LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
- Giuseppe Carnabuci - Confini
Collana I gigli (poesia) 14x20,5 - pp. 48- Euro 6.50 - ISBN 88-8356-510-4
Prefazione
- Essenziali al disegno di questa silloge come all'intero sistema della poesia carnabuciana sono il sogno ed il rimpianto: e questa è poesia del sogno e del rimpianto.
- Il sogno, parabola metaforica della poesia, domina la scena ed è impalcatura funzionale alla costruzione di quel piano lirico ispiratore e magistralmente operante a livello d'invenzione: ecco allora che il sogno nasce e si estingue in girandole di respiri insonni, si sigilla e si smagrisce in un un ristagno di troppe attese; un dedalo di sogni reali/accessibili/negati/finti/infranti/senza contorni/rifugiati/confortati dalla parola; sogni glissati rientranti da spazi angusti/sogni travolti dal piacere d'esser vivi fino all'ultimo che si fa incubo travestito da sogno.
- Lo straniamento poetico è raggiunto in pieno e senza perdere l'aderenza con l'usuale linguaggio sempre reiterato e tramato dalle parole simbolo della sua poetica che infine conduce all'affermazione del reale e del presente quasi a far da contraltare allo straniamento: oltrepassare la materialità, rendere visibile l'invisibile, rendere l'assenza e nel contempo la più coraggiosa presenza.
- E poi v'è pesante e incombente la coltre di rimpianti che uccidono, quel passare al setaccio i ricordi sbiaditi, una continua verifica tagliente delle vane attese, dei misteri, del tramestio di pensieri accumulati nel tempo, immancabilmente sottoposti all'analisi rigorosa e allo scavo, quasi ad un recupero di quella libertà di parola che tenta di evadere dalle mura condanna al silenzio.
- Alla ricerca di un ciclo poetico tutto suo mentre sgranano i giorni in attesa d'un evento/che non arriva, si dileguano le memorie ed emergono gli assilli di sempre, gli affanni che erano quasi dimenticati i palpiti e i fremiti vaganti, così come le incertezze e le ombre.
- Nella lirica "Legni tarlati" si legge "Fra legni tarlati vago/cercando echi d'antichi boschi/mentre si sgretolano/trame di sogni rifugiati/negli alberi scortecciati" e la chiusa finale si fa sentenza "Tutto si crea e si sperde/in uno stormir di vento": e la parola riporta alla caducità, alla fragilità delle cose della vita inesorabilmente destinate a svanire.
- In una sorta di torpore linguistico a volte si fa struggente con le ansie pacate ed una muta tortura, insiste nella fragilità dell'attesa e nelle ore passate in viscida apprensione ma a dimostrazione dello spessore della sua poesia ritorna sempre alla verità, al segno, all'evento dell'esistere. Giuseppe Carnabuci con questa ulteriore esperienza ancora una volta pone in evidenza la sofferta e trasparente tensione creativa e rinnova il suo colloquio salvifico, il sogno lirico dove l'essere poeta è un valore, un segno di fedeltà irriducibile.
Massimo Barile
Poesie
A Chiara
- Chi dice di essere Dio o è Dio o è un pazzo
- da "Gli altri hanno mille occhi"
- di Silverio Grassi
- CONFINI
- Confini svelati
- da un raggio
- di sole
- non sfondano al buio
- argini imposti
- dalla natura.
- Si perde un volo
- di libellule
- in un canneto
- chiuso ai venti;
- non sale
- un canto di cicale
- da una smessa radura.
- La luce o crea
- o nasconde1:
- s'innalza solo un lamento
- per ciò che si è.
- La realtà non cambiano
- i percorsi guidati
- da un destino
- abbagliato
- da un sole cieco.
- 1 Nell'abbaglio
PROGRAMMI DEL GIORNO
Incantesimi libera
la notte: provvide parole
avanzano a conforto
di sogni negati.
Nei viali che traballano
sotto le fioche luci
dei lampioni,
tremule ombre
si rincorrono
in un panorama
di passi perduti
sull'umido selciato.
Cerca ognuno una strada,
tra sogni finti,
ore recuperate,
vane attese,
vuote scoperte,
non può fermarsi una vita
perché chi pensa troppo
è perduto.
Una corsa col tempo,
orari osservati,
progetti selezionati,
tappe confermate.
In un percorso
che non ammette deroghe
perché tutto quello
che c'è scritto
è conosciuto a memoria.
VERIFICA
Nella coltre dell'alba
si sono schiusi sogni
nati nella notte
e ancora non compresi.
Dal vento spinti,
stentano ad entrare
nel setaccio d'ogni verifica
dove l'analisi della mente
li disintegra.
- SOGNO
Vele spiegate nell'alba pallida d'un orizzonte mancato, coperto da spume, s'adagiano in un sogno senza contorni. Ascoltano silenzi mai chiariti attimi di malinconia, nei ricordi sbiaditi. Nella ricerca d'un sogno ogni strada è permessa, ogni conquista è negata. Albergano speranze lontane, si contendono il campo resti d'immagini deluse, confuse.
- OPPRESSIONE
Un'alba smunta mi condanna a vivere tra quattro mura di silenzio, compresse parole aspettano invano d'essere liberate in una fragilità d'attese. Nutrite dei sogni della notte cercano di respirare una frase per vivere l'esito d'un istante, la vittoria d'un rimpianto, l'eco d'una risposta. Troveranno nel vento l'assolutezza d'una presenza negata, la consistenza d'un attimo sfolgorato in un nulla, il barlume d'un'esistenza ignorata, in una realtà indifferente, autonoma, ambigua.
- CONCHIGLIA
In una conchiglia pigra e vuota ho trovato vecchi ricordi: suona il mare e s'accumula il tempo, mi riporta ad echi lontani: esplodono fiori, tra petali s'insinuano farfalle, nel risveglio del giorno, nei soprassalti della sera vagano come leggere fantasie, piccole ombre in attesa di sogni reali, si smaterializzano ricordi, alcuni la paura inventano dove non c'è. Gioiscono altri in un assalto felice di furibonde battaglie, colorate di verde, chiedono spazio per essere riconosciuti nella gioia d'un'attesa che trabocca di sgranati presenti, equivoci e malintesi spazzando via, presenze dubbie d'inganni in verifiche taglienti già dissolti, sogni travolti dal piacere d'essere vivi in una coltre di rimpianti che uccidono, mentre ore beffarde addormentano ansie che s'arrendono alla notte.
- TEMPO
Si librano ombre nell'argento della sera, mentre s'identificano ricordi, piccoli rimpianti che aleggiano come farfalle. Le verità si fanno strada a piccoli passi in un tramestio di pensieri che combattono per sopravvivere. Tra le ombre, un fantasma predomina sempre presente, in soprassalto disperde ogni concorrente, infligge strali che annientano gli astanti, il suo è un passo che gli altri comprende, fatto di ore che non si fermano mai.
- ALBA INCERTA
Nell'alba incerta fumi composti, raggi distorti, fremiti nascosti, speranze addormentate in una fuliggine d'inquieti vapori. Un respiro assomma la frenesia d'un pianto trattenuto, compresso. Nell'acqua stagnante dormono larve in attesa d'una vita lontana. Occhi sonnolenti gli uccelli schiudono per guardare rotte sognate. C'è chi cerca ancora cibo tra gli avanzi del bosco, dove le ombre ansimano piano al debole assalto d'una fragile luce.
- DIPINTO
Restano spazi senza colore in una campitura mai completata, in pasticci di colori misti con tonalità contrapposte, complementari in opposizione; grigi a profusione travalicano zone d'ombra. Tra contrasti di colore, tra errori d'abbozzo, dietro la mia memoria, urge la tua figura come crisalide in preparazione. Nella trama incompleta cerca il suo contorno, chiede materia in un tramestio di tinte ubbidienti, anche se incomposte. Come immagine viva, pretende d'esplodere nella docilità dei colori.
- ALBA IN CITTA'
L'alba insonnolita la città sfiora di luce incerta, fievole nel grigio pallido d'un sole smarrito tra nuvole decise e persistenti. La vita a poco a poco ai suoi ritmi si risveglia come un sogno uguale che si rivale ogni giorno. S'accendono le luci di sempre e lentamente si spande il respiro della città sonnolenta. Si spengono i fiochi lampioni come tappe d'un percorso annunciato, nei tempi e nei tragitti determinato. L'alba nascente la città solo sfiora, l'automatismo è padrone. La città vivrebbe anche al buio, diversamente programmata nei tempi d'accensione dei lampioni.
- CHIARORI LUNARI
Raggi colpiscono le pozze di rugiada nelle foglie del bosco. Somigliano a riflessi di perle in un luccichio di marina, sbrindelli di luce in movimento su un mare che ondeggia. Le rugiade racchiudono tesori raccolti nella notte, velata di quieti misteri, d'insonni respiri. Piccole aureole sbocciate nei margini dei fiori di campo, come instabili altalene assonate ad aliti di vento lievi ed impalpabili, ondeggiano. Al sorriso della luna s'argentano, in una spolveratura fatta di piccoli chicchi.
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Ins. 25-08-2003