LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Poesie di Angela Ambrosini
- Poesia 1^ classificata al Premio "Amedeo d'Aosta" 2006
- Madrigale
- E' sempre lei.
- Reclinata nell'ocra delle crete
- fra sussulti di cipressi bruni
- a squarciare la caligine;
- avvolta dall'umano enigma
- di sentieri lucenti ai cui lati
- il maggese a perdita d'occhio dilaga;
- eternata nell'impeto di cupole e torri,
- campanili e palazzi bugnati;
- percorsa dal sogno di butteri e cavalli
- sul litorale violaceo spruzzato d'arbusti.
- Sempre lei, silente e querula
- nella lingua di Dante,
- mistica nella fissità iperurania
- di Giotto e di Piero,
- sontuosa nel monito universale
- del Rinascimento.
- Ancora lei, tormento al mio ricordo
- affettuoso, silenzio al nulla spossante
- del vivere, bellezza incorruttibile
- allo sguardo mai stanco.
- Solo lei: terra antica
- che mi duole all'anima,
- sconosciuta e mai sopita
- Toscana.
Da: Angela Ambrosini, "Silentes anni", Edizioni Tracce, Pescara 2006
- Poesia 3^ classificata al Concorso "Città di Mesagne" 2005
- Ritorno in Dalmazia
- Aspro è il monte
- nel moto di cieli chini
- su giogaie di calcare.
- Cosa celi la strada
- oltre ombre d'ulivi
- e bianca pietra d'assolate
- case non so,
- tanto tempo è passato
- che quasi mi sorprendo
- d'esser stata bambina.
- E ti rammento, a fragori
- di scirocco prona
- o da bonaccia ammutita
- nell'afrore dei pini
- ed è schianto di luce
- è rullare d'azzurro
- quando dietro la curva
- rimbalzi ridente al ricordo
- e pigra ti pieghi
- al fiato dei venti.
- Tutto il mare
- velato nel cuore
- di mio padre è in te,
- Orebic',
- fra isole e baie
- sospese
- su silenzi d'acque.
Da: Angela Ambrosini, "Silentes anni", Edizioni Tracce, Pescara 2006
- Poesia 5^ classificata al Premio "Il Gabbiano Felice" 2007
EsuleA mio padre
- Forse vento aliterà
- dal fondo dei mari
- bruciati in vortici
- d' inesauste promesse
- che ti videro,
- dolente profugo
- dal dardo della storia
- trafitto, a stemperare
- addii e lacrime di madre
- lungo la dalmata sponda
- che approdo negò a quanti
- un cognome avevano
- a stringere d'assedio.
- Tempo sarà del ritorno,
- dicevi,
- ma fu solo vagare
- da estate a estate,
- come gabbiano smarrito
- che fra nebbie implori
- fragori di rotte.
Da: Angela Ambrosini, "Silentes anni", Edizioni Tracce, Pescara 2006
Opera 1^ classificata al Premio Letterario Europeo "Città di Montieri" 2007
- Ricorda
A mia figlia
- Non sperare che acerbo
- affetto maturi negli occhi
- di chi, viandante insieme a te
- di strada, briciole di cielo
- strappa al noncurante
- volgere del tempo:
- indifferenza è insaziabile
- che agli altri stinge quieti eventi
- all'animo mentre scalciando insonne
- tu ti chiedi quale insidia
- sia a rabbuiare le gemme
- che di giustizia ti porti dentro.
- Verranno giorni di tristezza,
- ma non sia mai la tua,
- lascia agli altri la beffa
- di credere che vita vera
- sia il vacuo cumulo di faccende
- che l'animo loro assedierà
- stracciando di nuovo e ancora.
- Altro e più tu saprai,
- ben altro e vero.
Opera 2^ classificata al Premio Internazionale di Poesia "Vittorio Bodini" 2007
- Passeggiata al Trasimeno
A mio marito
- Ascoltami.
- Prima che indomita locusta
- dileggio faccia del mio volere,
- del tuo volere, il tempo,
- prima che imbrunisca
- il giorno e altre albe
- allo sguardo veli: ascoltami.
- Non più l'indaffarato alveare
- ci laceri i sogni, né densi dilemmi
- prostrino distillate speranze.
- Ascolta. Qui, a quest'ora,
- sussurra perlaceo il canneto,
- e il lago è immagine ferma
- di cielo lambito da salici
- e case di seta.
- Nel bagnasciuga fra odorose
- melme ritrova adagio
- la sua radice l'alga
- e grazie a te io ritrovo
- il tempo rappreso
- nel frodo dei giorni
- sgranarsi lieve
- a dimenticate paludi:
- com'è giusto che sia.
- E m'è sempre
- il tuo sguardo accanto.
Opera 1^ classificata al Concorso di Poesia "La campagna toscana" 2007
- Infanzia
Sentivo il tepore degli orti- farsi germoglio a sera,
- quando stanchi
- i vecchi deponevano
- sogni al sagrato
- e quiete pupille
- offrivano alla notte.
- Non l'ansia del poi
- m'era compagna:
- solo il tonfo della pioggia
- ostinato alle ringhiere
- alitava timori
- di rochi boschi,
- di tuoni, di abbandoni.
- Poi, di nuovo
- a piedi nudi il giorno
- aspettavo inarcarsi
- d'attese avido,
- d'addii avaro.
- Non più sentivo
- nel giro dei cieli
- il cappio del tempo
- stringersi piano.
Opera 7^ classificata al Premio "La Poesia del 2007" della Rivista "La Nuova Tribuna Letteraria"
- Quale arbitrio
A Luciano
- E sfrangiano, Luciano, dalla larva
- del tempo i nostri sorrisi
- dell'età breve,
- pietre lucenti lisciate
- nello spazio tenue d'una foto
- a rinserrare melodie
- di cieli in questo che divampa
- pomeriggio della vita.
- Oltre non chiedo alla madre
- e al suo amore di roccia
- di ricordare i giorni tuoi
- più chiari: esiliata è la tua
- mente nel guscio della notte,
- gioventù dopo infanzia,
- maturità senza scelte,
- e il senso si perde di questa
- mia stessa vita, se non sia
- parvenza impietosa
- l'arbitrio ostinato
- che noi tutti divora.
- Opera segnalata al Premio Città di Melegnano 2006
- Tempus fugit
Come corre il dolore- fra i boschi graffiati dal vento
- asciutto che screpola casali
- canuti di prima neve
- e da cortile a cortile
- insegue rare foglie e rami
- aguzzi fino alla frontiera
- ultima del giorno che alla sera
- s'addossa fra lampi
- e brividi di cielo
- scavato nella sagoma
- delle case lucenti
- a dicembre,
- così grinze sottili con acuti
- rovi sulle pagine degli anni
- ha inciso al suo giogo
- indomabile l'inverno
- che nel volto di mio padre
- d'un tratto vedo,
- tenace e tenero,
- smarrito e attento.
- E frusta la pena
- col suo ghigno il cuore.
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Agg. 13-05-2008