LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di
Ernesto Casolari

BAMBOLE
 
Bambole colorate tutte in fila
col sorriso legato a una catena
chiuse dentro un'asfalto di cartone.
Bambole un po'di vetro
e un po'di cera
laccate quasi come
quelle vere
che vivono le ombre
di una sera
sino a quando
la luce le scolora.


C'ERA LA TORTA
 
 
C'era la torta
e dentro,
con la crema,
tutti i peli del gatto
un foglio bianco
e l'elica scheggiata
di una nave.
E sopra noi,
vestiti come nuovi
che guardiamola festa
e ci annusiamo.


C'ERANO PIU' PAROLE CHE PERSONE
 
C'erano piu' parole
che persone
e stavano cosi'
tutte vicine
per non sentirsi
piene di un dolore.
Il vecchio
addormentato sul cuscino
non pensava piu' a loro,
non poteva,
cosi' che si
sfioravano soltanto
prima delle preghiere
della sera.
 


COME UN PESCE IN UN VASO
 
 
Come un pesce
in un vaso
giro in tondo
sbattendo contro bordi.
Sanguinando
cerco di uscirne fuori
e tocco il fondo.
 


COME UN PEZZO DI NEVE CHE SI PERDE 
 
Come un pezzo di neve che si perde
nel bianco del silenzio di una sera
anch'io mi sono perso,
e ho perso te.
E non era la notte che ci univa
solo il bianco dei nostri due respiri
che copriva la neve e l'abbracciava.
E noi, coi nostri passi affaticati,
affondavamo sino alle ginocchia
in una luna che forava il buio.
 


CRESCEVA L'ALBA E NOI NON C'ERAVAMO
 
  
Cresceva l'alba
e noi non c'eravamo
storditi dalla notte
che succhiava
tutte le nostre forze.
Restavamo distesi sui respiri,
immobili,distanti dalla vita
in una dimensione
che allungava
i battiti del cuore
e non aveva fretta
di capirci.
 
 


DA TE VOGLIO DI PIU'
 
Da te voglio di piu',
voglio quel bacio
che sa'rubarmi
l'anima e la vita.
Solo cosi,'
se no fa troppo male.
 
 


DENTRO QUEL MARE CHIUSO 
 
Dentro quel mare chiuso
appicicoso
scivola un vento caldo
che le reti non sanno riposare.
Chini sulla risacca
i pescatori
increspano le voci
e se ne vanno
dentro un altro orizzonte
da spogliare.
 
 


DONDOLANDO SUL TRESPOLO CHE OSCILLA
 
 
Dondolando sul trespolo che oscilla
tra i nostri
due pensare equidistanti
pesiamo le parole
per non morire ancora
un'altra volta
come la volta scorsa.


ERA SOLO UN MATTINO
  
Era solo un mattino
pieno di quella luce
che ti sanguina gli occhi
e tu nonc'eri.
 


ERA UN LUGLIO
  
Era un luglio
violento e appicicoso.
Ci piovevano in testa tante cose
che non si respirava
come adesso
che siamo gia' a Natale
senza neve.
 


HO DORMITO CON TE
  
Ho dormito con te
ma non dormivo.
Guardavo il tuo sorriso
scivolare
pieno di gesti strani
fatti a scatti.
Ti accarezzavo dolce
col rispetto
di chi deve scusare
un'intrusione
e tu
forse sognando
ringraziavi.
 


HO SOLO UN PO' DI TE
 
Ho solo un po' di te
che mi continua
che mi scivola fuori
mi si incolla
ho solo un po' di te
che si attorciglia
che mi scava
mi lega
non mi molla
ho solo un po' di te
che ti ho rubato
che ti assomiglia
e che mi sa' tenere
ho solo un po' di te
che non e' poco
ma e' solo
un po' di neve
in un bicchiere.


IL GIORNO SI STUPIVA
 
 Il giorno si stupiva
di trovarseli li', dentro al paese
con il furgone pieno di vestiti
che avevano dimesso le signore
quelle che quando uscivano la sera
cinguettavano invece di parlare.
E le donne toccavano le stoffe
miste fra lo stupore e l'emozione
e sapevano gia' d'essere belle
per una volta almeno
e di piacere.
 
 


LA DONNA HA PERSO IL NOME 
 
 
La donna ha perso il nome
un'altra volta.
Con gli occhi bassi cerca le sue scuse
evitando la folla e la stazione.
Solo un po'di paura la consola,
solo un po'che cosi'poi
si ritrova.
 


LE DONNE CHE SI VOGLIONO DEL MALE
 
Le donne che si vogliono del male
si sognano diverse e meno sole.
Tengono il blu'degli occhi
in un bicchiere
e cuciono le pieghe dei sorrisi
con l'odore dell'ultima emozione,
quella ch'e' sempre li'
che non si muove.
 
 


LE OMBRE DELLA SERA
 
 Arrivano leggere, silenziose
e uniscono i colori.
Sfumano contromano a grandi passi
sino ad addormentarsi
quando e' giorno.
 
 


 L'UOMO DI FRONTE
 
 
L'uomo di fronte
non ti lascia andare.
Rimane li'
dentro quel suo guardare
con tutta l'invadenza
che trasuda.
Non fiata
non si muove
e non si scusa.
 
 


L'UOMO DEL TRENO
 
 
L'uomo del treno
Guarda la stazione
dal finestrino
che si sta' muovendo
con quel sorriso
che si porta dietro
e con gli occhi
che sono gia' lontano.
L'uomo del treno va',
dove voleva
senza valigie da dover cambiare
con il respiro che si fa leggero
sospeso tra la notte
e il temporale.
 
 
 


 MI DICEVI 
 
 
"Amami"
mi dicevi.
Sono qui.
 
 


 NON CI SONO PIU' I FIORI SULLA NEVE
 
 
Non ci sono piu'i fiori sulla neve.
C'erano,
quando il bianco era leggero
quando le stelle andavano a svernare
per non sentire il freddo
che le uccide
quando l'alba scioglieva con un fiato
tutte quante le ombre
della sera.
 


PORTO FIORI DI PLASTICA A MIO PADRE
 
Porto fiori di plastica
a mio padre
Lo guardo,
e' ancora serio
come ieri.
Non ci parliamo piu'
da tanto tempo,
ma tutti gli anni
vengo per vederlo
e resto li'davanti'
ad aspettare
che mi dica qualcosa.
 


QUATTRO CANI DI GESSO
 
L'unicita' del tempo
la paura
la pochezza di un attimo
l'attesa
quattro cani di gesso
alla catena
che stanno li'
fissi da far paura
sino a quando
una voce
li richiama.
 
 


SAPRO' DELLA TUA FESTA DALL'INVITO
 
 
Sapro' della tua festa dall'invito
se qualcuno vorra'farmelo avere
cosi'ti mandero'fiori di carta
che potrai conservare
dentro un vaso
senza innaffiarli mai.
 
 


SOLO LE VECCHIE VESTONO LA SCENA
 
 
Solo le vecchie
vestono la scena
e scavano i sorrisi
che tengono cuciti
dentro gli occhi
sedute sulle porte
delle case,
appollaiate,
fino a quando la sera
le richiama.
Tutto sa' di pudore,
quello vero,
in un bianco
fin troppo scolorato
dove le ombre
restano da sole.
E non si piange piu'
ora ch'e' buio.
 


TRE UOMINI SUL PALCO
 
Tre uomini sul palco
a recitare
e la donna
non sa'piu' le parole
cosi'che lacrimando
si commuove
ma e' soltanto
la prova generale.
 
 
 


TUTTO MI SA' DI TE
 
Tutto
mi sa'
di te
quello
che tocco
che vedo
che rincorro
che ricordo
tutto
mi sa'
di te
durante
il giorno
se lavoro
se leggo
se mi fermo
tutto
mi sa'
di te
perche'
ti penso
ti voglio
ti vorrei
ti avrei voluto.
 


UNA FILA DI AUTO 
 
Una fila di auto
incatramate
dentro quel lunedi'
che non si smuove.
Solo una qualche moto
evaporando
scivola fuori
fino a scomparire.
E si' rimane li'
com'era prima
fermi da far paura
anche se un po' alla volta
con la sera
non c'e' piu' niente
che ci puo' vedere.
 


VUOTO D'AGOSTO
  
Le giornate che allungano le ali
trasudano di vuoto,
e pigramente
tirano verso il buio.
Ma d'intorno
tutto sa'di normale
e si riposa.
 


WEEK-END
Code argentate
guizzano
su un'asfalto
impazzito
ed e' sempre
week-end.

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