- Presentazione
Critico-Letteraria di Valeria
Borgia
-
- Una
ricerca del tempo perduto che Bobo, la voce
narrante, compie accanto al padre appena morto,
un'analisi introspettiva fatta di scorci e
flash, di rimembranze del protagonista bambino,
poi ragazzo, adolescente, infine uomo, con i
suoi problemi, gioie e dolori, che alla fine
lascia affiorare un inquietante sospetto.
L'angoscia per un terribile fantasma che prende
corpo da un passato ormai lontano ma sempre
troppo vicino, troppo presente... Un passato che
sembrava sepolto dietro una porta pesante, ben
chiusa del cervello, torna con prepotenza
incontenibile alla luce, aprendosi ad una
realtà sconvolgente, dove l'ombra del
sospetto prende forma per diventare forse
certezza. Il tormento per le cose mai dette tra
il protagonista e il padre. Una terribile
verità mai chiarita. Una storia tutta
interiore, un intimo monologo
psicologico.
- Un
romanzo sofferto, scritto con passione, in cui
però l'alternarsi di deliziosi istanti di
gioiosa goliardia, comicità e allegra
spensieratezza con toccanti palpiti di terrore
e,tormento, hanno la rara capacità di far
scuotere l'animo e la mente di chi
legge.
-
- Leggi
alcuni passi di "FrammentiÅ":
- Era
una fredda giornata di ottobre e l'obitorio
dell'Ospedale San Francesco di Imperia era
immerso in un silenzio dignitoso, interrotto da
ovattati pianti di dolore. Mi avviai sconsolato
nel corridoio sul quale si aprivano le porte
delle stanze dove riposavano le salme e, a mano
a mano che passavo davanti ad esse, si udiva il
pianto crescere nell'avvicinarmi e affievolirsi
nel superarle, come una sinistra musica che
volesse giocare con
me..............................................
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- Papà
era lì, vestito nel suo elegantissimo
doppiopetto "fumo di Londra".
- Coi
suoi capelli bianchi, inconsuetamente ben
pettinati ,il volto
- austero,
la fronte spaziosa, la bocca,
- ....
la bocca
- la
sua bocca mi colpì
dapprima non
riuscii a capirne il perché
poi
percepii un sorriso "beffardo" sulle sue labbra,
che mi turbò
profondamente............................................................
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-
................................... La guardai
e mi si strinse il cuore. Sentivo un senso di
colpa verso di lei.
-
Camminava al mio fianco con quella sua andatura
caratteristica, proiettata in avanti come per
-
iniziare
una corsa .
- Ansimante
per il peso enorme del suo corpo che doveva
portarsi dietro.
- Ogni
tanto mi fissava.
- Occhi
tristi, malinconici.
- Mi
sorrise.
- Un
sorriso che mi fece scendere lungo la schiena un
brivido.
- Tutto
il suo viso, la sua mimica, le sue labbra erano
un sorriso, ma non gli occhi.
- Occhi
spenti, paurosamente assenti, in un viso che
sorrideva.
- Tentai
di respingere i dolorosi ricordi che affioravano
con l'impeto di un vulcano in eruzione dentro di
me.
- Ero
sempre riuscito a rimandarli indietro per
evitare che quei fantasmi spaventosi che per
tutta la vita mi avevano
perseguitato,diventassero concreti e aprissero
quella porta che nel luogo più recondito
del mio cervello mantenevo chiusa, pesante, con
una grossa serratura.
- Una
porta che se aperta, mi avrebbe riportato alla
realtà cruda e tremenda di quei giorni di
un passato ormai lontano ma sempre troppo
vicino.
- Il
mio respiro divenne affannoso.Una morsa alla
bocca dello stomaco mi afferrava con una forza
indicibile.
- Dio,
Dio abbi pietà, tienimi lontano da quei
giorni.
- Guardai
Giò e i suoi occhi tristi mi catturarono.
Il bianco degli occhi diventava sempre
più piccolo, il nero delle pupille sempre
più grande ed io cadevo dentro quel nero,
buio come il male. Un pozzo senza fondo mi
inghiottiva ed io precipitavo nel vuoto
urlando.
- I
fantasmi erano diventati
realtà...................................................................................
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-
"Pochi capiscono che il rancore e l'odio sono
sentimenti stupidi."
- Tornammo
tutti da mio padre. Al mio braccio avevo
Stefania, la guardai per ritrovare un po'di
calore per il mio cuore.Mia figlia. I grandi
occhi castani con dorate pagliuzze luminose ,dal
taglio da
- cerbiatta,
l'ovale perfetto del viso, i capelli castano
scuri, leggermente mossi, le labbra ben
disegnate e proporzionate né sottili,
né troppo carnose, la figura snella, le
gambe lunghe e scattanti, tutte eredità
di Beba.
- Istintivamente
la strinsi a me, con affetto e pensai a Micaela,
la mia amatissima secondogenita
- diciottenne,
tre anni più piccola di Stefania, rimasta
a Salerno perché impegnata con gli
scrutini dell'ultimo anno liceale. Come era
dispiaciuta di non poter venire a vedere l'amato
nonno! Quanto ha sofferto anche Lei, passionale,
che ha sempre dato tutta sé stessa nel
rapporto con gli altri.
- Bellissima,
ma diversa da Stefania. Bionda, occhi grandi,
verde smeraldo d'estate, grigio-celesti
d'inverno, il naso ben disegnato, leggermente
camuso ,con le narici larghe ma ben
proporzionate, napoletane, volitive, le labbra
carnose, passionali, la figura giunonica,
armoniosa, le gambe lunghe, in giusta carne. Mi
rassomiglia. I miei amici la
chiamano
- "il
piccolo
Bobo.".....................................................................................................................
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- La
paura! Quanti ricordi legati ad
essa.
- Non
in senso negativo,ma come sentimento,o meglio
come atmosfera che mi fa rivivere come in un
film alcuni episodi significativi della mia
prima infanzia e della mia
adolescenza.
- Il
ricordare questi episodi è
dolcissimo
le paure di un bimbo
ma un
periodo felicissimo
- perché
mia mamma era viva,era con me e mi aiutava a
superare le mie angosce,le mie
ansie.
- La
paura del buio,e mi rivedo a letto,nella mia
stanza:
- Sudato,immobile
sotto le lenzuola,con le coperte tirate fino a
circondare il mio capo.
- Tra
le mani stringevo una statuina fosforescente
della Madonna e la pregavo di proteggermi.La mia
immobilità era tale che quando spostavo
anche di poco un piede,sentendo il gelo del
lenzuolo non riscaldato dal mio corpo,ritornavo
subito alla mia posizione originaria,sudatissimo
ed incapace di muovermi,finchè il sonno
ristoratore non mi avvolgeva nelle sue sicure
braccia............................
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- Eppure
pochi anni prima avevo vissuto un'esperienza
simile, con Elisa, la mia grande
amica.
- Ma
quale dolcezza in quei ricordi, non turbamento
ma complicità, non senso di peccato ma
sana curiosità di un bambino che si
affacciava all'adolescenza, che percepiva le sue
normali prime pulsioni sessuali.
-
- "Elisa,
ma come è fatta una bambina in mezzo alle
gambe?"
- Questa
era una curiosità che mi eccitava da
tempo.
-
- In
mezzo alle gambe le bambine sono lisce, come le
bambole di Giò, solo che hanno, proprio
al centro, un buchetto piccolo piccolo per fare
la pipì.
-
- "In
mezzo alle gambe c'è una
fessura".
- "Come
fai a saperlo, te la sei vista?"
- "Ma
che dici, Bobo, è peccato".
- "Fammi
vedere, Elisa".
- "Ma
che, sei scemo? Non si può. Quando
sarò grande, mi fidanzo con te e la
vedrai".
- "Va
bene, ma lo sai cosa succede quando i grandi
fanno l'amore e si danno tutti quei baci con i
sospiri?"
- "Io
non lo so, chiederò ad una mia cugina che
ha quindici anni e lo fa con il suo ragazzo,
domani ti faccio sapere".
- Trascorsi
la notte eccitato per quanto mi avrebbe detto
Elisa.
- "Bobo,
ho chiesto, tu non ci crederai, io sono rimasta
allibita".
- "Non
tenermi sulle spine, dimmelo,
Elisa".
- "Mia
cugina mi ha detto che lui mette il suo coso
dentro la fessura, poi si muove ed è
molto bello".
- "Puuu
che schifo, ma sei sicura?"
- "Così
mi ha detto, anche a me sembra strano, io ho
provato ad infilarci una matita, mi ha fatto
solo male. Più che brutto".
- "Oh,
non ci credo, mi prendi in giro".
- "No.
E se lo vuoi proprio sapere, mi ha detto che
tutti gli adulti lo fanno
così".
- "Non
è vero, mia mamma e mio padre non lo
fanno certamente, mica sono scemi!"
- "Beh
già, perché tu da dove credi di
essere nato, se non da lì. Mia cugina ha
un'amica più grande che le ha detto che
quando l'uomo mette il suo coso nella fessura,
secondo come si muove, se la donna geme, la
pancia si gonfia e dopo un po' nasce un bambino
che viene fuori dalla fessura".
- "Lo
vedi che sei scema, come può un bambino
uscire da una fessura".
- "Non
lo so, ma è così, queste sono cose
per i
grandi"..........................................................................................
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- Stavo
studiando in camera mia.
- Che
caldo!Tutti i miei amici erano al mare a
divertirsi ed io ero lì a leggere quelle
frasi in Inglese.Tra qualche settimana ci
sarebbe stato l'esame di riparazione di
settembre.Dovevo studiare se avessi voluto
entrare in prima Liceo Classico e lasciarmi il
Ginnasio alle spalle.
- Immerso
nello studio, percepivo qualcosa che mi
disturbava, mi distraeva.
- Era
come un fruscio, più acuto, come un
pianto, sommesso, soffocato.
- Distolsi
la mente dal libro e scrutai lo spazio intorno a
me con le orecchie.
- Sì
era un pianto. Singhiozzi forzatamente smorzati
nel tentativo di mantenere il pudore della
propria intimità,della propria
dignità.
- Mi
alzai e seguii il loro richiamo.
- La
porta di mia sorella era lì, chiusa,
davanti a me.
- Ora
i gemiti erano molto chiari.
- Rimasi
lì, fermo, allungai la mano destra verso
la porta, il pianto aumentò per un
attimo.Ritrassi la mano.
- Piano
piano, la appoggiai sulla maniglia, pudica, come
se aprire quella porta avesse significato
violare un'intimità sacra.
- Con
la mano sinistra, chiusa a pugno bussai,
dolcemente, poi un po' più forte, infine
si fece più ardita e venne
udita.
- Il
pianto cessò di colpo.
- "Sono
Bobo, posso entrare?"
- Un
profondo sospiro.
- "Vieni,
entra pure".
- Giò
era riversa sul suo letto col viso nascosto tra
le mani.
- "Cos'hai,
che ti succede"
- Scoprì
il viso. I suoi occhioni erano lucidi lucidi,
cercarono i miei come per essere
rassicurati.
- Le
sorrisi. Ebbe un fremito. Fece un profondo
respiro. Sembrò più
tranquilla.
- Battè
con la mano sinistra sul lenzuolo, due volte,
rapida ma leggera, abbassando gli occhi come per
invitarmi a sedere accanto a lei.
- Mi
distesi accanto a lei e
l'abbracciai.
- "Stai
tranquilla, sai che di me puoi fIdarti. Sai che
mi puoi dire qualsiasi cosa, anche la più
grave. Troverai sempre un appoggio in
me
cosa ti affligge?"
- Sentivo
le sue lacrime scorrere sulla mia guancia e da
lì scendere calde, cariche di dolore, sul
mio collo.
- Cercai
di allontanarla dolcemente ma con decisione da
me per vederla in viso. Oppose resistenza.Una
resistenza così forte che mi
stupì, che raggiunse il mio cuore e gli
suggerì sentimenti di
compostezza.
- Non
voleva essere guardata in viso, come se
così avesse potuto difendere
- la
propria pudicizia.
- "Bobo
o Bobo, fratello mio non so più che cosa
fare.
- Ho
dentro di me un'angoscia che non riesco
più a trattenere. Devo parlarne con
qualcuno. Sono troppi anni che porto dentro me
questo peso. Ho bisogno di condividerlo con
altri e con chi se non con te?"
- Mio
Dio cosa può essere successo .Non l'ho
mai vista così.
- È
troppo sconvolta perché sia una questione
d'amore.
- Non
avrà scoperto di avere qualche
bruttissima malattia?
- Tenendola
abbracciata e senza cercare di
guardarla
- Non
ti guardo sorellina mia. Ho capito che non vuoi.
Non troveresti il coraggio di metterti a nudo
all'improvviso davanti ai miei occhi
Oh
Giò.
- "Sfogati,
piangi, liberati, confIdati con me"
- Lei
mi strinse forte. Le lacrime bagnavano il mio
viso,il mio collo,la mia maglietta.
- Tra
i
singhiozzi.......................................................................................................
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