidenze, di esclamazioni. Le
compagne ascoltano attente.
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- Ammirano il colore smagliante della sua
t-shirt, la abbracciano. Commentano con lei gli
sguardi dei ragazzi.
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- Chiedono spiegazioni su una sua espressione
dialettale che non capiscono. Lei dà la
"traduzione". La trovano divertente, ridono tutte
insieme: entrerà nel gergo della classe.
È una di loro.
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- Nelle discussioni interviene, si infervora,
sa difendere le proprie posizioni. Propone punti di
vista nuovi, li sostiene, sollecita e aiuta le
compagne più timide. Nella classe è
una leader.
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- Sorride a un professore appena arrivato che
le chiede il nome. Risponde spontanea, sicura: -
Immacolata! -.
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