LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Poesie di 
Francesco Sinibaldi
Lacrimoni d'ingenuità.
 
È come piangeva tra i colori della vita che
ridondan nelle valli, è sedersi sui bei sogni e
cantar di quel tramonto la sua calma e il mio
candore, è vociar per la vallata dei ricordi lo
sconforto, e fiorir de perse per il sol che più
lamenta.
È tristezza.
 
 
Pioggia d'artista.
 
Fina e leggiadra cade la pioggia, ed il suo suono,
che paion oscurarsi le montagne beate ed il canto
del sole.
Lenta scende tra li poggi, che tornano ai nidi e
muoion di noia quei gracili augelli: odo silenzi e
quiete vagare, e la, nella culla del mio animo solo,
intra li gelsi del cuore, sussurra un lieve e casto
autunnale venticello di pace e di candida e viva
armonia, ch'odo insinuarsi veloce, per poi morire,
e suonare una rima.
Frotte d'invitanti uccellin di bosco cantano ai
querci ed alle fronde cadenti, ed io, lor signore,
dono ad essi un sorriso.
 
 
A Settembre.
 
Tra i fiori incantati nel sole e i lumi infiniti
d'artistico ingegno, io ricanto l'amore, e quel rimo
beato, che solo a Settembre rinasce per morir
all'incanto dei sogni, a notte e nelle ombre del buio.
Ad esso canto ancor del giovin tempo leggiadre
corse nel cuor dei prati e al ciglio liscio di quel
mio colle, onde solevo vagar coi pensieri a fuggir
per l'arietta una mesta canzone. Ma tutto ora muore,
e fioccan gioiose tranquille treccine, e riman pe
rusci l'incanti perduti, e muoion più gai del sol
li chiarori. Canta il tuo amore, o donzella, e dormi,
poi, nel fior de ricordi.
 
 
Amore di una vita
 
Amore di una vita, soave desiderio di un perpetuo
sguardo dagli occhi dolci e fuggitivi, candido pensiero di un
tempo perduto, un dolore terreno simile al pianto degli
acerbi vigneti bagnati e lodati dalla settembrina pioggia
funereo si desta, allo stormir delle fronde ridenti.
Quanto più dotto è il rugiadoso muschio lasciato morir
negli infiniti chiarori di un orizzonte perso negli albori
della quiete, e quanta speranza insiem con esso all'imbrunir
di lei e nei diletti delle sere, mirando le carte e con
dispregio negando nel fato all'adirato spirto in cuor
d'etate; e greggi sonando nel remorìo dei fasti sì solitari
parean nei ruscelletti al dorato rimbalzo d'un cantore sincero.
 
 
Il Nazareno
 
Dagli occhi baciato al primier passeggio d'immortale e
perpetuo canto, all'aperta piazzuola il guancio tuo rosato
d'aspetto decanta l'eterno al nebuloso pianto tremante adagiato.
Le mani sudate intra guardo pietoso in ghiacciato rimembro
al cuore fan canti d'amore, e taciturne e carnose labbra
all'adorato spirto, sì che il sol né logge accenna a fuggitiva
aurora, son gaudenze d'incantevole chiaro, e fuggon parole
e beati li gesti e graziosi dai modi il fiorir dei pensieri.
Nazareno, mio dolce Signore, ascolta l'augello che la
ramo gioisce.
 
 
La voce dei desideri
 
Sboccia la primavera d'intorno e nasce la storia di una chiassosa famiglia di gnomi con le sopracciglia ondeggianti e con le dita forma di aculei appuntiti come il sottile sapore di un trionfo anelato nella tranquillità più compiuta ed indolore; dorati cappellini dalle leggiadre e soavi spiovente li proteggono da una lieve ma perenne pioggerellina di azzurrognoli e circolari pallini, in cui da sempre dimora la cristallina verità delle magie irreali e degli incanti più curiosi. Coperti da ricamate stoffe a fini cuciture e coi disegni stemperati, si trastullano corteggiando il lieve mormorio che sorge su tremolanti rami rigogliosi di candida speme, mentre un folto gruppo di creature cinguettanti e sbucate dal cuore delle fiabe d'infanzia dona al chiarore e all'arcobaleno un nuovo sbocciato il sapore di una labile e quanto mai ricercata pace. Tenendosi per mano e canticchiando all'aria un ritornello di brevi note e di sospirati bruscii, attraversano l'odoroso boschetto che pare profumarsi di una luccicante e ancor più suadente lavanda, ed il loro baldanzoso suono richiama frotte di minuti elefantini e candidi capretti, mentre fiori d'immensa luminosità si stirano al rinascere della prima rugiada e belati di un perpetuo rimbalzo velano il cielo con una corsa sfrenata, coprendolo di furiosa ed irrefrenabile rincorsa nel vuoto, alla foce di uno scatenato affluente, bagnandosi le labbra con la linfa delle ferree aspirazioni, si umidiscono nell'attesa che risuoni nell'arietta pulita il passo vellutato della madre, grembo amato da quei docili animi che rimano al sole l'irrequietezza di una novella ed intensa passione. Ed ora le visioni che a notte quegli gnomi s'inventano al chiaro di luna paiono divenire realtà, ed i frutti pendolanti dai vigneti che attorniano quel laghetto dai brilli turchini si travestono con mille sorrisi di egual lucentezza e di medesima profondità, ad incantare col tintinno delle ciglia istintive gli alati abitatori dell'amena foresta dai suoni assopiti tra cadenze e fiabe di fanciullesca luce.
E così, tra gli odori di carminee fragolette puntellate d'odori e la felice vista di gruppi di more accovacciate al limite di un aromatico e variopinto fogliame, si staglia nel verde la loro amata dimora, il cascinale dei sogni vissuti situata alla soglia di una fantastica narrazione, ed all'interno, voci suadenti di un limpido ed attenuato sussurro invitano i cuori ad accendere la fiamma degli ardori più impetuosi e intrattenibili, mentre la quiete di un focolare notturno a sprazzi canarini e dai verdicci contorni si emana dolcemente con luccicante barlume in quella culla delle tenere sensazioni d'Aprile.
E tra i beati e profumati incanti di un cestino di viole, s'addormenta di quiete quel tramonto rosato.
 
 
I suoni della festa
 
Su pe' candido rametto onde 'l sol fa festa e canta e ne
cimo de dorato ruscelletto, prope raggio canterino, suolazza
il passerotto, e il cinguettio tintinna come un sole fuggitivo.
A' cinci rinati 'n fiatar de gracil donzelle sì com spirto in
fior d'augello inerte appar lo gallinello, al saltellar
d'imperituri rai intra odor e cantilene, e all'acque fasciati pe lo
casto mattutino de luminoso lume fan fiato e somiglianza li
giovanili lochi, ond'io vagheggiava a sourumani silenzi 'l
morir delle sere. E tra rose e pie violette, dolcissimo momento,
ne li occhi di que' guardo fa festa 'l cinguettar.
 
 
Messaggio d'amore
 
Ov'io fossi al fonte d'imago calata a prova ch'esulta
inesperto nel cespuglioso nido l'amato passerotto, pe mesto
trapasso nello libero ciel germoglia il cinguettio, che allo
specchiato alveo fa magico chiarore. La gallinella, che per
la via corrente sontuosa vaga sì com'essa suol festeggiante
ed al primiero lume adagiata, al profumato muschio del primaverile
affanno ed ancor gaudente e bella rinnova il mattutino canto,
che incontro al sole splende quel ballo canterino. Tramonta
l'aurora sulle vigne all'argentina chioma, e anovo e sì
soave pe li campi e nei novelli l'infinito fato.
 
 
Il suo vivo e perpetuo canto.
 
Trascinandosi con gravosi e sofferenti passi lungo un vialone che sboccia nell'immensità di un rettangolare rondò, una vecchietta verseggia ai fringuelli una lenta poesia grondante lacrime e bei ricordi di gioventù, mentre il dondolio della chioma argentina rimembra vagamente l'oscillare di un'onda invaghita dei caldi rimandi solari; ridenti appare quel suo nostalgico sorriso che brilla nel lume di un'alba interiore, e più pio e vociante è il suono della sua voce ricolma ed eterna speranza. E dal sussurro così fiatato emerge il cuore dell'arte di Stratford Upon Avon.
 
Un mormorio addormentato tra tetti di paglia e vesti innalzate dal soffio del sole penetra nella memoria di un bimbetto dalle ciglia chiare e dal sorriso spento nel nome di un amore perduto, mentre un rivolo di curveggiante tragitto tange cespugliosi gruppi di fronde che cascano sul filo di un luccicante dondolio d'acquette limpide; ed al culmine di tal cammino delle impressioni appare, schiarito dalla luminosità di un fascio d'aria e d'illusioni, l'apice del campanile paesano che rifulge come una stella di inusitata armonia nell'oscurità della notte, e la somma dei colori così inventata dona allo sguardo la limpidezza di un viso e presente mattino.
Fra mille tinte ed il vociare di una carrozza odo, dentro di me, insinuarsi un violento terremoto emotivo alla vista della dimora del divino cantore, ove sprazzi di generosità si cullavano nella quiete di una fosforescente candelina di pace, fautrice di novellieri incanti e di drammi vissuti e avuti con la gioia dei sentimenti: si mostra chiara nell'animo una lucetta che canta sprigionando attimi di pace e cumuli di frenetici pensieri fluenti nel delta delle fonti e delle flemmatiche virtù.
Rimbomba il mottetto di candidi uccellin di bosco ed allora, nel santo luogo ove marmorei ricordi si stagliano a rimembrare il decoro di una poesia infinita, il pianto mi porta al dolore di un tormentato destino che si perde a penarsi dalle prime luci mattutine al calar del rosato crepuscolo, ed io mi dolgo per la sofferenza che opprime gli animi casti e le pure intenzioni; e mi chiedo, natura, perché con canti al sole, a quel beato e poi ridente tempo, ai fiori, ai cuori, al tuo eterno splendore?
Una lacrima amara discende a porgermi la grazia di quell'incantevole paesello, dove anche i rami solitari de cipressi delusi ombreggiano nell'attesa di un tetro e vago silenzio, ma nulla accade, e muore solo quel brillo di felicità ed il chiarore del suo vivo e perpetuo canto.
 
 
L'antico di quel lume
 
Con gli sguardi assopiti dal cadenzato ruggito di un brioso ed ombreggiante venticello, una tenera aureola di malcelato rimpianto risorge nel cuore di quei due imbelli vecchietti dalle flebili voci di una vetusta cantilena e con gli abiti ridipinti nello specchiato luccichio di un raggio felice. Le ciglia ridenti d'incantevole rima e le ombre di una durevole ed infiammante sorte alla soglia di quegli occhietti sereni, che paiono ora sbocciare sogni gradevoli di un'infanzia perduta, essi stanno seduti a vegliare con sussurri e respiri fiatati il cadere di un rosato tramonto che pare ora dipingere i contorni di una giuliva fanciullezza in piumosi cuscini dorati dal sapore delle prime rincorse e al fine ribaciati al calare della brezza autunnale.
Cumuli inerti di fronde rinvigorite dalla quiete risorta al limite di sottili sensazioni, e il verde di quella fugace avventura dei sensi che scendono negli ombrosi ripari d'effimero chiaro di un cespuglio carminio, li invitano ora ad ondeggiare con un ciclo continuo su mutevoli e gracili pensieri di un tempo agli albori del loro primo e tanto atteso bacetto, al soffiare di una brezza di settembrina memoria e con il fervore della sbocciata gioventù tra i pallidi chiari di un cristallino riflesso lunare. Creature divine parevano quei brilli barlumi fasciatisi di artistica luce al limitare dei loro pensosi cuoricini, che battevano vampate di eterno e meritevole amore e tutto intorno la natura pareva giostrare di estenuante ed incantevole speranza.
Ora lo sguardo ritorna alle crepe della vetusta età dalle raggrinzite labbra e dalle soffici poesie mormorate con il lieve brusio di una dolce e tenera espressione, e il giardino dei mille colori li avvolge come il soffio durevole di una brezza serale e li induce a spaziare tra il giogo di altalenanti rincorse e la giostra dipinta d'azzurrognola cera e di profili intarsiati in un marmoreo segnale di accettabile rispetto.
Vive la natura e cantano dall'alto del chiaro e celeste turchino e festosi abitanti dei regni beati e dall'estro di un mazzo di uccellin di bosco odorosi si alza la cima di floridi e futuri avveniri, col rimando più giovane del sole invitante e il brillare di una parvenza di luminosa e candida sorte.
Ed ora, più vecchi nel cuore, tornano ingialliti dal dolce riflesso di una luna mediana al triste e tramontato grigiore di quel loro vivere nel suono della verde radura, e quei flebili e continui gocciolii di una immutabile e quieta tramontana s'accingono a donare a quei fiori appassiti uno sprazzo d'arrivistica rima.
 
 
Lacrime amare nella morte del sole
 
Dolce infinito e rumore d'incanti al desolato e perpetuo
maggio mattutino, e ancor d'amore il canto quasi
ch'ombra insiem sdegnando al fuggitivo ramo, sì ch'entra
e fa festeggio que' pensieroso accenno dello candido
fulgore. Al picciol merlo, tremante adagiato alla lontana
fonte, bagnati siti nell'invitante e muto muschio fan
generosa festa onde 'l balcon s'imbruna e di quiete perisce,
mirando al passeggio, co tristi rimembranze, l'incoronato
augello gaudente al pianto nello scrosciante ruscelletto.
Or gelida appar nel vanto dei cuori dei biondei passati
la morte del sole.
 
 
D'occhietti puliti.
 
Rimembro il suo chiaro sorriso, onde l'incanto d'occhietti puliti ardea più festoso al suo sguardo gaudente e già schivo ed io, beato dal cuore, mirava sereno la splendida luce del vago ricordo, quando il sole cantava sereno alle soglie dei sogni imbiancati d'amore, e lei e quell'incanto, sorgente d'immenso bagliore, m'aprivan più lieta dolcezza e destini.
Ed ora da solo son'io che rammento, e più viva è codesta collina, e infinita la quiete che s'insinua tranquilla.
 
 
 
Tristezze e ricordi.
 
Trillando e rimirando di la dal colle di dolce suono di sua armonia, ritorna a me, fruscio inquieto, il canto chiaro dell'erba fresca, che il viso pare vociar la quiete.
E il cuor ridona festosi augelli e'l cor dell'acqua tintinna gaia, ed io e l'amor rammento e annego pei fior de prati, e'l fiato mio spaura all'aria beltà d'un tempo, che ancor ricordo ed ora affanno.
Ma a notte danza la melodia de luci accese, e attendo ora il suon di lei, e vedo la, nel bel vigneto, mirar a novo dolcezze e incanti.
 
 
 
Travaglio interiore.
 
Odo perpetuo e profondo travaglio aprirsi festoso nell'ombra del cuore e gaudente cantare per i cieli sereni la sua trista poesia, che perde l'orizzonte il suo sguardo pulito.
E torno a viver d'ansia, d'eterna nostalgia pei fior d'autunno vaghi, e rinasce quel tramonto fuggente là, pei miei ricordi soli, e la sua treccia e la sua chiara armonia d'un fiorente stupir, e quel biondeo vermiglio, con la luce d'immenso tosta a prior d'altalena, e lei, la ragazza mia, che torna alla vita.
 
 
 
Pe 'suon d'immenso.
 
Pria che 'l sol conforti vanti, lo natural desío
d'amor com'anco 'l primo lume vaga ne lo candido
turchino, ch'io veggo silente.
 
 
 
Fior d'incanti.
 
Sí ch'ella a fior d'incanti a lo giacente amor e
a 'cor de lo novello piovo ridona a' sol suo
buon tormento.
 
 
 
Rivoli di campagna.
 
A' rinnovar l'aurora va presto 'l
cinguettar de lo giacente rimo, prope d'ingegno
rimembrato a' chiaror.
 
 
 
Conoscerla è amarla.
 
Vien lesta l'innata poesia al sol baciata e ai suoni
donata, veloce è la penna sui teneri fluttui e nei
soffi del mare, timida è la valle, sì dolce nel pensiero
nel pensiero il fium s'appresta.
Giacente a 'cor de lo novello piovo vien fuor la
femminetta di sasso in sasso saltellando, e canterino
e casto, qua e là a festeggiare, in sul calar del
sole, è il passeggero picchio, in questo dir volgendo
alla campagna. E alfin, nel canto umido del mattutino
cielo, fa squilli l'usignolo, or lucerna e speranza
di vita.
 
 
 
Souvenir
 
Al cinguettar dei fuggitivi picchi, e quando il
canto odo vociar nell'aperta stanza de la gallinella,
alla fonte d'un candido fiore, una voce mi chiama, amorevole
chiaro. Pien d'accenti è il volteggiar ne l'umido
e mirabile cielo d'una frotta d'augellin, all'acque
novelle fasciati, onde in lungo l'usignolo preme, e
di lontan rivela la femminetta la giovanile mano
nell'innata e ritirata tela.
Sì quel pensiero, in questo dir l'etate novellando,
esulta e canta all'infinito e chiarori del magico
sole.
 
 
 
E il tuo chiaro canterà.
 
In sul calar del sole, tristita al soffio dei
primaverili accenni e quando il canto odo vociar
nascente il lume nella mattiniera pioggia, all'infinito
lacrimando io ti veggo, mia timida rosa, delusa e
sconsolata. Disperato d'aspetto è quel candido fiore,
e strazio e dolore fan canti d'eterno tormento,
prima che l'aculeo d'immenso chiarore rinnovi
il suo pianto, volgendo la gemma alla cima del sole.
Sì sovviemmi, maestro, che tutto è dolore, e il
patimento fulge in un barlume d'amore, ovunque
è tremore, silente gemendo la quiete al lieto
cinguettar dei canterini picchi.
 
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agg. 16 febbraio 2002