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- Editoriale a cura di Umberto Montefameglio
- Luciano Erba: Il cavaliere del garbo nella terra di mezzo di Massimo Barile
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Poesie di Luciano Erba
DA: IL NASTRO DI MOEBIUS *** AFFINITÀ - Per aver perso la strada
- contro la nebbia
- non ho più fretta.
- ogni tanto un passo
- come il corvo
- che batte l'ala, sbadato.
- Se mi vedi con gli occhi sulle stoppie
- è come l'alba
- che sapemmo amare.
*** MEA MINIMA CULPA - Non ho che lana sul petto
- per sentire più mia
- e più viva la pelle:
- come sei fossi tu
- distesa al sole.
- La mano iscurita
- si riposa su colpe senza storia
- e vi fa cenno
- voi che finite il giorno all'osteria.
*** DA: IL MALE MINORE *** El mundo es un laberinto poético *** IL CAVALIERE DEL GARBO - Oppure
- svernare agli ultimi piani
- nelle cento città. Una corda
- molte corde
- da una parete all'altra, dai soffitti
- al pavimento. Tese.
- E il quiete soleggiare sulle dimore.
- Mie Rosalbe Carriere
- rivedrò i vostri ombrelli piumati?
- miei sogni aprirò
- le vostre chiuse cerniere?
*** ALTRA PASSEGGIATA - Solitudine folle mi fa dono
- della vela sul mare, del convento
- di terraferma
- assorto animale di presepio
- sulla gobba più aerea di Appennino.
- Montagna che non speravo!
- Sulla strada che sotto ricinge
- si arruffa la primavera se passa
- la muta della nuova ricchezza.
- Li ho visti
- fronti calve al volante
- donne ambrate e mafiose
- certe
- nel cuoio allegro delle carrozzerie.
- Lontani i motori dei domenicanti
- restiamo noi pietre chiare nell'azzurro
- chi ci protegge?
*** DEVOTIO MODERNA - Venerdì posate d'argento
- aringa del mare del Nord
- prima digestio fit in ore
- e lo spero di cuore
- tu a buon conto vessillo biancogiallo
- dalla torre più alta del castello
- metti in fuga gli stormi dei demonî
- pomeridiani unghiati ben decisi
- a punire in stomacho vili
- l'obbedienza ai precetti vescovili.
*** TORINO-MILANO - Fiori gialli
- zinnie doppie eliotropi
- ogni casello è una vampa
- allegra tra il ferro dello Stato.
- Sorridi?
- anche tu forse del domani
- diviso con uno di quei volti
- di donna che assorti ci dicono
- ai passaggi a livello
- l'avaro segreto della risaia?
- Mondine
- ci si guarda un tratto di binario
- il treno ha fretta
- s'annullano i caselli...
*** MILANO - Curva tesa e verde del treno
- si arriva
- c'è caldo lungo dalle fonderie.
- L'operaio pedala al suo vagone
- arenato nell'orto
- si legge ancora
- III classe in numeri gialli
- qui sento tutti i viaggi.
*** AUTUNNO A MILANO - Anche in città fanno fuochi di stoppie
- oltre barriera dove arrivano i merci.
- In un cortile
- hai sentore di terra e di radici
- ti attristi col naso a mezz'aria
- sul tuo inutile fiuto d'indiano.
*** SOLE DELL'AVVENIRE - Tutti siamo lavoratori
- un numero di sassi
- è il tuo nome
- e già abiti la casa senza porte
- hai lavato contenta in riva al Po.
- Compagni sarete invitati
- per carne e cetrioli
- una sera d'estate
- come ora, contro gli schiaffi, uniti
- e la festa riuscirà.
*** DA: IL MALE MINORE II *** LE BEAU DIMANCHE - Tenne chiuse le imposte
- tutto il pomeriggio
- forse uscì
- forse rimase.
- Ora esce azzurra
- e va per il balcone
- come una tigre.
- La guardo e rientra.
- E poi esce ancora
- appoggia un cuscino sulla pietra
- e guarda in strada
- finire la bella domenica.
*** DOMENICA IN ALBIS - Questo è un regno di pioggia, un mondo vizzo
- di fantesche accordate ai music halls
- di bambini sospesi a un palloncino
- color lampone, vicino fuma il padre
- ha le guance screziate dal rasoio.
- Questo è un giorno di festa che ti esilia
- alla soglia d'amore e dell'addio
- a due mani di donna che tu hai visto
- indugiare un istante tra le perle
- di una breve collana
- sembravan dire
- per noi la vita è sempre mañana.
*** DA: IL MALE MINORE III *** QUALCOSA - È una via di Milano
- e veloce
- vado verso occidente.
- Già si vedono delle luci
- ma il cielo è ancora chiaro
- chiare le nuvole lontane.
- Tra poco svolterò
- per tornare ai miei libri
- raccolto
- nel loro segreto
- e a notte
- sarò dietro le imposte
- come una statua ansiosa.
*** TABULA RASA? - È sera qualunque
- traversata da tram semivuoti
- in corsa a dissetarsi di vento.
- Mi vedi avanzare come sai
- nei quartieri senza ricordo?
- Ho una cravatta crema, un vecchio peso
- di desideri
- attendo solo la morte
- di ogni cosa che doveva toccarmi.
*** QUADRILATERO SARDEGNA - Sfollava il fumo dalla stanza
- eri insonne a un presagio di vecchiezza.
- Chiedevi
- musica d'altri cortili
- tacerà per poche coppie azzurre?
- Sentivi la boccia contro l'asse
- dei giocatori al circolo
- vedevi la levità di una casa
- eri per dire
- chi vuoi che sbagli la notte delle sfere?
*** A ME STESSO - Compio gli anni, mi faccio gli auguri
- e riconosco nell'aria
- le odorose femmine inquiline.
- Finestra come una grata!
- che l'alba mi portavi
- dei miei primi viaggi
- e i lividi mattini
- nei letarghi d'inverno!
- Ai vetri poca natura
- tempeste estive o sere
- di neve caduta
- fascinava la vista.
- Notti di strada maestra
- sognavo, e l'Orsa alla destra:
- ebbi le stelle in vermeille
- dei vecchi sulle terrazze
- nelle bianche poltrone.
- Crebbi al mistero
- di lindòri raminghi, del segnale
- di una civetta di periferia.
*** DA: ZUNETTE E CAROLINA *** GLI ANNI QUARANTA - Sembrava tutto possibile
- lasciarsi dietro le curve
- con un supremo colpo di freno
- galoppare in piedi sulla sella
- altre superbe cose
- più nobili prospere cose
- apparivano all'altezza degli occhi.
- Ora gli anni volgono veloci
- per cieli senza presagi
- ti svegli da azzurre trapunte
- in una stanza di mobili a specchiera
- studi le coincidenze dei treni
- passi una soglia fiorita di salvia rossa
- leggi «Salve» sullo zerbino
- poi esci in maniche di camicia
- ad agitare l'insalata nel tovagliolo.
- La linea della vita
- deriva tace s'impunta
- scavalca sfila
- tra i pallidi monti degli dei.
*** DA: L'IPPOPOTAMO - se mai ti ricorderò come una madonna senese
- tu così bruna, poco ovale, assi illirica
- sarà che a volte nel segreto degli occhi
- passò una luce d'immensa dolcezza
- e tanto bastò perché apparisse un ciel d'oro
- di pietà, di letizia sulla selva dei tuoi capelli.
*** TRISTI GIOCHI DI PAROLE - su uno sfondo di muri giallini
- cespi di tagetes e fogliuzze rotonde
- che spuntano da minimi cerchi di terra
- attorno ai giovani tassi di un ospizio:
- il sole non fu mai così mite
- su queste bianche sedei di vecchi.
- Un giorno arriva una lettera tassata
- invita a ritirare gli «effetti personali»,
- un pastrano, qualche calza spaiata
- un numero incredibile di lamette di rasoio
- uno spelato pennello di tasso
*** RICHIUDENDO UN BAULE - Quel berrettuccio di lana vergine
- bianco grigio e marrone
- comprato in un folto di abeti
- da un'indiana della riserva Sioux
- (starà bene alla seconda bambina
- che ha un taglio d'occhi un po' samoiedi)
- anni dopo lo ritrovo in fondo a un baule
- di un'umida casa in campagna.
- Neppure messo una volta
- sembra ora un passato di castagne
- quasi un mont-blanc, ma seduto.
- E dire che l'indiana aveva sorriso
- accarezzato il cavallo
- e che il sole tra gli alberi...
- Ma addio Montagne Rocciose
- hand knitted original article!
- (1975)
*** HO MAI TROVATO - cercando bacche e raddrizzando torti
- da questa parte nevosa delle alpi
- accompagnato solo dai miei passi
- accompagnato solo dai miei morti
- ho mai trovato
- ho mai trovato un esercito spagnolo
- che per stolido scambio di persona
- mi lasciasse a me stesso in fondovalle
- tra spine e infiorescenze azzurre e gialle
*** SE NON FOSSE - Se non fosse per queste piccole cifre
- per queste ultime e umili cifre
- un tempo si sarebbe detto centesimi
- per le quali il totale delle entrate
- non fa rima con quello delle uscite
- e non quadra il bilancio di fine d'anno
- (la nebbia sta invadendo le terrazze
- ma il fumo sale dritto sopra i tetti?
- gli immigrati lanciano petardi
- que le blanc ne se casse, mi raccomando)
- se non fosse per queste minime cifre
- ma discordi, e che fanno la spia
- non si starebbe a risalire i conteggi
- per trovare il nodo, il principium erroris
- la smagliatura, il 5 per un 6
- (ma la svista era un 8 per un 3)
- non si avrebbe l'eureka, né la folle discesa
- per le scritture, né l'arrivo in volata
- sino all'abbraccio del dare e dell'avere:
- ora saltino i tappi di spumante
- e sia zero anche questo
- mio ennesimo dì di San Silvestro.
- (1978)
*** DA: IL TRANVIERE METAFISICO *** ARCIMBOLDI - i tuoi occhi sono prugne del nord
- i tuoi denti mandorle amare
- il tuo seno una doppia albicocca
- due pesche noci i tuoi fianchi
- un ficodindia il tuo grembo
- il mio cuore è un'anguria emiliana
*** FILO DI FERRO - mi hanno detto che sono un filo di ferro
- perché magro svelto resistente
- invece no e lo sapevamo da ragazzi
- che per spezzare un filo di ferro
- se non hai pinze basta piegarlo di qua
- e poi di là tre quattro sei volte
- così mi chiedo davanti a una parete
- se non sia oggi la mia settima volta
- una parete dove il suo profilo
- non si modella più, non si delineano
- alla luce serale della lampada
- la sua fronte il suo mento le sue labbra
- una parete bianca.
*** IL TRANVIERE METAFISICO - Ritorna a volte il sogno in cui mi avviene
- di manovrare un tram senza rotaie
- tra campi di patate e fichi verdi
- nel coltivato le ruote non sprofondano
- schivo spaventapasseri e capanni
- vado incontro a settembre, verso ottobre
- i passeggeri sono i miei defunti.
- Al risveglio rispunta il dubbio antico
- se questa vita non sia evento del caso
- e il nostro solo un povere monologo
- di domande e risposte fatte in casa.
- Credo, non credo, quando credo vorrei
- portarmi all'al di là un po' di qua
- anche la cicatrice che mi segna
- una gamba e mi fa compagnia.
- Già, ma allora? sembra dica in excelsis
- un'altra voce.
- Altra?
*** L'IPPOPOTAMO - forse la galleria che si apre
- l'ippopotamo nel folto della giungla
- per arrivare al fiume, ai curvi pascoli
- di foglie nate a forma di cuore
- forse il varco tra alberi e liane
- gli ostacoli divelti, le improvvise
- irruzioni d'azzurro nelle tenebre
- su un umido scempio di orchidee
- forse questo e qualsiasi tracciato
- come a Parigi la Neuilly-Vincennes
- o l'umile infiorata di Genzano
- o un canale di Marte, altro non sono
- che eventi privi d'ombra e di riflesso
- soltanto un segno che segna se stesso
*** DA: UN COSMO QUALUNQUE *** AL RISVEGLIO - Per prima cosa al mattino
- vedere se la pendola ha tenuto il tempo
- se ha fatto presa la colla sul vecchio libro
- se è sbocciato un tal fiore:
- controlli soddisfacenti
- per avviare le ore.
*** QUESTI ULTIMI ANNI - Questi ultimi anni avuti in premio
- hanno a volte il gusto un poco sfatto
- di certe scatolette di tonno
- che si mangiano ai bordi di un torrente
- sull'erba corta, dopo una camminata:
- il vino è fresco
- la bottiglia tra sassi e corrente.
Luciano Erba
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