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LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di
Antonio Mastrominico
 
Carme del Clown
 
L'ora del crepuscolo s'avvicina,
le insegne luminose dei negozi
s'accendono pian piano.
Un tremolio di luci
è riflesso dall'asfalto;
sono i fari delle auto
e dei giganti in sosta.
Appaiono i lampioni
delle pubbliche illuminazioni,
e vive la città
la sua grande avventura
della signora dei divertimenti.
La piazza d'un rione cittadino
è tutta illuminata
da una ruota che gira.
I carrozzoni disposti in forma circolare
sono asserragliati l'un l'altro.
In mezzo a loro si erge
di tela un capannone,
ed interrotto a tratti
con delle spaccature
formanti i vari ingressi
del gigantesco circo.
Concitato si affolla il pubblico
attorno al carrozzone dei biglietti;
ognuno degli astanti
in possesso ne viene
non prima di un'attesa
lunga ed estenuante.
Nell'occupare i posti
con varie distinzioni,
viene a coniarsi il quadro
della cruda realtà
ch'è nata col mondo.
Lo spettacolo inizia:
dimostrano coraggio i trapezisti,
bravura al tempo stesso
eseguendo con dinamicità
i tripli salti mortali.
E corrono per la pista i cavalli;
eseguendo le tigri
i comandi del domator cortese
dimostrano d'avere grande pazienza.
E finalmente il Clown
poi esce sulla pista
e col vestito mascherato
fa ridere grandi e piccini
e, dopo aver preso volutamente
alcune stonature
con la sua tromba a fiato,
il suo vestito getta
facendosi più serio;
anche ai presenti non viene più il riso,
composti ed attenti seguono il clown
che intanto declama in mezzo alla pista
il suo piccolo carme:
"si prova la gioia
d'essere fanciulli e ingenui,
di conoscere il mondo
la vita e gli uomini
sotto il velo innocente
come nelle fiabe.
Si prova l'amarezza
d'essere maturi, vecchi e maligni,
di conoscere il mondo,
la vita e gli uomini
quali sono, nella loro vera
cruda e spietata realtà".
 
In piedi s'alzano gli spettatori ed in coro
rispondono al clown:
"Hai proprio ragione
fratello di umana sventura",
mentre appare sui loro visi tristi
tutto il dramma feroce e spietato.
Si stringono attorno
a quel caro pagliaccio
che almeno una volta
ha cessato di esserlo
e per un attimo, affratellati,
negli occhi si guardano i presenti;
ma è solo un momento ch'è già fuggito
in un baleno e senza riguardo,
tornando ogni cosa peggio di prima.
 
 
 
Una favola spezzata
(Dedicata a mia Madre Sig.ra Bianca Arciello)
 
Una favola
bruscamente spezzata
è stata la tua dipartita
dolce mamma.
Per farmi veder la luce
te ne stavi privando
Tu stessa.
Consono e cosciente
di tutto quello
ch'hai fatto per me
e di tutto "l'Amore vero"
"Amore grande ed immenso"
con la "A" maiuscola
che Tu m'hai donato,
ti sono stato sempre vicino
fino all'ultimo
rinunciando a volte a qualcosa
che pur mi piaceva fare.
 
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agg. 9 marzo 2002