- IL
CORAGGIO
-
- Greta era una
strana bambina, veramente tanto strana. Tutti la
chiamavano Selvaggia perché girava a piedi nudi
per il paese e portava sempre un paio di pantalacci
che le arrivavano a malapena sulle
ginocchia.
- Greta non
aveva amici, passava il tempo da sola sulla riva del
fiume a giocare con i pesci. Li pescava, li
accarezzava e poi li ributtava in acqua. Era veramente
buffa. Tutti ridevano di lei anche i miei due migliori
amici Davide e Mattia.
- Quel giorno,
eravamo andati anche noi al fiume a pescare, ma a
pescare per davvero, non alla maniera di
Greta.
- - C'è Greta
-dissi, quando arrivammo.
- -Bella
novità, c'è sempre!- esclamò
Mattia con un sorrisetto ironico sulle
labbra.
- Ci sedemmo sugli
sgabelli pieghevoli che ci eravamo portati da casa, a
poca distanza da quella strana bimba.
- Lei,
all'improvviso, cessò di pescare, posò
la sua lenza accanto a sé ed iniziò ad
osservarci.
- - Cosa vuole?-disse
Davide infastidito.
- -Chissà!-esclamò
Mattia.
- Anch'io, a mia
volta, iniziai ad osservare Greta.
- In fondo, era una
bella bambina con quelle gote rosse e i capelli lunghi
e lisci color miele che le scendevano fin sopra le
spalle .
- Ad un certo punto,
Davide iniziò a gridare
all'impazzata.
- - Aiutatemi,
aiutatemi, non ce la faccio a tirarlo su-.
- Così io e
Mattia lo aiutammo a sollevare la canna da
pesca.
- Tira e tira ,
finalmente una bellissima e grossa orata venne tirata
su.
-
-
-
- Ci apprestavamo a
staccarla dall'amo, quando Greta ci venne
vicino.
- - Che avete
intenzione di fare?- ci chiese con aria di
sfida.
- -Tu che ne pensi?-
rispose Davide incollerito.
- -Lasciatelo andare-
continuò lei -ributtatelo in acqua,
altrimenti...-
- -Ehi
bambina-intervenne Mattia - vattene via!- e
così dicendo le diede una spinta.
- Fu, in quel
momento, che qualcosa scattò in me.
- -Perché
l'hai fatto?- scattai contro il mio amico.
- -Non t'impicciare-
mi rispose lui &endash;altrimenti...-
- -Altrimenti cosa?-
risposi.
- -Altrimenti, non
sarai più amico nostro.
- Io li guardai e la
luce cattiva che scorsi nei loro occhi non mi piacque
affatto.
- Non esitai un
attimo.
- -Non m' importa di
essere amico vostro- risposi con un coraggio che non
sospettavo di possedere.
- Poi, mi allontanai
da loro per avvicinarmi a Greta.
- -Vieni- le dissi
-andiamo-.
- Lei mi sorrise e mi
seguì docilmente.
- Fu così che
da quel giorno diventammo amici.
-
In attesa del sonno
-
- Sandra si
svestì, infilò il suo pigiama ed
andò in camera da letto.
- - Che bello!-
pensò mentre si metteva sotto le coperte -
poter dimenticare, almeno, per poche ore tutte le
ansie della giornata.-
- In quel periodo si
sentiva spesso invadere da un sottile senso di
disorientamento, di sgomento.
- - Adesso
dormirò come un sasso- disse tra sé e
sé.
- Ma nulla, il sonno
tardava a venire. Si girò sul lato sinistro del
corpo, quello che preferiva quando aveva
difficoltà a dormire. Fin da bambina, pensava
che gli conciliasse il sonno. Ma non ci fu verso di
addormentarsi.
-
Inevitabilmente, cominciò a riflettere sulla
sua vita, non poté farne a meno ed il viso di
Gabriele balenò nella sua mente. Lui l'amava,
lei lo sapeva ovvero l'avvertiva perché non
c'era mai stato nulla d'ufficiale tra loro. Il loro
amore era nell'aria, come il profumo di un fiore
appena sbocciato. Eppure, nessuno dei due osava
avvicinarsi all'altro, timorosi entrambi della
diversità dei loro mondi, di quelle mille,
piccole differenze che li dividevano e che
costituivano un'insormontabile barriera.
- Lui medico
ricercatore, lei solo un'infermiera alle prime
armi.
- Ma che lui le
volesse bene, su questo non c'erano dubbi. Come si
sarebbe, altrimenti, spiegata la voce dolce e
premurosa con la quale le si rivolgeva? E quell' aria,
quasi d'imbarazzo, quando le doveva ordinare qualcosa?
I suoi non erano ordini , ma richieste di
favori.
- Ma quando, per
una ragione o un'altra, era lei ad avvicinarlo, a
chiedergli qualcosa con un tono, forse,
inavvertitamente, troppo familiare, allora, lui
s'irrigidiva, si scostava da lei, liquidandola con una
parola secca e, sbrigativa e Sandra se ne dispiaceva.
In quel momento, le sue attese segrete svanivano, si
dissolvevano nell'aria.
- - Perché la
trattava così? Non era più la sua
infermierina ? Come, a volte, la chiamava ? Quella che
stimava più delle altre?- si domandava
allora.
- Era un attimo, poi,
quella smorfia svaniva dalla sua faccia e lei tornava
a sentirsi importante, unica, ai suoi
occhi.
- Tuttavia, quando
era sola, una strana malinconia si mesceva alla gioia
che provava al pensiero del suo amore.
- E se le sue
fossero state solo illusioni, fantasticherie destinate
a consumarsi in un'inutile attesa, a dissolversi al
sorgere di una nuova alba?
- Allora, si sentiva
piccola ed insignificante al confronto delle tante
dottoresse che lavoravano nell'ospedale. Com'erano
belle, eleganti e sicure di loro! Quale avrebbe scelto
lui? Il suo dottor Giuliani, il suo Gabriele, come
amava familiarmente chiamarlo, quando era sola con se
stessa, nell'intimità della sua casa,
così per gioco, solo per gioco.
- Che malinconia la
prendeva in quei momenti, come avrebbe voluto andar
via, fuggire in un mondo dove lui..... lui non potesse
raggiungerla.
- Com'era tutto
assurdo, inverosimile! Proprio nel momento in cui
Gabriele aveva iniziato ad amarla, anziché
gridare dalla gioia, urlare ai quattro venti quell'
amore folle che la sconvolgeva, non faceva altro che
starsene lì cupa, solitaria a ricordarsi delle
lunghe sere trascorse in solitudine o di quando, persa
in una vociante moltitudine, avvertiva il peso della
sua estraneità dalle altre persone che non
facevano parte del suo mondo. Ma Gabriele sì
che apparteneva a lei! Ed, allora, perché
quella incontenibile ansia, quella profonda
inquietudine che l'invadeva quanto meno se
l'aspettava? Mi ama ? Si chiedeva continuamente. Ed
anche se mi ama , lo farà per sempre? O lo
perderò e l'eco della sua voce si
disperderà lì, oltre i monti, oltre quel
punto lontano all'orizzonte, dove la mente non riesce
a scorgere nient'altro che azzurro, azzurro
infinito.
- Sandra non
poteva credere che quell ' amore che sentiva in
Gabriele fosse veramente destinato a lei. E questo
perché non si era mai sentita veramente amata.
Spesso aveva avvertito su di sé lo sguardo
sprezzante del mondo.
- Sua madre debole,
malaticcia, ma di famiglia ricca aveva sposato un uomo
d'estrazione più bassa della sua. E le sue
sorelle le avevano sempre fatto pesare quella sua
condizione di parente meno abbiente. Le sue
cugine
- sfoggiavano abiti
eleganti e quasi la snobbavano e a malapena
l'accettavano nel loro gruppo. Nessuno s'aspettava
nulla da lei. Cosa mai poteva diventare un giorno? E
suo padre, anziché difenderla, proteggerla da
quel mondo, quasi aiutava chi credeva così poco
in lei. Mai un complimento, una carezza, una lode e
quello sguardo distratto quando le si presentava
davanti con quei suoi abitini poco costosi ma
così graziosi nella loro semplicità.
Quanta ammirazione, invece, mostrava per le sue
cugine,così disinvolte e sicure di loro.
Perché si comportava così? Lei lo
conosceva il motivo ormai. Come poteva amare su
figlia, lui che non aveva mai accettato se stesso e
che aveva trascorso tutta la sua vita a desiderare di
divenire parte di quella famiglia nella quale non si
era mai integrato?
- Sandra, alla
fine, aveva finito col rifiutare quel mondo, fino al
punto da chiudersi in se stessa, in un universo
distante anni luce da quella realtà,
così dura, brutale.
- Com'era bello
starsene lì, con i suoi libri sotto il braccio,
passare le ore a fantasticare, a immaginare un mondo
diverso. No, allora, non sentiva dolore, ma solo un
gran senso di pace, una libertà infinita, le
sembrava quasi di essere una cavalla bianca,
impazzita, che, a briglia sciolte, correva su prati
verdi, sulle sconfinate pianure dei desideri, sola,
senza nessuna altra compagnia che la sua stessa
libertà.
- Ed
ora quell'amore, così bello, ma anche
così inspiegabile. Gabriele era un uomo
importante, non uno qualsiasi. Come poteva essersi
innamorato di lei? Un dubbio la perseguitava. Era vero
amore il suo? O un giorno, la percezione della sua
superiorità sarebbe prevalsa in lui ad
inquinare la gioia di un sentimento così puro?
Allora, non era meglio allontanarsi prima da lui? Per
nulla al mondo avrebbe sopportato un suo sguardo
distratto, altero. Meglio la solitudine, ad essa
sapeva come rimediare, ma contro l'arroganza no, non
sapeva lottare. Si sarebbe ferita e forse sarebbe
fuggita via, avrebbe lasciato il suo lavoro oppure
sarebbe rimasta lì muta, silenziosa a guardarlo
mentre scivolava via dalla sua vita.
- Si
rigirò nel letto, era ora di dormire e lei
perdeva tempo in assurde riflessioni. Ma il sonno
continuava a tardare. Tanto valeva continuare a
pensare, ma non gli riusciva più neanche
quello. Volti, mille volti vorticavano intorno a lei,
volti antichi con i lineamenti del viso deformati da
accessi di riso violenti o tristi che piangevano , si
disperavano E le loro voci si rincorrevano e parlavano
di lei, solo di lei, senza sosta.
-
- Brava figliola, peccato che....-
-
- Con quel padre e quella madre...-;
-
- Chissà, chissà in futuro..... cosa
potrà mai diventare!-
-
Eccoli i loro commenti impietosi.
- Ma
lei era stata forte, aveva lottato con tutte le sue
forze per affermarsi nella vita, per emergere dalle
tenebre che l'avvolgevano. E l'aveva fatto in una
maniera molto semplice, aveva iniziato a scrivere e
nelle sue storie metteva tutta se stessa, le sue
passioni, i suoi desideri. Le sue eroine erano belle,
ma anche dolci ed appassionate. Era brava con le
parole lei. Quante magiche atmosfere, scenari
immaginari sapeva creare nelle sue storie! Sapeva far
sognare la gente perché conosceva il suo ed il
loro desiderio di sperare, di credere nel
futuro.
- Ma,
a volte,quanta fragilità, insicurezza avvertiva
dentro di sé, soprattutto in quel periodo in
cui tutto era in gioco. A cosa era destinata? Ad un
amore bello, forte, grande, immenso o al vuoto ed alla
solitudine? Sandra sentì dentro di
sé rinascere una rabbia antica, una forza che
la spingeva a reagire, a scuotersi dall'apatia nella
quale era caduta.
- -
No!- urlò dentro di sé una voce, non
posso continuare a vivere così, devo fare
qualcosa, qualcosa che mi liberi dalla mia angoscia.
Devo prepararmi a vivere anche senza di lui. Sto
diventando troppo dipendente da Gabriele.
-
- Ma senza di lui quale esistenza era possibile?
Eppure, doveva essere forte, non consumare la sua vita
nell'attesa di una sua carezza. Continuare così
soltanto a sognare non era possibile.
- Non vi
era che un'unica soluzione, addentrarsi il più
possibile nella vita, continuare sì a pensare
a Gabriele , ma in una maniera meno struggente,
più dolce, più compatibile con la vita
stessa.
- Si
ricordò di Antonella, la sua vecchia amica
d'infanzia. L'aveva incontrata appena qualche giorno
prima in autobus. Era sfiorita e portava i
- capelli
avvolti in una crocchia sul capo. Si erano scambiate
un sorriso e poche parole.
- - Fatti
sentire !-aveva esclamato lei prima di
scendere.
- - La
chiamerò domani-pensò Sandra. Avrebbe
ricominciato da lei per rifarsi delle amicizie.
Insieme, forse avrebbero ricontattato altre vecchie
conoscenze o conosciuto nuove persone e un giorno
forse .....Gabriele le avrebbe finalmente rivelato i
suoi sentimenti oppure no, ma non sarebbe stata sola
lo stesso.
-
Sandra si sentì improvvisamente calma, serena.
- -
Chissà se un giorno......-pensò prima di
addormentarsi.
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