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Vocazione
all'arte investigativa
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- Mattino di sole
tenero entra caldo gioioso in casa. Scrivo tra questi
bianchi righi il selvaggio mio pensiero.
- Vagherò in
labirinti segreti m'intrufolerò dentro e con
aria disincantata Canterò arie
melodrammatiche.
- A dire il vero
vorrei fuggire da questa ipocrisia
meridionale.
- Figure stolte ladre
di idee e melodie dimenticate.
- Aspetterò
come mio solito il risveglio di una coscienza
lungimirante preparata ad ascoltare i figli della
strada. Il paese dei balocchi e così lontano
dall'altra parte della barricata.
- Dovrò di
nuovo imparare a dialogare con me stesso e con gli
altri? Se vorrò sopravvivere. Porto a spasso
queste mie idee. Rivoluzione e intellettualismo
Sociale. Troppo pericoloso per passare in incognito
sotto gli occhi del vigile. M'invita ad andare avanti.
Il traffico sembra impazzito.
- Automobilisti
protestano ad alta voce. Non ne possiamo più.
Basta con questa storia. Ribellarsi ai contenuti. Alle
forme burocratiche.
- Alla fila agli
sportelli. Al potere dell'impiegato di destra di
sinistra di centro destra di centro sinistra. La
diritta via aveva smarrita.
- Bruciamo le
macchie. prendiamo la metropolitana. coltiviamo fiori
piante di Maria. Non facciamoci fregare dal signor
padre padrone il delitto è all'ordine del
giorno. Presi due ladri cinesi. Arriva la polizia.
Largo largo cosa succede. Sono stati loro agente.
hanno tentato di rapinare questo povero
passante.
- Quando sarò
grande diventerò un ottimo
investigatore.
- Intanto imparo.
Passo le mie notti in lunghe ore di studio. Conosco le
più celebri e famose indagini di detective
privato un gioco comprendere la psicologia criminale
di un individuo. Giorni e giorni d'accurato studio.
Basta poco trovare la soluzione a un insolito caso. Ci
vuole pazienza una lucida logica. Chiara conoscenza.
Una gioia profonda riempie il cuore. Hai trovato
finalmente il colpevole sei felice orgoglioso di te
stesso. Sei sulla buona strada per divenire un ottimo
detective. Compare la tua foto nelle pagine di cronaca
nera. Valoroso investigatore in compagnia del suo fido
cane sgomina intera banda di malviventi. La leggenda
entra nella tua vita. Sei conosciuto. Al bar dello
sport sei il terrore numero uno dei borseggiatori. Il
commissario capo ogni tanto ti manda a chiamare. Vuole
qualche consiglio da un giovane esperto. Dupin Marlowe
Maigret l'ispettore Carvalho sono spiriti affini al
tuo Giudizio investigativo. Una profonda soddisfazione
morale sembra farsi largo nell'intima
coscienza.
- Ecco a voi il
vincitore di questo quiz televisivo. Ho vinto sono
ricco.
- Emanuelaaaaa ho
fatto tredici. La città è in festa. I
matti escono vestiti da santi ignudi.
- Il telegiornale
delle ore venti trasmette la notizia.
- Il capo dello stato
è informato immediatamente della strana
vincita. La curia si riunisce in riunione
straordinaria. Suonano le campane. Il traffico
impazzisce. Scendono dalle macchine. Un lungo corteo
si snoda sino a piazza del popolo. La radio trasmette
i connotati dell'individuo responsabile di tale
insurrezione fermi non fatemi del male. Io ero un
povero sfortunato orfanello. Fui allevato miseramente
dal mio padre adottivo. Di professione guardia
giurata. Un santo uomo che la mamma gli preparava il
tegamino pieno di carne al ragù. Mezza pagnotta
di pane casereccio. Una bottiglia di vino rosso
emiliano.
- Il poverino se lo
mangiava nel botteghino del posto di guardia.
Soddisfatto s'accendeva la TV e si fumava una cicca
dopo l'altra.
- Lui mi ha ispirato
la missione investigativa. oggi vi narro la mia triste
storia. Non so' cosa voi penserete infine di me. Ma
sento di avere la coscienza pulita di aver fatto il
mio dovere di cittadino e di futuro tutore della
giustizia. Vi ringrazio per il vostro buon cuore. Per
questi vent'anni di galera che mi date. Grazie per
avervi difeso. Voi e le vostre famiglie. Per aver
sorpreso l'amante di vostra moglie con le mani nel
sacco. Per aver taciuto su i vostri traffici illeciti.
Grazie per la vostra disonestà.
- Grazie per tutto il
male che mi avete fatto fin da piccolo.
- Grazie per questa
vita di burattino. Per le altre cento vite che io
avrei voluto vivere, sì lo confesso sono il
prodotto delle vostre ruberie, dei vostri
intrighi.
- Perché io
sono il sogno rapito di un povero ladro.
- Principio questo di
una nuova indagine fantastica.
-
-
- Il
capo
-
- Avrei voluto
esserci anch'io a quella riunione con il
capo.
- Spiegare
così finalmente le mie ragioni.
- Forse
quell'incontro sarebbe stato decisivo per la mia vita
d'impiegato.
- Ci sono sempre
tante buone ragioni per cambiare vita.
- Una di queste
è il naso a proboscide del signor Bianchi.
Seduto di fronte tutto il giorno davanti la mia
scrivania. È un delirio.
- Da ragazzo a scuola
copiavo i compiti allungando il collo
vertiginosamente. Leggevo e ricopiavo velocemente. Gli
amici mi chiamavano giraffa.
- La mia vita lo
trascorsa imitando. Narrando la vita
altrui.
- Di mio c'era
poco.
- Grandi avvenimenti
non ce ne sono mai stati. Un problema esistenziale.
Ridicolo. Non direi. Basta provare. Imparare e
copiare.
- Saper essere
l'altro. Il professore, il dottore, il fico, l'attore,
il regista, il meccanico, eccetera eccetera.
Importante è saper interpretare il soggetto.
Recitare e vivere. Ho passato tanto tempo a osservare
i difetti e le virtù degli altri. L'importante
è partecipare. Essere primi o ultimi non ha
importanza.
- Essere di nuovo
essere qualcos'altro.
- Per quella riunione
mi ero preparato bene.
- Avevo inventato
tutta una serie di gesti e colpi di occhi, di parole
fatte.
- Mi dissi questa
è la volta buona. Arrivai sorridendo. Verso
mezzogiorno il capo volle parlarmi. Ebbi, confesso, un
leggero smarrimento, non ricordavo più la
parte. Lessi e rilessi il copione che avevo in mente.
Ma lui, il capo, fu più veloce, mi disse: LEI
È LICENZIATO.
- Tutto l'ufficio
applaudì calorosamente. La gente per strada si
fermò a sentire. A Montecitorio fermarono una
importante riunione parlamentare.
- Il presidente della
repubblica s'affacciò dal balcone del
Quirinale.
- Il KGB chiede di
sapere qualcosa, l'FBA risponde di non sapere di cosa
sta succedendo lì in Italia.
- Un boato e s'apre
l'inferno, io mi sentii tanto, tanto solo.
- Verso le quattro di
un pomeriggio schiacciasolepicchiaduro uscii
dall'edificio.
- Lungo il corso
principale affrettai il passo. Urtati distrattamente
una signora che portava a spasso il suo cagnolino.
Piango, chiedo scusa, lei si volta e con un sorriso
dolce mi dice: Si figuri la perdono. Mi giro di scatto
a guardarla. Era la morte. Terrorizzato lancio un
urlo. Mi sveglio, sudaticcio.
- La mia giornata
è appena iniziata.
- Vado in bagno, mi
lavo i denti.
- Quella faccia
vederla allo specchio m'angoscia. In fretta scendo,
prendo l'autobus. Era stracolmo. Arrivo al lavoro.
SCIOPERO GENERALE.
- Oggi non si lavora.
Mi siedo davanti ai cancelli. Guardo dal basso la
stanza del capo. Prendo la rivoltella, sparo Bang
Bang.
-
- Un
terno al lotto
-
- Che uomo
sfortunato, poverello, deve avere pure un sacco di
pidocchi. Così ogni giorno lo puoi vedere a
chiedere la carità seduto per terra fuori
qualche chiesa osteria teatro. Passanti frettolosi gli
gettano piccole elemosine inteneriti dall'aspetto di
quel povero uomo. Domenica suonano le campane a festa
all'unisono sulla città dolente, entra in ogni
casa un po' di gioia, giorno di pace dove sembrano
tutti felici. Sotto la pioggia lui corre a nascondersi
sotto i portici. Filippo cerca un riparo. In quel
momento una macchina carica di monelli gli passa
accanto.
- Alla sua vista
prendono a buttargli addosso mele marce e ridendo,
facendo schiamazzi s'allontanano soddisfatti della
loro misera azione.
- Filippo a
ginocchioni per terra, riparato dalle sole mani, si
alza pian piano, simile a un animale bastonato si
spolvera e s'avvia verso il dormitorio pubblico
gestito dai monaci Francescani.
- La pioggia è
gelida e le pozzanghere dove egli posa il piede gli
inzuppavano i pantaloni stracciati. Arriva morto dal
freddo chiedendo al padre superiore qualcosa da
mangiare prima di andare a dormire.
- Gli fu dato un
pezzo di pane e una minestra di brodo vegetale caldo.
Quando stava per andare a coricarsi incontra il suo
vecchio amico Adriano, un mezzo alcolista di un paese
vicino Trento da vent'anni a Roma.
- Anche lui vagabondo
e accattone, Filippo ti cercavo da diversi giorni,
quel biglietto al lotto te l'ho giocato, tieni,
è un mio regalo di Natale però se vinci
ricordati di me.
- Non so come
ringraziarti, ci speravo. L'estrazione di sabato
l'attese con pazienza, così dopo aver aspettato
per un'ora circa che un anziano signore lasciasse il
giornale sopra la panchina legge l'estrazione
desiderata, trentadue, ventisei e quarantasei, i suoi
numeri giocati sulla ruota di Venezia. Fa' un salto di
gioia, una piroetta, ubriaco di gioia corre per le
strade della città. A sera tardi aspettò
nel suo giaciglio del dormitorio pubblico il suo amico
Adriano. Abbiamo vinto.
- Non ci credo, fammi
vedere.
- Fanno salti di
gioia, s'abbracciano e festeggiano la vincita, facendo
mille progetti per l'avvenire.
- Il freddo è
intenso e la pioggia continua a scendere fitta e
gelida. Le signore in abiti firmati entrano in teatro
impettite, buttando qualche spicciolo o biglietto nel
misero cappello unto di Filippo. Questa vincita al
lotto in verità è un sogno fatto
lì per terra da Filippo in quella sera fredda
d'inverno.
- L'acqua piovana era
tanta, entrava nelle calze e gli bagnava i piedi, le
ossa sono stanche di camminare per tornare a dormire
di nuovo in quel dormitorio pubblico. Cosa regalargli,
un sogno è un fuoco dove si riscalda l'animo e
non ti fa piangere e non ti fa sentire solo
perché è una speranza, una fiammella
accesa che arde davanti a una immagine sacra. Un sogno
e un domani migliore, un sorriso, un... terno al
lotto.
-
- Figli
d'Annibale
-
- Nella mia prima
giovinezza, il mio giudizio sulla divinità
veniva paragonato a un sogno d'amore, un àncora
di salvezza universale.
- L'individuale
certezza di un luogo interiore, la futura
realizzazione del proprio Io nel mondo.
- Ebbi un momento di
paura, di smarrimento quando questa piccola divina
realtà cadde e si frantumò in mille
pezzi.
- Riflessi di una
vita raminga, socialmente appannaggio di una classe
borghese. Ebbero il significato di tramutarsi in una
rivoluzione di forme e bisogni
primordiali.
- Cercai l'intima
radice del mio male atavico.
- Come nemico di me
stesso denuncia il mio essere italico. E
costruì nel silenzio la dura scorza dell'uomo
qualunque.
- Volevo camuffarmi
da uomo libero.
- La stella di Davide
non più era cucita su i miei abiti. Quella
stella dei padri macchiata di sangue.
- Simbolo sogno e
preghiera sofferta. Come un vanto, un canto d'amore,
nascosto in un sogno annunciato in una notte di
primavera.
- Volevo ritornare a
vivere nella terra dei padri perché avevo preso
coscienza del mio essere perché avevo compreso
dopo generazioni di sofferenza e umiliazioni da dove
provenisse la mia etnia.
- E il cielo
sembrò squarciarsi e apparire Dio trionfante,
circondato d'angeli e cherubini che mi sorridevano e
m'invitavano a sedermi al loro tavolo colmo di manna e
primizie, Eliconi, vini e maturi frutti del giardino
dell'esperide.
- Provavo soggezione,
parlai con un cherubino come andassero effettivamente
le cose lassù in cielo.
- Mi guardò
con due profondi occhi azzurri e smarrito rosso di
vergogna, volò via suonando la sua arpa, una
musica triste e malinconica.
- Dai monti celesti
scesero i guardiani del sonno e della veglia ultima,
armati fino ai denti, su cavalli ferrati galoppando
scesero fino a valle urlando e incitando i loro
destrieri e i loro compagni alla battaglia
finale.
- Fuite se non vulite
murire. Uhe cosa succede? Donna Giuseppina
affacciatevi dal balcone vi debbo dare una buona
notizia.
- Non posso
immacolata sono impegnata, sto cambiando il pannolino
al bambino.
- Civiltà la
chiamano, domani vado a parlarci io con il vice
sindaco, è già una settimana che questa
puzza entra fin dentro casa, è una cosa
terribile.
- È un tubo
fognario rotto, ve l'ho detto
ragioniè.
- Abbiamo spedito
già una decina di richieste all'ufficio
competente.
- Dicono mancano gli
operai, sono impegnati in altri servizi.
- Quando finiranno
verranno qui ad aggiustarlo.
- Ho fatto un sogno,
ho visto Annarella andare in giro sorridente come ai
vecchi tempi.
- Rideva e salutava
tutti.
- Oggi vive su una
sedia a rotelle seduta fuori l'uscio della sua
casa.
- Forse aspetta di
morire sul serio, quando mi guarda negli occhi mi
sembra lontana vedo i suoi momenti felici, la sua
tristezza e non so darmi ragione perché tutto
ciò.
- Ritornerò
sul Pincio a guardare Roma dall'alto.
- Ritornerò a
casa a pregare, a sperare di ridere su queste piccole,
infinite, miserie umane.
-
- La
neve và
-
- Sulla strada del
lungomare cittadino di mattina c'è sempre
qualcuno di corsa ad allenarsi.
- Il mare sciarabonda
a riva spumeggiando e schizzando portando con se verso
il porto ogni cosa. Perfino il cadavere d'un povero
marinaio caduto dalla nave la notte prima dopo aver
bevuto e ballato insieme ai suoi compagni di vascello.
Finito in mare ubriaco. Tutto sommato è una
bella giornata, l'aria fresca del mattino mette la
voglia di sgranchirsi le gambe con una bella
passeggiata. Scendere per strada nella luce del
mattino dalla collina attraverso le viuzze e i mille
scalini incastrati nella roccia fin giù verso
il mare azzurro. Gabbiani s'alzano in volo con nel
becco chiuso pezzetti di cuori. Da lontano scorgo la
folla radunata davanti al molo. Per terra disteso il
povero marinaio coperto da un misero
lenzuolo.
- Mentre un vigile
dai grossi baffi disperatamente tenta d'allontanare la
folla, la confusione sale ogni momento. Giungono sul
posto i primi reporter, qualche TV locale. La notizia
di bocca in bocca del ritrovamento dell'annegato fa il
giro della città.
- Le macchine in
doppia fila si fermano numerose a guardare l'accaduto.
- Nel giro di
mezz'ora il traffico impazzisce bloccando così
l'intera circolazione stradale. Una passante
trascinando il suo cagnetto al guinzaglio corre a casa
a riferire gli eventi, preannunciando lo sbarco dei
soldati e l'imminente scoppio di una guerra. Il cielo
è scuro, all'orizzonte si notano dei grossi
nuvoloni.
- Infilo il mio naso
tra la gente, non riseco a vedere nulla. Il vigile dai
grossi baffi m'allontana fischiando e
gesticolando.
- La situazione
sembra cadermi dalle braccia quando girando gli occhi
vedo un monello infilare la sua mano nella mia
saccoccia.
- Mi giro lesto e
afferrandogli la mano gli grido: brutto furfantello
molla l'osso, lui mi guarda coi suoi due grandi occhi
azzurri, mi sorride e tirando la mano scappa via
gridando ò mariuolo ò mariuolo. Il ladro
alla fine sarei io, non ho il coraggio di
rincorrerlo.
- La pioggia
incomincia a cadere lentamente poi a grossi
goccioloni.
- La folla si
disperde rimangono gli irriducibili curiosi giocatori
di terni al lotto.
- Il telo che copre
il corpo del povero marinaio è completamente
bagnato lievemente sporco di sangue. Dopo due ore
d'attesa la sirena d'una autombulanza della
Misericordia s'avvicina. Due barellieri, uno alto,
l'altro basso, lesti sotto la pioggia scendono
dall'autombulanza. La pioggia è intensa, il
vigile dai grossi baffi, risollevato dal caso
concluso, s'allontana dialogando con un suo
collega.
- Il corpo viene
caricato dentro l'autombulanza e a sirene spiegate
condotto all'obitorio, scompare nel traffico
cittadino.
- A me non resta che
continuare la mia passeggiata sotto la pioggia. Mi
rifugio dentro una caffetteria, ordino un
caffè, m'accendo una sigaretta. La città
è bagnata fradicia. Al largo, in mezzo al mare,
una grossa nave si muove lentamente sbuffando nuvole
di vapore accompagnata da uno stormo di gabbiani va,
sull'onde libere va.
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