- Matt è
soddisfatto, la casetta costruita sull'albero
è molto bella, l'ha costruita con legni
trovati per strada, con chiodi presi a casa ed
adesso eccola lì, bellissima e sua. Da molto
tempo Matt non ha giochi che siano suoi: da quando
suo padre è morto, tutto è cambiato.
- Quando c'era lui
i giocattoli più belli erano per Matt, che
destava l'invidia dei suoi compagni, ma dopo la
morte del padre sua madre, che era molto giovane,
sposò Brent. Matt ricorda ancora le parole:
"Piccolo mio non ce la faccio più a portare
avanti la famiglia è necessario un altro
stipendio e poi Brent è buono, vedrai che ti
piacerà".
- Ma Brent non era
buono, Matt se ne accorse subito: se prima del
matrimonio aveva nascosto la sua vera natura, dopo
fu l'inferno, ogni scusa era buona per picchiarlo e
spesso era innocente. La madre, anche se notava il
cambiamento del suo uomo, non aveva la forza di
intervenire: spesso lo guardava con amore, ma dopo
aver guardato il marito, si allontanava, impaurita.
Matt rimaneva a terra, senza forze, dopo la scarica
di pugni e calci che lo raggiungeva giornalmente.
Cominciò ad estraniarsi, i colpì non
li sentiva più, il suo corpo era diventato
insensibile, non ce l'aveva nemmeno con sua madre,
povera donna, aiutandolo, di certo anche lei le
avrebbe prese ed allora il suo carattere
mutò: divenne scostante, cominciò ad
unirsi a bande di teppistelli che la sera andavano
nei vari quartieri a seminare distruzione. Egli era
stato un bravo ragazzo, divenne uno sbandato: la
sera ritornava nella sua casetta sull'albero, la
madre non gli diceva niente, perché aveva
capito che quello era l'unico modo per evitare le
continue violenze da parte di Brent. Trascorrono
gli anni: Matt si è trasformato ancora di
più, i capelli sono lunghi, l'andatura
traballante di chi sniffa colla. Brent beve e
picchia la mamma da mattina a sera, poverina, che
differenza con la vita che conduceva con papa! Egli
non può far niente per aiutarla, come niente
ha fatto lei, quando lui era piccolo. La casa
sull'albero, unico ricordo della sua infanzia, non
c'è più: una sera, ritornando nel suo
rifugio, ha scoperto che Brent l'ha fatta a pezzi
ed allora, da quella sera, è andato a
dormire da un amico, pur ritornando di tanto in
tanto a casa, quando Brent non c'è, per
vedere sua madre. Matt ha una donna, di qualche
anno più grande di lui, sua compagna di
scorribande: tutto il giorno vanno in giro per la
città, sulla moto che ha comprato con i
soldi guadagnati rubando. Di tanto in tanto in Matt
c'è il desiderio di cambiare vita, di
mettere radici in una casa vera, con una donna che
la sera lo attende, come faceva sua madre con suo
padre, ed avere anche dei figli ai quali comprare
dei giocattoli ed andare alle partite di basket. Ma
l'abitudine a rubare prende il sopravvento e
continua...
- Nel suo gruppo,
fatto di sbandati come lui, ce n'è uno che
emergere: un concentrato di cattiveria e di
violenza: Matt quando ruba il necessario per
sopravvivere, ritorna nel tugurio che divide con la
sua donna mentre Rick, questo è il suo nome,
continua, prova un gusto sadico a tormentare, a
violentare, anche persone inermi. Già ha
litigato una volta con lui dicendogli che non
è necessario infierire sulle persone, basta
prendere il necessario e via... Rick l'ha guardato
sghignazzando:
- "Mammoletta, ma
quando finirai di farmi la predica? Ma chi sei, mio
padre, forse? Faccio quello che voglio e tu, se non
sei d'accordo, puoi anche andartene".
- Matt tace ma
l'ira è incontrollabile e giura a se stesso
che questa è l'ultima volta che gli consente
le inaudite violenze.
- Una sera, mentre
passeggia con la sua donna, soddisfatto di aver
derubato una coppia dall'altro capo della
città, Matt sente provenire una vocina da un
vicolo: "Ti prego, ti do tutto ciò che vuoi,
ma non farmi del male" La ragazza è esile,
pallidissima, gli ricorda sua madre, Matt rimane di
ghiaccio riconoscendo la persona di spalle:
è Rick, il violento: sghignazza, è
già pronto ad usare l'ennesima violenza, la
peggiore, per una donna. È un attimo: Matt
prende Rick dalle spalle e lo butta a terra, la
ragazza esile scappa, non sa quanto è stata
fortunata. La sua donna invece, in un angolo,
guarda la lotta che si sta svolgendo fra i due,
masticando sguaiatamente una cicca, indifferente a
tutto. Matt è addosso a Rick, vuole dargli
una buona lezione, di quelle che si ricordano per
tutta la vita, ma si rende conto che Rick ha preso
un coltello: Brenda si abbassa per vedere meglio la
scena, non deve perdersi alcuna fase dello
spettacolo e poi, nel caso che Matt muoia, lei
diventerà la donna del vincitore. La lotta
continuala Matt è stato colpito al braccio,
che sanguina abbondantemente e allora anche lui
prende il coltello: non lo vuole uccidere ma tutto
accade così in fretta.
- I fendenti di
Rick arrivano da tutte le parti, lui cerca di
evitarli ma non riesce... l'istinto di
sopravvivenza ha il sopravvento: colpisce una, due,
tre volte... Rick si accascia, colpito a morte. Le
mani di Matt sono sporche di sangue, ed egli si
sente impazzire: non aveva mai ucciso prima, adesso
è un assassino. E' lì, fermo, accanto
al cadavere, sembra che una forza sconosciuta gli
impedisca di scappare. Brenda è già
fuggita e la sirena della polizia è sempre
più vicina, vede le luci lampeggianti, i
poliziotti scendono, l'afferrano, le mani dietro la
schiena. Il coltello giace a terra insanguinato.
Questa volta è finita, pensa Matt. Un ultimo
sguardo a Rick che nella morte ha acquisito la
dignità che gli è sempre mancata.
Sembra quasi indifeso... Matt vorrebbe una
bacchetta magica, ritornare indietro e non aver
fatto ciò che invece ha fatto. Ricorda
ciò che Rick stava per fare a quella povera
ragazza e non ha più ripensamenti; di certo
lei un giorno sarà moglie e madre, grazie a
lui. Sorride. I poliziotti lo guardano: "Cos'hai da
ridere? Hai ucciso e ridi?".
- "Si, rido
perché oggi ho reso un grande servizio
all'umanità levando la vita a
quell'uomo!"
- "Ma che dici,
sei impazzito?"
- "No, non sono
impazzito, quello che ho detto,
è!"
- Lo portano in
carcere ed i compagni di cella, dopo aver ascoltato
la sua storia lo rispettano perché hanno
capito che se ha commesso un delitto lo ha fatto
per salvare quella donna da una violenza certa.
- "Amico, vuoi una
sigaretta?"
- "Si,
grazie."
- "Cos'hai?"
- "Niente, ho
rovinato la mia vita ma ne è valsa la pena".
- "Anche di
morire?"
- "Perché?"
- "Amico, tu sai
come viene punito chi uccide?"
- "Si, lo so, da
noi c'è la pena dì morte, ma io non
sarò condannato: ci saranno le attenuanti e
la ragazza che ho salvato, di sicuro,
testimonierà in mio favore, dirà cosa
stava accadendo... ho agito per legittima difesa,
lui mi aveva già colpito più volte...
e poi, Brenda, la mia donna, racconterà
tutta la storia. Lui era un violento, aveva
già ucciso, per me invece era la prima
volta, non lo volevo fare. I giudici capiranno...".
- Viene fatta la
causa e la ragazza non si presenta a testimoniare,
gli appelli fatti ad eventuali testimoni cadono nel
vuoto. Brenda, poi, è scomparsa...
sarà a scorazzare sulla moto di qualche
balordo... i giudici non credono alla sua versione.
C'è stata una lite e lui ha ucciso e, da
loro l'omicidio è condannato con la pena di
morte e, questo, è infatti il verdetto: pena
di morte mediante iniezione letale.
- Intanto Matt
viene mandato nel Braccio della Morte, lui lo sa,
da lì non uscirà più, non da
vivo. Ha dovuto lasciare gli amici conosciuti in
carcere e si sente veramente solo. La cella
è angusta, riesce a sopravvivere pensando
all'infanzia, quando ancora c'era suo padre, quando
era felice... i campi in fiore, il calore del sole
sulla pelle, i bagni al mare con gli amici. Sua
madre... come si sarà trasformata sua madre?
Avrà qualche capello bianco oppure è
ancora come la ricorda lui, giovane e
bella?
- "Non credo
proprio" - pensa - "...con quel marito! Le botte
che ha ricevuto e i dolori che io le ho causato di
certo l'avranno trasformata. Il secondino è
un amico, forse è l'unico che gli crede.
Matt gli ha raccontato tutto ed ha visto la
comprensione nei suoi occhi. Quando gli porta il
cibo, è sempre gentile e gli sorride. Un
prete viene tutte le domeniche mattina a trovarlo e
lui lo accoglie con un abbraccio: da alcuni
discorsi ha capito che lo sta preparando alla vita
spirituale che lo attende...
- Il suo animo
è sereno, ha solo un cruccio, vorrebbe far
sapere a sua madre che è cambiato, che
adesso è buono, che si è pentito di
ciò che ha fatto e che un giorno, libero dal
corpo mortale la proteggerà, le starà
sempre accanto e che nella sua vita balorda l'unica
cosa bella è stata lei.
- 20 Aprile
1998
- Ieri sera
è venuto il prete, mi sono meravigliato, di
solito viene la domenica mattina e non di sera, poi
ho saputo il perché: domani è il
giorno fatidico.
- Il secondino
è venuto a chiedermi cosa desidero da
mangiare, se c'è un piatto particolare: io
gli ho chiesto il pollo con le patate. Mi piacevano
tanto, da piccolo. Sarà il mio ultimo pasto.
Domani il niente, nessuno si ricorderà
più di me, dopotutto sono un assassino...
- Se mia madre
potesse sapere che sono buono, che sono pentito...
- La notte
è insonne, la sua vita scorre dinanzi agli
occhi come sullo schermo di un cinema e lui, unico
spettatore, guarda, le lacrime gli rigano il volto.
- Alle 9.00 si
apre la porta ed il prete mi guarda, serio, mi
batte la mano sulla spalla. Alcuni secondini
entrano e mi scortano lungo un corridoio che per me
è troppo breve. Penso tra me e me:
"Perché non li fanno più lunghi
questi corridoi?".
- Intanto cammino,
uno, due, sinistra, destra... le mie gambe
camminano gli ultimi passi...
arriviamo!
- La stanza
è piccola, un vetro consente di vedere
dall'esterno ciò che accade all'interno, ma
oggi non c'è nessuno. I parenti di Rick non
sono venuti a reclamare giustizia, quella giustizia
che avranno con la mia morte. Un lettino in un
angolo, delle cinghie all'altezza delle braccia e
delle gambe. Mi hanno detto che è una morte
indolore, ma io so che non è vero: altri
sono morti tra atroci dolori, spesso vomitando,
mentre dall'altra parte i parenti dell'ucciso
ridevano.
- Almeno nessuno
riderà di me! I secondini sono commossi, uno
mi batte sulla spalla, mi prende per un braccio, mi
fa sdraiare. Adesso sono sdraiato e il prete mi
benedice. Sto male. Il nulla... poi, la
Luce!
- Milano, 15
maggio 1998
- Aisha guarda il
foglio, la penna scrive un messaggio che lei non
comprende perché è in lingua
straniera. Aisha è una medium molto
conosciuta, di origine marocchina cresciuta in
Italia, ha sposato un italiano e si è
convertita al Cristianesimo.
- Da tempo riceve
messaggi che poi invia gratuitamente ai
destinatali. Ma oggi sul foglio appare:
- Help me, Aisha,
help me! I'm Matt Neill...
- Aisha chiama il
figlio: Momi, vieni qui, so che è inglese,
ma non capisco, vedi un po' tu!
- Momi la
raggiunge: "Si, mamma, è facilissimo.
C'è scritto: Aisha, aiutami, sono Matt
Neill. Di' a mia madre che mi sono pentito, sono
morto da cristiano, le ho voluto sempre bene e
adesso la proteggerò per sempre".
- Aisha risponde:
"Lo farò, Matt, che Dio ti
benedica!"
- Matt inizia a
raccontare:"La casetta costruita sull'albero
è troppo bella, l'ho costruita con legni
trovati per strada e i chiodi li ho presi in casa,
ed eccola lì, bellissima e mia..."
- La
partenza del grande saggio
Febbraio
2008, ore 17.00
Oggi è una
giornata importante per me e, a differenza degli
altri pomeriggi che, dopo aver completato tutti i
miei impegni, mi spaparazzo sul divano, davanti
alla televisione, mi vesto velocemente, non mi
trucco nemmeno, il mio sguardo si posa sui miei
figli, li saluto con un ciao ed un bacio frettoloso
e loro ricambiano, con un abbraccio che mi lascia
senza respiro...
- Esco, ma dove
vado? Sembro una scheggia impazzita che fa le scale
a quattro a quattro e che per poco non rovina a
terra. Salgo sulla mia Peugeot 206, quasi nuova, e
mi dirigo verso casa tua, papà.
- Attraversare la
città non è uno scherzo, ogni via
è una corsa ad ostacoli ed arrivare alla
meta, è utopia.
- Ecco, per questa
volta ce l'ho fatta, posteggio sotto il solito pino
marino, che rilascerà sulla capote della
"pegiottina", tanta resina, che, come sempre,
manderà in bestia mio marito.
- Attraverso
l'androne (lo so, tu e mamma mi dite sempre che
è pericoloso attraversarlo e che qualche
giorno un malintenzionato uscirà dal buio ed
io non avrò più scampo...) e
finalmente suono alla porta.
- Driiin!
Driiin!
- Dall'altra
parte, nessuna risposta!
- Lo sapevo,
è sempre così, ultimamente rimango
spesso fuori casa perché voi non sentite,
per carità non posso dire che siete sordi,
semplicemente un po' distratti.
- Dopo mezz'ora di
scampanellate, mamma apre e giura di non aver
sentito nemmeno uno scampanellio, ma dentro
è tutto un fermento: a terra ci sono buste e
valigie, da un angolo ammicca la solita busta di
mamma stracolma di medicine. Io mi chiedo come mai
quando siete in procinto di fare un viaggio, l'ora
stabilita slitta almeno di un'ora... e poi non vedo
papà.
- Mamma è
completamente nel pallone, gira per le stanze e le
osserva con uno sguardo che non le avevo mai visto
prima: sembra che voglia imprimersi nella mente il
suo mondo, il suo regno che deve lasciare per
chissà quanto tempo.
- Proseguo nel mio
cammino, l'obiettivo è trovare papà:
percorro il lungo corridoio ed entro nel suo
rifugio: la televisione è accesa, come
sempre, il volume è troppo alto, ma mio
padre non guarda le trasmissioni. Lui è
fermo, con l'immancabile sigaretta in mano, lungo
maglione marrone, immancabili jeans e magro da far
paura.
- Anche se la
partenza è imminente, sulle spalle tiene un
plaid color del sole (gliel'ho regalato io) che lo
fa assomigliare ad un indiano.
- Mi metto a
ridere e mio padre, il grande saggio, come lo
chiamo io, ricambia. - "Veloci, dico io, ma cosa
state aspettando? E' già tardi, rischiate di
arrivare a Palermo a notte fonda e questo non
è bene... Con tutti questi pazzi che sono
per strada, dovete stare attenti... vi raccomando,
soprattutto agli incroci e le strisce pedonali, lo
sapete che nemmeno rallentano?"
- Il grande saggio
borbotta a bassa voce:"In qualche modo si deve pur
morire..."
- Con oltre tre
quarti d'ora arriva mio fratello che li
accompagnerà nel viaggio. Le finestre
vengono chiuse, altra visita in bagno, indecisione
davanti al portone e poi, papà, che indossa
ancora il plaid, ritorna indietro, lo leva dalle
spalle e lo poggia con cura sul suo letto,
ripiegandolo con cura.
- Mio fratello
è sempre più impaziente: la prima
nave l'hanno già persa, tra poco perderanno
anche l'altra, ma ai miei genitori non sembra
importare più di tanto.
- Altro scambio di
sguardi tra me ed il Grande Saggio, che entra nel
salone e stacca dalla parete un bellissimo quadro,
di un pittore affermato e me lo regala con aria
solenne:"Prendilo, sai, l'ha dipinto un pittore
famoso, portalo a casa tua!"
- - "Ma no,
papà, me lo dai al ritorno, non ci sono
problemi"
- - "No, voglio
che tu lo prenda adesso..."
- Mia madre non mi
guarda, mio fratello ha indossato i suoi bellissimi
occhiali scuri, quelli che non si vede ciò
che c'è sotto, ma comunque non riescono a
nascondere una lacrima ribelle che, a lungo
trattenuta gli scende ugualmente lungo il viso ed
egli, stizzosamente, asciuga furtivamente con il
palmo della mano.
- Scendiamo le
scale in fila indiana, carichi come muli che vanno
per mulattiere ed attraversiamo l'androne (quello
pericoloso) e ci dirigiamo verso la macchina.
- In poco tempo
vengono caricate tutte le suppellettili, ci
salutiamo con sorrisi e pacche sulle spalle poi,
tu, papà, siedi al posto d'onore, avanti
mentre mamma, dietro, in equilibrio precario,
controlla che tu abbia messo la cintura.
- Iniziano le
manovre di partenza ed i viaggiatori non mi
guardano più... ed io, busta della
spazzatura in mano, vado a buttarla nel cassonetto
e poi, ritornerò a casa mia.
- Ecco, sono
presso i cassonetti, la busta vola dentro e mi
rendo conto che la macchina dei miei mi ha appena
superato: due occhi seri incrociano i miei e prima
che anche i fanalini della macchina scompaiano
oltre la curva, una mano scarnita si alza per
salutarmi ancora una volta...
- Adesso non
c'è più nessuno e sono rimasta in
compagnia della mia speranza...
- A presto, Grande
Saggio, oppure vuoi che ti chiami
Papàlla?
- Grazie per
avermi dato la vita senza mai chiedere niente in
cambio e di avermi offerto la tua spalla, su cui
piangere nei momenti bui della mia vita.
- Tua figlia, lo
scricciolo, che per necessità è
diventata un aggressivo aquilotto.
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