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- Prosa
tratta dal libro "È qui la festa?", Keltia
Editrice, 2003
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- La festa
da ballo
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- Mi fermò un
giovane biondo, alto, con gli occhi azzurri, molto
bello, lo conoscevo solo di vista.
- Giorgio era un
americano con il padre italiano. Suo padre aveva fatto
"fortuna in America", abitava nella villa vicina alla
mia casa modesta di periferia che mio padre aveva
acquistato con tanti sacrifici.
- Mi invitò
alla festa da ballo che davano nella taverna della
villa.
- "È qui la
festa?"
- Giovani, ricchi e
borghesi, allegri, col sorriso stampato sul viso, come
se la vita fosse di miele.
- Mentre ballavo
dissi di essere un'operaia; tutti rimasero
meravigliati.
- Anch'io tra loro,
con la piacevole musica Americana, mi sentii
ammirata.
- Ascoltai vani
discorsi, futili intorno a me, giovani che vivevano
nella bambagia; io avevo solo sedici anni, mi sentivo
estranea tra loro, distaccata. Desiderai fuggire per
tornare tra le quattro mura nude, ma solide, della mia
casa modesta.
- Oggi dopo anni, ho
la stessa casa, ne ho arricchite le pareti con
dipinti, foto artistiche, poesie, riconoscimenti e
diplomi.
- La famiglia di
Giorgio tornò in America; ora la villa ha un
nuovo proprietario, ma, comunque, per me, rimane
fredda incolore e senza anima.
- Quella festa mi ha
resa ricca nella modestia.
- Mi ha insegnato a
ricercare la ricchezza nell'intimo di me
stessa.
- Mi accorsi di avere
un patrimonio nell'infinito di artista, impiegai tutta
la buona volontà alla ricerca, nello studio, e
soprattutto mi convinsi di sapermi contenere senza
desiderare altro, perché talvolta l'avere
troppo inibisce la creatività.
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