Poesie di Rita Canepa de Franchis

A Maria José Regina d'Italia

 

Ti sia dolce

Il dormire

Tra le montagne

Imbiancate

D'argenti riflessi

E lunari armonie.

Ti sia dolce

Il sentire

Che un giorno

Tornerai

Nell'antica Patria

Da dove

Non sei mai partita.

Un canto di giustizia

Al cielo salirà.

Noi saremo là

Ad aspettarti

Innalzando nel silenzio

Una preghiera.

Se

 

Se io fossi

Albero di cera,

frammisto d'api

e di terra antica...

Se io potessi

trovarmi e perdermi

Tra zolle e desideri...

Io, non sarei,

se non nella tua vita.

Presente e assente,

odore di marea,

pensiero di te...,

più pensiero.

Sola, ora,

mi svesto

d'oro e di malinconia,

nuda di ricordi.

Forte, nel tempo,

riprendo il mondo

e non so più

chi tu sia.

ARCOBALENO

 

Infrango vetri

di grigi colori,

suoni relegati

in anfratti di desiderio.

Non è dato

scegliere la porta.

Percorrere

una voluta via.

Spalanco allora

la finestra

dell'anima sopita.

Grappoli di nubi,

voli d'azzurro cielo,

fiori di corallo,

spuma di mare,

voglio solo vedere,

finché io sarò.

MIO CRISTO

 

Sul Golgota della vita

Ti incontro, mio Cristo.

Sono sassi,

di pietra,

i miei passi

e foglie

di colore indefinito

le mie parole sparse.

Croce su croce,

spina su spina,

il dolore scolpisce.

Ardo

di ingiustizia infuocata

e anelo

stigmate di verità.

Io, granello

d'anima ferita,

Ti chiamo.

Proteggimi

da chi potrò

ancora incontrare.

Andrò

 

E il sole in me sia.

Più oltre andrò,

oltre la scogliera,

senza bisaccia.

Odore di muschio

e rugiada amara

sostanze siano,

nel mio peregrinare.

Con l'ali spiegate

cercherò

dove ancora

poter trovar

chi, come me,

crede

sia possibile volare.

Non so

Non so

chi voi siate

luci dell'anima,

staccate

dalla barriera del pensiero.

Forse

dolori interposti

spesso nascosti

nei baratri

di pianti bui.

Dalla ringhiera della vita

guardo,

cercando di capire

come essa sia

breve

ed infinita.

Figlio Mio

 

Vorrei

morire

ai piedi d'una quercia.

Scandendo

piano

l'ultima preghiera.

Vorrei

andare via.

Scaldandomi

il sole

nel cielo

alto.

Vorrei

sentire

il vento dell'est

attraversar l'anima mia.

Vorrei

lasciare

l'ultimo sorriso

solo

a te

figlio mio.

Vorrei...

solo

se Tu vorrai

mio Dio.

È tornata primavera

 

Come nelle fiabe

che ti raccontavano

quand'eri piccina...

ti eri persa, Franca Maria,

in una buia foresta.

Sola, con le tue paure,

ti sembravano lontani

i giorni di festa.

Era solo un sogno,

è passato ormai.

L'Angelo della Spada

ha voluto ferire

perché tu potessi capire.

Ora posso dirti che,

è tornata primavera.

Esplode in te

la vita più vera.

È un fuoco d'artificio,

tutti ti sono accanto.

Tu scopri

com'è dolce il pianto.

Un turbine ti prende,

fatti trascinare.

Il sole ti sfiora,

quasi ti accarezza,

chiudi gli occhi,

liberati da ogni incertezza.

Danza, vagando,

cerca tutto di sfumare.

Gioca con la vita,

girala e rigirala,

ruotala nell'aria,

sfogliala col pensiero,

ogni petalo un desiderio.

Amica cara sincera,

hai raggiunto il mio cuore,

insieme possiamo andare...

 

Oltre il Tempo

 

Giorni

d'acqua chiara

a ricordare.

E più

non so.

Silenzio

e granito

martellano

la mente.

Racchiudono

i pensieri

oltre

i desideri.

Persi

negli abissi

del tempo

sconfinato.

E più

non so.

Aspra

 

Si accendono

i ricordi

di mare e d'ali bianche.

Specchio

di riflessi

e palpiti

mai sopiti.

Intreccio d'alabastro

e sogno

mai dimenticato

tu, sei per me,

Aspra amata.

Carezza

appesa

nel ricordo,

bruco d'anima

sottile,

gioco di foglie

rugiadose,

nei sentieri di terra antica

e, nel ritrovarti,

canto la vita.

 

 

Affreschi murali

 

Nell'invisibile gabbia della vita

noi, fantasmi,

con vari ruoli,

ci alterniamo.

A intervalli regolari

alziamo il sipario.

Mutano gli eventi,

forse gli spettatori.

Noi continuiamo

a fasi alterne,

finché, stanchi,

cominciano a posare.

Senza più guardare

i mille cadaveri eccellenti,

con cui ci amavamo

circondare.

Sono statue di gesso sgretolato.

Camminiamo,

non c'è più tempo

di fermarci a guardare.

Non c'è più tempo.

Nell'ultimo atto

vorrei

la maschera togliere

e, chi sono io,

solo al cielo mostrare.

 

E così via...

 

E così via...

inchino la testa,

è ora di andare.

Non capisco,

ma mi devo allontanare.

I giochi del destino hanno così stabilito.

Chiudo il libro,

abbasso le palpebre,

velo il mio cuore

perché

non possa soffrire.

Stringo i pugni per non urlare.

Inchino la testa,

perché proseguire?

È tutto scritto.

Nei sottili mondi dell'essere,

illuminate forze aprono antiche porte,

mi fanno entrare.

Voi che mi vedete,

voi che sapete,

tenetemi per mano,

guidatemi piano.

E così sia...

inchino la testa.

Rimango sola ad aspettare.

Un fiore reciso

 

Giocava vicino al mare...

castelli di sabbia e sogni di conquista.

Viveva...

Era solo un bambino.

Ora è un'anima che vaga

e cerca, ancora,

carezze e abbracci d'amore.

Non sai, piccolo,

a tua madre

hanno spezzato il cuore.

Ora è un essere che vaga.

Dimmi, tenero fiore,

chi ti ha reciso?

Cerchiamo...

Chiamiamo il Dio dei Venti,

che fa uscire i demoni dai corpi

malati e sepolti.

Invochiamo il Dio dei forti,

che non teme i sani e i distorti.

Ora, madre, piangi.

Libera il tuo dolore.

Mi inginocchio al tuo fianco.

Tu, ascolta il mio pianto.

 

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agg. 1 febbraio 2002