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- AMICO .... A
- Guardo
diritto e attento
- a silenti
attese
- in disteso
volto che reca fiduciosa calma
- in chi
l'ammira.
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- Aspetto
signorile
- che mostra
fierezza dignitosa
- temprata da
disponibil vena
- per quanti in
lui confida.
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- Limpida
l'azione
- che
privilegia l'altrui persona
- felice anche
solo di lor conforto.
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- Tesa la mano
- a chi segnato
è da sventura
- e pronto a
donare con gentil tratto.
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- L'intera
immagine
- emana
certezza,
- seppur velata
da umil portamento.
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- Così
mi figuro l'amico
- con cui
cambiar la gioia
- e il triste
tempo.
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- Ed or che
s'appressa
- l'autunno
della vita
- con un sol
cenno
- fà
ch'io ti riconosca.
- CITTÀ
FELICE
- Preme la
terra
- ruggine dei
secoli finiti
- sulla
città felice.
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- Ogni sinuoso
strato
- che mani
tremanti indaga,
- esala suoni e
canti
- di gesta
gloriose o vane,
- vive solo
nella memoria di antiche ere,
- fedeli amiche
dell'umano passo.
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- Scorre la
storia,
- fra dita che
scavano ansiose,
- mentre
turbinose visioni
- aleggiano
tenere o minacciose,
- fino a
frangersi
- sulla soglia
delle prime mura.
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- Città
felice, dove il desio muore,
- qual diurno
astro
- nell'onda
impetuosa e vermiglia all'orizzonte,
- placata da
dio marino,
- quando il
cielo imbruna.
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- All'ombre
tue la vita sorride
- di dissolti
fantasmi
- e guarda
serena
- la spenta
avida natura.
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- IL
VERO
- Vinto ha i
suoni la notte
- e tutto
è silenzio
- nelle tenebre
profonde.
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- Sola e
lontana l'ultima luce
- sfida la nera
coltre
- guizzante nel
suo chiarore.
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- Ondeggia a
tratti e pare vinta
- dal
soverchiante buio,
- mentre fende
l'aria ancor più rilucente.
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- Similmente
appare l'eterna tenzone
- tra menzogna
e vero
- negli umani
eventi.
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- La prima
spenta vorrebbe
- l'ardente
fiamma nel terrestre globo
- dal mortal
soffio della calunnia.
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- Ma un'aura
eterna
- sostenta la
fiaccola radiosa
- che squarcia
le cupe tenebre,
- sicuro faro
per la smarrita gente.
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- BUONA
NOTTE
- Dolce
augurio
- che invita a
recedere da imprese
- e fondersi
nel sonno
- che avvince
nel buio della notte.
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- L'ultimo
saluto del giorno viene,
- mentre
palpebre chiuse
- simulano
immobili ali
- di stanche
farfalle
- posate su
aperte corolle.
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- Sospinti
lontano i pensieri,
- la mente
vaga
- verso i
sentieri stellati del sogno.
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- L'inconscio
oppone all'inerzia del corpo
- frenetici
mondi incantati
- popolati da
soddisfatti desideri
- rincorsi
nella veglia.
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- L'incubo
notturno è vinto
- dal melodioso
augurio
- e l'animo
disteso
- rivisita
assieme a spirituali essenze
- gli infiniti
spazi.
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- Buona notte
a te bambino,
- che al lume
di una fioca lampada
- cedi piano
piano al sonno
- cullato dalla
cantilena di una fiaba.
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- Buona notte
laboriosa mamma,
- e a te il
riposo sereno
- doni almeno
un più giusto compenso
- alla diuturna
fatica.
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- Buona notte
stanco lavoratore
- e possa il
sonno rinnovarti
- annullando
sempre dalla tua memoria,
- il succedersi
eguale dei giorni.
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- Buona notte
a quanti ricercano
- nella breve
quiete
- il conforto
all'umana solitudine.
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- A tutti
l'auspicio
- che le
promesse dei sogni,
- varchino
almeno la soglia dell'alba.
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- AUTUNNO
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- Larici
dorati si spogliano
- sferzati dal
soffio impetuoso
- della
tramontana.
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- Un lungo
incessante sibilo
- accompagna il
mesto ondeggiare
- delle rade
chiome,
- prive ormai
del regal manto.
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- Rugosi
tronchi inarcati
- esalano acute
strida,
- appena
smorzate dall'eolica furia.
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- Nell'azzurro
velato
- si sospingono
e accavallano
- frastagliate
nubi leggere
- e sembrano
scortare
- compatti
stormi di uccelli migranti.
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- Lontana ora
appare la calda stagione,
- e con lei
dissolti
- l'intenso
profumo di resina
- e le calme
visioni
- di rigogliosi
boschi in fiore.
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- La memoria,
unica custode
- di quel
sereno tempo
- rende ora al
lume dei ricordi
- nuovo vigore
a stanche membra.
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- Il giorno
tardi si desta alla fioca luce
- e prima cede
il passo
- all'umida
fredda sera.
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- Scintillanti
e rossastri bagliori del focolare
- insieme a
un'amica presenza
- rendono
serena e lieve
- la matura
stagione.
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- Fuori una
rigida notte
- fosca e
silente
- ammanta la
brulla radura
- e prossimo
annuncia il gelido inverno.
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- L'ESTATE
- Distese di
spighe dorate
- appena mosse
da stanco alitare di aria rovente
- che scioglie
i neri nastri d'asfalto.
- Concavo cielo
cobalto
- all'orizzonte
confuso in montuose catene
- velate da
tenui nubi bianche.
- Campagne
lussureggianti
- e cromatici
giardini fragranti
- compongono
insieme l'inno sublime al Creatore.
- Dardi
infuocati lambiscono i corpi
- un poco
assenti per l'estiva arsura
- che induce al
lento abbandono di attive imprese.
- La mente
spazia nel libero tempo
- e fabbrica
liete immagini
- appaganti
lontane attese.
- L'umane
cariche van spegnendosi
- come
artificiali fuochi sulla rena, dopo una
festa
- e solo resta
il silenzio.
- Sbiadiscono
anche le recenti immagini
- elegate nella
selva dei ricordi,
- mentre si
ritorna al consueto ambiente
- e riprende
l'antica fatica.
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- CONTEMPLAZIONE
- Dalla suprema
vetta
- osservo
assorto le sottostanti cime
- rilucenti
sino all'ultime lontane, confuse
nell'azzurro.
- Imponenti
pareti scoscese e arditi pinnacoli
- fendono
limpide nubi rosate
- che
accarezzano affilate rocce.
- L'assoluta
quiete e l'incantato scenario
- avvincono
l'attonita mente,
- fino al
risveglio della conoscenza
- che vaglia
attenta l'origine della fantastica
visione.
- E quando
l'estremo abbraccio infuocato del
sole
- a violacee
montuose catene
- sfuma la luce
del giorno,
- affollati
pensieri ricercano il senso dell'umano
agire.
- Or che
dissolte sono l'ultime ombre
- nel buio
della silente notte,
- sereni sogni
placano le diuturne attese
- recando
sollievo all'animo.
- Un'alba
magica col suo soffuso chiarore
- ridesta
fiducia nella ripresa cerca
- su cose,
l'uomo e il suo destino,
- oltre la
selva dei terreni ricordi.
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- NOTTE
SANTA
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- Divina notte
del mistero e della gioia,
- unica in
terra, e annunciata dai profeti e
dall'angelo,
- fedeli
messaggeri di amore eterno.
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- In una
capanna di Betlemme è nato il
Salvatore
- e lieta
novella diffondono i pastori
- a gente
accorrente festosa e attratta da suprema
forza.
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- Da colli
vicini e valli lontane
- tremole luci
scendono lente e sinuose
- convergenti a
illuminare un bimbo, nel primo giorno di nuova
era.
-
- Le guida un
astro prodigioso e scintillante
- che solca ad
arco il firmamento,
- fino a
librarsi a un estremo sulla povera
capanna.
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- Ogni
trepidante figura che varca la
soglia
- contempla
estatica il Celeste Bambino
- e accoglie
sublime certezza che propaga al
ritorno.
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- L'atteso
Messia è in mezzo a noi
- ed anche
sovrani potenti giungono alla misera
dimora
- per
incontrarlo e adorarlo.
-
- Il suo
radioso volto e aperte mani
- abbracciano
pietosi il nostro smarrito mondo
- e mostrano
l'umano cammino per la redenzione.
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- CITTA' DI
PACE
- Dal monte
degli ulivi, nell'aria dolce
mattutina,
- si
contemplano le tue possenti mura, soffuse di
luce dorata,
- ed oltre
quelle si stagliano lontano, campanili e
minareti
- svettanti nel
cielo, come le suppliche elevate dalle
sottostanti cupole.
-
- Scendendo poi
nella Valle del Cedron, il Getsemani avvince e
sconvolge
- quanti
sostano fra millenari tronchi frondosi
d'ulivo,
- muti
testimoni di sofferenza e inganno nella Divina
agonia.
-
- Dopo la valle
e la breve china
- varcando la
porta di Sion, l'abbagliante luce del
giorno
- sembra velare
le immagini attorno, mentre altri sensi
avvertono
- cantilenanti
preghiere, intense volute d'incenso diffuse
dalle aperte chiese,
- e il canto
nelle sinagoghe.
-
- La pellegrina
presenza di diverse fedi,
- si manifesta
lungo stretti vicoli della Passione,
- sulla
Spianata, e all'imponente Muro del
Pianto.
-
- Non sempre la
tua maestosa turrita cerchia
- vietò
il passo a violente conquiste,
- e rovine di
sacri templi, splendenti simboli di avverse
credenze,
- invocanti
l'unico Dio.
-
- Anche la
presente stagione miete infiniti
lutti,
- fra i popoli
dei tuoi smarriti figli,
- e tristi
volti di gente insicura
- calpesta
nell'infocato tramonto, le tue deserte vie,
- un tempo
gremite di salmodianti fedeli.
-
- Ora l'umana
avvilita gente
- Implora che
cessi la bellica rovina,
- e dopo la
notte, il sorgere di un'alba radiosa
d'amore,
- che ammanti
Gerusalemme per sempre
- rendendole
vero il nome di "Città di
pace".
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