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- A TUTTO
SILENZIO - POESIE
(1961-1967)
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- Da A lume
d'agonia
- ***
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- Quante
volte
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- Quante
volte già hai passeggiato, così,
vicino a un orologio
- o sotto
una stenta acacia, cercando con gli
occhi,
- ma la
sembianza dell'una o dell'altra s'altera
facilmente...
- Nei sensi
la fatalità e in echi
d'anima
- conoscesti
la paura della morte,
- ecco che
cos'è aspettare... Così
dopo
- sono reali
soltanto gli spettri... Ma la
gelosia
- non ha chi
la difenderebbe...
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- ***
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- Non
ci sarà
-
- A
squarciagola muggisce la luna e sbava tra i
colchici,
- mentre in
un suo sogno cammina il beone
- e ogni
veridicità in ogni sua
azione
- non
è quella di qui...
- Giacché
tra Resurrezione e Giudizio
Universale
- non ci
sarà intermediario
- e dopo il
Giudizio non ci sarà
appello...
-
- ***
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- Non
bastiamo
-
- Affinché
si incontri con l'alba il
tramonto,
- lo
spudorato pudore con il disamorevole
amore,
- l'inaccettabile
cecità
- con la
vista della disperazione -
- bisognerebbe
che si togliesse via
l'illusione.
-
- Non
bastiamo a noi stessi,
- ma
possiamo toglierci la vita...
-
- ***
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- Il
golfino
-
- Ma se
anche d'amore può essercene troppo. Ma
se
- a tempo
debito ci riprendiamo e mentiamo, senza
saperlo.
- Ma se
è la crudeltà dell'amore,
poiché esso
- vuole la
rovina propria.
- Ma se
l'incesto è impaziente troppo nel
fratello
- perché
compassionevole possa essere nella
sorella.
- Ma se gela
e tu sei in un golfino
- smangiato
dalle tarme.
-
- ***
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- Fedeltà
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- Ecco che
cos'è fedele: il muro che si
sgretola,
- ma non
è da solo in questo,
- poiché
si sgretola anche con la statua
- che in
cima reca...
-
- Come
dunque dimenticare
- quello che
accadrà quando l'universo
- che
è in fuga dinanzi a se
stesso
- si
incontrerà con se stesso!
-
- ***
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- Ogni
-
- Ogni
giudizio è giudizio invisibile. Uccide
l'anima
- per
guarire la mano del boia.
- E si
continua, senza veti si
continua,
- poiché
quello che faremmo dopo la morte
- dobbiamo
fare già qui e ora.
- Non
è la fine dell'esistenza,
- è
la fine dell'essere...
-
- ***
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- Confini
-
- Forse non
avresti dovuto ricordarlo,
- poiché
non è certo che fossimo
laggiù...
- Pare che
fossero soltanto i confini
dell'amore
- a
restituire te a te sola
- e me a me
solo, e non sappiamo
- se
tacquero o se pure eran muti..
- Ci sono
momenti in cui persino satana
- rinuncia
al nostro cuore soltanto per
questo:
- perché
vogliamo tutto esprimere...
-
- ***
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- Più
penoso
-
- Della sua
amarezza non ha colpa
l'assenzio.
- Della tua
improvvisa morte non ha colpa il pane mezzo
mangiato.
- Nulla di
più estraneo agli
assassini
- dell'astratto.
- Più
penoso, questo, per loro, non della
speranza,
- ma della
certezza...
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- ***
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- Di
giorni così
aridi
-
- In un
venerdì di giorni così aridi... Le
nuvole
- sono
appena più pesanti dei testicoli del
toro
- nella
palma del castratore... Il vento
- ha
smarrito la ragione, fino a
giungere
- sulla
terra e a quelle due voci:
- "Saresti
già distante, se tu avessi
dato
- precedenza
al passato prima che all'antro
dell'oracolo!"
-
- "Distante?
Ma se sono proprio là,
- distante
dal passato, distante dall'antro
dell'oracolo!"
-
- ***
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- Tutto
questo
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- Talvolta
sentiamo questo: che tra le
finestre
- non
può starci mobilia,
- che non si
può proclamare in
anticipo
- l'eternità
in piazza,
- che
l'immemorabilità ancora non ci
sbrana.
-
- Tutto
questo come un sollievo e come
se
- la pazzia
potesse essere una violenza
- a cui
acconsentimmo...
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- ***
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- Come
-
- È
che mancasti il primo passo
- di un
piede scalzo. Che le tue cosce
- per sempre
chiuse restano al seme
dell'uomo.
- Che vita
vivendo a vanità infinita
- tempo non
avrai nemmeno per la morte.
- Ma che
forse ami la musica, perché con
essa
- tu puoi
cambiare nome
- per la
notte più lunga dei tuoi
sensi,
- come
vergine in cuore avendo
l'intrigo
- e come
donna in cuore avendo
omicidio...
-
- ***
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- I
suoi abissi
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- Grandezza
d'amore misurata con la distanza
- che ci
separa da colui che non ama.
- Abbiate
paura della vasta pianura,
- poiché
i suoi abissi sono dovunque.
- E anche
questo è oltre il nostro
potere,
- che
c'è più uomo nella
belva
- che in
ogni altro animale...
-
- ***
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- Nessuno
-
- Quello
sguardo oltre l'angolo
- nel
cubismo dei delta femminili,
- quello
sguardo al sacco del museo
- che
un'antica schiena regge!
- Ma
c'è più uomini che
uomo.
- Nessuno
c'era e tu fosti partecipe.
-
- Anche
l'astratto ha un doppio sesso...
-
- ***
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- A
notte fonda
-
- È
l'amore come un'ironia
- tra il
corpo e l'anima che non
c'è,
- ed
è dunque l'amore come
un'ironia
- tra il
corpo e il corpo?
-
- Per il
terrore di fronte all'atto
- c'è,
di colpo, un bimbo.
- chi
negò l'esistenza del peccato
originale,
- non
capisce perché c'è la
morte...
-
- ***
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- Abyssus
Abyssum
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- Che poche
cose danno pace all'anima
- prima che
sarà tardi,
- con il
tempo che affrettando il passo
- arretra...
- Le spire
del serpente del sesso
- stringono
il midollo spinale a un tal
segno
- che
bluastri si anno anche i
pensieri...
- L'albero
nel paradiso era solo di un cubito più
alto
- ma
l'intero paradiso era più
alto:
- una cima
senza fondo...
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- ***
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- Nelle
fondamenta
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- Oggi,
davvero, solo lo spavento
- va dietro
alla verità
- sulle
false tracce di un gioco a
nascondino.
- Perpetuo
è anche il terrore, o
poesia,
- ma se tu
non ci fossi
- mi
abituerei ad esso, lo distruggerei
dunque,
- e non
vivrei.
-
- Perché
mai stanno murando quella finestra di
fronte?
-
- ***
-
- Senza
dubbio
-
- Forse te
lo ricordi,
- poiché
tutto era provvisorio,
- anche se
nei modi oscuri d'uno dei tre...
- Forse fai
confronti,
- poiché
il tuo e il mio amor proprio
- non si
comportavano specularmente
- dalla
certezza ai dubbi...
- Forse ti
spaventa ancora
- l'intuizione
che può diventare
tentazione,
- poiché
nel sangue della donna si intinge il
dito,
- se la
gelosia scrive con il dito...
- Forse...
Ma senza dubbio tu e io
- siamo
entrambi soli, lontano da noi
stessi,
- poiché
nel ricevuto c'era già anche il
rifiutato...
-
-
-
- da In
progresso, 1943-48, ed.
1964
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-
- ***
-
- Rembrandt
-
- Rembrandt
lo sentiva... E lui sapeva
- che il
muro crepato, il grappolo appassito, la
donna-donna,
- che qui
non sono abisso,
- non
possono essere segni.
-
- Rembrandt
lo sapeva... E lui sentiva,
- risoluto,
che il più semplice cibo,
- servito
nel più ricco vassoio,
- si replica
in attiguità con l'ideale
- nei lucori
di una mosca ormai morta.
-
- Rembrandt
lo sentiva... E lui sapeva
- che le
anime sono tra sé e
sé,
- che quindi
forse non sfuggono,
- ma che il
genio è continua
presenza...
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-
-
- da In
punto di morte, 1961-65, ed.
1967
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- ***
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- Di
nuovo?
-
- Di nuovo
qui, notte, accordata con la
natura
- e ancora
m'interroghi?
- Ebbene
sì, ho amato la vita,
- e per
questo ho così spesso cantato la
morte.
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- Senza di
lei una vita è
insensibile,
- una vita
con lei appena pensabile,
- e quindi
insensata...
-
- Vladimir
Holan
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