LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Ferdinando Menconi
- Albero da spiaggia
- Albero da spiaggia
- portato dal mare
- anima e vita
- ceppo antico
- buono per fasciame
- intelletto e movimento
- radici profonde
- nella notte del tempo
- divelte in aria
- sapranno camminare
- aspetto, parola e udito e vista
- e ancora camminare
- sopra rovine
- cercando nel mare
- il mormorio dell'inizio
- e la promessa urlante
- del ritorno.
- Aurora
- Tornerà?
- L'Aurora
- irrompendo dal mare
- sulla gente svegliata
- dal sorgere rosso del sole
- nello scorpione
- per ripulire il mondo col suo veleno.
- Squarcerà?
- La mezzanotte
- con i suoi bagliori di fuoco
- in un ultimatum di vita
- l'Aurora
- di nuovo
- oltre la città dell'autunno
Cielo
- Mio non è
- il cielo alto delle stelle
- (troppo lontano)
- ma quello basso
- del vento e delle nubi,
- cielo di tuono e di tempesta,
- della folgore del Dio
- che tiene la ruota
- del tempo e delle rinascite.
- Nell'attesa del ritorno
- solo una stella è mia:
- quella del nord,
- quella del mare.
- Sul ciglio luminoso
- Sto,
- sul ciglio luminoso della notte
- dove tonalità di grigio
- stemperano
- il bianco e il nero.
- Ombre,
- bandite dal giorno
- e dal suo baratro confuso
- di colori.
- Verso Fiumicino
- Un'autostrada breve
- dentro il tramonto
- e parlo,
- come fossi solo,
- con lei,
- tramonto già sofferto,
- e sono solo,
- verso un altro aereo,
- ma non mio
- oggi
- lei non parte da me
- non più
- come Primavera
- vola da un altro.
- Là dov'è il remo
- Continuare a navigare
- su di un soffio di vento
- là dov'è il remo
- oltre il senso del tempo
- a battere sull'onda
- e il mare schiuma ferro
- quando due corvi stanno
- bassi sulle teste di drago.
- Sera di Domenica
- Chiuso
- nell'angoscia di una domenica
- che non riesce a finire
- annegato in un sole inutile
- oltre il vetro chiuso
- senza orizzonte.
- Solo
- un aleggiare di fumo pesante
- sopra il vuoto che porto dentro
- in questa sera
- che posso riempire solo
- con un sogno da dividere
- con me stesso.
- Verso Parigi
- Una sera d'estate,
- deviazione,
- sulla Somme,
- gli stagni.
- Ma tutto era già stato.
- Un breve recinto,
- poche pietre,
- ora nomi,
- ora spazi vuoti,
- quando un grado,
- un reggimento.
- Poi un registro,
- due firme,
- un saluto.
- (anche noi
- abbiamo portato l'uniforme)
- Di nuovo in strada
- silenzio
- fino all'autogrill.
- Neve
- Cristalli bianchi
- cadono sul mio guanto,
- sottili tele di ragno
- che si sciolgono
- veloci, nella mia mano,
- gelose del loro segreto.
- Un attimo
- un attimo solo per carpirlo
- e rubare la loro bellezza.
- Cristalli
- che cadono nell'indifferenza:
- solo il cieco
- vede attraverso
- i sottili rami di ghiaccio.
- Cogliere l'attimo
- in una gemma
- di tenebra e luce
- che si scioglie fra le mani del nulla.
- Sera di Parigi
- Parigi,
- una visione lontana
- nel fumo dei suoi Rivoli bagnati.
- Un sidro ruffiano aiuta un amore
- mentre si confonde col sangue e la pioggia
- e il mio volto si specchia sul vetro di un bistrot
- battuto da gocce che si inseguono in funebre gioco
- nella sera che scende sulla gente che scorre.
- Ancora un bacio sul vetro del bicchiere,
- ancora un sorso che sale al cervello
- come il pensiero di lei lontana,
- nella notte che calpesta il selciato,
- sotto la pioggia rada e veloce,
- come il respiro sulla bocca del tempo.
- Affondando
- Il carnevale muore
- assieme a un piccione
- sopra un gradino verde
- lambito dal mare
- dietro piazza San Marco.
- E mi dipingo un sorriso
- mentre la Macchina
- brucia rapida
- la mia flebile
- grande
- speranza,
- ma senza una folla plaudente.
- Solo
- e devo fingere,
- e non devo far sapere;
- che ho sperato,
- che ho agito contro me stesso.
- Nonostante il dolore
- ho dato
- a chi mi toglieva,
- innocente.
- Vincendo sconfitto
- in Campo Sant'Anzolo:
- la sua sofferenza finiva
- ed io affondavo, come Venezia
- in un altra lattina di birra.
- Oltre la finestra
- Un ramo spezzato
- sotto una coltre di neve
- ormai sciolta.
- Un nuovo angolo di cielo
- attraverso i vetri bagnati.
- Rami sottili
- trame disegnate
- su uno sfondo d'acciaio.
- Scheletri di mani
- coi gomiti conficcati
- nella terra
- Dopo l'addio
- a L.V.
- Le mani sui tuoi fianchi
- ed ha afferrato l'amarezza
- di sei mesi
- da dimenticare
- Mattina a Bruxelles
- Aria stagnante
- brina
- foschia.
- Ancora un passo
- poi
- un rombo sommesso
- una strada usata
- un altro ateneo.
- Stanchezza e noia
- in un cielo ormai terso
- nell'Europa
- che non mi appartiene.
- Un abbraccio
- a D.B.
- Un abbraccio di dolore
- dato con braccia
- destinate a un altro.
- Neve antica
- Fitta e pesante
- nella nebbia dell'uomo
- cade a coprire il presente
- e negli opachi riflessi
- rimbalza caldo il passato;
- mentre nel cielo denso
- due corvi stanno
- sulle spalle del tempo.
- In poche estati
- In una musica datata
- rivivo il tuo sorriso
- e ricordo
- i miei vent'anni
- e l'amore
- che hai consumato,
- in poche estati,
- fra le braccia
- di un altro.
- Alla Capannina da Ciccio
- Il Magra scivola
- pigramente
- in mare,
- la brezza agita
- tonalità di verde
- che la notte si limita
- a suggerire.
- Vermentino,
- ancora un bicchiere
- dove sciogliere
- la malinconia dell'estate
- che scivola
- pigramente
- nell'autunno.
- Bolina
- Barca sbandata
- la mia.
- Così deve
- vela in stretta bolina.
- Da sempre sbandata
- a risalire vento e mare,
- orgoglio
- di cambi di bordo
- e mai d'andatura.
- Quando sarà
- il vento
- a cambiare
- stabilizzerò lo scafo
- finalmente lascando;
- altrimenti,
- saprò
- restare sbandato.
- Sia ora
- Si sciolgano i lacci,
- il lupo divori
- e venga trafitto.
- Sanguini la luna dai morsi
- e il sole anche,
- è tempo che risorgano.
- Oche selvatiche
- Oche selvatiche
- ombre veloci
- dentro il tramonto,
- brevi ricordi
- destinati a svanire
- nel cuore cupo della notte
- che sorge
- e si abbatte pesante
- sul mondo coperto di oblio.
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