LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
 
Poesie di

Giovanni Formaggio


Vivo nel mondo


Non cercatemi sotto la pietra
con simboli religiosi o politici
perché non mi troverete.

Sono nella neve della montagna
nella sabbia del deserto
nell'acqua del mare nel verde della pianura.

Non cercatemi sotto la bandiera
di una nazione perché non conosco
confini e non mi troverete.

Attraversavo il ponte della libertà
dall'altra parte la Pace.

Mi travolse la ruota dell'odio
e il mio sangue fecondò la terra.
Per me forse qualcuno pianse
o forse no, ma non importa.

Sono nei colori del cielo
nel profumo dei fiori
nel volo degli uccelli
negli occhi dei vostri figli
nel cuore dei vostri vecchi
tra voi, con voi.

Ricordatemi
quando l'urlo della guerra
vi porta il mio dolore
quando il sole della pace
vi porta il mio amore.



Il calore dei ricordi


Quando il tempo frantumerà le mie ansie
e il corpo non cercherà più pane per nutrirsi
l'anima tornerà nel paese natio.
Con lacrime di sole
ascolterà i bronzi
che suonarono a festa per il sì
dei miei vecchi, mai dimenticati.
Sfiorerà ogni volto, ogni casa,
ogni albero e si fermerà con gratitudine
ai piedi dell'alpino
che ricorda i caduti per la libertà.
Tornerà in quella casa
dove bambino felice
guardavo mio padre risuolare scarpe
dall'alba al tramonto e mia madre rivoltare i pochi vestiti
a lume di petrolio.
Dove un gatto nelle notti d'inverno
mi riscaldava i piedi senza chiedere niente.
Tra i fiori gialli di tarassaco
chiamerà i compagni di giochi e di scuola
andati oltre e s'alzerà una preghiera
per i rimasti. E là, tra il calore di ricordi
uscirà dalla mia anima
la più bella poesia mai scritta
dal cuore di un uomo.



Notte d'estate a Santa Colomba


Miniature di sole all'orizzonte
abbracciano l'arrivo della notte
mentre sull'anima sta piovendo solitudine.
Mille occhi di gerani rossi
spingono i passi verso zolle d'amore.
Cantastorie di strada
cammino tra musiche di foglie
palpiti intensi misteriosi:
forse preghiere degli umili.
Mi ritrovo sul sagrato di Santa Colomba
con siepi di stelle che aspergono luce d'oro
sul mondo, sulla mia solitudine.
Si ferma, mi saluta un vecchio nato qui.
Scartoccia i suoi amori di gioventù
la sua vita di fatiche
i giorni stritolati nei campi di sterminio.
Parla dei nipoti con profumo di primavera
riparte con la sua gerla d'anni
e di sogni ancora vivi.
In silenziosa pietre che trasudano
secoli di memorie, voci di civiltà sepolte
raccolgo giochi di luna
sui capelli d'argento stinto
con a fianco la sciabola del tempo
che taglia le ore.
Traccio un segno di croce, guardo in alto
con l'anima travolta da gocce d'infinito
arenata sul sagrato
di Santa Colomba.

Santa Colomba: antichissima chiesa di Canegrate (Mi)




VORREI

Vorrei non essere un granello di sabbia
nella clessidra del tempo,
portare a ritroso le lancette delle stagioni,
vestire l'abito dell'infanzia.
Ancora acerbo bambino correre;
in una scatola di cartone
chiudere libellule e farfalle.
Sudato,
sopirmi nell'abbraccio ombroso
degli alberi,
al sole, poi, correre correre ancora
inseguito dal cane...
Scavare la terra, nascondermi,
annusare l'aria per cogliere
l'odore di cotto della focaccia che lievita.
Sentire la mano nodosa di mio padre
sui capelli
prima di attaccare la falce al muro,
dopo il suono dell'Ave Maria.
La voce delicata di mia madre
allo schiudersi del giorno,
all'arrivo della notte
guardare la sua figura
che mi rimbocca le lenzuola
profumate di lisciva.
Vorrei...
Ma il filo di fiordalisi e papaveri
strappati al campo
s'è rovinato nel gomitolo degli anni.
E' rimasta su una sedia tarlata
solo la figura tremante di mio padre
che guarda lontano.
 


 
 
 
NATALE NEL MIO PAESE


Tra poco sarà Natale.
Dal cuore trafitto
sulla croce
che la metropoli mi ha regalato
trasuda una nostalgia infinita:
VOGLIO TORNARE AL MIO PAESE!
Una cometa di ricordi
mi porta via
rischiara le poche ore di strada.
ECCO: LA CHIESA DEL MIO PAESE!
Entro:
nessuno mi riconosce,
la solitudine mi gela!
E' mezzanotte:
sull'altare coperto di fiori
nasce il Redentore.
L'ANIMA TRACCIA UN ARCOBALENO.
Tu scendi dalle stelle
anche per me Signore.
Ricordi?
ERO BAMBINO
e venivo qui con mia madre
per portarti le viole.
 
 


 
 
L'AGONIA DELLA LUNA


Cosa resterà di te LUNA,
quando un giorno potremo
comprare i tuoi cocci
in avvilenti sacchetti di plastica?
Cosa..., quando i lupi
firmeranno il contratto
della tua spartizione?
Morirà il tuo mito
e non sarai più,
per le membra bianche degli amanti,
musica di delirio.
Il cosmo sarà delle astronavi,
ma sulla terra l'uomo
sarà sempre più solo.
Solo, con il lamento dei poeti.
 


 
 
 
STASERA


Come un'arpa
il vento
muove dal mare
antiche armonie.
Vorrei essere conchiglia
lambita
da un velo di luna
stasera.
Lasciar
l'anima incolta
vagare come un veliero
tra silenzi di luce
mormorare
all'orecchio del cielo
un salmo.
 
Ma il destino dei sogni
è un campo di croci...
 


 
 
CONTINUITÀ


Oltre il presente
questo momento.
Queste righe di luna,
la pianura verde,
le zinnie del tuo vestito,
il disegno del tuo corpo.
La mia anima
che rotola nella tua mano,
il tuo cuore
che mi porta al delirio,
le gioie improvvise.
L'aria che mitiga il mio sudore,
la primavera portata dal mandorlo,
la tua pelle chiara
che mi risponde,
il tuo volto in uno scialle d'erba.
Canto e amo.
Ti rubo gli occhi... il cuore,
ti raccolgo nelle mie mani.
Amo questo profumo che manda la terra,
l'altissimo colore del cielo.
Vìvo queste ore...
 
 


 
 
QUESTO E UNO DI NOI


Mio padre che torna cantando
un inno proletario
e che stacca il Cristo dal muro
dicendo:
questo è uno di noi.
Mio padre che aspetta il nostro sonno
per consumare il suo incontro
con mia madre
e che all'alba
lascia sul tavolo
metà del suo pane...
"questo" è uno di noi.
 
 


 
 
DESIDERIO


Datemi un Dio
che passi per le strade
della periferia,
che guardi gli operai
uscire dalle fabbriche
e respiri l'aria
che ha soffocato
il verde dei pini
e annerito i colori
delle rose.
Datemi un Dio
che bussi alla porta
della mia casa
e sieda alla mia tavola,
che viva con me,
che giochi col mio bambino
e mi sia vicino
quando amo e quando soffio.
Un Dio che mangi il mio pane,
che biasimi il ricco
quando mi giudica.
Datemi un Dio
che al tramonto
colga il mio respiro
per festeggiare un vecchio
amico.
 


 
 
A MIO PADRE


Ho raccolto tutte le mie forze,
ho gridato tutte le mie preghiere
per aiutarti
ma i chiodi del destino
mi hanno messo in croce.
E un giorno freddo di marzo,
ho vestito la siepe di nero,
ho coperto la tua bara di rose
ho pianto tutte le mie lacrime.
Al camposanto,
ho alzato la mano
per dirti ciao.
Ora invano cerco nella casa
il tuo sguardo buono,
la tua gioia di sapermi poeta.
Mi è rimasto solo il ricordo
delle tue mani,
passate sui miei capelli
quand'ero bambino.
 


 
 
RIFLESSIONI


Tristi immagini
si rovesciano sulla carne...
Ieri, un attimo,
come un fiore sbocciato anzitempo
e bruciato dalle brume di marzo,
la mia primavera!
L'anima era una vetrata policroma,
oggi è una ciotola vuota.
La mano del tempo
mi ruba la vita:
sento il preludio all'inverno...
TEMPO: ti maledico.
 


 
 
PER LA MORTE DI M. L. KING

Digiuni vi han frustati.
Sui vostri corpi
unguento di fiele.
Entrate fratelli negri,
la mia casa non è
una piantagione di caffè,
il mio cuore non è prigioniero.
Mangiate il mio pane,
dormite nel mio letto;
non avrete occhiate di tradimento.
Entrate!
E' calato il sole,
cantiamo spirituals:
Papa King è morto.
 


 
 
INCONTRO


Una selva di voci
mi spinge nella realtà...
LUI.
Due mani nodose come l'ulivo.
Una somma d'anni
aggrappati alla schiena
curva d'artrosi.
Una vita valutata una moneta.
Mi entra nelle vene
il tempo scandito dal battito
del suo cuore.
Raccolgo con affetto i cocci
dei suoi orizzonti verdi.
LUI, beve vino forte
per placare i rigurgiti
che filtrano le grate...
Guarda in alto,
allarga le braccia a forma di croce.
 


 
 
L'ULTIMA STAGIONE


Pende dagli occhi la pena,
dai grani del rosario la speranza.
Le dita sulle ginocchia
portano
gli ultimi giorni del calendario.
Una mano mi stringe
come una tenaglia:
un cerchio di pupille mi guarda
ma non fa luce.
Mi spacca il cuore
l'ultima stagione
di questi che se ne stanno andando.
 


 
 
SCONFORTO


Un embrione di sogno
si schianta,
scintille d'amore
si spengono,
costellazioni di parole
cadono,
una sirena m'aggredisce
con nenie di stelle.
Nudo aspetto l'alba.
Datemi un angolo vergine
dove io possa tatuare
un arcobaleno.
 


 
 
DOLORE


Eri nel seme di mio padre
quando fui generato,
nei capezzoli di mia madre
quando nacqui.
Dolore dolore, dolore,
ogni alba è una lettera sigillata...
Misterioso, improvviso, compari
e scomponi il mio poco mosaico
di gioie...
Passi, bruci e semini sale,
così, ogni volta,
lentamente, mi demolisci...
Dolore dolore, dolore,
dalla nascita alla morte,
come una maledizione.
 


 
 
BUFERE D'INCERTEZZE


Bufere d'incertezze
mi racchiudono in pugno.
L'anima è un cristallo
di sale,
il cuore
balla il flamenco
attorno ad un fantasma
di sogni.
Continua la mia corsa
come un negro
che frigge la piantagione.
Forse domani
m'aspetta un giorno di sole...
Correre
anche se mi perseguita
il grido del poeta:
la morte si sconta vivendo.
 


 
 
QUEL GIORNO


Quando riuscirò ad amarti
senza guardare il colore della tua pelle,
senza indagare sulla tua fede,
senza chiederti se sei ricco o povero,
quel giorno avrò vinto.
Perché
sarò capace di stringerti la mano.
 


 
 
ANGOSCIA


Angoscia
è sentire scivolarti contro
sguardi di maledizione,
parole affilate come coltelli
da chi cammina con te
sulla strada.
Aspettare un amore
che non approderà mai
al tuo litorale,
lasciare sul cuscino
il pianto del tuo cuore infelice.
Saperti pianta di questo mondo,
non vedere nessuno
riposare alla tua ombra,
saziarsi dei tuoi frutti.
Sentire i sogni cadere morti
nell'anima,
assistere impotente
al rogo dei tuoi anni
strappati dalla furia del tempo...
 


 
 
LA NOSTRA VITA


La nostra vita è qui,
in questa casa abbrunita dal tempo,
tra le braccia dei campi.
Ti portai, per mano,
molti anni fa,
incontro a miraggi di sogno...
Qui viviamo gioie e dolori
nell'inesorabile andare delle stagioni...
Insieme
guardiamo sulla madia
i ritratti dei figli.
Nel silenzio discreto dei campi,
seduti sulla pietra,
accanto al vaso grande dell'oleandro,
parliamo tanto di Loro.
Per mano,
come quel giorno rimasto intatto nel cuore,
attraversiamo il gorgo...
Così che il primo di noi che se n'andrà,
possa dire all'altro:
FUMMO FELICI INSIEME.
 


 
 
 
ERA SCRITTO


Era scritto
che lasciasse la casa e l'uliveto
per dare un pane in più ai figli,
che la sua aria fosse di carbone
il suo sole di acetilene.
Oggi è rimasto crocifisso dal grisou
con le sue speranze
su un calvario di ciottoli neri.
Donna d'Aspromonte
intona il tuo lamento.
Lo manderanno a casa
e ti diranno ch'era un lavoratore.
Tieni per te la disperazione
all'uliveto racconta ai figli
l'amore del padre.
Nella memoria prenderà forma la vita
e sarete.
 


 
 
RITA


Ti ero accanto e t'amavo
tra il profumo umile delle viole
e i lunghi rami del salice
che cantava al cielo
melodie sconosciute.
Perdevo le mie mani sul tuo volto
e baciavo i tuoi capelli
tinti di luna.
Eri sublime!
Carpivo ai tuoi occhi
albe luminose
e orizzonti d'amore.
Felici eravamo
come il suono di campane
all'avemarìa.
Il tempo era nostro
e gai i nostri cuori
intrecciavano sogni
immensi come tramonti d'estate.
Poi, passò il tempo...
e un piccolo fiore
smaltato di sole
profumato dai nostri sorrisi
schiuse le labbra
per chiamarti mamma.
 


 
LA NOSTRA STORIA


Filtrano lunari
con grafie di falci
staccate e attaccate al muro
col buio.
Continua in queste mani
consumate
la storia dei nostri padri
in queste case di periferìa
messe insieme
con luce di luna
e canti di lotta.
La nostra storia...
Guardata a vista
dal cielo opaco dai fumi
dal fiume di schiuma senza vita.
Filtrano sillabati di speranza
dal girotondo dei bimbi.
Un attimo l'anima
si colora d'arcobaleno...
Si riflette nella pozzanghera
il Cristo scolorito
dagli acidi.
LA NOSTRA STORIA.




 
 
Sul ponte di pietra

Sul ponte di pietra
abbiamo unito le nostre mani
raccolto le voci del fiume e della sera,
le carezze dell'ultimo sole,
i primi raggi di luna.
 
Percepito tra le dita
canti immensi e prepotenti,
le nostre vite
innestarsi l'una nell'altra,
le nostre anime
vibrare d'attesa...
 
E per noi due,
sul ponte di pietra,
l'inizio di una primavera
senza fine...

 
I vostri vecchi
 

Guardate gli occhi dei Vostri vecchi.
Oggi portano i colori dell'autunno
ma ieri hanno donato sguardi
vivi come bacche di agrifoglio
teneri come fiori di biancospino.
 
Guardate le mani dei Vostri vecchi.
Oggi contano i giorni sulle ginocchia
ma ieri hanno lottato, costruito
seminato carezze
momenti di sole...
 
Guardate i passi dei Vostri vecchi.
Oggi avanzano lenti, discreti come ombre
ma ieri hanno percorso pianure di speranze
sudato lungo vicoli arroganti del dolore.
Caduti si sono rialzati...
 
Guardateli e aspettateli i Vostri vecchi
prima che il tramonto li porti via.
Se siete qui è perché loro hanno soprattutto amato.


 
A mia madre

"30 agosto 1979"

 
Stupendo chiarore di luna
che porti via mia madre
inarrestabile ruota del tempo
un attimo.
Scendendo nell'anima
come gocce d'arcobaleno
felici ricordi.
Un attimo
ch'io raccolga nelle vene
questi ultimi brandelli di vita
ch'io ripaghi con una carezza
una vita d'amore.
 
Chiara alba d'agosto
che hai portato via mia madre
prendi il mio pianto
con il gesto cieco del seminatore
spargilo sulla sua tomba
perché ogni giorno
nasca una rosa.


 
Queste mura
 
Queste mura
abbracciate dal fumo di periferia
sono l'eco di molte vite.
Trasudano dalle pareti
i volti scarni ma dolci dei miei vecchi
mai dimenticati.
Emergono anni lontani
con bambini odorosi di talco
(quanto carezze)
figli ormai altrove...
Queste mura
sono già storia (mai coma)
d'emozioni vissute con la mia compagna.
Sono tomba di sogni preparati
come filigrana, poi spenti
che han lasciato sapore di spada.
Qui, impotente
vedo i giorni accatastarsi
a volte policromi, irripetibili,
a volte percossi, contorti come un ramo d'ulivo.
Queste mura discrete
raccolgono i miei perché
in silenzio mi vogliono bene.
Guardano i miei crepuscoli
ascoltano i miei versi
mentre s'alza un forte profumo di menta
dalla pipa
che tra le mani, mi tiene compagnia.


 
Lacrime di luce
 
Alla montagna più alta
chiesto
un foglio di ardesia.
 
Con lacrime di luce
là dove il vento
abbraccia l'infinito
ho scritto il vostro nome
martiri
per la libertà dei popoli.
 
Là dove fiori sconosciuti
sciolgono eterni canti
d'amore.
 
Al cielo più puro
ho consegnato la vostra storia
perché la sparga
tra le vie delle città
dei villaggi
nel cuore di ogni uomo.
 
Al sole più luminoso
il vostro grido
perché raggiunga
ogni bimbo del mondo
come pane di pace.


 
In silenzio
 
Quando
restiamo soli
e tu distilli
goccia dopo goccia
il mio amore
io ti rispondo
chiudendoti tra le braccia.
 
IN SILENZIO


 
Notte senza tempo
 
Come nubi d'incenso
salgono note d'anima
mentre all'orizzonte il sole muore.
I capelli, scoloriti
mi ricordano che la vita è fragile vela
ma il cuore s'aggrappa, vive nello zaino
dell'immenso amore che mi dai.
Raccolgo in silenzio
il passaggio dei miei giorni
delle mie notti:
come un tempo mi interroghi
con l'ansia del tuo sguardo
come un tempo ti rispondo
inventando per te giochi di primavera.
Le nostre mani
anche stasera, sono un accordo di sole
addormentando dolori
che a volte sfiniscono.
Mi esce un fiume di poesia
ti guardo negli occhi
e un velo di arcobaleno ci avvolge
presagio di una notte senza tempo.


 
Tracce di te su queste terre
 
Tracce di te su queste terre
quando d'estate il sole
scioglie trecce di luce sui prati
quando d'inverno la neve
veglia il sonno del grano.
In questa casa
che tramanda il tuo saluto discreto
in un giorno infuocato di luglio
prima di andartene sul Carso.
Tra le pieghe di questi campi
dove la nonna ha frantumato nel lavoro
il suo dolore
poi travolta dal tempo.
Nella parte più viva di noi
che ha raccolto il testamento
della tua penna nera.
Negli occhi dell'ultima generazione
che sgambetta con il cane
attorno al pagliaio
e che domani vivrà nelle vene
questa storia.
Tracce di te su queste terre.
Quando il tramonto rosso
abbraccia il tuo vigneto
quando l'aria della sera
accende il canto delle betulle
quasi coro di montagna
per un alpino rimasto sul Piave.


 
Ero bambino
 
Ricordo un inverno
con fiori di ghiaccio sui vetri
una focaccia appena sfornata
la nonna che la infila
nello zaino di mio padre.
Lui che la rimette sul tavolo
dicendo: la lascio per voi...
 
Una stazione, un abbraccio forte
un treno con tanti uomini
svanire all'orizzonte.
Un'estate infuocata
mia madre e mia nonna
con la zappa nei campi.
L'ombra dell'olmo
il cane sulle ginocchia...
 
I primi giorni di scuola
l'insegnante che ci parla della guerra
di soldati che muoiono per la libertà
il mio pianto sul quaderno
con il disegno di un treno...
Il ritorno della primavera
con le sue voci, le piante in fiore
le campane di Pasqua...
 
Poi, un giorno, quel giorno
la carezza della maestra sulla fronte
e so di una croce
piantata nella steppa coperta di neve
con sotto mio padre.


 
Sconforto
 
Un embrione di sogno
si schianta
scintille d'amore
si spengono
costellazioni parole
cadono
una sirena m'aggredisce
con nenie di stelle.
 
Nudo aspetto l'alba.
 
Datemi un angolo vergine
dove io possa tatuare
un arcobaleno.


L'ultima stagione
 
Pende dagli occhi la pena,
dai grani del rosario la speranza.
Le dita sulle ginocchia
portano
gli ultimi giorni del calendario.
Una mano mi stringe
come una tenaglia:
un cerchio di pupille mi guarda
ma non fa luce.
Mi spacca il cuore
l'ultima stagione
di questi che se ne stanno andando.


 
Solitudine
 
Sono qui
per riempire
i vuoti silenzi del cuore
e scuotere
quest'anima in agonia.
Annaspo
nel cielo ogni sera
come un fantasma.
 
E ogni sera
su questo lento morire
le stelle
brillano come lacrime.


 
Vento della sera

 

"qualunque cosa avvenga, un'ora su piena di sole"

Enza Pound

 
Questa tua anima
racchiusa nella conca della mano
è il mio mare
è chiarore d'alba, indaco di tramonto
la mia vita.
Questo tuo cuore
così vivo tra le braccia
è il mio cielo
è calore di bacio, roveto di passione
la mia storia.
Queste tue mani
intrecciate nelle mie come filigrana
sono incanto di memorie
i miei fiori di pesco
al vento della sera.


 
Questo è uno di noi
 
Mio padre che torna cantando
un inno proletario
e che stacca il Cristo dal muro
dicendo
questo è uno di noi
Mio padre che aspetta il nostro sonno
per consumare il suo incontro
con mia madre
e che all'alba
lascia sul tavolo
metà del suo pane...
 
"Questo è uno di noi."


 
La ballata del tempo
 
Il tempo ti prende per mano
alla nascita
colora la tua fantasia
ti da' luce del cristallo
poi, come fragile goccia di rugiada
che si coccola tra i petali della rosa
ti fa scivolare nella vita
apre i tuoi occhi sul mondo.
E tu cresci, cammini cammini, ti affanni
apri il tuo zaino dei sogni
senti nel cuore il fuoco d'Africa
incidi il tuo nome sulla pietra
con arroganza
ti credi infinito...
E il lunario scorre inarrestabile...
Poi ti riprende per mano
ti raggrinza come la foglia della vite
prima di staccarsi e cadere
ti accompagna alla fine del viale
cancella il tuo nome
e impietoso accende la morte.


 
Sasso di fiume
 
Cala il sole qui
tra i miei monti, le mie valli
e mi trovo solo
tra siepi di stelle
nella mano della notte.
Vaso di creta in balìa del tempo
lascio crescere ghirlande d'amore
da appendere ad ogni angolo.
Guardo i frammenti di luna
sulla pietra di casa dove mio padre seduto con noi
spaccava il melograno più grosso
dicendo:
questo è il mondo, i chicchi
sono gli uomini, vicini come fratelli.
 
Sasso di fiume non ancora travolto
raggiungo la chiesa
striata da mantiglie di luce,
poso la mano sui piedi del Cristo
che guarda i miei monti, le mie valli.
Nella penombra le sue spine
sembrano moltiplicarsi
sono tante, come le fatiche
della mia gente.
Lascio al piccolo cimitero
le siepi di stelle
perché all'alba siano
un abbraccio di rose a questi
che sono qui, con le loro storie
uno accanto all'altro
come i chicchi del melograno.


 
Bufere d'incertezze
 
Bufere d'incertezze
mi racchiudono in pugno.
L'anima è un cristallo
di sale
il cuore
balla il flamenco
attorno ad un fantasma
di sogni.
Continua la mia corsa
come un negro
che fugge la piantagione.
Forse domani
m'aspetta un giorno di sole...
Correre
anche se mi perseguita
il grido del poeta:
la morte si sconta vivendo.


 
Dolore
 
Eri nel seme di mio padre
quando fui generato,
nei capezzoli di mia madre
quando nacqui.
Dolore, dolore, dolore,
ogni alba è una lettera sigillata...
Misterioso, improvviso, compari
e scomponi il mio poco mosaico
di gioie...
Passi, bruci e semini sale,
così, ogni volta,
lentamente, mi demolisci...
Dolore, dolore, dolore,
dalla nascita alla morte,
come una maledizione.

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