- Poesie
di Gianluca Catalano
- Anche
se non avesse senso
-
- Posso
disperdere, questa notte, i miei versi
- come
foglie nei turbini del vento,
- lasciar
fuggire ogni senso.
- Tramontano
le ragioni di fronte alla sera.
- I
giorni di tempesta algidi e improvvisi,
- caricati
di un odio incomprensibile
- hanno
diviso la mente e
- chiamato
veleno la mia voce.
- I
versi non dicono nulla stasera
- e
le bugie cadono sull'anima
- come
l'impotenza dei perfetti nel cuore.
- Stasera
sbaglierò di nuovo, eppure,
- anche
se ti ho imprigionata fra le spine,
- vorrei
accarezzarti lo stesso amore mio.
-
- Solo
una poesia
-
- Non
fu il caldo abbraccio della notte
- che
mi portò via da te?
- Perché
fuggivo nel suo manto la paura,
- perché
su mondi lontanissimi
- di
rado riflessi in occhi umani
- rifugiavo
l'anima mia sporca
- d'angelo
caduto.
-
- E
tu bambina cerchi nei tuoi sogni ancora
- il
riflesso d'un sogno svanito, donna?
- Tu
diamante,
- tu
timido falco,
- tu
prospettiva diversa e perduta.
- Non
vedi? Nella luce del giorno
- che
silente al forno t'accompagna
- sono
svegli predatori e farfalle,
- brillano
i fiori negli ultimi riflessi
- di
rottami mezzo arrugginiti
- e
volano in alto i gabbiani
- sospesi
tra i rifiuti e il mare.
-
- Non
ci saranno più per me
- notti
solitarie e inquiete
- pensando
all'anima tua sfuggente
- che
d'estetismo droga gli angoli feriti,
- nascosti
al mio solitario cinismo.
-
- Ricorderai
di me la magia,
- gioia
e colore; ricorderai il volare
- che
non sapevi credere così alto,
- che
non volesti afferrare, mia saggia.
- Ricorderai
la mia arrogante paura.
-
- Fuggimmo
noi dal nostro destino su strade
diverse.
- Perché
allora, attraverso nebbie di dolore e bugie
fredde
- l'anima
mia d'amor s'illumina,
- gioia
dolce, profonda,
- ricordi
di miele mai sognato;
- finché
la prima lacrima inesorabile sgorga
- e
mi ricorda che più non sei per
me.
- Allora
addio! Allora addio,
- forse
a metà strada
- ci
rincontreremo sui sentieri d'autunno.
-
- Le
nevi di un tempo
- (A
Smeraldo)
-
- Bruciano
il mio cuore le nevi di un tempo
- come
ghiaccio secco sopra i miei occhi:
- il
gelo che mi ha sempre coperto,
- che
mi ha serrato le palpebre
- e
nascosto il sole al mio seno;
- imprigionata
negli antri della paura
- e
dimenticata a languire
- (senza
conoscere la luce)
- nelle
caverne dell'oblio.
-
- In
volo su un incontenibile gioia
-
- Smeraldo,
dolce libro di sorrisi uccisi,
- le
tue ali coraggiose aperte contro le spine del
cielo,
- avvolte
dal timore di nuove ferite.
- Le
tue ali legate dai lacci della mia
voce,
- spiegate
nuovamente nel vento.
- le
tue penne strappate raccolte nelle mie
carezze
- e
poste su nuove ali
- intessute
dei sorrisi dei miei occhi
- imprigionati
- nelle
foreste ombrose della tua gioia.
- Vola
sopra l'arcobaleno dei miei sguardi.
- Smeraldo,
dolce libro di novelle tristi,
- lascia
che riempia le tue pagine bianche
- delle
mie promesse e le colori
- dell'indescrivibile
verità
- di
un amore.
-
- I
gradini dell'odio
-
- Tenera
è la notte
- di
frammenti in tremolii di stelle,
- tiepida
- di
scintille fioche nel vento.
- La
notte, sorella dei miei occhi scuri
- e
calda di dolcezze perdute,
- con
amore parole di silenzio m'illumina
- d'azzurro
l'anima stuprata
- e
la ricopre.
- Il
gelo del sole è lontano adesso,
- quella
luce violenta piena di volti
- inutili,
- di
gesti meschini e futili sorrisi.
- Sorrido
sulle vostre ferite imperdonate,
- sulle
vostre anime leggere,
- sulle
vostre paure.
- Il
profeta dell'amore si fa gli artigli
- come
un vampiro nella notte;
- ma
non ci saranno vendette di sangue,
- mungerò
il vostro dolore con piacere candido,
- il
perché non conta.
- Non
ho ricordo di tradimenti,
- non
ho memoria di coltelli
- o
di battaglie.
- Mungo
il vostro dolore con immacolata letizia
- invisibile
ai vostri sguardi indifferenti,
- sguscio
come la morte
- tra
gli occhi di animali ciechi,
- di
creature dimentiche,
- di
anime adulte
- e
grasse di domestiche emozioni
- da
bambini maturi.
- Il
profeta della lealtà
- tesse
le trame dei suoi inganni
- sulle
vostre guance
- salendo
nel buio con passo sicuro
- i
gradini dell'odio.
-
- Del
mondo e dell'incubo
-
- Ancora
si riempie d'azzurro stupore
- il
petto, dagl'occhi frementi,
- di
oceani, d'aurore e d'orizzonti.
- Ancora,
immenso e silente tepore,
- riposa
il mare carezzato dai venti
- oltre
la linea d'asfalto dei ponti.
-
- Odorosa
di polvere fredda,
- alla
luce dei neon la burocrazia
- ha
corroso le anime e spento i cuori,
- ha
licenziato le speranze lucenti.
-
- Allegra
e calda, s'alza la mia mano
- ad
indicar l'isola che risplende nelle
sere
- dove
il sole si nasconde giocando
- per
noi, nei colori del tramonto lontano.
- Ci
accarezziamo con parole leggere,
- giù,
nascosti nel buio danzando.
- Ci
baciamo amiche, amici.
- Voi
che mi sorridete nel vento
- con
anime vive felici,
- non
siamo diversi, lo sento.
-
- Raggiante
dietro le scrivanie di mogano
- un
potere sorridente e frenetico,
- osceno
e calmo ha chiuso la borsa
- sui
deserti della miseria, alti
- i
machete sugli alberi dell'aurora.
- "Sul
lungo periodo siamo tutti morti".
- ha
biascicato l'assassino sibilante.
-
- Il
vento ti accarezza tiepido
- i
capelli nel sole e risplendono
- nella
brezza, di semplice amore
- e
del tuo desiderio avido
- a
cui le mie labbra si appendono
- deliziate
bevendo il sapore.
-
- Forse
non sembra ma i bambini
- muoiono
sotto i grattacieli,
- e
le anime loro diventano adunche
- come
gli artigli stuprati che, anelando
vita,
- disperatamente
squarciano nuovi cuori.
- Avvampando
cadono le ultime foreste
- e
il fumo ricopre le anime assopite.
-
- Siamo
forse pazzi ad essere felici
- e
pieni di gioie maestose, ed amici?
-
- Ancora
le nuvole s'incendiano
- d'arancio
al tramonto
- davanti
alla mia finestra
- e
per tutti coloro che amo.
-
- Amore
-
- Un
angelo che guarda il cielo
- e
un uomo illuminato
- nel
riflesso dei suoi occhi,
- anime
gemelle danzano,
- senza
mai voltarsi
- l'uno
di fronte all'altra
- insieme
- annegano
nell'acqua tropicale,
- si
librano nel medesimo vento
- col
cuore esultante di luce,
- bruciano
nella stessa passione
- i
corpi congiunti dal calore,
- l'una
dentro l'altra
- come
lama nella ferita
- teneramente
si amano
- avvolti
nel loro sogno di gioia.
-
-
- LA CANZONE
DEL VENTO
-
- Il vento per
valli e boschi,
- tra rivi e
colli corre lontano
- a portare il
mio canto,
- sussurra e
soffia sull'erba
- della fresca
primavera,
- urla e strappa
furente
- le foglie
morte dell'autunno.
- Rabbioso
fantasma o pallido spettro
- tu sempre
vaghi e gridi nella notte fredda.
- Gelida notte
si ma non scura
- perchè
di stelle è rischiarato
- il tuo
cammino.
- Torna,
- da terre
lontane e felici,
- torna dai mari
del sud
- gonfio di
canti e nubi.
- Oh vento
portami ancora le voci
- degli amori
mai nati o perduti
- che ho sognato
in uno sguardo,
- nel tocco di
una mano soave,
- calda come il
cuore di un bambino.
-
- Vento che a
mille e mille metri
- là nel
cielo ti levi
- e sfiori
silente
- la pioggia che
cade,
- tu che volasti
in paradiso
- nei giardini
fra fontane di miele,
- non sei tu lo
stesso vento
- che mi
abbraccia al mattino
- quando mi
desto dal sogno,
- che mi carezza
morbido il capo
- e segreti
sussurra al mio orecchio.
- Dove, dove sei
oggi vento
- che più
non odo la tua voce,
- dove il tuo
alito pulsante
- che più
non sento il suo tocco.
-
-
- Perchè
non ascolti il mio richiamo?
- Vento che
scorri spinto dai soli
- per cuori
felici e per occhi piangenti
- per mondi
lontani tra nubi e deserti,
- volo con te su
vaste pianure,
- giro veloce
intorno a un fiore,
- vento fra le
ali di una farfalla.
- Se vuoi
parlerò per te
- di algide nubi
cerulee
- e rossi
deserti di fuoco,
- di come
accarezzi un alta foglia
- tra i rami
d'un pioppo torregiante,
- morbido e
fresco vento cangiante.
-
- Uomini piccoli
e solitari
- che gridate
contro al crudele destino.
- Caduti nei
dolori dell'arido inferno
- piangete
rabbiosi i torti dell'avversa fortuna,
- cercate feroci
l'antico potere,
- cercate tristi
una fugace carezza.
- Perchè
giammai vi fate simili a vento,
- liberi e caldi
senza una meta,
- costanti sulle
bianche spume del mare
- e sopra le
vette innevate impetuosi.
- Se vedeste con
gli occhi del vento
- che gli
antichi massi pesanti aggira urlando
- e piega il
giunco sottile
- allora
sapreste,oh si sapreste
- dell'inutile
dolore;
- sapreste,oh si
sapreste
- della menzogna
dello stolto
- il
segreto.
-
- Vidi una volta
un angelo di pietra
- con penne e
piume d'oro pesanti,
- con bocca e
volto di muto marmo,
- eppur mi
disse:
- "Ascolta il
vento che soffia,
- soffia per
nuove ali".
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