LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Poesie di 
Cristiano Comelli
 
1. FUMO BASTARDO
 
 
Sogghigna la cellula annientatrice
sul mio corpo sbranato dalla debolezza
non possiedo neppure la forza
di gemere sul simulacro
della mia immagine perduta.
Danzano intorno al mio sguardo
schiavo dei tranquillanti
tutte le sigarette
che ho concesso alle mie labbra
e ho regalato ai miei polmoni di cristallo.
Mia moglie conserva
nella sua mano tremebonda
le ultime cartelle cliniche
una lacrima scivola sull'inchiostro
è il tuonare del verdetto definitivo:
"tumore maligno".
Una suora si accosta al mio letto
e la mano ormai rattrappita
mi stringe con dolcezza divina
sono sul confine
intriso di fuliggine
tra quanto sto per abbandonare
e l'incertezza di quanto mi attende


2- LAMENTO DI UNA VEDOVA
 
Non mi avrai
a regalare lo scalpitare del mio dolore
ai moti ordinati
di un'anonima telecamera.
Il mio pianto non è in vendita
la morte di mio marito
mai dovrà diventare
il tetro, assurdo,
inconsapevole personaggio
del tuo circo di animali da audience.
Mai la solitudine di mio figlio
diverrà un pezzo prezioso
del tuo antiquariato
di conquiste di carta
ottenute sulla pelle prostrata
di chi vive ormai
in preda alle seduzioni del vuoto.
La tua carriera
non fiorirà sulle mie angosce
non permetterò
agli applausi che ti copriranno
come una cascata di ipocrisia
di essere per me
un secondo funerale
alla memoria dell'uomo che amai.
E allora vattene e fottiti
con il tuo microfono
velenoso come la peggiore vipera
e la tua insana sete
di un sensazionalismo macchiato di sangue.

 
3.
 
Una brezza di nascente primavera
addormenta i miei pensieri di vetro
e mi esorta ad aprire
la valigia di sogni incompiuti
che da sempre porto
per le vie del cosmo.
Uno di essi si librò in volo
e, appoggiandosi su una nuvola di cera,
mi chiese di dedicare
una serenata sublime
a una pioggia timida e insicura
che temeva di concedersi
alle braccia di una terra indifferente.
Camminai per una notte intera
un albero ormai consumato dagli anni
mi implorò di accarezzarlo
mi chiese di donargli l'illusione
di una vita priva
della macchia di piombo della morte.
Fui per lui ramo, foglia e linfa
E scoprii quanto fosse sublime
fare l'amore con la natura.

4.
 
Inebetito
su una panchina maleodorante
odo con le ultime forze
il tetro canto del silenzio
intonato dalla lacerante indifferenza
di un'eterna processione di passanti.
Con un occhio ormai cadavere
fisso l'ultima siringa
che ha reso schiave le mie vene
e ha stritolato le mie tenui ali
pronte a librarsi
verso un futuro di speranze
travestite da illusioni.
La notte mi scorge ancora solo
sulla panchina si posa una luce fioca
è la stella da cui nacqui
intenta a ricordarmi
che finchè posso respirare
posso ancora rinascere.
 

5.
 
Troppi passi vani
mi furono compagni
in quella notte orfana di stelle
allorché vagavo senza avvertire
il dolce sapore
di quell'idea irripetibile
che consegna al passato la malinconia
ed esorta a cogliere
quel soffio di armonia
per il quale ogni cosa si fa unica.
Respiri insaziabili
divoratori di sogni
costruttori instancabili di illusioni
inesprimibili segni
di una vita vissuta
che non intende prepararsi
al supremo dipartirsi
portate in me
il canto degli usignoli
parlate con i fiori
e confessategli che li amo
sarà allora soltanto
che avrò scorto in quella notte
il senso più puro e dignitoso del vivere.

6.
 
Attendi come iena di piombo
che io mi divincoli dal fumetto
dei tuoi disegni
di umiliazioni arrugginite
per sbranare le mie speranze.
Se fossi un treno
vorrei annientare le tue membra
tra tentacoli di rotaie
per scoprire finalmente
la scaturigine della tua perfidia
ma nulla più so essere
di una puntura senza traccia
di una zanzara impazzita
incapace di renderti
il male che mi hai cucito sulla pelle
per fartene scorgere
la reale dimensione.
Ho cessato di essere
il vano, stupido cassetto
in cui puoi riporre i tuoi capricci
di bimba viziata
di essere la tazza in cui sputi
quando comprendi
di avere detto una parola in più
di quanto il tuo respiro ti concedesse
il guanto che occulta la tua mano
quando si vergogna
di avere negato una carezza.
Per fare vivere il tuo mondo
non posso strangolare il mio.

7.
 
Una pagina scivola impietosa
dalle mie mani unte
di luoghi comuni
in un piccolo, stupido camino
nell'illusione di avvertire il fuoco
di sensazioni mai disegnate.
Ho udito solo
la mia penna gemere
per non sapere più cesellare emozioni
i disarmonici miagolii di un felino
stretti tra le tremanti ombre della sera
sembrano implorarmi
di acquistare un nuovo cuore
al mercatino delle pulci
di speranze vendute a poco prezzo.
Un suonatore di violino ubriaco
pizzica su una corda
un timido la
e rinchiudendolo tra le sue esili dita
me ne fa dono
"Stringilo anche tu- sussurra -
e scoprirai la magia dell'armonia".
 

8.
 
Una vita buttata al macero
a obbedire senza respirare
agli ordini duri come granito
d'un uomo partorito dalla guerra.
La gola
incapace di emettere respiri
soffocata dal pensiero tagliente
di dover continuare ad annientare
per poter continuare a vivere.
Il silenzio di una piccola trincea
ormai invasa fino all'orlo
dalle lacrime dei commilitoni
dinanzi alle foto ingiallite
delle donne amate
che forse più non ritroveranno.
Sullo sfondo
il flebile ma fiero suono d'una campana
inghiottito
in un soffio e per sempre
da un'anonima palla di cannone.
E fisso verso l'ultima croce
il mio sguardo si flette impotente
al tetro canto della morte.
 

9.
 
Parole che rotolano sul selciato
chiedono a un poeta ubriaco
di potersi rivestire di arte sublime.
Da un minuscolo tombino
spunta l'immagine
di una poesia mai scritta
anonimi passi la divorano
e la spingono
sotto le ruote sogghignanti di un camion.
E' un ennesimo
anonimo slancio d'amore
che ha sposato la morte
ancora prima
di riuscire a innamorarsi della vita.
Ma quelle parole
riposano ora sulla scia di una stella
pronta a regalare loro
un nuovo respiro
e a gettarle su un angolo di mondo
come stelle filanti.
Un nuovo poeta ubriaco
le raccoglie nella sua ultima bottiglia
e bevendole le porta dentro sé
per cantarle sguaiatamente al cosmo.

 
10.
 
Cammino in un concerto
ricamato da sfuggevoli battiti
di farfalle rivestite
di argentea pioggia
la mia identità
mi chiede tremebonda
di potersi fermare
dinanzi alle lacrime di un ruscello
per scoprire la soavità dello specchiarsi
e del potersi riconoscere.
Una brezza ansimante
mi ruba una ciocca di capelli
e stringendo la sua mano d'avorio
a un sole che gemeva
per avere smarrito la luce
cesellò
con la certa incertezza di un pittore
l'ombra della donna
che sempre amai senza conoscere.
Il prato si libera
delle catene pesanti delle mie suole
e concedendosi in sposo
a fruscii mattutini
raduna le primule
in una danza senza tempo.
 

11.
 
Sul muro di questa galera
ho vergato con il mio sangue putrefatto
l'ultima lettera a madama vita.
Perdonami, amore mio
se altro non ti seppi regalare
che gelide sbarre
e severi sguardi
di secondini insensibili
che solo desideravano dirti
quale errore compiesti
a scegliere di essere vita.
Ora che il respiro mi sta abbandonando
non so maledire i miei sbagli
perché essi sono la mia esistenza
e da essi ho a fatica compreso
che fallire ti insegna a risalire.
Nulla di me ti resterà, vita
se non stupidi, noiosi libri di poesie
che come maestoso volo di uccelli
regalarono ai miei pensieri
l'illusione di toccare il sole
e di vestirmi di speranza.
 

12.
 
La rugiada piange
sopra fiori che stanno appassendo
mentre il bambino carezza il tempo
posandosi
su un'ala vitrea di farfalla.
All'orizzonte l'ombra di un uomo
sta arrendendosi
a un colpo di fucile
la guerra sorride beffarda
sui pensieri morenti
di una giovane esistenza
la mano tremante del generale
non sa trattenere le lacrime
sull'ultima lettera di quel giovane:
"caro amore
mi obbligarono a scegliere
tra te e la guerra
sono nato fiore
ma non sboccerò
sono nato sogno
ma non mi realizzerò
ma la mia tomba
serberà per sempre
il profumo inebriante
dell'averti incontrata
conosciuta, amata,
a te ritornerò nelle notti
attraverso il sussurro di una stella".

 
13.
 
Muto strada
per fare assaggiare alla mia pelle
la certezza di un sublime smarrimento.
Sono troppo sicuro
di ciò di cui sono incerto
e adesso
in un bar ricolmo di ragnatele
la vita torna a sfidarmi.
 
 


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