LA
PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA
VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti
contemporanei affermati, emergenti ed
esordienti
|
- Poesie
di
- Federica
Bernardini
|
-
- Il gusto della
mia speranza
-
- Grumi di
colore sospesi
- dentro
frammenti d'ansia.
- Vivo come
silenzio
- tra
lenzuola sterili
- accarezzando
la voglia tua
- disegnata
e sottratta
- all'agonia
del cielo.
- Coprimi
come terra
- rassegnata
e sommersa.
- Inventami
strada
- nel lungo
tuo percorso.
- Distruggi
la mia pelle
- dentro
pioggia di brina
- dimenticata
dall'energia del sole
- Accoglimi
sulle labbra
- sintesi
d'emozione
- centellinando
il gusto
- della mia
speranza
-
-
- A viso
scoperto
-
-
- Sto
cercando un sussulto d'estate
-
- come panno
steso
-
- al vento
di tramontana.
-
- Non
conosco la direzione
-
- e mi fermo
come onda
-
- che
scivola sulla deriva dei ricordi.
-
- Ho
compresso il mio tempo
-
- e
cancellato il sentire dell'anima
-
- Non provo
timore
-
- subisco
una gioia sottile.
-
- A viso
scoperto
-
- l'egoismo
disarma il dolore
-
- e avverto
sul collo
-
- un dolce
calore di sole.
-
-
-
- Nell'ombra del
mio tempo
-
-
-
- Erano
attimi
- bugie di
luna dentro serate inutili.
- Giochi
nascosti
- nelle mani
teneramente complici
- armonie di
cristallo
- libere
come voli di farfalle.
-
- Capelli
lunghi
- nel gusto
che accoglieva tepore sulla
pelle.
- E il buio
si copriva di silenzio
- scricchiolio
di poltrone
- squallido
ornamento
- che
tramutava l'emozione in sogno.
-
- Eri nota
di pioggia
- in
sintonia con l'ombra di un
deserto
- Eri
vita
- che mi
avvolgeva il corpo
- fumo
nell'aria
- nel tuo
sudore senza nulla addosso.
-
- Era vento
di marzo
- che mi
stordiva stupore della neve
- nell'apatia
di un treno
- che mi
lasciava sola con la neve.
- E ancora
mi manchi
- nell'ombra
del mio tempo
-
-
-
- Il richiamo
dell'assenza
-
-
- Essenza di
carezze
- orme nude
tra sospiri d'aria.
- Grovigli
di lenzuola
- tracciano
solchi di pelle
- semina
senza frutti
- saldi di
preghiere
- nell'avida
luce del mattino
- Un
bagaglio di cenere
- come
l'alba di una notte insonne
- disfatto
nell'ultima scintilla.
- Un filo di
sangue
- accorre
- al
richiamo dell'assenza
-
-
-
- Una strada
lontana è sicura
-
- In bilico
appesa
- a legami
di sangue
- spolvero
ali consumate
- nel
viaggio che nega il ritorno
- vestita di
fretta
- ma i piedi
non so trascinare.
- Una strada
lontana è sicura
- conosco i
suoi fiori.
- Mi
aggrappo a quel vento
- che
accumula
- cose
secche e rumore.
- Appartengo
a me stessa
- come
pietra che rotola
- e nessuno
mi può comandare
-
-
- Chi mi insegna
a scoprire la vita
-
-
- Si
è assopito
-
- uno
squarcio di cielo
-
- sopra un
vecchio cappotto
-
- nell'ora
che sa di mistero
-
- e una
nuvola stanca
-
- s'impiglia
-
- tra colori
di nebbia e tepore.
-
- Spezzo il
pane
-
- nella luce
che cade tra gli alberi
-
- pane
bianco
-
- che
nascondo sotto fogli di stoffa
-
- consumati
-
- dal troppo
frusciare.
-
- Trasparenza
di un giorno diverso
-
- nella
terra che suda fatica.
-
- Voglio
viverlo adesso.
-
- Chi mi
insegna a scoprire la vita?
-
-
-
-
- Bagliori di
giorno
-
-
- Ho preso a
calci
- la tua
valigia disfatta
- e le
promesse rotolano
- come
pietre consunte
- su questa
strada d'inverno
- coperta di
consapevoli errori.
- E il vento
mi coglie
- tra cose
che ingombrano
- e parole
perdute.
- Uno
schermo di buio
- nel
silenzio che incombe
- mi
aspetta.
- Non scalda
la luna
- dipinta di
rosso
- nella
nebbia che affonda
- bagliori
di giorno.
-
-
-
- Perché
non mi parli di neve?
-
- Andare
oltre
- ostinate
barriere
- dove cade
il respiro
- insabbiato
- dal vento
di tramontana.
- che
lacera
- i dubbi
delle illusioni.
- Esule
- nella
polvere bianca
- del
mattino.
- ho
asciugato il pianto
- dei miei
colori
- distrutti..
- Migrano
uccelli tristi
- appesi
- ad un
fruscio d'infanzia.
- e veglia
l'angoscia
- sopra
labbra dischiuse.
- Perché
non mi parli di neve
- tra
lacrime schiave
- che
imbrattano il corpo.
-
-
-
- Ali di
libertà
-
- Ali di
libertà
- macchiate
d'azzurro
- dentro
gusci di cielo.
- Scrigni di
memoria
- costretti
per l'eternità di ore
- nella
battaglia delle dimensioni.
- Graffia le
corde dell'anima
- un sole
senza potere
- che invoca
carezze
- nel tepore
di un giardino
- dipingendo
di soppiatto
- l'ultima
rosa sopravvissuta.
- Si perde
questo mare
- secco
d'inverno
- che ha
bruciato il colore
- delle sue
tempeste
- e mille
parole mai dette
- nel
fruscio di sabbia bagnata.
- Ali di
libertà appese
- alle
pareti del tuo cuore muto.
-
-
-
- E
poi.....
-
-
- E poi
finirà il dolore
- di parole
avanzate
- incroci di
vie
- nei
segreti della coscienza
- quando le
notti
- si
scaldano col respiro del mare
-
- Fogli
bianchi
- senza rime
definite
- in quel
sentire di pioggia
- che
sgretola desideri.
-
- Negli
occhi dell'alba
- non si
accendono rumori.
- E
poi...
- Si libera
l'aria del mattino
-
-
-
- Il silenzio di
un porto lontano
-
-
- Vorrei
chiedere a te
- che sai
sorridere
- cos'è
una lacrima
- sulla
carne che brucia
- nel fuoco
di un'estate
- che nei
sensi ha perduto
- il suo
fragore.
-
- Mutare il
corso
- del mio
eterno letargo
- per
l'armonia di un giorno
- raccolto
nel tepore
- della mia
breve infanzia
-
- Di un
porto lontano
- desidero
il silenzio
- ma il
timore mi prende
- e chiedo
sonno
- come via
di fuga.
- Getto
sassi, cerchi di rabbia
- raccolti
in uno stagno.
-
-
- Me ne
andrò
-
-
-
- Me ne
andrò
- nel dolore
discreto
- di un
fiore d'aprile
- tra gli
artigli del vento.
- Piedi nudi
s'incrociano
- sui
sentieri
- che hanno
ucciso le orme.
- Un treno
non sa giudicare
- corre
altero
- respirando
gli odori
- che offre
la notte.
- Me ne
andrò
- riponendo
il dolore
- nella
pelle del mio inutile corpo
- nelle
carte scoperte
- di un
gioco perverso.
- Me ne
andrò
- nello
schianto di una vela crudele
- che geme
nel canto d'autunno
-
-
-
- Posso solo
cantare stasera
-
-
- Posso solo
cantare stasera
- una nenia
lontana
- colorata
di riverberi azzurri
- e profumo
di pane
- che
fuggiva dai comignoli aguzzi.
-
- Nella
quiete dell'aria
- una voce
intonava
- la carezza
di un'ave Maria
- e la notte
deponeva i suoi veli
- sui fiori
di maggio coricati nel fieno.
-
- Posso solo
morire stasera
- ogni
istante si vive o si perde.
- Mi separo
dai sogni
- prendo a
pugni la vita
- e mi
arrendo alla calma dell'onda
-
-
- Solo una
volta
-
-
- Solo una
volta
-
- muta nel
gemere d'inverno
-
- dentro il
mio sguardo
-
- si
è posato il sole
-
- nel
mosaico di vento che accumula
colori.
-
-
-
- Solo una
volta
-
- ho sentito
morire il dolore
-
- nel sudore
di un giorno
-
- che mi
scopriva il viso
-
- chiuso nel
ritmo delle ore.
-
-
- Solo una
volta
-
- ho
barattato questa mia esistenza
-
- con un
paio di scarpe
-
- dai lunghi
lacci nuovi
-
- e ho
camminato invano
-
- verso una
meta inutile, luce di un lampione
-
-
- Sotto angoli
di stelle mute
-
-
- Quando la
notte dorme
-
- sotto
angoli di stelle mute
-
- inerti i
pensieri dell'essere
-
- sciolgono
nodi di calore
-
- in fila
sospinti dal letto
-
- di un
fiume senz'acqua.
-
-
-
- Farfalle
dipinte di giorno
-
- annegano
nel fluido di lampioni
-
- come gocce
ostinate
-
- a scalfire
la realtà di una pietra
-
- e la
sabbia si dissolve
-
- nel
contatto feroce dell'onda.
-
-
-
- Giorni
senza ore
-
- rubano
ritmo all'altalena stanca
-
-
-
-
- Temporale
estivo
-
-
- Scava
solchi di polvere
- un vento
che conosce l'inverno
- Mi
affaccio sul cielo affannato
- di ignote
pianure legate
- alle cime
ricurve degli alberi.
- Gli
uccelli in picchiata s'incrociano
- tra
respiri di girasoli.
- Una strada
tortuosa e la pioggia
- che
immerge le mani
- nelle
secche radici degli alberi
-
-
-
- Vendimi le tue
mani
-
-
- Non ti
mostri
- prolunghi
il buio
- negando
luce al giorno.
- Dentro un
guscio
- ristagna
la tua pena
- sepolta
- nella rete
dei tuoi anni.
- Tu vivi
nel silenzio
- che inonda
la mia pelle,
- nelle
parole
- che ingoia
la mia bocca,
- in me che
esisto
- e che mi
sento morta.
- Curami
- come un
uomo che vive
- senza
storia,
- succhia le
mie ferite
- tiepide
gocce
- umide di
peccato.
- Respirami
dentro
- vento
d'ottobre
- che
annulla le sue foglie.
- Vendimi le
tue mani
- per te
sarò sorgente
- e non
voltarti
- dietro le
spalle
- sta
già sorgendo il giorno
-
-
- Una mosca
girando si annoia
-
-
-
- Il mare ha
urlato stanotte
- eco
disordinato
- di un
vento che si disperde
- nel sangue
d'improvviso.
-
- L'anima ha
vegliato
- come carta
- che
assorbe l'orizzonte
- rosso
dell'alba.
-
- Il mare ha
sottratto
- la mia
veste dipinta d'estate.
- Quella
porta ripete
- una nenia
sommessa
-
- Nel vino
versato
- la mosca
girando si annoia.
-
-
- Tutti i colori
del mare
-
-
- Il cielo
è una spugna
- che
occulta
- varchi
aperti dal giorno.
-
- Il mare un
punto d'attesa
- in preda
alla corrente
- inventa
notti d'agosto.
-
- Ho cercato
il mio destino
- fuggendo
- dall'onda
lunga di un bacio
-
- Il giorno
è fatto di niente
- e io vivo
come un fiore
- che ha
stracciato i suoi petali
-
-
- Forse
stasera...
-
-
- Parlo con
il gusto continuo
- di
decifrare un enigma.
- La
stazione sonnecchia
- nell'apatia
di un binario morto
- nei giorni
senza presente
- intervallati
da fessure di meraviglia.
- Angoli di
cartone colorato
- attenuano
il sapore del distacco.
- Il mare
ferisce la luna
- con lunghi
coltelli di parole.
-
- Forse
stasera il cielo piangerà
stelle.
-
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- ©2005-2006-2007
Il club degli autori,
Federica Bernardini
Per comunicare con il Club degli autori:
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