- Una voce solitaria
nel frastuono della contemporaneità, la voce
paca ma penetrante di Paolo Ruffilli, che osa, nel
poema La gioia e il lutto, affrontare una tematica
piuttosto minata e sfruttata per finalità non
proprio poetiche.
- Il nostro autore
prende spunto dalla peste moderna per cantare la vita
e la morte come autori del nostro passato hanno
cantato la giovinezza e l'amore in periodi di guerra e
malattia, che in apparenza, mal si prestavano al
canto: eppure da sempre l'uomo ricostruisce sulle
rovine, solo se da esse saprà trarre linfa
vitale, poesia da questo caso, tragica alla maniera
greca dove la coralità delle voci diventa
liberazione della schiavitù del lutto-dolore,
ineluttabile percorso della vita dell'umanità
in ogni epoca ed in ogni circostanza. Nessuno
può consapevolmente affermare che il lutto e la
morte si possano aggirare con l'inganno , sia
ignorandoli sia fuggendo da essi in luoghi fantastici
dove vivere nella perenne gioia; più passano i
secoli, più la tecnologia avanza, di più
il male infierisce contro l'uomo, anzi con forme
più sottili di crudeltà il dolore
penetra nelle viscere del mondo, smarrendo le menti
più solide e per chi fugge verso paradisi
artificiali, in luoghi ameni e gioiosi, in questi
ultimi tempi ha dovuto fare i conti con le catastrofi
ambientali o con la crudeltà delle menti
disumanizzatesi.
- La gioia e il lutto
di Ruffilli ha visto la luce nel mese di febbraio del
2001, quando ancora l'uomo nutriva speranze di pace e
ricatto dalle aberrazioni inquietanti del 900 e
credeva che il terzo millennio dovesse cancellare i
ricordi delle sconfitte dell'uomo, vittima delle
violenze della storia, mentre una fiduciosa speranza
pervadeva gli spiriti, in realtà il poema del
nostro autore s'inseriva, ma con prudenza, in questo
contesto mentale di pacato ottimismo; ma essendo la
tematica del male descritto, dolorosissima, si poneva
in quella indagine poetica-filosofica che è
propria della sola poesia possibile nel terzo
millennio, che non può più permettersi
il vuoto delle banalità roboanti e senza
strutture portanti pur nella levità del
pensiero poetico.
- Il poema la gioia e
il lutto ha in sé una forma nuova,
l'asciuttezza dell'haiku la completezza del sonetto ma
con una forza indagatrice profonda che incalza
procedendo sul campo delle verità ossimoriche
(gioia-lutto) e duna lentezza da saggio orientale e
una determinazione che appartiene ormai al futuro: la
verità è che nascendo o morendo/non
c'è in fondo/nessun rispetto/per la
dignità della vita/nel mondo: un enunciato
tragico (come incipit) che si nasconde quasi per
evitare una deflagrazione devastante nel cuore di chi
legge per capire e infatti la frase è
pronunciata da una figlia, da tutti i figli del mondo,
possiamo aggiungere, innanzi ai fatti che scorrono
crudeli sullo schermo del nostro
quotidiano.
- Nella
rappresentazione fantastica ma pur reale della morte
per Aids &endash; corale canto sul dramma-tragedia
della peste moderna senza scendere mai nel banale o
nella lamentela blasfema &endash; niente si tace con
la narrazione che ha i toni del sacro dove
riecheggiano, per l'orecchio attento, i motivi del
dialogo drammatico della lauda alla maniera di
Iacopone da Todi, che la rese strumento di originale
potenza espressiva &endash; il tutto reso oggi da
Ruffilli in chiave attualissima, forse ancora da
scoprire... per quel che riguarda, soprattutto, le due
visioni antitetiche della gioia e del
lutto.
- Il male
consumandolo/gradino per gradino/lo ha eroso e/via
accorciato/riportandolo allo stato dipendente di
bambino./.......... si potrebbe procedere all'infinito
per ogni verso del poema fino a riscrivere un trattato
di un'aberrante cronaca per quanti vedono nell'Aids
una maledizione divina ma dove c'è l'arte si
annida la pietas innanzi all'ineluttabile senza via
d'uscita &endash; perché ormai la medicina non
ha più potere nello stadio finale ma soltanto
qualche lenitivo placebo per placare il dolore fisico,
evitando la disperazione nella dissoluzione atroce
della materialità che si assottiglia. Paolo
Ruffilli ci ha narrato qualcosa che solo il cinema
americano di qualità avrebbe reso credibile e
questo poema potrebbe essere rappresentato, ma
soltanto da un grande regista!
- Infatti nel poema
di Ruffilli la poesia salva il sensibile attraverso la
parola sensibile e qui mi sembra opportuno richiamare
l'immagine dell'istrice sull'autostrada che suggerisce
Derrida in Che cosa è la poesia aut aut n. 235
&endash; 1990, pp. 123 &endash; 124 ... chiuso a
riccio, irto di spine, vulnerabile e pericoloso,
calcolatore e inetto (si espone all'incidente proprio
perché, sentendo il pericolo sull'autostrada,
si appallottola).
- Non c'è
poema senza incidente, non c'è poema che non si
apra come una ferita, ma anche non c'è poema
che non ferisca.
- Le parole di
Derrida possono, a io avviso essere una chiave di
lettura ulteriore per il poema La gioia e il lutto, in
quanto nessuno può negare a questi versi scarni
e perfetti una forza che s'insinua con i suoi aculei
sottili da bisturi nella coscienza di chi legge ma in
modo tale da estirpare l'altra forma di male sottile,
l'indifferenza. L'autore supera la barriera
dell'isolamento in cui il condannato dall'aids si
trincera, e quasi apre un sipario per conoscere gli
attimi dell'addio senza violare i momenti di
umanità attraverso la pietas e un nuovo amore
che è poi la compassione nel senso etimologico
del patire &endash; con il sofferente e per dire (pag.
40) mi sono spaventato a contatto con il suo
dolere/temendo di non essere/capace affatto/ a reggere
il confronto/con lui disfatto e spento/in
giovinezza,/e aggiungendo angoscia/al mio violento
stato/di sgomento.
- Mai come in questo
momento la letteratura e la poesia ha l'esigenza di
essere sincere svelando nei limiti del possibile, la
verità pur nelle sue forme più atroci:
nella poesia di Ruffilli si riscopre la realtà
della vera vita, la gioia e il tormento, la morte
nella sua grandiosità maligna che si riduce ad
un soffio su una candela accesa, che si spegne solo in
apparenza poiché in altra dimensione, che
ancora non ci è dato di scoprire, si
riaccenderà, e nessuno può negare che si
avverta questa dimensione misteriosa! Altrimenti
saremmo animali e sconosceremmo il pensiero
speculativo, conosceremmo, si, la sofferenza che pure
le bestie avvertono, in quanto anche loro sentono la
solitudine e la mancanza di amore ma tutto si
fermerebbe lì, e sappiamo come una carezza, una
scodella di cibo acquieta il più feroce fra gli
animali, ma all'uomo non basta, per lui c'è
dell'altro, c'è quell'afflato di
divinità che lo rende soprannaturale e nel bene
e nel male che altro non è se non la ribellione
alla disarmonia dell'universo dove basta un nulla per
scatenare una tempesta: venti che s'incrociano,
livelli che si scompensano, ambiente che s'inquina...
così nel cuore dell'uomo. Ma quando la poesia
vera s'insinua nella mente d'un essere umano il suo
spirito è pronto ad abbracciare il mondo con i
suoi misteri e le sue gioie e i suoi lutti: nel suo
poema Ruffilli riesce a superare la barriera che ci
divide dai nostri simili.
- Ma in ogni tempo,
la diffidenza verso il poeta porta alla cecità
spirituale o alla formulazione di nuovi dispotismi con
mezzi e tecniche all'avanguardia: sappiamo come pure
Platone nutrisse diffidenza per la poesia, e il poeta
in particolare, in quanto ne temeva il potere
irrazionale che possiede, infatti la poesia affonda le
sue radici nel più profondo dell'umano
sfiorando lo spirito che s'interseca con l'infinito:
questa congiunzione sfugge allo stesso filosofo non
ispirato dalla musa, ma può accedere, che il
poeta sia anche filosofo, sfidando le stese leggi
della poesia e della filosofia per come tanti grandi
del nostro novecento hanno fatto (da Montale fino a
Luzi); certo le polemiche sulla poesia-non poesia
esisteranno finché esisterà la vita e la
poesia che ad essa si lega come la morte alla nascita.
I tempi ormai hanno raggiunto la saturazione del male
e aggiungerei che il bene dovrà trovare altre
strade per ritornare nella coscienza
dell'umanità, che sembra essersi assopita
nell'espandersi ottuso della tecnologia fine a se
stessa: per fare un esempio pratico potremmo osservare
il diffondersi dei cellulari che possono si salvare la
vita nelle emergenze e in circostanze di pericolo (e
che ben ci siano!) ma possono assopire l'intelligenza
di quanti se ne servono per sterili messaggi fine a se
stessi.
- Tutti gli scritti
del nostro irretiscono la mente e il cuore di chi
legge per la semplicità e competenza, sia nella
poesia sia nella prosa ed in modo particolare qui ci
si riferisce ai racconti di Preparativi per la
partenza (settembre 2003 Marsilio) racconti che
testimoniano oltre all'arte, l'integrità
mentale dell'autore che mette a foco i cardini
dell'esistenza di ogni tipologia umana in modo quasi
pirandelliano e poi personalissimo, infatti ogni
racconto coinvolge il lettore che ritorna nei meandri
del suo passato e ne ripercorre i tracciati ma in
questo cammino a ritroso non si è soli,
perché altrimenti sarebbe un risultato
angoscioso tornare da soli sui luoghi delle sofferenze
che tutti più o meno abbiamo conosciuto ed
anche se non condividiamo le scelte dei personaggi,
perché spesso sono le nostre stesse scelte che
critichiamo e che abbiamo rifiutato in passato,
assaporiamo a posteriori la nostra antica
libertà maturatasi nei tragitti contorti o
deviati da quel destino che ancora nessuno è
riuscito a spiegarci.
- Questo autore
così sobrio ma così ricco di tematiche e
di poesia, senza ostentazione &endash; pare che alzi
il sipario sulle cose oscure che ci opprimono come
potrebbe fare uno psichiatra con i suoi
pazienti.
- In Ruffilli la
poesia è struttura portante di tutti i suoi
scritti, e le numerose pagine di critica che da empo
conoscevo ne sono pervase, ma dopo la lettura dei tre
libri (Camera oscura, La gioia e il lutto, Preparatevi
per la partenza), si avverte l'esigenza di conoscere
tutti gli altri suoi scritti del passato e oso
aggiungere del futuro. Molto ancora avrà da
raccontarci questo autore e in poesia e in prosa e in
tutte le altre espressioni della letteratura,
poiché è già un grande: nel suo
poema La gioia e il lutto non solo dell'Aids sembra
aver raccontato, ma con quel suo modo originalissimo e
toccante per come su ho già scritto, di tutte
le sofferenze e le gioie della vita così legate
fra di loro.
-
-
-
- Tremilaottantaquattro
- di
Francesca Simonetti
-
- Giro-giro tondo
com'è grande il mondo, ma è pure cattivo
perché... noi non possiamo sapere una cosa...
ma siamo nel 3084 aggiungeva una bellissima bambina
bionda ed altissima dai lineamenti quasi irreali, naso
leggermente aquilino, occhi verdastri, capelli ricci e
crespi come se un parrucchiere avesse commesso un
errore nell'eseguire un'arricciatura come erano di
moda nella prima parte del secolo XX; alle proteste di
alcuni, una ventina fra maschi e femmine, il cui sesso
s'intuiva appena dalle inflessioni della voce
più che dai tratti fisici, si aggiunse una
vocina di un ragazzone alto e robusto che si lamentava
per essere stato riportato nel laboratorio per un
aggiustamento della sua voce. I miei fattori mi
volevano con una voce di cantante rock, perché
avendo una discoteca da condurre mi volevano
più adatto al loro lavoro, ma che ci posso fare
se la mia voce è risultata così esile?
Ora mi toccherà restare nel laboratorio per
qualche anno di prova e poi quando tornerò
nella grande villa, mi toccherà pure studiare e
studiare tutti i suoni degli strumenti senza poter
toccare un libro di quelli di carta che io amo tanto,
aggiunse piagnucolando il ragazzone; intanto un altro
allampanato ed esile si unì al cerchio per dire
la sua: io lo so come si facevano i bambini una volta,
l'ho letto di nascosto nel libro del mio fattore che
di mestiere fa il dottomecca: racconta, racconta
dissero in corso le ragazzine che pare ne sapessero
qualcosa in più, come è sempre successo
nel corso del tempo che le ragazze fossero più
informate sulle cose della vita, ma se ci sentono ci
mettono nelle cellette da soli... aggiunse un'altra
ragazza dall'aria apatica ed annoiata che si divertiva
a tirare sassolini in un laghetto artificiale asettico
e pulito dove neppure una farfalla si posava sui fiori
enormi e carnosi che sbucavano ai bordi della grande
vasca.
- Dalla finestra
aperta giungevano suoni stranissimi e sibili di
macchine in funzione, ogni tanto una donna dai rossi
capelli e con un aspetto d'amazzone, impartiva qualche
ordine al gruppetto dei ragazzi che giocavano
nell'atrio; il luogo era circondato da un silenzio
irreale e carico di elettricità in quanto ogni
tanto qualche lampo squarciava il candore dell'alba di
colore lattiginoso, erano le prime ore del giorno che
si prospettava lungo e pieno di attività: verso
le nove si andava nella sala ristoro per un
controllato pasto, ognuno aveva una cartellina che
consegnava al controllore di turno, vi era segnato
ogni tipo di notizia adatta alla prima colazione di
ciascun ragazzo che temeva soltanto un certo tipo di
piatto servito freddo ed avvolto in un tovagliolo
rosso, era il pasto necessario per chi soffriva di
turbe nervose, per cui tutti si sforzavano di
comparire più controllati, per non soccombere a
quell'atroce sapore di mucillagine lattiginosa che
aveva in realtà un potere benefico sul sistema
nervoso toglieva infatti ogni voglia di fare baldoria
o di opporsi agli ordini dei superiori che da
scrupolosi scienziati cercavano di migliorare la
specie attutendo ogni senso di ribellione o di rivalsa
o peggio di curiosità per sapere ciò che
non era consentito conoscere.
- Da qualche tempo
circolava una curiosità insana, fra i tanti
ragazzini, di conoscere i contenuti dei pochi libri
rimasti negli archivi dei controllori e che parlavano
dell'antica specie umana, quando essa si riproduceva
per via naturale con tutti i rischi che nascessero
bambini deformi e brutti, lontani dal canone della
bellezza perfetta richiesta ormai in ogni settore
della vita.
- Qualche notizia
ogni tanto trapelava su certe isole antiche dove
all'ombra di angeli vigilanti gli esseri umani
vivevano, come all'inizio del tempo, ma trattavasi di
oasi protette per non perdersi la memoria della
specie; mentre circolava qualche altra notizia
trapelata attraverso l'incursione negli archivi di
qualche giovane curioso, che rifiutando o sputando la
colazione lattiginosa, riusciva a conservare
l'interesse sulle cose del passato della specie
umana.
- Le notizie
passavano da gruppo a gruppo ed invano i maestri
scienziati preparavano arringhe sui pericoli che la
specie umana corresse per un disastroso ritorno al
passato, nelle scuole-laboratorio di ogni ordine e
grado era proibito lo studio della filosofia e
specialmente un nome si temeva, Gian Battista Vico;
certo la proibizione acuiva la curiosità in
qualche giovane sfuggito al programma della
cancellazione di ogni desiderio di conoscenza, di
saperne di più, ma lo si zittiva con una
promessa, che tutto avrebbe potuto conoscere
all'università; ma all'università
accedevano soltanto quei figli di maestri scienziati
che avevano giurato fedeltà al silenzio e alla
conoscenza senza freni, per cui talvolta una certa
tentazione aleggiava pure nelle segrete stanze del
potere scientifico, un'altra notizia inquietava i
giovani che aspiravano ad una conoscenza senza
divieti, sia grazie alla loro esigua casta, sia
perché il programma di vaccinazione della
mucillagine ammanata nella prima colazione dai
laboratori di controllo della specie era stato ad arte
eluso: era una notizia che sconvolgeva e che faceva
nascere nei cuori dei giovani sentimenti sconosciuti
di vendetta; si sussurrava che gli scienziati
più esperti ogni tanto partissero per delle
ispezioni nelle oasi protette della specie umana e che
andassero per fare antiche esperienze di riproduzione
naturale e che inoltre per guadagnarsi la precedenza
all'accesso fossero pure pronti ad eliminarsi a
vicenda con i mezzi più indolori e
segreti.
- Intanto i ragazzini
del girotondo continuavano nei loro giochi asettici,
sognando nelle loro notti, sfuggite al controllo, una
festa antichissima ed in disuso da oltre
cinquant'anni, quando ancora qualche comunità
usava preparare una scena con antichi pastori trovati
nelle soffitte di qualche nostalgico nucleo familiare,
che osava rischiare forme di vita ormai in disuso
nascondendosi in luoghi reconditi del
pianeta.
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- 1
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- Il ragazzino
allampanato del primo corso per adulti, sedici anni
appena, era riuscito a sfuggire alla terapia della
Gelatina restando impassibile ad ogni imprevisto-lode,
rimprovero, gioco, sonno veglia, cibo privazione,
tecniche di controllo naturale usate dagli aguzzini
dallo sguardo glaciale, freddo ed impassibile che
riuscivano ad irretire la volontà di tutti i
ragazzi del corso con ogni mezzo, aggiungendo, quando
era necessario, castighi con derisione e sarcasmo,
giammai con mezzi fisici, troppo pericolosi per quei
meccanismi che si reggevano su tessiture fragili ma
efficace in quanto nella quasi totalità ogni
forma di volontà veniva irretita dalla speranza
malata che il mistero del loro futuro si svelasse
negli anni universitari; in proposito si proiettavano
brevi filmati con immagini e slogan picchianti, che
promettevano ogni sorta di benessere e di
divertimento: il ragazzino allampanato dal nuovo nome
Buber (il suo Martin non doveva essere più
usato) sembrava essere il più obbediente e il
più remissivo: in realtà Buber (Martin)
era riuscito a sfuggire alla generale programmazione
per quegli scherzi che la natura può fare in
ogni circostanza a tutti i programmatori di male che
sono sempre esistiti in ogni tempo; ora si trattava
per il ragazzo sfuggito alla terapia, con astuzia
rara, di impossessarsi di alcune carte che contenevano
formule chimiche si tentava l'annullamento delle
differenze fra uomo e donna, ma solo per le masse,
quel ceto sociale che era riuscito ad alzare la cresta
dopo le battaglie sindacali degli anni settanta, anni
ricorrenti in ogni secolo della storia, come un
appuntamento segreto, forse, con se stesso. Dopo due
secoli che le ideologie di stampo diverso sembravano
essersi fuse per il bene dell'uomo, mentre in
realtà nessuna fusione era avvenuta in quanto
ognuno restando saldo nel bene e nel male nella sua
identità profonda, si prestava al doppio gioco
della fratellanza soltanto per ottenere favori senza
riconoscere i diritti dell'altro; fu così che
venne fuori una nuova classe dirigente, fiorita sul
degrado degli antichi poteri, che temevano soltanto
una sola cosa le forti identità, le
unità, la coerenza col tempo e con la natura
umana stessa che presenta sempre il conto da pagare,
in qualche modo, a chi di essa si beffa. Era
necessario quindi correre ai ripari per la nuova
classe dirigente che pose mano a quegli esperimenti di
creazione in vitro di un uomo perfetto, per togliere a
quello sconosciuto Essere supremo il privilegio della
creazione, spesso pure difettosa e
imperfetta...
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- 2
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- Si pose mano alla
creazione-clonazione, secondo le nuove tecniche nei
laboratori segreti settoriando per classi e ceti,
scegliendo le caratteristiche fisiche per accontentare
le richieste delle nuove aggregazioni sociali, grosso
modo corrispondenti alle vecchie famiglie, ma senza
quei legami noiosi che portavano gli esseri umani a
manifestazioni aberranti e stucchevoli di
amore-sacrificio per la crescita della prole, non
essendo più accettabile da parte degli Stati la
spesa per l'assistenza, si omologava ogni cosa, pure
il sesso del nascituro che col tempo sarebbe potuto
diventare neutro-andorgino-intercambiabile-cosa
anticipata nei film di fantascienza di qualche secolo
precedente.
- Buber essendo
figlio di due intelligentissimi medici, ricercatori
dell'area umanamente tradizionale, uccisi mentre
svolgevano una missione di recupero per bambini
portatori di handicap, in quanto troppo dispendioso
risultava il loro impegno e soprattutto il loro
obiettivo di recuperare e lenire il dolore, educando e
rendendo sopportabile la vita dei meno fortunati; si
tornava alla rupe Tarpea degli Spartani, alla
selezione della specie in modo più terrificante
della già triste selezione per vie naturali,
auspicata nel periodo del nazismo.
-
- 3
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- Fu così che
alcuni medici integri ed incorruttibili cominciarono a
diventare scomodi per il nuovo potere, infatti la
carriera era aperta ed in salita per quanti si
prestavano alle nuove tecniche di manipolazioni e
misfatti per l'aggiustamento della specie, secondo i
dettami della moda, ma resistevano quei medici fedeli
al giuramento di Ippocrate: per essi la vita era
diventata molto difficile e così partivano per
il luoghi ancora incontaminati dal potere perverso,
dove trovavano uomini bisognosi delle cure più
elementari per la sopravvivenza, li infatti si
prodigavano per lenire e curare, assistendo i
più bisognosi e nelle epidemie e nelle
catastrofi.
- Buber aveva un suo
obiettivo, impadronirsi delle tecniche più
avanzate della medicina, diventare medico come i suoi
genitori fingendo di stare al gioco del nuovo potere
per poi fuggire in quelle terre nascoste dove ancora
esistevano uomini semplici e veri che si prodigavano a
lenire le sofferenze del prossimo. Il ragazzo
attingeva forza dall'esempio lasciatogli dai suoi
genitori e dalle lettere che rileggeva in segreto...
poi anche la rabbia lo sosteneva nei momenti
più difficili, ma la rabbia da sola non poteva
bastare, fu l'amicizia a salvarlo! C'era infatti nel
corso delle poche ragazze, ammesse
all'Università, un certa Marta (ora divenuta
Minerva secondo le nuove direttive) dai tratti decisi
ed indecifrabili &endash; un misto di incroci fra i
suoi antenati ma ancora non aveva quell'aria
androgina, così prediletta dal nuovo potere,
anzi sprizzava femminilità, rara parvenza nel
3084 tremilaottantaquattro! Buber intuiva come fossero
necessari questi esemplari di ragazze sia per la
conservazione della specie sia per contrastare il
potere dominante che sperava di modificare totalmente
la specie con la seduzione del denaro e con la
violenza di ogni tipo./ (vessazione o
torture).
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- 4
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- Si narra nelle
favole circolanti che queste poche donne avessero
sviluppato una tale forza di carattere ed astuzia,
legate alla intelligenza, ne si potessero irretire con
l'inganno o le seduzioni: la saggezza e l'intelligenza
erano al massimo, insieme alla dolcezza che nascondeva
una determinazione ed una forza fisica esercitata in
segreto nelle palestre, con tecniche di autodifesa
veramente all'avanguardia. Erano le nuove vestali
della specie umana rispettate ed amate dai pochi veri
uomini rimasti!
- Buber e Minerva
s'incontrarono nel giorno della laurea s'intesero e
tacquero e fu così che iniziò il loro
progetto di futuro che avrebbe sfidato il tempo ed il
male con un progetto d'amore tenerissimo.
- Dopo la laurea
incominciarono a frequentare i laboratori segreti del
potere: s'ignoravano Buber e Minerva per scongiurare
sospetti sulla loro intesa ormai indissolubile. Un
giorno Buber ebbe modo di ascoltare una conversazione
provenire dall'ufficio privato del Rettore Magnifico
sulle ricerche più avanzate.
- <<Se noi
riuscissimo ad annullare le differenze della specie
riducendo al massimo la procreazione naturale,
potremmo far fallire il progetto di questo osannato
Essere Soprannaturale, che tanto fastidio ha dato nel
corso della stria, nonostante l'antipotere si sia
opposto in ogni modo e con ogni mezzo, in ogni epoca,
ricorrente in ogni secolo nel corso della seconda
metà, come un appuntamento segreto che il tempo
rispettava sia in difesa dei poteri perversi che si
mescolavano, per confondere i deboli, sia per
iniziative buone ed umanitarie!>>
- Il rettore
proseguì il suo discorso con enfasi
<<saremmo noi a ripopolare la terra per
clonazione ed altri mezzi ancora più avanzati,
che col tempo ci potrebbero portare
all'immortalità!>> Buber sentì
allora il tonfo della porta che si chiudeva ed il suo
cuore ebbe un sussulto, ma restò fermo ed
impassibile al suo posto, salutando, dopo un poco, con
un sorriso i due che uscivano dalla sala della
Presidenza.
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- Ancora scosso per
quanto aveva udito, Buber si dileguò
silenziosamente dirigendosi verso le scale al piano
inferiore per rientrare nell'aula dove appunto un
docente medico stava dissertando sulle varie tecniche
di procreazione e di riproduzione da sperimentare
direttamente sugli esseri umani, con progetti di
gravidanza in ambo i sessi, <<come nei film
americani del 2000 rise qualcuno>>, ma fu
zittito senza alcuna gentilezza e con toni piuttosto
rudi.
- Il docente
continuò con più enfasi sulla
opportunità delle gravidanze maschili essendo
gli uomini meno esigenti delle donne &endash; una voce
nel pubblico osò contraddire, Minerva
sussultò nascosta com'era nelle ultime file e
intenta a prendere appunti, non aveva visto il suo
Buber impassibile e taciturno, e quindi per un attimo
ebbe paura: chi altri avrebbe avuto il coraggio di
ribattere? Si accorse con sollievo che era stata una
bravata d'un gruppo di ragazzi vicini al potere,
ragazzi che spesso ricevevano viaggi premio per le
isole sperdute nel pacifico, dove pochi esemplari di
esseri umani venivano conservati, come scimmie nelle
riserve per non perdersi la memoria della
specie.
- La ragazza ebbe
paura, per un attimo, poi il suo amore ed il suo
coraggio prevalsero e restò immobile
nell'attesa di alcuni gruppi di volontari, ancora
umani ed incorrotti, la sera avrebbero portato notizie
di altri gruppi operanti in altre università e
che cercavano nuove vie e nuovi mezzi per abbattere,
senza violenza, il potere aberrante dei
pochi.
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