LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Poesie di Ferdinando Giannone
Tratte dalla raccolta: "La possibilità e l'impossibilità d'amare"
- L'amore e il male
- L'amore ingannato è nei propositi del male:
- e tu, Camila, ammettilo:
- dicendomi " ti amo:"
- eri nelle vesti del male.
- Nella casa a pagamento
- Ti ho rivisto nella casa dei bordelli,
- gli occhi di nera pietra,
- le mani stanche,
- pesanti come ali d'uccello
- che viaggia lontano,
- le labbra
- di seta damascata di rosso,
- la stanza
- lacerata di luce della porta aperta,
- i piedi sul parquet di legno, striato
- di liste più chiare e più scure,
- il busto tra lo stipite di legno.
- Forse mi hai riconosciuto.
- In ogni caso,
- mi hai detto a distanza:
- "Se paghi, mi avrai per un'ora"
- Ritratti
- Andando per musei belli come mille soli,
- riconosco
- che è più forte il pensiero delle passioni:
- sui ritratti ci sono tanti luciferi e madonne
- che non posso non pensare all'amore,
- all'odio,
- al tuo viso.
- Il cuore dell'amore
- Perché sono su questa strada?
- Su questi vicoli spurganti
- che schifano ancora la capra "sfoderata?"
- E perché questi palazzi diroccati...
- e questi muri come seghettati
- che incutono stizza e malumore?
- Neanche l'odore del mare
- cancella questo mio imbarazzo,
- né fa cambiare i miei pensieri
- che ho sigillato nella busta
- della solitudine che, nella notte,
- per pasto,
- sta mangiando il cuore e l'amore.
- Il pensiero è voce
- Mentre camminavi spavalda,
- quasi abbracciata ai muri
- col tuo passo disarticolato,
- io pensai...solo pensai,
- cattivo
- come fa lo sciacallo su un brandello di pelle:
- e dissi: "Girati, ti odio, puttana!
- Per strano che fosse, tu ti girasti.
- M'illudo di sapere
- Non era poco il tuo amore,
- Camila,
- che fine ha fatto?
- Dov'è?
- "Io lo so"
- - rispose la mia passione -
- nella terra,
- nelle stagioni dell'autunno e dell'inverno,
- aspettando coi semi novelli d'essere un fiore.
- Io so dov'è,
- io so dov'è,
- e m'illudo di sapere.
- Incontro breve nella stanza
- Nella stanza
- che odorava di melanzana marcita,
- di deboli luci,
- Camila, mi chiese:
- "Quanti soldi hai in tasca?"
- "Quanti ne vuoi?" - risposi.
- "Più riempi quel mio cassetto
- e più le gambe non ti reggeranno uscendo."
- Volevo spaccarle gli occhi,
- Morsicare la sua lingua,
- ucciderla,
- ma l'amore fu più forte e me ne andai.
- Da dietro la porta la sentii urlare:
- "Porco finocchio! Pochi sono i soldi!
- E non ti conosco nemmeno!"
- Gratis tu non l'avrai mai
- Ho la luna di traverso:
- anche se il desiderio è di vederti,
- non posso scordare che sei una puttana.
- Tu, Camila,
- forte della cultura dei bordelli,
- potresti dire: "Che cazzo vuoi,
- nemmeno so che esisti ormai,
- vai a farti il culo di un passero, se vuoi,
- ma renditi conto che, gratis da me,
- tu non l'avrai mai."
- La vita crudele
- Ti ho vista Camila:
- a giocarci avrei perso.
- Eri nelle antiche strade di malaffare,
- Formicai di gente
- a flusso scorrente nel bel Settecento.
- mai in disuso
- perché clandestini in stanze anguste.
- Quasi non ci credevo:
- eri lì, smagrita,
- con gli occhi in ombra massacrata.
- Cosi', seduta su una sedia,
- il tuo sorriso mi rese lucido il pensiero.
- Avevi tredici anni,
- Il pancione gravido
- d'un padre senza radici nella tua vita,
- ti notai come ti vedo ora,
- ti amai,
- amai il tuo corpo,
- col grembo alto che mi premeva sul viso.
- Ora, su questa strada,
- con un piede in avanti,
- sicura del tuo scopo,
- sotto un balcone di ferro battuto
- come ricami su fili d'acqua, mi chiedo:
- "Chi,
- chi t'ha fatto questo?
- Dimmelo, che io l'uccido!"
- Solo amore
- Sai, Camila,
- potrei far finta che nella tua stanza
- non c'è l'odore del sesso frammisto,
- le luci basse
- per non vedere la clandestinità dei nostri atti,
- la penombra su tuo viso per nascondere lo schifo
- e il pensiero d'un amore improvvisato.
- Potrei anche far finta di non sapere
- che, dietro la porta,
- c'è qualcuno che aspetta il suo turno,
- ma non posso accettare che il tuo cuore,
- la tua anima, i tuoi occhi, le tue labbra,
- le tue mani
- e la tua carne che non siano solo amore per me.
- L'abbandono
- Col tuo pancione
- pronto a figliare la carne non mia,
- io ero già ubriaco di te.
- E tu, ninfetta di poche parole,
- sapevi mescolare bene il vino
- stordendomi il cuore.
- T'ho aspettata l'intera notte,
- Dio guardandomi l'intera notte
- appeso alla parete.
- A me rimase lo zucchero dolce di canna
- di una sola volta d'amore la domenica prima.
- L'amore oltre il domani
- Non eri, Camila mia, furia come sei adesso:
- non facevi gesti nervosi con le tue mani,
- nè promettevi passioni incandescenti per lucro,
- e non alzavi mai i capelli con le dita sulle punte,
- nè roteavi le labbra infastidita per un cavillo:
- ed io t'amavo,
- t'amavo, con l'amore che arriva al domani,
- t'amavo,
- pensando che la terra
- si sarebbe bruciata prima del nostro amore.
- Cronaca d'amore
- e di architettura
- Uscivi da una viuzza
- ad ombre non ancora rifinite.
- Fra la poca e cauta gente,
- ti riconobbi appena in lontananza,
- e, fuorviando il mio pensiero dalla tua presenza,
- recitai:
- "Nel Settecento c'era risparmio di strade,
- stretti i passaggi per le carrozze,
- ancora più ristretti le vie dei bordelli,
- scomodi i vicoli,
- alti e sontuosi gli edifici
- a proteggere gli occhi d'innocenti passanti."
- Ora,
- mi venivi incontro a lunghi e larghi passi
- Un ragazzo ti sfrigolava,
- Una mano sulla tua spalla,
- l'altra gesticolava.
- Io non feci gesti.
- Osservavo ai lati,
- commentando ancora nel mio pensiero:
- "Nel Settecento,
- i rettangoli dei palazzi erano perfetti:
- ampie finestre dai colori forti,
- cornicioni ricamati,
- capitelli lucenti su bande di gesso,
- abbaini a triangolo e finestrella,
- camini dal pennacchio bianco,
- facciate lisce come il sorriso della luna.
- Ti stavo incrociando,
- Guardai altrove, ancora più in alto:
- "Il cielo era una vetrata blu."
- Cosi' mi soffermai su edifici e squallore:
- "Balconi decadenti e senza un fiore,
- tetti come anneriti dalla lebbra,
- uomini senza sorrisi,
- donne che agitavano le vesti.
- Dopo che più ombre mossero le vie,
- tu entrasti sola nella casa bordello,
- io, carico di desiderio,
- mi chiusi nella mia mente di spine
- senza provare dolore.
- Veleno d'amore
- Per tuo volere, Camila,
- una giumenta mi ha orinato nel cuore,
- e le tue impronte sulla strada, sono zoccoli al passo
- di mille cavalli nei miei pensieri.
- Scuola di vomito
- Io sostavo spesso nell'angolo,
- e tu non mi stoppavi nemmeno:
- i tuoi occhi strangolavano la strada,
- col collo allungato di cigno
- per saltare la mia presenza.
- So che volevi denaro,
- e mi convinsi che la tua casa
- era scuola di vomito per un amore pulito.
L'odore buono del cibo Sorpresa delle sorprese Ho trovato blatte a grappoli nella mia casa. Avete capito bene, blatte, sì blatte, blatte! Quegli animaletti scuri e dell'aria ombrosa che incutono timore e si muovono veloci se li accosti. Subito ho chiesto ai vicini e al parentado, e anche a persone più in là del vicinato, se ce ne fossero nelle loro stanze. Un coro di no! - fu la risposta. "Mai visti, che schifo! Che schifo!" - si ripeté l'eco. Solo un vecchietto dal tono disteso e gli occhi puliti, con il sorriso che non era l'imitazione di nessuno, disse felice: quelle bestiole entrano solo dove buono è l'odore dell'uomo e del cibo.
Tratte dalla raccolta "La parte fredda dei rimpianti" La bestia allo specchio Osservavo dritto negli occhi, a distanza ravvicinata, la bestia più malvagia che si possa raccontare. Fronte protesa, mascella gonfia, naso adunco, movimenti goffi, pupille lucide e grigie su fondo bianco, denti in fuori e cuore che pulsava dilatato: forse voleva sbranarmi ed io mi sentivo debole. Mi squadrava con i muscoli della sua forza, fronteggiandomi con la minaccia della sua bocca, con la bellezza del suo collo, con le mani in avanti sullo specchio: "Ero io, ero l'uomo."
Seguire il mio tempo C'è gente che mi osserva sotto sotto Come se l'appestato fossi io, sarà il mio vestito spiegazzato, la mia cravatta squinternata o qualche chiazza di rosso vino negli occhi. Mi guardano sotto sotto, cos'hanno da guardare? Forse intuiscono che so leggere la loro pestilenza, la loro anima, il loro fiato che sa di cipolle preistoriche, di aglio ammuffito, di coscia di pollo bollita più ore. Seguitano le bestie ad osservarmi come se l'appestato fossi io.
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Ins. 07-02-2005