- Parte di
me
-
- Dolce amor
mio,
- quante
volte t'appello
- o il
guardo volgo
- al tuo
volto caro!
- Tu sei
parte di me,
- d'ogni mia
fibra
- che trema
ancora
- quando sei
vicino
- e mi
accarezzi
- o quando,
teneramente,
- sfiori il
mio viso
- o le mie
labbra
- in un
gesto spontaneo
- carico di
desiderio
- o di
semplice affetto!
- T'appello
e sei qui
- ad
esaudire i miei
- prieghi
quando puoi,
- a provare
i miei affanni
- e a
tendere
- una mano
amica
- quando
sprofondo
- nella
notte del dolore.
-
-
-
- Riposo dal
dolore
-
- Sei
scomparsa così
- ed ho
veduto il tuo corpo
- divenire
freddo man mano,
- mentre un
ultimo punto
- tra le tue
gote restava caldo
- Ho udito
il tuo respiro,
- prima del
tuo lasciarci,
- simile a
singhiozzi
- e pareva
che avessi pianto.
-
Poi
quella tua terribile tua idea
- di
divenire subito polvere,
- la stessa
che non ho voluto
- guardare
in nessun caso.
- Eri tu
quella? Eri tu?
- Nel mio
cuore qualcosa
- ancora
urla questo no
- anche se
la ragione
- dolore mi
reca ognora
- per la
sofferenza tua.
- Mamma,
voglio dirti
- soltanto
una cosa:
- "Arrivederci
a presto".
-
-
-
- La tua mano
nella mia
-
- Ricordo
ancora, mamma, i tuoi lunghi
silenzi
- in cui,
attonita, ti rimiravo un tempo e il
sovvenir
- m'assale
di fuggevoli attimi di comune
felicità
- in questo
burrascoso oceano
d'incomprensioni
- ch'è
stata questa vita. Il desìo di
rimembrar
- quelli
soltanto inonda l'alma mia triste
- per il tuo
lungo soffrire e vorrei che
ancora
- fluissero
in me solo ricordi belli, mentre quella
mano
- che in
gioventù e infanzia stringeva la mia
più piccina
- ora
è ricaduta sulle bianche coltri senza
più vita.
- Stendo la
mano a mia volta, ma solo il
marmo
- posso
toccare di ciò che resta di
te.
-
-
-
- A mio
padre
-
- Un tempo
andavi lontano
- verso lidi
che, forse,
- non
potrò mai visitare,
- lì
ove il tuo lavoro
- di
marconista ti portava
- ed io
restavo a casa
- con mamma
o con zia Lena,
- malata
più della tua mancanza
- che delle
mie obiettive
- disabilità
ed il mio cuore
- ancora
duole al ricordar
- quei
tristi giorni passati.
- Ora sei
lì, a casa tua,
- ma la mia
vita non è più
lì,
- anche se
posso chiamarti
- quando
voglio, però è
rimasto
- dentro me
qualcosa ancora
- che non
vuol scomparire
- e rode
come un tarlo,
- un timore
inquieto e sordo
- che
l'animo s'inganni.
- Quella
bimba ancora vive,
- nascosta
chissà dove
- tra
gl'intrighi dell'Es,
- mentre io,
donna, prego
- che Dio ti
dia lunga vita.
-
-
-
- Vita
-
- La mia
è una vita che corre,
- sbarazzina,
e non si ferma
- ad
ascoltare che il mare.
- Non vuole
sentire
- che deve
aspettare,
- che deve
dipendere
- da un
assurdo destino.
- La mia
è una vita
- che lo
vuole sfidare
- a una
partita di carte
- che non ha
mai fine.
- La mia
vita non vuole sapere
- che
è bloccata da te;
- vuole
volare lontano
- e chiede
libertà.
- Chiede che
l'universo
- si muova a
ritroso
- per non
poter riprovare
- a giocare
con te.
-
Ma
tu non ti fermi,
- la mia
vita ancor corre
- e si ferma
ad ascoltare
- la sola
voce del mare.
-
-
-
- Sognarti
-
- Sognarti
è volare
- tra le
nubi della magia
- creata dai
tuoi occhi
- E'
desiderare i baci tuoi
- e perdersi
nell'infinito.
-
-
-
- Versi
poetici
-
- Versi che
dedico a te
- perché
il mio amore
- spazia nel
tuo infinito,
- versi che
non so ancora
- se tu
davvero apprezzi,
- ma io
sento l'impulso
- incontrastabile
e folle
- di
scriverli e leggerli
- anche se
solo l'aria
- ode le mie
parole
- ed il mio
cuore
- va in
pezzi.
- La mia
felicità
- è
sapere che accogli
- ciò
che il mio cuore
- vuol farti
capire
- e vuole
offrire
- un ricordo
per sempre.
-
-
-
- Montemurro
VIII
classificata al concorso Poesia a Chiaromonte
2002
-
-
- Dolce
terra amata, quante volte
- a te il
pensiero corre!
- Quante
volte esso serpeggia
- tra i
viottoli antichi,
- tra le
chiese e Dietro le Mura!
- Terra di
mia madre, in me
- come
seconda patria rimani.
- Dall'infanzia
ricordi salgono
- alla
mente, incredibilmente vividi!
- seppur
velati un po'
- dalla
malinconia di quei momenti.
- Terre
scoscese, profumate d'un amore
- che in
esso visse e che fiumi di parole
- al mio
cuore ispiravano di stendere,
- ancor
fanciulla a villeggiare
- Boschi
incantati e ginestre qua e
là
- Voci di
bambini nella Valle
- ancor
riecheggiano nei miei pensieri,
- dolce
sovvenire di istanti
- che non
dimenticherò facilmente.
- Contadini
tra le campagne
- e massaie
cariche di cesti,
- profumo di
pane appena fatto
- di quel
tempo lontano ancora al cuore
- tornano in
strane emozioni!
- Quante
volte a novellar mi posi
- al
sovvenir soave d'esse!
- Quante
volte versi scrivevo
- nel
rimembrar l'eco d'una gioia nuova
- tra le
strette calli del paesello!
- Montemurro
fu allora come una canzone
- di
adolescenti giorni lontani,
- musica dei
grilli nella notte,
- fruscii di
fronde e terre incantate;
- note
così diverse da quelle di
Leonardo
- che di te
altro diceva, pur se, forse,
- in cuor
suo t'amava molto.
- Con occhi
diversi ti vedevo allora
- e
così dormi nei ricordi
miei
- come un
magico fior di giovinezza
- anche se
molto antica so che sei.
-
-
-
- Ti
incontro
-
- Ogni
giorno che passa
- Ti trovo
sulla mia via,
- in un
amico che ha fame,
- in una
giovane disperata,
- dietro le
ombre scure
- di chi non
vede bene
- o non vede
per niente.
- Ti
incontro sulla strada
- in un
anziano solo,
- in giovani
nelle corsie
- di vari
ospedali.
- Ti trovo
negli occhi
- tristi e
sperduti
- di un
bambino chiuso
- in se
stesso da un male
- che lo
tiene prigioniero
- ed in cui
il sorriso
- rubato
è un miracolo immenso.
- Ti trovo
nella Chiesa,
- sulle
carrozzine spinte,
- nei cuori
di chi vi è seduto.
- Ti trovo
nella luce
- sprigionata
dal sorriso
- di
compagni nel dolore
- che
trovano in Te
- una
speranza di vita.
- Ti trovo
in giro per la città,
- nell'intimo
di chi non crede
- ed ha
bisogno di una parola
- per
ritornare a Te,
- per
ritrovare ancora
- delle
speranze perdute.
- Ti trovo
proprio ovunque
- Perché
so che in ogni fratello
- nella
necessità tu sei,
- perché
questi è parte di Te
- e gioiosa
è l'anima mia quando
- posso
tendere una mano
- per
alleviare un dolore,
- per
aiutare chi ha bisogno
- come ci
hai insegnato Tu.
-
-
-
- Per il mio
nipotino Brian Emanuel
-
- Bagliori
di luce
- Riflettono
i tuoi occhi,
- Immacolato
fiore, e trovo
- Adorabili
manine
- Nel tuo
nuovo vivere,
-
- Entusiasta
di averti,
- Minuscolo,
innanzi.
- A te
rivolgo ancora,
- Nel mio
poetare,
- Un
pensiero caro,
- Esodo dal
dispiacere,
- Lasciando
lacrime amare,
-
- Forte e
debole,
- Estatica,
eppur qui
- Resto ad
ammirarti,
- Rammento
piacevoli eventi.
- E'
finalmente gioia.
-
Nonna
tua Bruna
-
-
-
- Cos'è
un sorriso
-
- Cos'è
un sorriso
- senza il
chiarore
- che
illumina il volto?
- Cos'è
un sorriso
- se non
è sincero?
- Cos'è
quando fatichi
- a
decifrare l'intento
- con cui
è stato donato?
- In un bel
sorriso
- c'è
la gioia del Signore
- che
approva la verità,
- non
importa dove
- lo si
veda, se è bello,
- radioso,
confortante,
- se riempie
di luce
- l'occhio e
d'amore il cuore.
-
-
-
- Una
musica
-
- S'alza una
musica
- le cui
dolci note
- pizzicate
sulle corde
- di un
antico strumento
- giungono
al cuore.
- Come un
tormento
- struggente,
volano
- nell'aria
d'autunno,
- lasciando
ai pensieri
- libero
sfogo, come
- a cavalli
stupendi
- che
galoppano sulla rena
-
|