- Fino ad
oggi
-
- È stato tutto un inutile volo
- verso qualcosa
- che non era mio.
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- Ho ceduto al bisogno
-
- forse l'avidità di dare vita
- a un sogno
- ma sono un uomo
- ed ho diritto di sognare
-
- oltre che di sbagliare
-
- Scrivo per non morire
- lo confesso
- e non sono pentito di me stesso
- come un Sant'Agostino
-
- Vado avanti comunque
- superbo forse
- più di Farinata
- Non amo il Dio che osserva
- immobile
- questa tragica sceneggiata
- che è la vita
-
- Amo chi si ribella
- contro tutti e tutto
- e vive il suo romanzo
- bello o brutto che sia
-
- Cerco l'anima mia
-
- se sia dannata o eletta
- lo ignoro
-
- Forse non nata ancora.
-
-
- Lasciandomi
solo
-
- Tutte le donne che ho amato
- mi hanno donato una penna
-
- non era un regalo qualunque
- il "pensiero" più adatto
-
- era il segno
- che andava riscritto da capo
- il mio destino
-
- ora che lo so
- mi sembra tardi
- eppure va fatto lo stesso
-
- dopo tutto la morte
- è solo un passo
- oltre il quale anche l'amore
- diventa vero
-
-
- Quanta
gente
-
- e quanta stupida guerra
- con questa gente!
-
- Poi la sera
- nel silenzio in penombra
- la rassegna di tutti
-
- li rivedo
- nel silenzio in penombra
- la rassegna di tutti
-
- li rivedo
- come tanti bambini intestarditi
- nelle pose del gioco
- che è solo un bisogno d'amore
-
- nel silenzio
- l'evidenza del mondo sparisce
- come finisce un film
-
- calano tante ombre
- ma dietro si fa strada
- l'unica grande luce della sala.
-
-
- Vedi
ragazzo
-
- se qualcuno ti dice
- che il mondo
- sarà sempre tale e quale,
- che per quanto ti sforzi
- di cambiarlo,
- sarà fatto di santi e peccatori,
- di poveri e signori,
- di afflitti e di baciati dalla sorte,
- sappi che questo
- predica la morte.
-
- Ama per un istante
- fino in fondo
- anche un capello della tua ragazza
- e d'un capello
- è già cambiato il mondo.
-
-
- Certe sere di
marzo
-
- il tramonto è più forte,
- una rossa ferita che si chiude
- e la pace che resta
- oltre la morte.
-
- Certe sere di marzo
- l'aria è tersa di trasparenze
- che non sono nostre
- e un'isola mai vista all'orizzonte
- striscia di monte nuvola
- su campo rosa traccia il paradiso.
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- Certe sere di marzo
- non è sera
- ma forte annuncio di una primavera
- che cresce
- senza cedere all'estate,
- eternamente,
- come Dio nel cuore.
-
- Certe sere di marzo
- un sole basso a mezzaluna rossa,
- arancione moneta nello scrigno
- del mare aspro
- che ci lega a terra,
- forma la porta vera
- solo luce.
-
- Certe sere di marzo
- anche la notte poi rimane accesa
- perché c'è un sole che
risplende forte
- dietro gli sguardi persi
- nell'ascolto
- di ciò che il sole dice
- oltre il tramonto.
-
-
- Vedi
-
- l'Amore è solo nel silenzio
- come la luna
- in certe notti sole.
-
- L'Amore non ha frasi,
- non si dice:
- la parola lo imbratta,
- lo disturba,
- lo imprigiona nel tempo
- e lo distrugge.
-
- L'Amore è eterno
- perché è eterno istante,
- non ha prima né dopo,
- né durante.
-
- L'Amore è qui,
- ora,
- per sempre
- e tutto il resto
- è solo inesistente.
-
- L'Amore non sei tu,
- non sono io
- ma come siamo
- senza tu né io.
-
- L'Amore
-
- basta questo
- anzi è già troppo un
nome.
-
- Taci
-
- ed accade
- come la luce all'alba che si apre
- scioglie la notte
- e illumina le strade.
-
-
- Pasqua
-
- ed è sole
-
- sui tetti,
- sui prati una valanga
- di bimbetti
- colorati
-
- pennellate di nero
- dei merli
- su smeraldi sterminati
- e l'amore che intreccia
- mani avide
- di coppie appassionate.
-
- Pasqua
- ed è sole
- che risorge tutto
-
- silenzio di campane
- nel primo pomeriggio
- su armonia di finestre semiaperte
- come un coro di bocche
- canta piano.
-
- Pasqua
- ed è sole,
- sole più lontano
- ma più vicino
- se più caldo tocca la pelle
- e chiama verso il mare.
-
- Pasqua
- ed è sole
-
- oggi voglio amare.
-
-
- Davanti S.
Andrea
-
- Sono ancora qui: le mani in tasca,
- come da ragazzo.
-
- La piazzetta è deserta
- nella sera che cala come un velo
- di seta acquamarina
- sui marmi quadrati e rotondi.
-
- La chioma della palma
- che zampillava colla terra al collo
- ora tocca la giostra delle rondini;
-
- sono le loro grida
- echi lontane delle nostre
- in gioco.
-
- Sono ancora qui: le mani in tasca,
- e vi rivedo amici
- e vi ricerco
- scalmanati d'intorno ad un pallone.
-
- Un giorno ci divisero le donne.
-
- A giocare eravamo sempre meno.
-
- Ognuno prese il treno
- iniziando il viaggio della vita.
-
- Io no,
- io li ho perduti tutti e
- sono ancora qui: le mani in tasca,
- ad aspettarvi.
-
- S'è fatta notte sopra il vecchio
pino,
- alto, stracarico di nidi
- che, come i vostri,
- dormono sereni.
-
-
- L'uomo e la
ragazza
-
- Dal muretto di Lerici
- una notte
- guardavamo miriadi di lampade
- spezzarsi
- in un riflesso
- di morbidi gradini
- sul prato bruno d'acqua
- palpitante,
- scuro profilo a rendere
- netto e sereno
- un dondolio di bianche barche.
-
- Il Golfo abbracciava
- tremando
- le nostre sospese confidenze.
-
- Alta, La Rocca, da una parte,
- in luce,
- con materno cipiglio sovrastava
- senza passato.
-
- Il tuo orizzonte aperto
- oltre la sagoma
- più nera dei colli
- ti prometteva voli di destini
- incerti e vasti
- nel lucore di un mare senza limiti
- oltrepassati i fari
-
- a me
- acqua più ferma
- e vento che si placa
- sul ritrovato porto.
-
-
- Solitudini
-
- Non c'è altro posto che questo
- Bar della Stazione
- quando
- a notte fonda
- mi trovo a corto di sigarette.
-
- Finisco tardi perché
- vendo musica
- nei soliti locali
- dalle lampade fioche, immerse
- nel latte fumoso
- che spira da bocche di piacere
- e di noia.
-
- Finisco tardi e tardi qui
- s'aggruma la deriva
- dei rifiuti umani,
- come sassi scuri, sparsi
- spuntano dal mare dell'indifferenza
- ghiaccia di sguardi
- dei baristi, di luci al neon
- e un pavimento brutto,
- sporco di pedate.
-
- A quest'ora però sono loro
- i sovrani del posto
- e noi gli intrusi,
- pertanto giusto il tempo
- di un pacchetto per tornare
- presto
- nella giostra di fari,
- radi sulla strada.
-
- Hanno ragione dello sguardo ostile
- con cui perlustrano
- tutti quelli che entrano
- ma fanno parte d'una follia diversa,
- che non è quella nuda,
- più vera, forte,
- che a fatica difendono nel giorno
- e che di notte
- rivendica il suo angolo
- di paradiso.
-
-
- Piazza
Mazzini
-
- Ascolto la freschezza di questa
fontana,
- getti sparati nel vuoto del cielo,
- assalti che falliscono e ricurvano
- in frantumi di pioggia che s'abbatte
- su rombi molleggiati d'acqua smeralda
- entro l'ottagono specchio della vasca:
- stella di piazza che profila certezze
- e persuade il ribelle elemento
- a domestici giochi. Come noi
- bisognosi di sentirci figli
- d'un cielo fatto Padre negli slanci
- che abbiamo senza mai toccarlo,
- perché la mente piega su se
stessa
- ogni suo geometrico zampillo
- e non comprende d'essere compresa.
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