LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Poesie di 
Manuela Baire

 



Gennaio 2004

"triste preghiera"
"Oh luna quando chiudo gli occhi mi accorgo
Che la mia inutile rivolta sacrifica la ragione degli oracoli del sud
Mentre in te la pace interiore arde.
Ti vedo vicina, sai
Dammi la mano dammi la mano
Vorrei dormire ma certi chiassi
Mi fan impazzire...
Vorrei urlare ma la voce
Mi vien a mancare,
Chiedo aiuto ma nessuno
Più nessuno esiste più...
Solo fuoco attorno a me:
Liberami!".
 
 

 

 

Verden, 24 aprile 2005

"protetta"
 
 
 
l uomo dalla faccia di plastica
se ne stava seduto
fuori in terrazza
sopra una tazza
e sorseggiava
tranquillamente
assolutamente
sotto il sole di luglio
ora con squisitezza inaudita
ora svogliatamente
una gradevole orzata fresca...
al suo fianco
vi era
nascosto
all ombra di un cipresso
un uomo grassoccio
un poco floscio
ma con il papero ben sveglio perbacco
egli portava
una gran veste bianca
e fumava un sigaro
con la stessa naturalezza
con cui si scaccolava le mutande...
sul capo portava
un ingombrante cappello
anch esso bianco
e la falda copriva
da una certa visuale
tutto cio che esso
voleva
nascondere:
e l uomo senza faccia
era
senza faccia alcuna...
paura mamma mia
 
 
mi guardava con quel volto inespressivo...
e senz occhi...
 
 
maledetta brama
dio quanto ti odio
e dall abisso del cuore protetta
dannatamente indegno
maledetta nel buio
in questo vasto buio
e maledetta navigo
 
 
che fetore è mai questo?
che tanfo orrendo devasta le mie nari?!
e quella bava
cola
cola giu giu
da un lato
delle labbra napoletane
come fosse un infante
e battiti di ciglia
e sterili risate
dopo gli schiaffi schivati
e degna nota musicale
io canto
mentre scrivo
lunghi messaggi
mentre navigo
protetta
dentro una bottiglia...
 
 
 



 
  "preghiera notturna"
 
ti perdono
oh madre
per quel che hai fatto
per l insufficienza dei discorsi
durante i pasti
per il veleno sfogato
durante quei pasti
per la calunnia subita
per l inspiegabile collera
che aleggiava
come brezza amara
in quella cucina
e per il poco amore
sofferto
in quegli anni...
 
e mi ritrovai donna
lo stesso
,mentre lui
fratello
era ancora bambino,
ed ebbi
per lungo tempo
il cuore chiuso
in una gabbia di spini e sangue
fuoco e marmellata
sete e spazzatura
e quell anima pura
che mi distingueva
dagli altri bimbi
divenne nera
mentre ingenua
vagavo in quel limbo dorato
e raggiungevo l altra sponda del fiume...
 
e cosi il sole
tramuto
la sua rabbia
in sale
e da quel sale nacquero le prime righe...
e furono come spighe d estate
e come pioggia d inverno
morirono
solitarie
in una sola notte
...e non comprendo il senso
di queste follie descritte...
una voce...
e nel frattempo
le guerre erano vinte dai forti
e il tempo scorreva
nella propria clessidra di pietra
battendo la sua felicita
brandendo come spada
la sua rabbia
combattendo
guerre inutili
navigando il suo mare
mentre in quegli anni
osservavo curiosa
talvolta rapita
altre volte annoiata
le api e le foglie...
,i fiori sbocciare
,le persone morire...
e in quella cupa solitudine
due occhi
lacrimavano
sangue...
 
tu
con coraggio
hai saputo affrontare
la vita all incontrario...
e ti perdono
per l infanzia subita
per la poverta sofferta
per l inerzia delle cose
per le urla inutili e irose
che echeggiavano
continuamente
tra i muri della casa offesa
e lungo la via firenze...
e chiunque curioso
era fuori agli alloggi
a farfugliare i nostri affari...
 
e tu malattia
devastavi
indisturbata
il senno della debole donna ...
che con animo
ci ha cresciuto orgogliosa
lontano dalla verita
in un immaginaria fortezza
con sorrisi obbligati e piccole bugie
tra il fango e l incomprensione
di un padre contadino...
 
oh madre
piangi ancora
con verdi lacrime
la tua verde eta depredata
e quando lo sconforto ti assale
cerchi la morte e la sua scopa...
che tu conosci bene
e sai dove cercare
...la in fondo al cassetto...
e in passato
per sei o sette volte
una mano disumana
ti ha sfiorata
e ti ha stretta
maligna
in un abbraccio quasi mortale
e per poco
sai
io lo so
non hai vinto
quella vile caccia al tesoro...
 
ti perdono madre mia
sappi questo
e perdono anche lui
per l ignoranza
delle sue gesta
e quel che hai fatto
lo so
l hai fatto per il bene nostro
e ti ringrazio madre mia
sappi anche questo
perche sei mia madre
per la saggezza delle tue parole
per l esistenza che mi hai donato
e perche
contrariamente a te
io
ho imparato
ad amare la vita...




Radevormwald, novembre 2005
"nostalgia e sangue"
 
e dalla mia nuova camera
vorrei cavarmi gli occhi
mentre l alba
sovrasta
incontrollata
il cielo
e tinge
di rosso
lo spazio attorno
negli alberi e nelle foglie...
mentre le donne
dalle nere vesti
si recano
fide
in preghiera
,per guardare il sangue
macchiare le lenzuola
e vederlo scorrere lungo i lati del letto
,per sentire il sangue caldo
colare giu per la gola
,riconoscere quel calore e gioirne
,per abbeverarmi e sentirmi viva
,per sfogare questa rabbia
e affogare nel mio sepolcro
i miei insani respiri...
 
e ascolto musica
,questo faccio
in queste fredde notti.
che nel frattempo
e scrivo qualcosa
versi
e trasballati pensieri
calmezza
parole di cristallo
frasi inventate
gocce d acqua
e disordine incontrollato
scritti in un diario segreto
suggellato con sangue maledetto
e fili d argento intrecciati
attorno ai miei occhi
che peccano una seconda volta...
e le mie dita giocano
timorose
con le lettere dell alfabeto
e una rabbia maledetta
mi assale, bambino
improvvisa
distruttiva... mamma mia...
ho detto basta mamma mia
chiudo gli occhi
battendo i denti dal freddo
sorridendo appena
e inspirando profondamente
il calore del riscaldamento acceso
pensando
con i miei soliti viaggi mentali
alla mia terra
,alle mie consuete abitudini
e giungendo
con un salto imprudente
con un ultimo respiro
in un soffio
una ventata di caldo oh baby
con un brivido
a questo tempo d autunno
trascorso
nella fredda terra
inospitale landa
ma che tanto mi ha aiutata
a ritrovare gioia firjal... grazie cara
serenita
bramosia...
 
,e la voglia di mangiare il mondo
per colazione
ha invaso
nuovamente
il mio corpo... ragazzi
ragazzi... una gioia inattesa...
 
ma questo tempo
è stato
anche tanto triste
e disonesto
e ripenso
a quelle passeggiate notturne
un po cupe e solitarie
che han accompagnato i giorni
di verden
quanta nostalgia ragazzo
e qui si apre
una penosa ferita
che ha spaccato
il mio cuore
e la mia mente
che ora sono
sfracellati in pezzi...
 
è rimasto
mortuario
mio amante
in verden
l asilo dei cavalli
in una stalla
tra il fieno
che fu
la stalla dico
quella
dove nacque
gesu bambino
qualcuno mi disse
ma quel qualcuno
oggi
non esiste piu
e si avvicina il natale
tra gli alberi e le foglie
tra le balle
tra i spini
e dove facemmo l amore
la prima volta mein baby...
mein Prinz
mein Liebe...
 
 
li è rimasto mortuario
nascosto
... dietro a un colle di Gefühle di carta
in quella spoglia casa
che vidi una sola volta
per dieci minuti appena
quell animo cattivo
che tanto ho sospirato...
 
perdermi nel buio
questo vorrei oh donna in finestra
vagare tra l immenso e l acqua
riposare il mio corpo
e finire i miei giorni
in quel buio iniziale...
 
 
 
mein Prinz: mio principe
mein Liebe: mio amore
Gefühle: sentimento




Verden, 15/21 maggio 2005

"lento attraversamento"
 
 
nel treno viaggia
seguendo binari
andando dietro...
al passo de coniglio senz occhi...
e oltrepassando il colle
oltre la tana
di un uomo chiamato babbo natale
segue la pista!
sulla mia destra
e seguendo la pista
lasciata dal le mie scorribande solitarie
divenne cieco
ma chi?
è il suo destino perdio
che fluisce esteso
come il suono delle campane
incostante
come l amore verso un negro
mortale
come una sigaretta accesa
insolito
come gli occhi nell anima
devastante
come l eroina nelle vene e negli occhi...
e in quel tratto
sconfinato
di sangue e grani
di erbe incolte e ruderi
e immondizie sparse
plasmato dall acqua e pioggia
e lande solitarie
partorisce quel tormento
che mi travolge in ogni momento
come una frana di neve
nei ghiacciai di questo nord
travolge...
come l argilla
fra le mani di lazzaro
è la morte la morte con la sua scopa!
e inconsueti
attraversamenti pedonali
della nera periferia
ci sono
mentre un uomo osserva
le mie bizzarre gesta
un uomoooo?
che s annoia seguendo
le scorciatoie traversali de la nera foresta...
esiste tutt ora
misteriosa
dell anima mia
traboccante da tradimenti inspiegabili
e antichi appetiti insaziabili
e ombre di cipressi indomabili...
seguono
ancora
tutt ora la pista
e nulla dico
e niente aggiungo...
 
E la frutta fresca
viene
tenuta fresca in frigorifero ??
e punture velenose di zanzare sterili
provocano
un fastidioso prurito
dovuto
alla nascente peluria de
ascella...
 
Vagheggio ansante
inumidita dalla prima brina
intorpidita dalla nebbiaaa...
instupidita da questo
temporaneo
torpore mentale
mentre
il sole copre le nuvole
e la pioggia sale
ancora inspiegabile
tutt ora indomabile
inesorabile
devastando i campi e i girasoli
e quei grani incolti
raggelati da l arsura del giorno
giacenti in una bara
prima della calura
e al di la del core mio
irradia il cuore perdio mio!
e quel babbo natale
dimentico
scende le scale sicure
del mio core
mentre pesca
al vecchio mulino
incredulo
esultante
quei grani incolti
e parecchi
bachi
tuttora
al riparo
nel proprio bozzolo
e scaglie di luce
e pezzi di elettricita
turbinano travolgenti
dentro una bottiglia
piena di sciroppo d acero...
e le festose strade di periferia
celebrano festose festose
il funerale del pastore
ed ecco il mio negro!
e gorghi mascherati da farfalle
e urla disumane perforano
le desolate campagne
e giungono irose
nell anima mia
e sangue rappreso
e visceri concatenati
e donne...
e che donne
suonano le trombe
durante questo mio
lento attraversamento...


25 maggio 2004

"le mani"
 
 
e fu intoccabile
al suono
delle campane
,così come lo fu
nella scorsa stagione
al tocco esperto
di quelle mani...


Bergen, 23 ottobre 2005

 
solitaria
nella strada...
nella notte
cammino
...l oscurita
avvolgente
feroce
mi travolge
abbandonando
mille feriti sparsi
spargendo
tutt attorno
alle campagne coltive di grani
visceri
e sangue
e fuoco
e marmellata...
negro per tre minuti
e la fiducia perdetti
ma oramai era troppo tardi
 
...a casa
forse qualcuno mi aspetta
forse qualcuno
ha cucinato per me
forse qualcuno
ha acceso il camino
e messo in caldo la minestra...
forse
quel qualcuno
attende questo ritorno
con un sorriso
e la mia speranza
indugia ancora una volta...
ma perdetti
ancora una volta...
 
...gelo
gelo
ecco... parole
e le voci oh le voci
disperse in questa valle di lacrime
e mille torture
e vane speranze
e fuoco e rappresaglia!
e mi stringo le ossa
e i mille sospiri
giacciono
sotto la morsa
delle mie mani
che scricchiolano
sotto la forza
del ragno
e le mie dita
...oh abili dita...
millezampe ...mmmm
scivolano veloci
sul tuo pene eretto
,bambino,
come pattini sui ghiacci del Nord
come all inferno
di questo mare
dove tu vivi e ardi
...sulla carta sporca e il carbone
sul riflesso di un vetro
sotto un tappeto persiano
mentre fuori
incessante
piove...
 
vedo
dalla finestra
il cimitero di ghiaccio
e la morte pascola
con la sua falce
e passeggia
vogliosa
su di un calesse malandato
giungendo al giardino segreto
la mia casa
il mio cimitero
e da la noto
con orrore crescente
il cielo percuotere
il mare
e urla
disumane
a dir poco femminee
e fulmini e saette
slittano
anch esse
indispensabili
variopinte
in una vita
oltre il limbo
ed io
sperduta in una valle
di lacrime
e spinosi labirinti di siepi
sotto un letto di grovigli e sangue
morente giaccio
e ricerca
sotto questa burrasca
la sua segreta indignazione
e scaglie di luce
e blut verde marcio
e fili di elettricita
e unghie sporche
s intrecciano
nella verde boscaglia
del mio bassoventre
zuppi di freddo
e latte rappreso
dentro catene
e gabbie di burro
e chiudo la giubba
e spengo lo sguardo
per non lasciar passare
quel gelo iniziale...
malinconia...
pazzia...
follia...
e stupide lacrime
 
a casa stringo il cuscino
non vi era nessuno ad aspettarmi
e attendo il sonno
e imploro
mio dio
che almeno quest oggi
il klang
si faccia sentire
e dico e prego piangendo
si si si
che non mi abbandoni mai... oh dio
mio dio
questa croce
riflette la mia anima
e brilla
di una luce spenta
negli anni piu bui della vita mia...
e sola
oddio sola
in questo mondo ladro
piango quei soldi mamma mia
e certe volte vedo sai
salpare
da un porto fantasma
quelle stesse bare a vela
che avvistò anche un altro poeta...
 
a volte sai
la disperazione
raggiunge il fondo della bottiglia
e vorrei stravolgermi
per non pensare piu
e quando lo smarrimento
giunge al fondo
i pensieri pensieri
vacillano
nell altro mondo
e il mio stesso cervello cigola
mentre tutto scorre
al contrario
e la pioggia
ora copiosa
bagna la strada
della mia ingenuita
 
 
blut: sangue
 
 


16 febbraio 2004

"Gesù guarda il fiume.
La fine del vecchio"
o sapiente Gesu
osservi rammarico
dall alto dei tuoi cieli
al di sopra di ogni peccato
immergendo il saio alla fonte,
e la fronte
con l acqua benedetta
che scorre lungo i porti delle tue nuvole
e a volte racconti
di una lampada di desideri...
un giorno in un girone come di giostra napoletana,
in alto giocando all altalena,
lassu a destra della vecchia scuola
di sopra a,
verso il mercato di porta portese
un vecchino dalla barba incolta
intreccia con la calmezza dell arte antica
qualche chilo di canapa indiana verde
mentre il fiume scorre sangue e giunge al paese,
instancabile nei suoi passi e ingollando litri di piacevole vino...
dominante in quel territorio di ossa marcite
nel suo spossante combattimento fra stecchini morti
e di scheletri gridanti...
e quando l acqua gorgoglia parole
e quando il sole muggisce il primo raggio
e quando l altura si tinge di rosso
ma che fa ti chiedo o Gesu?
Il vecchino dalla bianca barba
gioca a carte con carte di cristalli e di porcellana verde...
e un pezzo della preziosa stoffa tinteggia turchese
le mura del paese
mentre una perla insegue un alga marina
galleggiante nell oceano
imperturbabile nel suo riposo
infaticabile nella sua disperazione
governando la quiete ultima dell ultimo pensiero
navigando mari sperduti nel suo ritorno di pace
spaurito dalle sue conchiglie,
e dalle sue verdi gambe,
nella sua terrestre solitudine
che nel frattempo che degli infedeli occhi grinzosi
osservano quel vecchio.
e il vecchio giace pensoso nella sua tomba...


13/04/2005, Verden

 
scorgo
grrrg...
grog
oltre il bar all angolo
un omo
dallo sguardo macchiato
come il latte unito alla moka
e pare
amareggiato
mentre sorseggia
lui
amante della solitudine
e delle lunghe passeggiate lungofiume
una gran tazza di cafè
che sapora d arancio
e di frutti al fiordilatte
e speziali lumi di montagna
veleggiano ancorati ad un
porto fantasma...
e gode...s intende
a sprazzi di luce
con voce metallica
e parole senza suono
in uno spasimo ultimo
di inaudito notturno
e olezzo vietato
scorgo...
 
indugio ammaliata
leggermente ansante
ad ammirare incantata
piena di latte
fuori della finestra:
odo l albatro ...
lo odo
odilo anche tu mio negro
...oltre il bar dell angolo
e ora
tu sei
e ora
intona un canto adesso
solfeggiando
questo consunto spartito
prima che
l omo nero
voglia entrare
per spirare l ultimo soffio
e vieta la parola adesso!
con un occhiata adirata
e una lieve ghigno sul lato destro delle...
e dalle tue labbra da negro
rintona
il lontano suono
delle campane...
 
a volte vedo
 
oltre il vetro sporco della finestra
di questa mia povera stanza
le tombe dei giganti salpare
e un risolino fatuo
giust appena accennato
come un solfeggio
decora il mio viso
come una poesia malata
che si nutre di carne marcita
di burro fuso
o terra bruciata
e certuni profumi di aprile
s intrecciano
a marzo
e si annidano
sotto la coltre
delle foglie morte
del la
primavera...
e che cazzo dico
e che ne so dico io
 
eleggia a tutt oggi in quest aria boriosa
la morte con la sua scopa?il sonno eterno sommo Signore?
e sento battere lungo i muri
e i canali della mia terra straripano ancora in acqua
e pistole sterili
colme di rabbia
sparano l ultimo colpo o Signore
e il frastuono dei divani
sbattuti contro il muro
ribalta il suono
dell elettricita e delle campane
basta che ho fame!
e parole inglesi
straripano in musica o in pioggia
sonata e cantata da un biondo uomo...
 
Uno specchio riflette
una macabra
immagine
Che sarà mai che sarà mai
Purtroppo né vedo né sento
Mangio banane
E ascolto il vento
Mentre soffia il vento...
 
 
 


Verden 2005

"blut"
 
con lentezza
al calar delle tenebre
quando bambino
di fronte a un arpione nemico
abbaia
confuso
leggermente notturno
apparentemente intimidito
sculettando la coda
con occhi brillanti
per dar conto
ad una festa apparente
mentre l uncino
gli si conficca in gola...
un ombra di donna
dal viso sanguinante
e le labbra raccolte
in preghiera
avvolta da un velo lungo e trasparente...
...e quel volto rigato
da sangue e grani
dai ricci cascanti sulle spalle
come acqua
come neve negli occhi tuoi bambino...
e lunghi baffi neri
le decorano il dolce volto
come grandine... paura mariaaaa...
si aggira incurante
fra arbusti e zanzare
blut e rappresaglia
e fuochi
e umani artigli
devastano
queste meste lande
e ignara la donna
svela il varco segreto
che umilia ancora il mio cor...
 
...e il cielo piove e il cielo piove
e piovo anche io
che niente so
e nulla dico
ignorante che sono...
e la pioggia fluisce dai miei occhi di fata...
seminando erdbeer nei campi
regalando scatole e blut
e polvere e pidocchi...
e cosi facendo prepara
in un rombo notturno
il mio futuro sepolcro
nel quale riposar...
e io aspetto...
 
calmezza...
calmezza ho detto
e nel suo letto di morte
quella donna
con lenzuola di seta inamidate...
cosparse di polvere e fuliggine
indugia sulla fine del libro
e quelle ultime pagine
di storia infinta
permette
al calar del sole
di compiere il suo ciclo
 
sangue.
flette l aria al passaggio
sbatte le ali
elegante
oh sinuosa creatura
e armoniosamente inarca il dorso
aprendo leggermente il becco
esalando l ennesimo respiro
che prelude la fame
in quelle sue gesta
sì impudenti
 
gemente
eppur sempre ghignante
cosparge di viscere e lacrime
in questa piccola stanza
e geme il freddo
e ttteme la paura
angst!
mentre il sole chiude le sue fauci
da squalo predatore
e ripone una pistola
dentro il cassetto
e dopo lunghi giorni
e discorsi sfrontati
di secchezza
di respiri tracannati
da aride labbra
rese umide dal burro
chiuse nel fondo della bottiglia
da tanti anni or sono
al di la dell erba e dei tempi
riposa
al calar del giorno
sotto un pino
ma chi riposa:
ho perso il filo!
e chiudo gli occhi
anch io
ce l ho..
 
un cuore...
unosputo
unanuovacalmezza...
e questa musica
questa dolce voce
di getto
mi assale
insaziabile
voluttuosa
temibile nel suo turbare
vorace come un piranha
cieca come uno squalo
farinosa come la sabbia del deserto
timorosa come la steppa ...?
mortale come un gorgo d acqua
o l eroina negli occhi
maria maria...
maria maria...
e il vento cosi intona
maria maria
oggi vento
e pioggia
oh, pioggia...
ancora una volta il non senso
come sempre
...il wie immer...
mentre ricordi di quest estate
invadono
la mia antica
desiderata
solitudine
e vagheggio freddolosa
cammino frettolosa
con passo lento
sculettante
verso la vecchia casa...
e il fantasma mi assale...
oggi come tutte le notti...
i ricci cascano sulle spalle
e profumano di mele e fiori
cascano anche i grani e le spighe
attraverso le sbarre
delle mie spalle
e le strade
grondano
le strade
di una dolce musica
di un triste tormento...
e un ineffabile spavento
provoca la pioggia
dei miei occhi...
 
una nuova pioggia
 
... impugno la vita
dalla sua fine
e predico la morte
mentre mi aggroviglio fra rovi
e secchi cespugli
 
vorrei rimanere sempre cosi
serena
e vorrei bere quel blut
da un calice raffinato
nella mia casa immaginaria
e sempre sola
vorrei intonare l ave maria
mentre pennelleggio
sul grande legno giacente in asilo
a tratti veloci
e talvolta insicura
la sacra famiglia
e senza alcun rimpianto
con questa stessa brama maledetta
che non mi abbandona mai
vorrei cavarmi gli occhi...
 
mai...
 
 
 
 
 
Blut: sangue
Angst: paura
Erdbeer: fragole
Wie immer: come sempre


26 ottobre 2004

"9 Ottobre 2004"
una musica lenta
accompagna
le mie parole scritte
mentre debolmente
nella mia mente
un ragno intesse la sua tela...
...quella stessa musica
accompagna
il mio cammino
verso solitari pensieri di morte
e le mie dita volano
con destrezza inaudita
sulla tastiera
brandendo lampi di elettricita
e scrivono di te
rosi cara
cara cugina
e ora che sei lontana
mi sento un po contenta
,debbo dire,
perche hai smesso di soffrire...
un soffio di vento
portò via
la tua dolcezza
,se la portò via
una sera
mentre
profondamente
dormivi
e la portò lontano
quell ultimo respiro
e lo scisse:
in mezzo al deserto degli oleandri
,lo depose sul fondo di una bottiglia
di buon vino
,andò dietro al passo di un bimbo allegro
(che pensa alla danza notturna
che potrebbe fare
nei boschi presso casa
con gnomi fate e i folletti del moldava)
,e scalò la cima dell everest perfino
...e si nascose dietro, si, a quel cespuglio
volgi il tuo sguardo attento, ragazzo
e la distinguerai chiaramente
dalle siepi spinose
sorridente...
cara
andai a trovarti in ospedale, cara
e non potei fare a meno di notare
la morte bianca di fianco al tuo capezzale
e così come un padre conduce la sposa all altare
lei ti avrebbe guidata donna verso il regno di Dio...
esitai non poco alla soglia
indecisa se interrompere o meno
la vostra intimità
ma la tua voce
tornata bambina
,accogliente,
mi invitò ad entrare...
e il mio sguardo vagò
,colmo di quell infinita tristezza
che soltanto un vagabondo puo conoscere,
dal tuo corpo
che ora piu che mai
appariva
affaticato e malandato
e grosso a piu non posso
vagai con lo sguardo
e fui maledetta per questo
e mi inoltrai nelle acque profonde del mediterraneo
giocai coi sassi
scagliai la prima pietra
e pensai
a quelle palpebre pesanti
che tenevi chiuse
,le tenevi chiuse davvero, cara
parevi stanca
di guardare avanti
desiderai piangere e sarei stata ipocrita, perdio
ma volsi l attenzione a tuo marito
e notai i sorrisi
le premure
le parole ancora colme d amore
che piovevano dalle sue labbra
e giunsero a te
come pioggia
e pensai
che in fondo
io non avevo
piu di lui
diritto
di versar lacrime...
ti guardai...
e tu mi guardasti, bambina
le tue labbra
tremanti
non cessavano mai di sorridere, perdio
quella forza
mai in un momento
ti ha abbandonata
e ti ha contraddistinta dagli altri...
 

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