- BRANI
DI PROSA POETICA
-
- ALLA
DELIZIOSA NIPOTINA LARA, OGGI
SPOSA
- Splendida
rifiorivi nel roseto della tua dimora, posto
nell'aspra, sanguigna, ma generosa Terra di Sardegna,
che si specchia in uno stupendo mare di
smeraldo.
- Poi, un
giorno, il tuo olezzo varcò il Tirreno e
approdò in quel suolo che appartenne agli
Etruschi, coi quali i Sardi nella notte dei tempi
strinsero forti legami, che, ancora la tradizione
richiama con usi e costumi.
- Quella
soave fragranza, recò con se le tue
virtù e grazie, che conquistare non potevano,
lo stupendo fiore di quel fiero popolo, il quale, oggi
e per sempre, ti sarà
accanto.
- Il mio
fervido augurio, è quello che il suo polline
fecondi l'affascinante rosa che tu sei e, che dal
connubio germoglino tanti splendidi boccioli e, i loro
steli, se del caso, fossero muniti di spine, possano
queste, soltanto difenderli e proteggerli dalle
insidie di questo nostro convulso
mondo.
- Ciò
è tutto quel che il tuo misantropo zio possa
regalarti.
- Non
è, certamente un venale regalo materiale, che
qualsiasi vile moneta possa acquistare, ma è
molto più prezioso, perché il suo
valore, nascente dallo spirito e dal cuore è
incommensurabile!
- Il Buon
Dito benedica te e il tuo sposo!
-
-
- A MIA
MOGLIE
- Spesso di
sfuggita ti guardo e stento a riconoscere in te quella
fanciulla, che a causa del suo passo svelto e nervoso,
gli allievi di un collegio chiamavano "La
Jeep".
- Ora il
tuo incedere è lento e incerto; si sente il
gravame degli anni, ma specialmente quello delle
infermità.
- Qualche
volta che vuoi affrettarti: l'affanno ti prende e un
lamento ti sfugge.
- Ogni
tanto il tuo gemito, soffocato e represso a stento,
strazia il mio cuore.
- Destino
ingrato! Abbiamo sognato che dopo tanto soffrire, con
la maturità, sarebbe sopravvenuta la
tranquillità e la salute: è giunta
invece una spietata disillusione.
- Per i
nostri figli, anche se sono molto cresciuti, i loro
problemi, li fai sempre tuoi e ti preoccupi e
t'angusti.
- Vorrei
fare solo mie queste tue
afflizioni.
- Vorrei
poterti compensare così dell'amore che mi hai
donato.
- Della
sincerità e della fedeltà che mi hai
dimostrato.
- Dei figli
che mi hai dato; della pazienza e dell'assistenza con
la quale ti sei sempre prodigata nelle mie non lievi
malattie.
- D'avere
santamente sopportato il mio difficile
carattere.
- Quando la
sera, stanca dalle faccende domestiche e spossata
dalle sofferenze, t'addormenti sulla poltrona davanti
alla televisione: il tuo volto si rilassa e le rughe
diventano meno profonde, ti rivedo bella come una
volta.
- Una
fiumana di sentimenti m'investe allora, belli e
brutti.
- I brutti,
li relego nel fondo del mio animo mentre i belli io li
riassaporo.
- Rivivo
così momenti felici che mi
rasserenano.
- Quando in
certi momenti la mia mente si volge al grande Iddio,
l'imploro fervidamente di lasciarti il più a
lungo possibile accanto a me.
- Ho il
terrore di rimanere solo!
- Nell'eventualità
tu te n'andassi la parte migliore di me se n'andrebbe
allora.
- Chi mi
darebbe lo stimolo a superare gli ostacoli?
- Chi
smorzerebbe i miei scatti d'ira?
- Chi mi
consiglierebbe a scegliere fra il bene e il
male?
- Ti
supplico! Non andare, perciò mai via:
rimani?
-
- A MIA
SORELLA
- Frustrato,
alle volte, dalle mie spirituali evasioni, la durezza
della vita mi spinge, ugualmente a tentarle, cercando
i ricordi meno amari.
- Ad
esempio, come il tuo, amata sorella, ghermita dal fato
in giovanile età, lasciandomi a giocare da solo
nell'isolata casa di una deserta
campagna.
- Ricordi
il vecchio masso che per noi era un presepe, nel quale
i sassi su di questo distribuiti si trasformavano con
la fantasia in personaggi
natalizi?
- La roccia
bucherellata nella quale nascondevamo le nostre
monete, che mai più noi ritrovavamo,
perché non riuscivamo a riconoscere, fra
centinaia, le cavità
scelte?
- La
piccola grotta dove soggiornava il vecchio gufo, che
pur avendo gli occhi spalancati, al riverbero del
Sole, non ci vedeva, restava al suo posto e si
lasciava carezzare?
- Ricordi
una notte, la sagoma di una persona acquattata in un
viottolo, che portava a casa nostra, la quale, invece
era l'ombra di un cespuglio, creata dalla luce della
Luna piena?
- Le
mostruose figure che ci pareva di vedere nello
specchio posto nell'ingresso della nostra casa, in una
cornice fatta di serpenti e draghi scolpiti nel
legno?
- Ad un
tratto, questi ricordi sfumano e si sovrappone, in
tutta la sua ingiusta crudeltà, quello del tuo,
ancora acerbo corpo, steso e immobile su di un freddo
marmo.
-
-
- ANGOSCIA
- Il sole
inizia a nascondersi dietro le selvose
colline.
- Le ombre
s'allungano nelle sottostanti
valli.
- Fra poco
le tenebre avvolgeranno la
natura.
- Non vi
sarà questa notte la bianca Luna a squarciare
il nero manto
dell'oscurità.
- Gradatamente,
si spegne il pigolio degli uccelli appollaiati sui
rami.
- Di tanto
in tanto, il silenzio è violato dal canto o dal
richiamo amoroso degli animali
notturni.
- E' come
se un'irragionevole minaccia incomba sul
creato.
- Nel mio
animo, cala un indescrivibile senso
d'angoscia.
- Gli
accresciuti battiti del cuore paiono
soffocarmi.
- E'
l'orrenda "bestia nera" che mi ha cavalcato per
anni!
- Essa
cerca di riprendere il dominio delle mie
sensazioni.
- Di farmi
sentire il gelido alito dei trapassati e il loro
salmodiare.
- Di farmi
rivedere orride e paurose scene.
- Rivolgo
allora il pensiero al potente Iddio e una gran pace
m'avvolge e m'illumina.
- All'alba,
la luce che filtra tra le imposte, dissolve i postumi
dei tetri incubi.
- La natura
riprende a vivere con i suoi suoni, che costituiscono
l'inno dell'esistenza.
- Sono
grato, allora a Colui che mi ha concesso di poter
godere ancora dei loro
significati.
- E' il
trionfo della Speranza.
-
-
- DONNE
- Quante
donne nella mia vita? Tante!
- Io ho
voluto a tutte, bene, chi più, chi
meno.
- Chi per
lunghissimo tempo, altre per meno.
- Forse
sempre alla ricerca di manifestazioni d'affetto delle
quali, poco ho goduto nell'infanzia
travagliata.
- In loro
non ho sempre ricercato, quando legittimo, soltanto il
sesso ma, soprattutto comprensione, amicizia sincera,
consigli e, qualche volta, anche aiuti
materiali.
- Sempre ho
avuto da loro quanto cercato. In compenso, le ho
sempre rispettate e non ho mai forzato le loro
decisioni.
- In ogni
modo ad una sono stato sempre fedele, anche quando ho
perso la testa per un'altra.
- Non
è impossibile amare due donne
contemporaneamente, ma è il vero amore, che
alla lunga trionfa.
- Certamente,
le donne sono state, i miei migliori
"amici".
- Ammiro
molto, esteticamente, le forme femminili, ignude o
abbigliate, in modo da esaltare qualche loro
particolare anatomico, sempre che non sia osceno o
volgare.
- Io non
concordo con quanto affermò un famoso uomo che
giudicò le forme femminili sproporzionate e
sgraziate.
- Proprio
nei "difetti" stanno le prerogative della bellezza,
non in forme perfette e proporzionate, proprie delle
fredde statue, ma in un qualcosa che si stacchi dalla
monotona e noiosa normalità e che colpisca i
sensi e i sentimenti.
- Non
esistono donne brutte!
- Tutte
hanno qualcosa di particolare, che se scoperto e
valorizzato crea un "tipo" o "una bellezza
unica".
- Non
parlo, soltanto di caratteristiche fisiche, ma anche
psicologiche, quali: intelligenza,
affettuosità, spigliatezza e simpatia, che ne
fanno persone amabilissime.
- In ogni
caso, non giudicate mai le donne a prima vista,
cercate anche di conoscere il loro animo.
- Non
sempre la Beltà, è Bontà e
potreste avere amare sorprese.
- Lucifero
era, anche lui, un angelo
bellissimo!
- La donna,
è, infine, l'ultimo capolavoro di Dio.
- La
ciliegina, che ha voluto mettere sulla torta del
creato.
-
- EVASIONE
- I fatti
tristi della vita m'angustiano? Il mio spirito esce,
allora dall'involucro mortale e, vaga nel mondo dei
ricordi.
- Mi rivedo
percorrere una stradina di campagna, avvolto dal
calore di un ridente sole, mitigato da una piacevole
brezza, che mi soffia sul pallido viso, mi fa
socchiudere gli occhi e mi sfiora le guance: come le
rade carezze della mamma.
- Ella
piange sempre per il fratellino volato in cielo e non
avverte il mio desiderio imperioso di sentire,
concretamente il suo affetto.
- Mi
ritrovo tanto infelice!
- Non vi
è possibilità alcuna di fuga per me,
perciò ritorno subito nella dura
realtà.
-
- GRAZIELLA
- Più
di cinquant'anni sono trascorsi e davanti agli occhi
del ricordo, rivedo, ancora nitida e completa,
l'aggraziata tua persona.
- Tu fosti
speciale per me: non solo una cara amica, ma forse
più di una sorella, che mi confidava i suoi
più remoti segreti, i nascosti crucci, le
ingiustificate preoccupazioni della
pubertà.
- Amavi un
ragazzo, al quale io recapitavo i tuoi teneri messaggi
e a te le risposte agli stessi.
- Sì!
Ero privilegiato nei tuoi confronti: ero l'unico
ragazzo, fra tanti che ti ronzavano attorno, che
grazie alla stima e alla fiducia dei di te genitori,
poteva trattenersi in casa tua per lunghi intervalli
di una giornata, anche da solo con
te.
- Ero
orgoglioso e felice della tua predilezione per la mia
modesta ma fedele persona.
- Mai ho
manifestato la mia intensa attrazione fisica per il
tuo magnifico corpo, anche se ancora un po' acerbo, ma
pur sempre carico d'inconscia seduzione.
- Avevo
paura di perdere la tua amicizia.
- Eri
bella! Molto bella!
- Tua madre
t'aveva trasmesso tutto il fascino della donna gitana:
alta, mora, con un corpo flessuoso, un temperamento di
fuoco, appassionata e gelosa.
- Tratti
che ogni tanto si manifestavano in te e che, forse,
m'avevano stregato.
- Poi,
tutto accadde all'improvviso: un dolore tremendo alla
testa e altissime febbri ti colsero.
- Meningite
fu il nefasto referto.
- Stavi
tanto male che non mi permisero neppure di
rivederti.
- Rientravo
una notte, verso le tre del mattino a casa mia, vicina
alla tua.
- Incontrai
tuo padre, che, forse s'avviava a chiamare il medico o
il prete.
- Lo
salutai: mi rispose con un singhiozzo soffocato. Capii
subito: Graziella se n'era andata! V'assicuro che lo
strazio del mio giovane cuore fu immenso e durò
a lungo.
-
- IL
NURAGHE
- Eccolo
lì, maestoso e silente nella sterminata
piana.
- Quante
mute storie racchiudono le tue ciclopiche
mura.
- Storie di
teneri amori e di profondi odi, di crudeli guerre o di
gradevoli tregue. Mai tanto a lungo ti ha circondato
la pace, rotta sempre da barbari
attacchi.
- Tanti
popoli forestieri sono giunti sino alla tua soglia:
etruschi, romani, greci, fenici, punici, iliesi,
iberici, corsi e altri, che hanno piantato le loro
dimore sulle ad appartenenti, ubertose e fertili
terre, usurpando armenti e
prodotti.
- Spesso i
tuoi abitatori hanno convissuto con loro o si sono
dispersi nelle suddette razze.
- Persino
il mitico Ercole si afferma sia stato tuo
ospite.
- Certamente,
se coloro che sono stati sepolti nelle tombe dei
giganti a te annesse risorgessero, ne svelerebbero di
segreti inviolati, quale quel della vera funzione che
hai esercitato nei secoli.
- In ogni
caso, con gli scavi, anche se procedono a rilento, un
giorno verrà alla luce tutto l'arcano e sono
sicuro, che saremo ancora più orgogliosi e
fieri di essere sardi.
-
- JENNY
- Sembrerebbe
il nome di una donna, ma credetemi, d'umano ha
usurpato poco.
- Anzi, se
dovessi fare un confronto, il verdetto, in
percentuale, in determinati campi, sarebbe, forse a
favore della giumenta.
- Sì,
perché di un magnifico esemplare femminile ed
equino si tratta!
- Io adoro
Jenny e può darsi che il mio giudizio non sia
proprio imparziale nei suoi confronti.
- Come si
fa, però a non esserlo, quando è la
prima, il mattino, a darmi il "buongiorno" con un
allegro nitrito, anche se forse non proprio
disinteressato, perché sa che ad esso segue la
biada?
- In ogni
modo, anche dopo che l'ho lasciata sola, ogni
qualvolta m'intravede, mi lancia un caloroso saluto
equino, anche se è conscia che a questo, non
segue prebenda.
- E'
impossibile non provare un senso di tenerezza, quando:
avvicinatasi a me, dopo aver annusato le tasche,
poggia la sua testa sulla mia
spalla?
- Mi viene
appresso come un cucciolo?
- Le parlo,
che attenta sta a sentire la mia
voce?
- Protesta,
perché la lascio da sola?
- Posa
docile sotto la doccia e la striglia?
- E' pur
vero che un po' la vizio con uno zuccherino o una
carota ogni tanto, ma è pur certo che essa
m'è grata di questo.
- Essa,
poi, é felice quando io le salgo in groppa,
esce con me dall'angusta stalla e vaghiamo nei liberi
spazi.
- C'è
un altro fattore molto importante in questo,
perché Jenny trasporta soltanto me e lascia a
terra le mie deprimenti
preoccupazioni.
- Vi
è forse un amico più fidato, più
discreto e sincero di essa?
- Quanto
è giusto il giudizio di un grande uomo, del
quale non ricordo il nome, che suona così:
- "Più
conosco gli animali, meno amo gli
uomini!".
-
- LA
MONTAGNA
- Alta e
maestosa t'innalzi nel freddo regno dei ghiacci, quasi
a significare una fervida preghiera, elevata dalla
natura al potente Iddio, per ringraziarlo d'averti
creata così bella.
- Attorno
ti svettano alti picchi, come i diamanti di un
composito gioiello.
- E'
difficile e faticoso raggiungere la tua alta cima.
- Pochi
eletti vi riescono, uniti da una corda, come da un
cordone ombelicale, che assicura la
vita.
- E' una
sensazione unica quella di stare sospesi nel vuoto,
quasi abbarbicati alle tue erte e infide pareti, con
l'imprevedibile risultato, simile al corteggiamento di
una donna tanto bramata o all'attesa della fiera da
parte di un cacciatore appostato.
- In ogni
caso, qualunque mossa errata, può significare
sconfitta o morte.
- Terminato,
però il travaglio dell'ascesa e raggiunta la
vetta, la stupenda visione che cade sotto lo sguardo,
compensa, abbondantemente ciò che si é
speso e, soprattutto pare di sentirsi più
vicino ... al Signore.
-
- LA
PARTENZA
- Il Sole
morente illumina la tolda della vecchia
nave.
- Appoggiato
alla murata, vedo i sabbiosi lidi e le frastagliate
coste, sfumare alla mia vista.
- E' come
se stessi perdendo una parte di me, rimasta stesa o
abbarbicata ad essi.
- Un velo
di profonda mestizia si posa, allora, sul mio animo.
- Un groppo
mi chiude l'arida gola e a stento ritengo le amare
lacrime.
- Le forze
paiono abbandonarmi e, io mi sento quasi
morire.
- La notte,
una dura panchina m'ospita.
- Steso su
d'essa, all'aperto.
- Sento
l'umidità entrarmi nelle ossa.
- Non
riesco ad appisolarmi e tanti ricordi affiorano alla
mia mente, come se per sempre dovessi lasciare la
vita: ricordi gioiosi d'amici, d'amorevoli carezze e
inebrianti baci di graziose ragazze, d'affettuose
attenzioni dai miei congiunti.
- Alla
fine, stanco del tanto rimuginare di pensieri,
m'addormento.
- Mi
risveglio ai primi raggi del Sole che battono sui miei
occhi.
- Le brume
iniziano a dissolversi e così le angustie del
mio animo.
- Risorge
lo spendente astro e con esso le speranze di
un'esistenza meno sofferta, di quanto mi é
apparsa la sera prima.
- Rivolgo
per la speranza che m'infonde il Suo creato, una
preghiera di ringraziamento al Buon Dio e sbarco
rinfrancato.
-
-
- LA
SPERANZA
- Sentimento
irrinunciabile nella vita di un uomo, che nella tetra
notte dell'esistenza, non manca mai di fare
individuare la porta dalla quale sfuggire ai roghi
devastatori.
- La sua
lampada brilla sempre.
- Guai a
spegnerla e a non alimentarla con l'olio della
perseveranza.
- Essa
è il carburante che fa camminare il veicolo
della vita e l'aiuta a superare gli
ostacoli.
- Le sue
attese, si realizzano molto di più di quanto
non si creda.
- Alle
volte, con piccole speranze si raggiungono grandi
risultati.
- Nell'eventualità
essa non ci fosse, quanti tragitti s'interromperebbero
d'improvviso? Quante ansie, angosce e depressione
riempirebbero più tumuli?
- Alle
volte, è la valvola di sicurezza che non fa
scoppiare il cervello ed appassire la
mente.
- E' il
sentimento, che ha accompagnato i più grandi
navigatori e ha spinto gli eroici esploratori ad
andare sempre avanti.
- E' una
delle più belle e preziose virtù, che il
Creatore ci ha dato, perché rinnegarla?
- Certo
essa non va disgiunta dalla Fede!
- Bisogna
però considerare che la sua realizzazione e
soggetta alla discrezione del Buon Dio, il quale ha
sempre per fine ultimo la salvezza
dell'anima.
- Non
credete mai a coloro che non sono capaci di sperare:
cadreste anche voi in un profondo baratro, dal quale
non esiste via del ritorno.
- In ogni
caso, se la speranza non s'avvera, evitate di cadere
nel suo opposto della disperazione. Ricordate sempre
il vecchio detto:
- "Tutte
volte che Dio chiude una porta, apre sempre una
finestra".
-
- LA
VEDOVA
- Dopo le
esequie di tuo marito, mio caro compagno d'infanzia.
- Ti ho
incontrato per strada coperta di gramaglie, che quasi
ti donavano, mettendo in risalto la tua non ancora
sfiorita beltà.
- Ti ho
fermato ed espresso il mio cordoglio.
- Non mi
hai riconosciuto e sei rimasta perplessa.
- A
ricordare bene, sono stato, forse l'unico testimone
della nascita del tuo grande amore, spentosi
prematuramente.
- Sono
stato, anch'io innamorato di te, ma ho rispettato il
fraterno amico e non ho esternato mai il mio
sentimento per te.
- Il tuo
volto, sebbene sia come il mio, rigato dagli anni:
è sempre bellissimo, truccato soltanto con
acqua e sapone.
- Il tuo
fisico sempre asciutto e aggraziato è ancora
degno d'ammirazione.
- Il mio
nome, nel ricordarlo, poi, deve aver risvegliato in te
dolci ricordi sopiti.
- L'ho
capito dall'espressione radiosa del tuo volto.
- Poi,
naturalmente, avrai fatto il raffronto fra il passato
e il presente.
- I tuoi
lineamenti si sono, allora alterati, gli occhi si sono
riempiti di lacrime e ti hanno inondato il viso,
mentre soffocati singhiozzi facevano sobbalzare il
petto.
- Un groppo
mi ha chiuso la gola.
- A stento
mi sono accomiatato da te, pentito d'aver adempiuto ad
un dovere e d'aver ravvivato un
dolore.
-
- MADRE
TERESA DI CALCUTTA
- Piccolo
scricciolo del Signore.
- Minuta
donna piena d'immenso amore per i fratelli
derelitti.
- Umile e
potente strumento nelle mani di
Dio.
- Minuscolo
fuscello che tante travi, ha rimosso dagli occhi di
chi non vedeva la carità che poteva e doveva
prestare.
- Quante
piaghe, hai curato?
- Quanta
fame, hai saziato?
- Quanti
tetti, hai trovato a chi non possedeva
dimora?
- Quanti
decenti giacigli, hai approntato per gli appestati che
per letto adoperavano il suolo
stradale?
- Certo
innumerevoli sono le tue opere buone e delle sorelle,
alle quali hai saputo trasfondere le doti
divine.
- Non v'era
per te differenza alcuna fra popoli e nazioni: il
mondo intero era il tuo campo di
lavoro.
- Vorrei
sapere, come facevano tante energie ad essere
contenute nella tua modesta personcina, persino
ammalata; ciò era già un vero
miracolo.
- Non si
spiega, altrimenti il tuo coraggio di prendere
contatto con governanti delle più disparate
politiche e capi delle più diverse religioni.
- Tutti
erano pieni d'ammirazione per te e ascoltavano ed
esaudivano le tue perorazioni.
- Persino
questo nostro ingrato mondo terreno, ha saputo
recepire la tua immensa bontà, concedendoti
l'apposito premio Nobel.
- Io credo,
che se il Signore, ti ha premiato con un posto in
paradiso, questo come sì sol dire, te lo sei
guadagnato sul campo di battaglia della povertà
e della malattia.
- Il
"potere temporale", pertanto, dovrebbe innalzarti
subito, per acclamazione universale, alla gloria degli
altari.
-
-
- NAVIGAZIONE
- Sin dalla
più tenera infanzia, la navicella della mia
esistenza fu scossa dai marosi delle
avversità.
- Ancora
alla fonda nella rada di famiglia, forti procelle la
presero nei loro tremendi
vortici.
- Il
sartiame e le vele furono strappate dalle violente
folate di vento e lo scafo invaso dai copiosi scrosci
di pioggia.
- Onde
immense, innalzarono il povero natante al sommo delle
loro creste per poi precipitarlo negli abissi delle
depressioni.
- Questi
triboli incisero nel mio cuore, cicatrici, che ancora
sanguinano.
- Il loro
ricordo ha inciso nel mio inconscio, irragionevoli
fobie che sempre mi perseguitano.
- Ancora
ragazzo, lasciai la rada per lidi più
tranquilli ma, fu una pia illusione; le amarezze
iniziali furono presto sostituite da altre, forse, di
maggiore intensità, quali:
- - la
languida nostalgia di luoghi e
d'amici;
- - lo
struggente ricordo dei primi
amori.
- Tutte le
volte che mi ritrovavo in riva al mare, il mio
sguardo, invariabilmente, volgeva verso l'amata terra,
un acuto senso di solitudine mi
assaliva.
- L'immenso
desiderio di tornare mi straziava l'anima, ma ero
condannato a restare!
- La notte,
la musica della rotonda accanto, sul mare, faceva
inondare il mio viso di lacrime, mentre il petto a
stento tratteneva i singhiozzi e un groppo mi chiudeva
la gola.
- In ogni
caso, la navicella, anche attorniata da infidi gorghi
continuò a veleggiare.
- Ad un
certo punto della rotta a questa s'affiancò
quella della persona amata e navigammo di conserva,
confortandoci a vicenda in qualche calma
rada.
- Dopo
innumerevoli traversie, finalmente riuscimmo a
rientrare nel porto della bella e sospirata
patria.
- Qui
stabilimmo la nostra, seppur modesta, miglior
dimora.
- Non
è che i travagli finirono, ma come afferma un
saggio proverbio contadino: i migliori cibi sono le
cipolle del nostro orto.
-
-
- NOTTURNO
- E' notte,
il silenzio si leva alto nel cielo.
- Sono solo
e le stelle che la mia finestra inquadra non possono
tenermi compagnia.
- I miei
pensieri vagano ed uno più insistente corre a
una dolce figura di donna. E' un sogno senza speranza!
- La mia
non più giovane età m'afferma che non
dovrei più sentire certe emozioni, ma se
dovessi sopprimerle sarei già defunto!
- E poi,
quando la vedo, percepisco il sangue mio, scorrere
ancora impetuoso nelle vene e le mie stanche membra
riacquistare vigoria.
- Mi sento
ancora vivo!
- Ella mi
parla con dolcezza e rispetto.
- S'interessa
di me e non mi fa sentire come "una foglia morta".
- Mi
stimola a reagire ai disturbi fisici dell'età,
tenendomi sempre attivo con l'hobby dello scrivere.
- I suoi
discorsi sono intelligenti e pieni di buon senso e
perciò, credo, che capirà le mie parole,
se caso mai dovesse leggerle, perché tali
rimarranno, senza volerla mettere in imbarazzo, senza
alcuna pretesa. Sono, soltanto i nostri spiriti affini
che contano.
- Certamente,
se l'avessi incontrata per tempo, qualche decina
d'anni fa, avrei fatto l'impossibile per essere con
lei in armonia anche dei sensi.
- Nutro per
lei anche sentimenti di profonda stima e simpatia, la
voglio vedere più appagata dalla vita come
donna.
- Forse
più in pace con se stessa, con altri e meno
frenetica e stressata.
- All'apice
della vita, certi sensi materiali si affievoliscono,
mentre i buoni sentimenti spirituali si esaltano, e
dunque non dobbiamo soffocarli se possono, ancora
offrire, qualche briciola di gioia, senza far male a
nessuno.
- Consideriamoci,
dunque, mia cara amica! Sempre: sinceri e veri
amici?
-
- ROSELLA
- Volendo
riassaporare qualche momento felice della mia vita, il
pensiero deve ritornare a te.
- Eravamo
fuggitivi dalla guerra in un tranquillo paesino di
montagna.
- Abitavamo
vicino e, se non ci uccidevano le armi, ci opprimeva
la noia: giorni, ore e minuti vuoti, eterni da
trascorrere.
- Non v'era
nulla da fare se non che attendere la fine del
conflitto.
- Venivo
allora da te.
- Ci
sedevamo sugli scalini davanti alla soglia della casa
dove dimoravi e lì trascorrevamo il
tempo.
- Non so
cosa ci dicevamo: forse del nostro passato, dei
caratteri, dei gusti, delle aspirazioni.
- So
soltanto che stavo bene vicino a te.
- Mi
piaceva sentire la voce, vedere le movenze,
intravedere le forme tue.
- Tutto mi
piaceva di te e non mi stancavo mai di starti
accanto.
- Nacque
così, innocente e tenero, un sentimento,
formato da furtivi baci dati a fior di labbra e
calorose strette di mani.
- Tutto
andò bene sinché non ci sorprese in
affettuoso atteggiamento una megera che abitava nello
stesso palazzo.
- Questa,
si mise ad urlare allo scandalo.
- Tua madre
ti richiamò in casa, proibendoti di sostare
d'allora in poi sulle scale.
- Potemmo
ancora vederci, ma ... in
pubblico.
- La guerra
finì, entrambi, ritornammo ai nostri luoghi
d'origine, ma non sapemmo più nulla l'uno
dell'altro.
- Dove sei,
Rosella?
-
- SOLITUDINE
- Sei come
se viaggiassi sull'autostrada della vita e il rombo
dei motori copre il suono della tua voce, che se
dovesse, solo essa, chiedere assistenza, nessuno
sentirebbe.
-
-
- ALTRIMENTI:
- Sei come
se discendessi con una canoa il corso rapido e
vorticoso del fiume dell'esistenza, dove il frastuono
dell'acqua che precipita e si frange sugli scogli, non
fa udire il tuo grido d'aiuto.
- Stessi
appollaiato, in posizione precaria, su un'alta e
isolata vetta di montagna, attorniato da fredde nevi,
con la sensazione del tuo ingiustificato orgoglio, che
non ti consente di lanciare le grida di
soccorso.
- Sei come
se giacessi sull'infocata duna dell'immenso deserto
della vita che ti sei creato attorno e che, anche se,
finalmente ti decidessi di chiedere la compassione dei
tuoi simili, nessuno potrebbe raccogliere l'appello,
perché non v'è alcuno che possa
udirti.
- Sei
proprio solo come ti sei voluto.
- Forse il
Buon Dio t'ascolterà.
- Certamente
il tuo prossimo sin da quando sei nato, è stato
crudele con te e non posso darti torto, se non ha mai
avuto fiducia in esso, isolandoti; come non posso che
comprenderti e condannare la cosiddetta
società, che non ha mai cercato di capirti
-
- UNO
STRANO VIAGGIO DI NOZZE
- Un
macilento ronzino.
- Un
traballante carro.
- Una
stuoia di canne per tettuccio.
- Un set di
finimenti consunti e rabberciati alla
meglio.
- Ecco il
cocchio nuziale e una coppia di sposi innamorati,
montarvi a bordo con armi e
bagagli.
- S'erano
appena sposati e lui voleva condurre lei dai suoi
parenti, in paese.
- Per
percorrere la strada necessaria occorreva un'intera
giornata.
- Con
evidente sforzo il pur sempre nobile animale
iniziò a trainare il
carro.
- Gli
sposi, all'inizio del viaggio, si misero a tubare e
poi a fare delle schermaglie sempre più
ardite.
- Man mano
che la strada scemava, sempre più forte il
desiderio dell'uno per l'altro
cresceva.
- Ad un
certo punto la passione esplose e Si ritrovarono,
l'uno nelle braccia dell'altro, sotto una vecchia
gualdrappa, mentre il decrepito destriero, per
abitudine, seguiva il ciglio destro della
strada.
- Non ci
fosse stato il sommovimento della coperta, si sarebbe
detto un carro fantasma.
- Certamente,
i passeggeri degli altri mezzi (pochi a quei tempi) si
saranno sorpresi del procedere di un veicolo senza
conducente.
- Non il
duro pavimento del carro e neppure gli scossoni
causati dalle profonde buche della strada,
frenò quell'epica battaglia.
- Al
contrario collaborarono alla lotta, accrescendo la
voluttà e il piacere.
- Il tempo
trascorse velocemente fra una ripresa e una sosta e si
ritrovarono, in breve, all'ingresso del
paese.
- Alla
fontanella dell'abbeveratoio si rinfrescarono e si
ricomposero.
- Fu
così che fu concepita mia
sorella!
- Ci
vollero degli anni, prima che io lo deducessi da certe
allusioni e metafore dei miei genitori, perché
di loro si trattò. Dio li abbia in
gloria!
-
- VENDETTA
- Si! Te
l'hanno fatta proprio grossa!
- Da parte
di colui, poi, che ritenevi più di un amico: un
fratello che hai, sempre aiutato in tutti i
modi.
- Ora
quell'amaro boccone non va proprio
giù.
- Impeti
d'ira montano alla tua testa e il cervello non fa
altro che rimuginare pensieri di
vendetta.
- Fai mille
piani per attuarla, ma la paura del peccato e della
galera ti fanno desistere.
- Poi, quel
ribollire di sentimenti ti fa, anche star male
fisicamente.
- Il
raziocinio prende il sopravvento e decidi d'attuare la
tattica del cinese: ti sdrai su di una sponda e
attendi che la corrente del gran fiume della vita,
trascini il cadavere del tuo
nemico.
- Arriva
l'ora che questo avviene.
- Cerchi,
allora di gustare il sapore della
vendetta.
- Di
sentire un qualche senso di
soddisfazione.
- Niente!
- Quasi non
riconosci più quel corpo senza vita,
perché t'appare come un tronco d'albero
appassito, che non può più produrre
frutti velenosi.
- L'unica
cosa che ti conforta è che non potrà
più nuocerti.
- Quasi ti
rincresce d'aver covato per lungo tempo l'odio.
D'avere avuto tanti cattivi pensieri contro di
lui.
- Ti penti
per questo e dal profondo del tuo cuore, nasce una
preghiera al Signore, affinché abbia
misericordia della sua anima
-
- TRAMONTO
- La
parabola discendente del tramonto è già
iniziata.
- La sfera
del Sole è diventata dapprima di un rosso cupo,
come il mio animo che inizia a percepire il declino
della vita.
- Poi
s'è cangiata in un vivido arancione, come le
fiamme del caminetto dell'esistenza, che prima di
spegnersi, emanano più forti guizzi di
vivacità.
- Così,
come l'uomo ricerca le gioie e i piaceri perduti,
così il Sole chiama a se vividi e
fantasmagorici colori di una tavolozza che il migliore
pittore non sarebbe mai capace di preparare.
- Forse,
per ricompensare la natura dei periodi del suo mancato
e vivifico calore nei giorni 5grigi, freddi e uggiosi,
che creano nell'animo umano, senso di solitudine
interiore e mancanza di speranza.
- Così,
anche: come nell'uomo vanno attenuandosi le forze e i
sensi e, il suo corpo sprofonderà nel grembo
della Gran Madre Natura, nel vitale Sole, vanno sempre
più spegnendosi i meravigliosi colori che lo
circondano ed esso s'inabisserà nel Gran Mare
dell'orizzonte.
- Sole,
Uomo, sono creature di Dio, che non opera
discriminazioni fra loro.
- Pertanto:
se il Sole "rinasce" ogni giorno, non ho motivo di
dubitare, che anche l'Uomo rinasce, anche se in modi e
tempi diversi, ma questo, si sa, è
relativo!
-
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