LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
- Giuseppe Carnabuci - Paesaggio esterno
Collana I gigli (poesia) 14x20,5 - pp. 52 - Euro 7,00 - ISBN 88-8356-531-2
Prefazione
- Giuseppe Carnabuci è autore che sa amalgamare una tensione coscienzale ad una pacata evocazione ed ancor più una visione declinante e lo svanire dei simboli che compongono il mondo poetico fino allo scavo al fondo dell'immaginazione estrema.
- Nelle sue liriche assistiamo ad un continuo recupero memoriale dove ci si può smarrire: le "immagini" sono quelle di un paesaggio fossilizzato a volte inaccessibile, la materia è la pietra che tramanda l'afflato originario, il soffio della nascita, quel magma solidificato primordiale; i" suoni" sono quelli antichi di voci lontane, un treno di ricordi che sferraglia nel disadorno scenario delle parole; i "profumi" pervadono ogni cosa e gli stessi percorsi della memoria odorano d'antico, e poi ritroviamo aromatiche ginestre, ginepri, mirtilli more e mirti, cespugli di verbena; la "luce" del giorno incombe portando con sé gli assilli, la continua lotta quotidiana, la paura di essere fragili; e poi la notte quando nel suo ristagno ogni cosa si dilata e i pensieri sfuggenti come ombre s'affollano, assalgono/nascondono le tracce lasciate nel tempo; ed infine i sogni che son come le lucciole che han perso la strada del ritorno.
- Se il tempo ha un suo valore le passate gioie e i vecchi inganni ritornano sempre nella mente del poeta come in preda ad una deriva che sembra travolgerlo ed ecco allora affiorare tutte le fragilità di un uomo, il disinganno, la paura del domani, l'ansia nel cercare certezze perché sempre restano i dubbi ad attanagliarlo, quel velo malinconico che appanna ogni cosa, quelle stille di rugiada che paiono lacrime.
- La domanda di un ultimo rifugio diviene gesto perentorio, determinazione formale per sferrare un ultimo colpo, per aprirsi umanamente ad una nuova possibilità anche se v'è forte la consapevolezza dell'inutilità delle promesse perchè ciò che conta è solo la verità di una esistenza che si dibatte all'interno di un mosaico di speranze o in una ragnatela di palpiti sommessi, in trame di sogni che si spengono con le prime luci o negli inganni delle ombre che confondono la scena.
- Ancora una volta la poesia carnabuciana si fa continua revisione della propria posizione, incessante evocazione e contemplazione, ben lontana dal voler essere un canto a se stesso ma testimonianza di una parola che nasce da intenti genuini ed autentici sempre supportata da una creatività che produce immancabilmente nuove emozioni fino a spolparle, farle a pezzi e ridurle ai minimi termini.
Massimo Barile
mia zia
- E l'uomo pur l'intende un tale vero,
- ma ad altri ei non lo sa mai confessare
- e, stolto, s'en prosegue su una via
- errata, ei lo sa ben, e senza scopo. -
- Sol quando è solo ed un interno affanno
- travaglia la sua mente, solo allora
- ei leva gli occhi al CIELO
- ed ipocritamente noi cercando,
- pel tramite di noi, chiede all'Iddio pietà. -
- Ma allora non l'avrà ed il suo corpo
- la pena subirà crudele e atroce
- del suo voluto inganno. -
da "Il mistero dell'universo"
di Eugenio Carnabuci
- PAESAGGIO ESTERNO
- Forme di pensieri nate col giorno
- e non chiarite
- sono rimaste impigliate
- fra i cancelli della notte.
- Non viste, perché vestite d'ombra,
- sono restate fuori del tempo
- e della mente.
- Dagli ombracoli del bosco attirate,
- sono diventate ombreggiature
- d'un paesaggio escluso,
- vietato, fossilizzato,
- estraneo ad ogni accesso
- di memoria.
- PIETRE
- Ascoltare il vento
- tra le pietre che ristagnano
- nel bosco, alide,
- come gradini appassiti
- d'un percorso svagato,
- eppure colmo di suoni antichi,
- come una caccia al tesoro
- che risuona di voci lontane.
- Pietre,
- che tramandano la nascita
- della terra, dei suoi magmi,
- pallide, impassibili,
- ormai inerti, solidificate
- in un risultato d'attesa
- o d'abbandono.
- Dure a sparire
- come un sogno respinto.
- VISIONE
- Tra schiuse parole
- s'adattano risvegli
- di leggerissime farfalle
- attente ai rumori del bosco; tra foglia e foglia s'apre
- un sorriso misto di vita
- nell'altalena dei ricami
- d'una luce che guizza come lampo
- e del buio gli angoli annusa.
- Bevono gli uccelli
- la gioia delle verzure, i sapienti orpelli
- delle aromatiche ginestre,
- chiedono ai ginepri
- un assaggio di profumo,
- un ventilato ristoro.
- Tu sorgi improvvisa
- tra sciolte chiome
- d'edere sorgive,
- tra rampini decisi
- di rampicanti selvaggi,
- la strada ti apri
- tra insidie di rovi,
- punzecchi di pini,
- ti graffi di spine,
- ti pungi d'ortica,
- ti laceri il manto,
- resti sovrana
- in una domanda intricata
- che da sempre mi pongo.
- VECCHIA FORESTA
- Offriva mirtilli la foresta, qualche mora, e pungenti
- erbe aromatiche.
- Mente e mirti
- ti chiamavano all'assaggio.
- Nella frescura degli alberi,
- un sapore di pini
- ti chiedeva di restare.
- Era tempo d'autunno
- e morte le foglie
- dai rami quasi spogli
- piovevano.
- Nei canti degli uccelli
- viveva la foresta
- d'una gioia antica,
- indisturbata.
- Dall'alto cadevano pigne
- con un battito secco,
- nella spessa brughiera
- rimbalzavano
- con tonfo di cosa morta,
- un rumore isolato
- in un silenzio lontano,
- mentre ghiande pestavi,
- un tappeto di foglie,
- piccoli funghi in siesta.
- Mai pensavi che il tempo
- indenne era passato
- tra quelle mute figure
- d'alberi incrociati,
- che con calma amica,
- rivoli di luce
- si spartivano,
- e, poi, vinti dal buio,
- la notte attendevano,
- tra loro le ombre legando
- per non sentirsi soli.
- INCOMUNICABILITÀ
- S'adeguano tristi pensieri
- ad una volta di stelle
- che fanno schermo
- contro un fruscio di vento
- in cui partono messaggi
- per galassie lontane.
- Briciole di pensieri vagano
- in una quiete che si fa silenzio
- e copre ogni palpito già smorzato
- da un'assenza di vento.
- DUBBIO
- Come sei fatta veramente
- nessuno lo sa.
- Teme di scompigliarti
- i capelli il vento,
- teme il tuo volto di sfinge,
- i tuoi rituali,
- le magie.
- La malia dei tuoi occhi
- incanta la luna,
- cui puoi rubare
- maree, eclissi,
- argento, riflessi,
- colmare gli abissi,
- spazzare le nubi.
- Se magie sono vere
- mai lo sapremo,
- diventati siamo
- tuoi servitori
- per scoprire il tuo dubbio,
- distillati da un sogno
- che hanno aperto
- i tuoi occhi.
- MEMORIA
- Tuoni nel buio
- o rintocchi di campane
- che non esistono più.
- Pioggia che non bagna
- o passi nel vuoto.
- Tali sono i miei ricordi
- che tornano indietro.
- In tanta inconsistenza
- un solo volto,
- un nome,
- il tuo.
- Si frantuma
- un angolo di vita
- e torna indietro
- completo, vivo,
- di colore
- e di forma.
- Mi cade addosso
- un mosaico
- di trasparente
- respiro.
- Sei tu
- che vivi
- in me.
- INCERTEZZE
- Da un tempo perduto
- odo respiro
- d'antiche viole
- tramutarsi in ricordi
- nel profumo di scie
- che rimestano
- vecchie conquiste
- ormai dimenticate.
- Tornano volti
- a riva
- da lontani subbugli
- nell'ascesa d'un dubbio,
- creando spiagge nuove
- a desideri lontani
- che frastuonano
- un'ansia mai remota
- di pacificate battaglie.
- Nella luce che affioca
- vecchi lampioni
- resuscitati a nuove strade,
- danzano ombre diverse,
- palpitano sogni di richiesta
- in un'ansia di certezza.
- Solo brume traspaiono
- al contorno svelato.
- Né figure né volti
- le ombre chiariscono.
- Di nuovo, sono solo.
- RIFLESSI
- Lune piene riflesse in gocce di tempo
- su trasversali percorsi che sanno d'antico.
- Fra trappole ed insidie di memoria,
- rifulgono, quali luci vive,
- somme di bagliori provenienti
- da gamme espressive indimenticate.
- Osannano episodi tralasciati,
- ritornati su un treno di ricordi,
- che risvegliano sopite dimenticanze,
- sparse radici di fili di vento
- oscillanti in attesa d'un appiglio.
- Viaggiano, rischiarate da una luce,
- che è riflesso di ricordo,
- specchio d'immagini
- in pozze di fantasia.
- PASSAGGIO
- Da un sogno trasferito
- ombre affiorano
- in una strada
- dalla mente percorsa
- tra nudi alberi
- che non ricevono luce,
- ma respirano l'ombra.
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Ins. 11-08-2003