-
La
pianta Tiberia
-
- La signora
Matilde fece un favore ad un'amica e ne ricevette
in regalo una pianta che essa giudicò
voluminosa e ingombrante. La ficcò in un
angolo dell'ingresso di casa e dimenticò di
innaffiarla come invece le era stato raccomandato.
La signora abitava in un grande appartamento
insieme al marito Gismondo, era molto ordinata e le
piaceva, come relax dopo pranzo, spolverare e
rispolverare gli oggetti di piccole dimensioni che
formavano il suo museo casalingo; ad esempio il
piccolo agglomerato rappresentante due bambine che
si tenevano la mano, in piedi, su una gondola, la
bamboletta in legno ricordo di un viaggio in
Russia, il portacenere in ferro lavorato acquistato
da un rigattiere e altri. Il marito della signora
Matilde, ordinato anche lui e gran fumatore di pipa
disponeva il suo amato oggetto e l'accendino quasi
sempre al medesimo posto, sulla mensola del
caminetto. Una sera in cui i coniugi guardavano
attentamente un bel film alla televisione, la
pianta, amareggiata per non essere stata innaffiata
e anche perché era dotata di uno strano
flusso magico, distese una lunga, invisibile lingua
su una scatoletta intarsiata della signora che
conteneva cioccolatini e la ingoiò. Dopo
qualche minuto, con un'altra emissione linguale, la
buttò fuori, nel portagiornali quasi sotto a
una rivista; infatti, dopo aver ingerito un
oggetto, alla pianta veniva uno strano malessere e
quindi era costretta a ributtarlo, non però
nel medesimo posto da cui l'avevo afferrato. La
signora Pifferi, nell'intervallo del primo tempo
del film, penso di associare il godimento della
visione filmica a quello dello sgranocchiare un
cioccolatino, si alzò dalla poltrona per
prendere la scatola dal solito posto ma, vedendo
che non c'era gridò benevolmente al marito:
"Dove hai messo la scatoletta di legno, golosone,
lo sai pure che la ripongo sempre sul tavolino
vicino al televisore!" "Ma che dici!"
Replicò il coniuge un po' seccato per dover
parlare, visto che pensava di non dire una parola
fino al momento di coricarsi, non amava
chiacchierare dopo cena! "I tuoi cioccolatini non
mi piacciono, così liquorosi e profumati!"
"Ma chi avrà spostato la scatola dal suo
posto allora, ah! Forse la ragazza nel fare le
faccende, ma dove l'avrà messa?"
Continuò la signora "Vieni, inizia il
secondo tempo" La incalzò il marito e la
donna si accontentò di bere un bicchierino
di Marsala e non tornò sull'argomento fino
alla fine dello spettacolo da cui i signori Pifferi
emersero lentamente "Ecco dov'è finita la
tua scatola!" Esclamò il signor Gismondo
prendendola dal portagiornali "Dirò alla
ragazza che stia attenta a non dimenticare gli
oggetti in posti diversi dai loro! Però mi
sembra strano" Osservò la donna sistemando
la scatola fra una statuetta e un anatroccolo, poi
si avviò in bagno a prepararsi per la
notte.
- La pianta anche
quel mattino aspettò invano di essere
irrorata d'acqua poi mise in azione il suo flusso
magico verso la pipa del signor Pifferi ancorata
sul caminetto: la trasse entro sé ne modo
abituale. In quel momento i due coniugi stavano
blaterando sul pranzo del giorno perché
l'uomo avrebbe desiderato mangiare un arrosto,
mentre la moglie gli stava illustrando i poteri
nutritivi e benefici di un'insalata mista.
Pervennero ad un accordo sottoscrivendo oralmente
per una frittata agli spinaci, pietanza che
entrambi gradivano. "Bene, allora io vado a fare la
spesa e tu intanto provvedi a sistemare i
bottiglioni di vino in cantina e a mettere un po'
d'ordine dappertutto là sotto, ah!
C'è la mia vecchia bicicletta da spolverare,
se ti rimane del tempo, fallo, ho intenzione di
ricominciare ad adoperarla per qualche passeggiata,
se ne avvantaggeranno i muscoli" "Uhm"
Bofonchiò il marito. Egli finì di
sbrigare i lavori in cantina quando la moglie
infilava la chiave nella serratura: oltre al
sacchetto delle provviste teneva un giornale che
diede subito all'uomo, il quale, pregustando la
lettura delle notizie di cronaca seduto in poltrona
con la pipa fra i denti, dirottò velocemente
in salotto per prenderla dalla mensola del
caminetto e rimase malissimo nel constatare lo
spazio vuoto, di solito occupato dalla pipa. "Ehi!
Urlò alla moglie "Manca la mia pipa e non si
può tacciare di disordinata la nostra donna
di servizio, oggi non è venuta e mi ricordo
che ieri sera l'ho accuratamente messa a posto
prima di andare a letto! Non sarai tu per caso ad
averla spostata?" "Ma cosa dici" ribatté la
donna "Non vorrai insinuare che io fumi la tua pipa
di nascosto e la dimentichi poi da qualche parte!
Se ieri sera l'hai riposta in ordine, ci
sarà!" "No e poi no, non c'è!"
replicò furibondo il signor Pifferi. Sua
moglie intanto girellava per casa guardando
dappertutto mentre lui incredulo e spazientito si
era risolto ugualmente a sedersi in poltrona e a
leggere le notizie del giornale. La signora adesso
era intenta a perlustrare l'ingresso scrutando
sopra e sotto i mobili con il sospetto che al
marito, causa l'età avanzata, si fosse
appannata la memoria, insomma pensava che l'uomo
avesse potuto fumare la pipa, magari nella
mattinata per dimenticarla in qualche angolo della
casa: però doveva ammettere che lui per la
pipa aveva un'attenzione e una meticolosità
particolari, non era mai successo che si fosse
scordato di metterla al suo posto e poi non sentiva
odore di fumo, però aveva lavorato in
cantina e forse l'aveva lasciata vicino a un
bottiglione, ma no, in cantina non fumava
mai!
- Adesso era
vicinissima alla pianta, quasi la sfiorava e
guardò, ma distrattamente anche nel vaso
colmo di terra. La pianta, assalita dal solito
strano malessere avrebbe ributtato la pipa fuori di
sé facendo litigare i Pifferi. Diresse la
sua lunga e invisibile lingua verso la libreria del
salotto e la signora Matilde che si accingeva a
controllare ogni pezzetto di mobile, ormai stava
prendendo in considerazione gli scaffali della
libreria, spostava dei volumi per vedere
se..................oh! Ma eccola seminascosta dal
libro giallo che aveva finito di leggere qualche
giorno fa "Ehi distrattone! Ti ho ritrovato la
pipa!" gridò al marito "Ma dove l'hai
scovata?" Proruppe ancora furioso il signor
Gismondo "Sulla libreria, ma non arrabbiarti, non
è poi la fine del mondo! Probabilmente stavi
scegliendo un libro, hai posato la pipa sullo
scaffale e te ne sei dimenticato!" "No, no, no!"
Ribatté il marito e la pianta rideva tra le
foglie "Sono sicuro che ieri sera ho messo la pipa
in ordine, sulla mensola del caminetto e stamattina
non ho fumato!" Il signor Pifferi si arrabbiava a
ripetere le cose "Allora non crederai che sia stata
io a mettere da un'altra parte il tuo amato
oggetto!" "Io non so cosa pensare" ammise l'uomo
avviandosi sulla terrazza per prendere la cassetta
degli attrezzi con cui avrebbe tentato di riparare
un rubinetto che perdeva "Occupiamoci delle nostre
faccende" Aggiunse. la moglie dirottò in
cucina per preparare il pranzo, ma mentre toglieva
gli spinaci dal sacchetto e dopo quando li puliva e
mentre friggeva l'uovo e la verdura le mani le
tremavano leggermente. Verso mezzogiorno
chiamò il marito per mangiare incitandolo
con il solito "È pronto in tavola!" Si
sedette per consumare il pasto senza riparlare
dell'accaduto. Ambedue speravano si trattasse di un
sogno. La pianta che credeva di ricevere almeno una
bottiglia d'acqua perché le sue foglie
sudavano e lei esigeva una buona rinfrescata, visto
che neanche per il momento da parte dei Pifferi
c'era l'intenzione di innaffiarla, pensò di
far funzionare il suo flusso magico divertendosi
alle loro spalle. Avvistò sulla tavola il
vasetto del pepe per cacciarselo all'interno di
sé srotolando la sua lingua invisibile e
avvolgente. I coniugi mangiarono quasi senza
parlare la minestra e la frittata poi la signora
Matilde si alzò per prendere l'insalata e
condirla: aceto, olio e un pizzico di pepe, ma
quando volle adoperare il vasetto della droga,
questo era sparito. La donna, col cuore che le
batteva forte, guardò sul ripiano di legno
dove lo teneva insieme alle altre spezie, ma
inutilmente, la sua ricerca non approdò a
nulla. "Ma se prima di sedermi l'avevo messo sulla
tavola accostato all'olio e all'aceto!" Hai
già guardato nella credenza?" Le chiese il
signor Pifferi tanto per dire qualcosa "Ci sono i
fantasmi che si divertono a nasconderci gli oggetti
e a ripresentarceli in posti diversi da quelli in
cui stavano" Rilevò la donna "Ma cosa
blateri, alla tua età credi ancora ai
fantasmi! Sono personaggi fantastici che figurano
nelle favole ambientate in bui castelli incrostati
di ragnatele! Piuttosto hai guardato bene nella
credenza?" Le ripetè l'uomo cercando di
mantenere una calma apparente "Non c'è nella
credenza!" Ribadì la signora Matilde "Queste
sono azioni di fantasmi! Forse il nostro
appartamento era abitato da qualcuno che ha subito
una grave offesa ed ora vuole vendicarsi su di noi,
il suo spirito ha preso possesso di questa
casa!..." declamò la signora Pifferi con gli
occhi stravolti "Ma insomma diventiamo matti?" Io
non posso credere ai fantasmi e poi la palazzina
è stata costruita quando siamo venuti ad
abitarci noi! Rilassati, telefona a una tua amica e
dì che l'andrai a trovare" Fece una pausa e
continuò "Se di fantasmi si tratta sono
dotati di una buona dose di senso dell'umorismo, un
po' sadici, si divertono a farci paura!" Non
terminarono il pranzo ma uscirono ambedue subito
tentando di calmarsi con una passeggiata al parco
vicino e quando rientrarono corsero in tutte le
stanze curiosi e impazienti di vedere dove
avrebbero reperito il vasetto del pepe.
- La pianta,
sentendosi un po' stanca, l'aveva buttato nel
portaombrelli lì vicino a lei, con il solito
sistema. Fu il signor Gismondo a stanarlo e,
sollevandolo, un po' spaventato gli capitò
di guardare in alto tanto che, dimenticando per un
attimo la vicenda riguardante gli oggetti che
sparivano e riapparivano, ammirò la bellezza
della pianta e chiamò la moglie per
dichiararle il suo stupore sul fatto che nessuno
dei due si fosse accorto prima di lei. "Io pensavo
fosse ingombrante e non me ne sono interessata, ma
cosa c'entra adesso con i fantasmi e gli oggetti
che lasciano il loro posto per farsi poco dopo
trovare in un altro!?" Esclamò la sua
consorte impaurita "Abbiamo recuperato anche il
vasetto del pepe, in fondo è una specie di
caccia al tesoro, un gioco! Piuttosto guarda
com'è secca la terra del vaso di questa
pianta, inaffiamola subito". E tutti i giorni i
Pifferi diedero alla pianta la sua razione d'acqua
e la chiamarono, chissà perché
Tiberia. Naturalmente quest'ultima da quel giorno,
anche perché inorgoglita da quel nome
così importante, non fece più alcun
scherzo ai signori Pifferi.
-
-
- Un
indimenticabile viaggio in
Irlanda
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- Ieri Rosanna
aveva seguito attenta la conoscente impegnata in
calcoli relativi all'acquisto di cartoline e
souvenir a poco prezzo per tornare a Bologna senza
monete del luogo. Non capiva come poteva preferirla
a lei che, per fortuna, quella volta si era
eclissata aggregandosi a una famiglia entusiasta
dei panorami con capre e mucche. E i componenti del
gruppo che cenava con loro, nelle ultime sere, dopo
essersi concentrati nella consueta "rubrica sugli
alimenti consumati" a cura di Nina Petrocchi
sembravano divertirsi moltissimo a scambiarsi
descrizioni e spiegazioni di disturbi intestinali,
particolari di operazioni chirurgiche, morti di
parenti o amici. Giovanna spesso aveva voglia di
ridere, malgrado tutto. Ma con chi condividere quei
momenti ironici o grotteschi soltanto per lei. E
Rosanna e Nina spalancavano gli occhi e tendevano
le orecchie preoccupate di non perdere una virgola
della serie da lei definita "raccontini
dell'incubo". Un pomeriggio mentre stava sotto alla
doccia aveva parlato di questo con Rosanna,
sperando che l'amica, assentendo alle sue parole,
le prolungasse una sensazione di benessere
provocata da una formidabile schiuma profumata che
si spalmava sul corpo. "Perché non cambiano
posto di tavola per la cena? Che ce ne importa
delle storielle tipo "un malato fa sempre audience"
o dei resoconti di ciò che è capitato
ai cugini o ai suoceri con cui i coniugi Pellizzeri
ci affliggono tutte le sere? Sai che ti dico? Mi
piacerebbe se ci sedessimo accanto alle due
vecchiette posizionate in un tavolo in fondo alla
sala! Hanno un atteggiamento simpatico e sembrano
estrapolate da un film giallo inglese! E magari ci
faremmo pure qualche risata! Il che fa senz'altro
bene!" Il "no!" deciso di Rosanna, pur avendolo in
parte preventivato, le fece male ugualmente. "Le
collocazioni le ha stabilite l'organizzatore del
viaggio e poi quelle "storielle" come le chiami tu
non costituiscono un problema per me, anzi non mi
dispiacciono affatto!" "Determinata e
scoraggiante!" Pensò Giovanna sentendosi
ridicola nel chiedere a Rosanna di allungarle
l'accappatoio. E non aspettava ormai che di
giungere a Bologna. Era sfiduciata e stanca.
Giovanna seduta davanti a un lungo tavolo di un pub
disseminato di candele, bicchieri di birra rossa e
specialità gastronomiche locali guardava con
amarezza un'amica che per tanto tempo le era
sembrata sua complice nel catturare qualche
vibrazione o sensazione al di fuori di una logica
qualunquistica o del semplice buon senso. E le
sembrava incredibile che ora l'ignorasse. E questo
era accaduto fin dalla partenza da Bologna. Rosanna
sembrava ipnotizzata dalla conversazione con Nina,
una conoscente di entrambe, che aveva voluto
partecipare a quel viaggio in Irlanda con loro.
Quest'ultima adesso tagliava un dolce alla mela e
ne metteva una fetta nel piatto di Rosanna. E
continuavano a parlarsi fitto come erano solite
fare le bambine più grandi dei suoi gruppi
di lettura nella biblioteca dove lavorava. Glielo
aveva pure detto poco prima. "Sembrate due
fanciulle eccitate che si confidano un segreto!" Ma
le due donne, sui quaranta, come Giovanna, parevano
sorde a ogni tipo di commento più o meno
ironico. Accettò una sigaretta dalla turista
che le stava fianco. Qualcuno cantava brani
melodici densi di malinconia nel pub semibuio e
Giovanna avvertì un senso di solitudine
sconfortante. Non certo come quello liberatorio e
meditativo comunicatele dai ruderi di pietra grigia
situati sullo sfondo di un sensazionale scenario di
praterie popolate da moltissime capre e mucche. No!
Si trattava della consapevolezza di venire esclusa,
estranea a una formidabile intesa creatasi fra
Rosanna e Nina. Aspirò una boccata di fumo e
portò alle labbra un enorme bicchiere di
birra rossa osservando l'amica e la conoscente
alzarsi dal tavolo e raggiungere la porta d'uscita.
Probabilmente si muovevano per cercare una cabina
telefonica. Non aveva una scheda in mano e forse
voleva salutare una collega partita per l'Irlanda
qualche giorno prima di loro. E che cosa ci sarebbe
stato di così grave da farla quasi piangere
se soltanto glielo avessero detto. "Il mio
cellulare non prende la linea, desidero esprimere
un gesto gentile alla compagna d'ufficio di cui vi
ho parlato. Rosanna mi accompagna, ha avvistato un
posto dove telefonare non lontano da qui." La
vicina di tavolo le riferiva di un suo viaggio
precedente in India e lei cercava di ascoltarla,
grata che le rimanesse accanto. Era stordita e un
po' brilla e accolse con un sorriso disperato
Rosanna e Nina di ritorno al pub. E queste
ripresero a scambiarsi parole con l'ormai nota
intimità, escludendola. Ma perché un
comportamento di quel tipo? Perché quando
aveva chiesto a Rosanna di scattarle una fotografia
sulla soglia di un castello attorniato da laghi
formanti un insieme così bello e armonico da
indurla a pensare che se da qualche parte un
Paradiso esisteva indubbiamente doveva essere stato
costruito con un tratto, almeno, dello spettacoloso
paesaggio irlandese, ebbene la sua amica le aveva
risposto: "No! È tardi dobbiamo risalire sul
pullman!" Ma poi si era attardata con Nina a
comperare cartoline in un negozietto affollato. Del
resto, Rosanna, sistemata in corriera di fianco a
lei o taceva o dormiva. Ma si assopiva veramente
oppure fingeva per non essere costretta a parlarle.
Forse le era diventato faticoso comunicare con
un'amica considerata facente parte del passato.
Preferiva orientare l'attenzione verso la
conoscente ritenuta, chissà! Più
piacevole e distensiva. E seguirla per fotografare
insieme scorci e punti di ripresa particolarmente
espressivi. E adesso Giovanna forse riteneva di
sbagliare a volere spesso convergere le
conversazioni su argomenti e innescare discussioni
dove si potesse buttare un ragionamento, un'idea!
Mortalità infantile nei paesi poveri,
razzismo, cause di guerre, poesia, pena di morte,
vivisezioni, film di qualità,
pubblicità realizzata con il fine di
mortificare la riflessione... e via su questa
linea! Doveva cercare di comporsi una facciata
più amabile e discreta! E commetteva ancora
un errore a pretendere che le casette dal tetto di
paglia suscitassero in tutti ondate di tenerezza!
Forse per lei era diverso, scriveva favole e le
leggeva ai bambini. Comunque meglio nasconderla la
fantasia. Poteva sembrare ingombrante, generare
paura e inquietudine. Era ben accettata qualche
chiacchiera spazzatura da dimenticare subito anche
quando la conversazione si allargava ad altre
persone partecipanti a quel viaggio. E l'ascolto di
vicende e avvenimenti strettamente personali. E
prestare orecchio, a cena, alle inesorabili fasi
riferentesi ai cibi che consumavano: dicitura del
nome, spiegazione, commento di tutti, proprio tutti
gli ingredienti contenuti in questi. Rubrica
culinaria a cura di Nina confortata dal vivace
interesse della platea compagna di pasti. E Rosanna
sempre rivolta verso di lei, intenta a prendere
note scritte su un taccuino delle miriadi di
notizie che l'altra le propinava sulle erbette
riscontrate negli alimenti della cucina irlandese.
A Giovanna pareva un'esperta in chimica casalinga
intenzionata a propagare la confezione di una bomba
mangereccia destinata ad annullare le violenze e le
sommosse commesse da Irlanda del Nord e Irlanda del
Sud. E pur sentendosi schiumeggiare di rabbia
assumeva un atteggiamento indifferente, o meglio,
assente. Si limitava a intervenire con battutacce,
pure sgradevoli talvolta che comunque non venivano
raccolte. Banalità, spazzatura, ma lei cosa
reclamava? Di distribuire al gruppo concetti e
valutazioni simile a Gesù che procura agli
Apostoli pani e pesci? E i suoi erano giudizi e
riflessioni validi e interessanti o soltanto
anemiche considerazioni un po' noiose! E se fosse
lei l'infantile affetta da un senso ostinato di
onnipotenza? Forse per questo Rosanna le sfuggiva,
attirata dalle capacità pratiche di Nina.
Che sapeva leggere magnificamente le carte
topografiche e apriva con disinvoltura le porte
delle camere alberghiere con schede
elettromagnetiche al primo inserimento. Mentre lei
che inefficiente viaggiatrice! Non si allontanava
mai troppo dall'una o dall'altra per paura di non
essere capace di ritrovare il pullman, timorosa
come una bambina confusa da molti sentieri. Non
maneggiava con spigliatezza chiavi, schede,
cartellini da appendere ai manici delle valigie.
Faticava a usare l'ascensore da sola! In alcune
situazioni non le era estranea una sfumatura
tipologica alla Fantozzi. Specie quando doveva
cimentarsi con la moneta locale. Ma che
pensava!!!!! Stronzate! Era orgogliosa della
propria forma mentale, anche se gli altri non
l'apprezzavano. Negli ultimi tempi si era forse
accucciata troppo a Rosanna? No, non le pareva. E
comunque non poteva determinarne un comportamento
così scostante nei suoi
confronti.
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