- Poesia
Che cosa è mai poesia,
- se non
l'esser gaudente,
- l'esistere
dolente,
- il
perdersi estasiante,
- il credere
fervente.
- Se non
l'urlo potente
- dell'universo
umano,
- uscito
dalla gola
- d'un
figlio incontinente.
-
-
- La mia
luna
Che l'orma storica t'abbia
violato,
- nulla
conta, candida luna.
- Che l'uomo
deluso enumeri pietre
- negli
antri mostruosi ove scienza
eletta
- e ardita
esperienza invano l'appaga,
- non
t'importi, innocente luna.
- Che l'uomo
volga il guardo ad altre stelle
- e te
obliando cerchi altri lidi ai
sogni,
- e intime
emozioni all'essere inquieto,
- non ti
umigli, pacata luna.
- Che in te
abbia esaurito il divino afflato,
- millenni
d'amore e d'arcani affanni,
- non ti
affligga, nobile luna.
- Che
novello Beethoven ti trascuri,
- e
più non ti supplichi la
chitarra
- o il canto
di languida serenata,
- non ti
rattristi, dolce luna.
- Quando
percorri l'ingrato pianeta,
- e piena
rallegri l'ambigua notte,
- e tonda
contendi a intoccabili astri
- gli spazi
profondi all'uomo preclusi,
- ti sento
compagna, ridente luna,
- e l'orma
scompare nel contemplar.
-
- Il
grillo
Saltelli e canti
sotto la
luna,
allietando
quanti
han la
fortuna
d'amare il
creato
e ogni
creatura,
di goder
d'un prato
in
fioritura.
Saltelli e
canti
cullando
ardori
accesi da
amanti
sotto i
bagliori
d'un cielo
stellato,
che astri
cadenti
d'agosto
han dorato
di scie
radenti.
Il giorno al crepuscolo
- si spoglia
del sole,
- e si veste
da sera.
Si spegne
- il giorno,
- e di
silenzio
- s'accende
- la
notte.
E' sera, ascoltate.
- Parla il
silenzio.
-
- Roma
Sprofondo impaurito
nel
vuoto
di questa
Roma,
caput
mundi.
Un vortice
di vita,
ignoto,
inghiotte
senza sosta
i
passi
d'anime
assenti,
inespressive.
E il
moto
d'assurda
ferraglia.
Figure
d'uomini
e di
macchine
si
confondono -
in
disgustosi impasti
di
volti
e di
ferro,
di
soffi
vitali
e
letali.
Restano i
ruderi
a
mostrare,
muti,
che l'uomo
un tempo
fu,
artefice
di civiltà.
-
- Il cane e le
vespe
Delle vespe fan l'amore
nel bel
mezzo del cortile.
Al mio
cane vien la bile
nel vedere
tanto ardore.
Con
cipiglio da pantera
scatta
dritto sulle zampe.
Quant'è
buffo, sembra un pampe,
nulla
avendo della fiera.
Occhi
freddi, muso teso,
si fa
sotto a passo morto.
Non
respira perché assorto.
Pare quasi
sia sospeso.
Ma
barcolla procedendo
sul
terreno dissestato.
Ed infatti
è sbilanciato,
ecco forse
sta cadendo.
Nient'affatto,
si riprende,
e
risfodera la grinta.
Si
concentra sulla spinta
come nerbo
che si tende.
Finalmente
spicca il balzo
sulle
piccole bestiole.
Poveraccio
già si duole
mentre
arretra di rimbalzo.
Caro cane
temerario,
ti sei
preso una puntura.
Tu non sai
che la statura
è
un valore secondario.
Ora
vienimi vicino,
ed
accucciati al mio fianco.
Avrai
male, sarai stanco.
Perciò
fatti un pisolino.
-
- La
sigaretta
Tra
le labbra stretta
ti consumi
d'amore.
Ed io teco
all'empireo
- salgo,
d'aureole
circonfuso.
-
- Il mio
ufficio
Entrate, prego.
Vi offro
una stanza
di fumo.
Ma vi
troverete
anche
l'arrosto.
Caro cane
- che segui
i miei passi,
- e mite
sopporti
- i miei
alti e bassi.
- Che senti
per tempo
- i miei
tormenti,
- cui
contrapponi
- sguardi
fidenti.
- Che chini
il muso
- appena ti
sgrido,
- e muovi la
coda
- quando
sorrido.
- Amico
cane,
- che mangi
il mio pane,
- le bucce
di pera
- e di
banane.
- Che vegli
attento
- ad ogni
bisbiglio,
- ma ami
indugiare
- nello
sbadiglio,
- ai
piè accucciato
- del
focolare,
- ove
s'attenua
- l'umano
errare.
- Amico
caro,
- non mi
lasciare.
Con voli radenti sulla piscina,
- le rondini
suggono atomi d'acqua.
- Lo
specchio liquido ha un brivido al
graffio,
- e svolge
un lamento in cerchi concentrici.
Incollerita la prostata sbotta:
- ipertrofica
un cavolo!
- Son
rotondetta ed un poco vecchiotta,
- ma ci vuol
tempo perché vada al
diavolo.
Ma quale "falce di luna calante".
- Mostri
stasera la faccia vermiglia
- e
l'aspetto stralunato e giocondo
- d'una
donna assuefatta alla bottiglia.
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