Poesie di Gianni Giaroli

LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

Poesie di
Gianni Giaroli

IV

Spesso trascorriamo i giorni

inosservati

a scoprire memorie di gesti

e nel silenzio sottratto ad antichi

cieli

cataloghiamo piccole cose

verifichiamo l'esistenza

di lunghe file di formiche

pazienti

che salgono e discendono

da un vecchio tronco nodoso.

Questo è il destino di chi

come me

ha varcato la soglia del tramonto

e può toccare con mano

la propria inutilità.

Tra partenze e ritorni

questo solo si teme.

III

Confusamente memore

di come si sia tessa la mia tela

guido affaticato i passi

in varchi temporali

a confortare paesaggi cui si aggrappano

figure grigie

a sopportare pendolarismi

tra il se e il ma

come se non mi riguardasse.

L'unica cosa che si muove

è l'aria

nel tentativo patetico

di ripulire il tunnel della noia.

Ancora per mano

Vorrei tenerti ancora per mano

per una volta

come quando era mattino

ma noi ignari

tu ed io

trascorrevamo i giorni

e le stagioni

come se il tempo ci appartenesse

oppure fosse lontano da noi.

Vorrei tenerti per mano

ancora una volta

e perderti

per poi cercarti affannosamente

come si cerca sollievo

al peso del giorno.

Sotto cieli che cambiano solo i colori

vorrei ancora incontrarti

oltre le differenze

sfiorandoti appena

per un attimo solo

magica

crudele

lontana

meravigliosa giovinezza.

L'estate finita

I giorni le ore il tempo

della mia vita

avrebbero dovuto bastarmi.

Non albe non astri

non sogni

avrebbero ancora dovuto tornare

salendo dal fondo

per darmi piacere o dolore.

Solo le mani nude

avrei voluto guardarmi

e fare nient'altro che vivere.

Interminabili file di etere

di carta

danzano invece nei sensi

arroccati

con grandi occhi vuoti

mentre l'animo greve

presago

affonda nel passato inutili mani

brancicanti

alla ricerca di suoni

labbra

tramonti

tormenti e voli

di un'estate finita.

Sarà la sera

Sederti vicino

e non avere parole ne gesti

posarti sul grembo

tutti gli istanti

di questa mia vita vuota

senza avere rimorsi

e senza attendere nulla.

Così nel silenzio

verranno nubi

da lontani colli brucianti

sarà la sera

al di sopra dei fuochi

e delle case.

Poserò la testa sulla tua spalla

come facevo un tempo

e sentirò il tuo respiro

calmo

scendermi nelle venerdì

e farsi sangue.

Noi saremo la notte.

A nulla

Ecco.

Entro pallida luce

lo specchio mi rimanda

un me travestito.

Rovesciato giullare

di queste ore supreme

che mai avrei creduto possibili.

Necessita un bilancio nudo

liberato dai desideri

severo come il destino.

Occorre un confronto col demone

un dialogo senza involucri

senza apparenze

con l'altro da me.

Fantasmi

ritardi

ripieghi

che tutto crolli ormai

dal momento che tutte le pagine

o quasi

sono state scritte

a volte con l'anima a volte col sangue.

Ecco.

Ripiegare all'interno smarriti è vano

e crudele

meglio cogliere l'ultimo fiore

nel grande crollo

con tenerezza senza soffrire

senza chiedere perdono a nessuno

a nulla.

Mi avvolgo nella notte

Importante è che venga la notte

col suo fresco sipario d'oblio.

La notte dolce di suoni

e di profumi

in cui le ombre

stanche ormai di distanze

e di momenti senza misura

si aduneranno intorno

ed io cercherò per loro un nome

un suono.

SI placherà così la loro

la mia ansia

e tutto nel sonno avrà una ragione

sua

un nutrimento

un modo d'essere.

I ricordi allora passeranno leggeri

come nubi

carezzando il corpo e le ombre

e saranno sottili

lievi

titubanti come intrusi

sulla soglia cieca dell'alba.

Senza più ascoltare le voci

mi avvolgo nella notte.

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Se ha una casella Email gliela inoltreremo.
Se non ha casella Email te lo diremo e se vuoi potrai spedirgli una lettera presso «Il Club degli autori - Cas. Post. 68 - 20077 MELEGNANO (MI)» inserendola in una busta già affrancata. Noi scriveremo l'indirizzo e provvederemo a inoltrarla.
Non chiederci indirizzi dei soci: per disposizione di legge non possiamo darli.
©2004 Il club degli autori, Gianni Giaroli
Per comunicare con il Club degli autori: info@club.it
Se hai un inedito da pubblicare rivolgiti con fiducia a Montedit

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Agg. 02-02-2004

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IV Spesso trascorriamo i giorni inosservati a scoprire memorie di gesti e nel silenzio sottratto ad antichi cieli cataloghiamo piccole cose verifichiamo l'esistenza di lunghe file di formiche pazienti che salgono e discendono da un vecchio tronco nodoso. Questo è il destino di chi come me ha varcato la soglia del tramonto e può toccare con mano la propria inutilità. Tra partenze e ritorni questo solo si teme. III Confusamente memore di come si sia tessa la mia tela guido affaticato i passi in varchi temporali a confortare paesaggi cui si aggrappano figure grigie a sopportare pendolarismi tra il se e il ma come se non mi riguardasse. L'unica cosa che si muove è l'aria nel tentativo patetico di ripulire il tunnel della noia. Ancora per mano Vorrei tenerti ancora per mano per una volta come quando era mattino ma noi ignari tu ed io trascorrevamo i giorni e le stagioni come se il tempo ci appartenesse oppure fosse lontano da noi. Vorrei tenerti per mano ancora una volta e perderti per poi cercarti affannosamente come si cerca sollievo al peso del giorno. Sotto cieli che cambiano solo i colori vorrei ancora incontrarti oltre le differenze sfiorandoti appena per un attimo solo magica crudele lontana meravigliosa giovinezza. L'estate finita I giorni le ore il tempo della mia vita avrebbero dovuto bastarmi. Non albe non astri non sogni avrebbero ancora dovuto tornare salendo dal fondo per darmi piacere o dolore. Solo le mani nude avrei voluto guardarmi e fare nient'altro che vivere. Interminabili file di etere di carta danzano invece nei sensi arroccati con grandi occhi vuoti mentre l'animo greve presago affonda nel passato inutili mani brancicanti alla ricerca di suoni labbra tramonti tormenti e voli di un'estate finita. Sarà la sera Sederti vicino e non avere parole ne gesti posarti sul grembo tutti gli istanti di questa mia vita vuota senza avere rimorsi e senza attendere nulla. Così nel silenzio verranno nubi da lontani colli brucianti sarà la sera al di sopra dei fuochi e delle case. Poserò la testa sulla tua spalla come facevo un tempo e sentirò il tuo respiro calmo scendermi nelle venerdì e farsi sangue. Noi saremo la notte. A nulla Ecco. Entro pallida luce lo specchio mi rimanda un me travestito. Rovesciato giullare di queste ore supreme che mai avrei creduto possibili. Necessita un bilancio nudo liberato dai desideri severo come il destino. Occorre un confronto col demone un dialogo senza involucri senza apparenze con l'altro da me. Fantasmi ritardi ripieghi che tutto crolli ormai dal momento che tutte le pagine o quasi sono state scritte a volte con l'anima a volte col sangue. Ecco. Ripiegare all'interno smarriti è vano e crudele meglio cogliere l'ultimo fiore nel grande crollo con tenerezza senza soffrire senza chiedere perdono a nessuno a nulla. Mi avvolgo nella notte Importante è che venga la notte col suo fresco sipario d'oblio. La notte dolce di suoni e di profumi in cui le ombre stanche ormai di distanze e di momenti senza misura si aduneranno intorno ed io cercherò per loro un nome un suono. SI placherà così la loro la mia ansia e tutto nel sonno avrà una ragione sua un nutrimento un modo d'essere. I ricordi allora passeranno leggeri come nubi carezzando il corpo e le ombre e saranno sottili lievi titubanti come intrusi sulla soglia cieca dell'alba. Senza più ascoltare le voci mi avvolgo nella notte.
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