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Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
  Racconti di
Maria Luisa Farioli

La pianta Tiberia
 
La signora Matilde fece un favore ad un'amica e ne ricevette in regalo una pianta che essa giudicò voluminosa e ingombrante. La ficcò in un angolo dell'ingresso di casa e dimenticò di innaffiarla come invece le era stato raccomandato. La signora abitava in un grande appartamento insieme al marito Gismondo, era molto ordinata e le piaceva, come relax dopo pranzo, spolverare e rispolverare gli oggetti di piccole dimensioni che formavano il suo museo casalingo; ad esempio il piccolo agglomerato rappresentante due bambine che si tenevano la mano, in piedi, su una gondola, la bamboletta in legno ricordo di un viaggio in Russia, il portacenere in ferro lavorato acquistato da un rigattiere e altri. Il marito della signora Matilde, ordinato anche lui e gran fumatore di pipa disponeva il suo amato oggetto e l'accendino quasi sempre al medesimo posto, sulla mensola del caminetto. Una sera in cui i coniugi guardavano attentamente un bel film alla televisione, la pianta, amareggiata per non essere stata innaffiata e anche perché era dotata di uno strano flusso magico, distese una lunga, invisibile lingua su una scatoletta intarsiata della signora che conteneva cioccolatini e la ingoiò. Dopo qualche minuto, con un'altra emissione linguale, la buttò fuori, nel portagiornali quasi sotto a una rivista; infatti, dopo aver ingerito un oggetto, alla pianta veniva uno strano malessere e quindi era costretta a ributtarlo, non però nel medesimo posto da cui l'avevo afferrato. La signora Pifferi, nell'intervallo del primo tempo del film, penso di associare il godimento della visione filmica a quello dello sgranocchiare un cioccolatino, si alzò dalla poltrona per prendere la scatola dal solito posto ma, vedendo che non c'era gridò benevolmente al marito: "Dove hai messo la scatoletta di legno, golosone, lo sai pure che la ripongo sempre sul tavolino vicino al televisore!" "Ma che dici!" Replicò il coniuge un po' seccato per dover parlare, visto che pensava di non dire una parola fino al momento di coricarsi, non amava chiacchierare dopo cena! "I tuoi cioccolatini non mi piacciono, così liquorosi e profumati!" "Ma chi avrà spostato la scatola dal suo posto allora, ah! Forse la ragazza nel fare le faccende, ma dove l'avrà messa?" Continuò la signora "Vieni, inizia il secondo tempo" La incalzò il marito e la donna si accontentò di bere un bicchierino di Marsala e non tornò sull'argomento fino alla fine dello spettacolo da cui i signori Pifferi emersero lentamente "Ecco dov'è finita la tua scatola!" Esclamò il signor Gismondo prendendola dal portagiornali "Dirò alla ragazza che stia attenta a non dimenticare gli oggetti in posti diversi dai loro! Però mi sembra strano" Osservò la donna sistemando la scatola fra una statuetta e un anatroccolo, poi si avviò in bagno a prepararsi per la notte.
La pianta anche quel mattino aspettò invano di essere irrorata d'acqua poi mise in azione il suo flusso magico verso la pipa del signor Pifferi ancorata sul caminetto: la trasse entro sé ne modo abituale. In quel momento i due coniugi stavano blaterando sul pranzo del giorno perché l'uomo avrebbe desiderato mangiare un arrosto, mentre la moglie gli stava illustrando i poteri nutritivi e benefici di un'insalata mista. Pervennero ad un accordo sottoscrivendo oralmente per una frittata agli spinaci, pietanza che entrambi gradivano. "Bene, allora io vado a fare la spesa e tu intanto provvedi a sistemare i bottiglioni di vino in cantina e a mettere un po' d'ordine dappertutto là sotto, ah! C'è la mia vecchia bicicletta da spolverare, se ti rimane del tempo, fallo, ho intenzione di ricominciare ad adoperarla per qualche passeggiata, se ne avvantaggeranno i muscoli" "Uhm" Bofonchiò il marito. Egli finì di sbrigare i lavori in cantina quando la moglie infilava la chiave nella serratura: oltre al sacchetto delle provviste teneva un giornale che diede subito all'uomo, il quale, pregustando la lettura delle notizie di cronaca seduto in poltrona con la pipa fra i denti, dirottò velocemente in salotto per prenderla dalla mensola del caminetto e rimase malissimo nel constatare lo spazio vuoto, di solito occupato dalla pipa. "Ehi! Urlò alla moglie "Manca la mia pipa e non si può tacciare di disordinata la nostra donna di servizio, oggi non è venuta e mi ricordo che ieri sera l'ho accuratamente messa a posto prima di andare a letto! Non sarai tu per caso ad averla spostata?" "Ma cosa dici" ribatté la donna "Non vorrai insinuare che io fumi la tua pipa di nascosto e la dimentichi poi da qualche parte! Se ieri sera l'hai riposta in ordine, ci sarà!" "No e poi no, non c'è!" replicò furibondo il signor Pifferi. Sua moglie intanto girellava per casa guardando dappertutto mentre lui incredulo e spazientito si era risolto ugualmente a sedersi in poltrona e a leggere le notizie del giornale. La signora adesso era intenta a perlustrare l'ingresso scrutando sopra e sotto i mobili con il sospetto che al marito, causa l'età avanzata, si fosse appannata la memoria, insomma pensava che l'uomo avesse potuto fumare la pipa, magari nella mattinata per dimenticarla in qualche angolo della casa: però doveva ammettere che lui per la pipa aveva un'attenzione e una meticolosità particolari, non era mai successo che si fosse scordato di metterla al suo posto e poi non sentiva odore di fumo, però aveva lavorato in cantina e forse l'aveva lasciata vicino a un bottiglione, ma no, in cantina non fumava mai!
Adesso era vicinissima alla pianta, quasi la sfiorava e guardò, ma distrattamente anche nel vaso colmo di terra. La pianta, assalita dal solito strano malessere avrebbe ributtato la pipa fuori di sé facendo litigare i Pifferi. Diresse la sua lunga e invisibile lingua verso la libreria del salotto e la signora Matilde che si accingeva a controllare ogni pezzetto di mobile, ormai stava prendendo in considerazione gli scaffali della libreria, spostava dei volumi per vedere se..................oh! Ma eccola seminascosta dal libro giallo che aveva finito di leggere qualche giorno fa "Ehi distrattone! Ti ho ritrovato la pipa!" gridò al marito "Ma dove l'hai scovata?" Proruppe ancora furioso il signor Gismondo "Sulla libreria, ma non arrabbiarti, non è poi la fine del mondo! Probabilmente stavi scegliendo un libro, hai posato la pipa sullo scaffale e te ne sei dimenticato!" "No, no, no!" Ribatté il marito e la pianta rideva tra le foglie "Sono sicuro che ieri sera ho messo la pipa in ordine, sulla mensola del caminetto e stamattina non ho fumato!" Il signor Pifferi si arrabbiava a ripetere le cose "Allora non crederai che sia stata io a mettere da un'altra parte il tuo amato oggetto!" "Io non so cosa pensare" ammise l'uomo avviandosi sulla terrazza per prendere la cassetta degli attrezzi con cui avrebbe tentato di riparare un rubinetto che perdeva "Occupiamoci delle nostre faccende" Aggiunse. la moglie dirottò in cucina per preparare il pranzo, ma mentre toglieva gli spinaci dal sacchetto e dopo quando li puliva e mentre friggeva l'uovo e la verdura le mani le tremavano leggermente. Verso mezzogiorno chiamò il marito per mangiare incitandolo con il solito "È pronto in tavola!" Si sedette per consumare il pasto senza riparlare dell'accaduto. Ambedue speravano si trattasse di un sogno. La pianta che credeva di ricevere almeno una bottiglia d'acqua perché le sue foglie sudavano e lei esigeva una buona rinfrescata, visto che neanche per il momento da parte dei Pifferi c'era l'intenzione di innaffiarla, pensò di far funzionare il suo flusso magico divertendosi alle loro spalle. Avvistò sulla tavola il vasetto del pepe per cacciarselo all'interno di sé srotolando la sua lingua invisibile e avvolgente. I coniugi mangiarono quasi senza parlare la minestra e la frittata poi la signora Matilde si alzò per prendere l'insalata e condirla: aceto, olio e un pizzico di pepe, ma quando volle adoperare il vasetto della droga, questo era sparito. La donna, col cuore che le batteva forte, guardò sul ripiano di legno dove lo teneva insieme alle altre spezie, ma inutilmente, la sua ricerca non approdò a nulla. "Ma se prima di sedermi l'avevo messo sulla tavola accostato all'olio e all'aceto!" Hai già guardato nella credenza?" Le chiese il signor Pifferi tanto per dire qualcosa "Ci sono i fantasmi che si divertono a nasconderci gli oggetti e a ripresentarceli in posti diversi da quelli in cui stavano" Rilevò la donna "Ma cosa blateri, alla tua età credi ancora ai fantasmi! Sono personaggi fantastici che figurano nelle favole ambientate in bui castelli incrostati di ragnatele! Piuttosto hai guardato bene nella credenza?" Le ripetè l'uomo cercando di mantenere una calma apparente "Non c'è nella credenza!" Ribadì la signora Matilde "Queste sono azioni di fantasmi! Forse il nostro appartamento era abitato da qualcuno che ha subito una grave offesa ed ora vuole vendicarsi su di noi, il suo spirito ha preso possesso di questa casa!..." declamò la signora Pifferi con gli occhi stravolti "Ma insomma diventiamo matti?" Io non posso credere ai fantasmi e poi la palazzina è stata costruita quando siamo venuti ad abitarci noi! Rilassati, telefona a una tua amica e dì che l'andrai a trovare" Fece una pausa e continuò "Se di fantasmi si tratta sono dotati di una buona dose di senso dell'umorismo, un po' sadici, si divertono a farci paura!" Non terminarono il pranzo ma uscirono ambedue subito tentando di calmarsi con una passeggiata al parco vicino e quando rientrarono corsero in tutte le stanze curiosi e impazienti di vedere dove avrebbero reperito il vasetto del pepe.
La pianta, sentendosi un po' stanca, l'aveva buttato nel portaombrelli lì vicino a lei, con il solito sistema. Fu il signor Gismondo a stanarlo e, sollevandolo, un po' spaventato gli capitò di guardare in alto tanto che, dimenticando per un attimo la vicenda riguardante gli oggetti che sparivano e riapparivano, ammirò la bellezza della pianta e chiamò la moglie per dichiararle il suo stupore sul fatto che nessuno dei due si fosse accorto prima di lei. "Io pensavo fosse ingombrante e non me ne sono interessata, ma cosa c'entra adesso con i fantasmi e gli oggetti che lasciano il loro posto per farsi poco dopo trovare in un altro!?" Esclamò la sua consorte impaurita "Abbiamo recuperato anche il vasetto del pepe, in fondo è una specie di caccia al tesoro, un gioco! Piuttosto guarda com'è secca la terra del vaso di questa pianta, inaffiamola subito". E tutti i giorni i Pifferi diedero alla pianta la sua razione d'acqua e la chiamarono, chissà perché Tiberia. Naturalmente quest'ultima da quel giorno, anche perché inorgoglita da quel nome così importante, non fece più alcun scherzo ai signori Pifferi.

 
Un indimenticabile viaggio in Irlanda
 
Ieri Rosanna aveva seguito attenta la conoscente impegnata in calcoli relativi all'acquisto di cartoline e souvenir a poco prezzo per tornare a Bologna senza monete del luogo. Non capiva come poteva preferirla a lei che, per fortuna, quella volta si era eclissata aggregandosi a una famiglia entusiasta dei panorami con capre e mucche. E i componenti del gruppo che cenava con loro, nelle ultime sere, dopo essersi concentrati nella consueta "rubrica sugli alimenti consumati" a cura di Nina Petrocchi sembravano divertirsi moltissimo a scambiarsi descrizioni e spiegazioni di disturbi intestinali, particolari di operazioni chirurgiche, morti di parenti o amici. Giovanna spesso aveva voglia di ridere, malgrado tutto. Ma con chi condividere quei momenti ironici o grotteschi soltanto per lei. E Rosanna e Nina spalancavano gli occhi e tendevano le orecchie preoccupate di non perdere una virgola della serie da lei definita "raccontini dell'incubo". Un pomeriggio mentre stava sotto alla doccia aveva parlato di questo con Rosanna, sperando che l'amica, assentendo alle sue parole, le prolungasse una sensazione di benessere provocata da una formidabile schiuma profumata che si spalmava sul corpo. "Perché non cambiano posto di tavola per la cena? Che ce ne importa delle storielle tipo "un malato fa sempre audience" o dei resoconti di ciò che è capitato ai cugini o ai suoceri con cui i coniugi Pellizzeri ci affliggono tutte le sere? Sai che ti dico? Mi piacerebbe se ci sedessimo accanto alle due vecchiette posizionate in un tavolo in fondo alla sala! Hanno un atteggiamento simpatico e sembrano estrapolate da un film giallo inglese! E magari ci faremmo pure qualche risata! Il che fa senz'altro bene!" Il "no!" deciso di Rosanna, pur avendolo in parte preventivato, le fece male ugualmente. "Le collocazioni le ha stabilite l'organizzatore del viaggio e poi quelle "storielle" come le chiami tu non costituiscono un problema per me, anzi non mi dispiacciono affatto!" "Determinata e scoraggiante!" Pensò Giovanna sentendosi ridicola nel chiedere a Rosanna di allungarle l'accappatoio. E non aspettava ormai che di giungere a Bologna. Era sfiduciata e stanca. Giovanna seduta davanti a un lungo tavolo di un pub disseminato di candele, bicchieri di birra rossa e specialità gastronomiche locali guardava con amarezza un'amica che per tanto tempo le era sembrata sua complice nel catturare qualche vibrazione o sensazione al di fuori di una logica qualunquistica o del semplice buon senso. E le sembrava incredibile che ora l'ignorasse. E questo era accaduto fin dalla partenza da Bologna. Rosanna sembrava ipnotizzata dalla conversazione con Nina, una conoscente di entrambe, che aveva voluto partecipare a quel viaggio in Irlanda con loro. Quest'ultima adesso tagliava un dolce alla mela e ne metteva una fetta nel piatto di Rosanna. E continuavano a parlarsi fitto come erano solite fare le bambine più grandi dei suoi gruppi di lettura nella biblioteca dove lavorava. Glielo aveva pure detto poco prima. "Sembrate due fanciulle eccitate che si confidano un segreto!" Ma le due donne, sui quaranta, come Giovanna, parevano sorde a ogni tipo di commento più o meno ironico. Accettò una sigaretta dalla turista che le stava fianco. Qualcuno cantava brani melodici densi di malinconia nel pub semibuio e Giovanna avvertì un senso di solitudine sconfortante. Non certo come quello liberatorio e meditativo comunicatele dai ruderi di pietra grigia situati sullo sfondo di un sensazionale scenario di praterie popolate da moltissime capre e mucche. No! Si trattava della consapevolezza di venire esclusa, estranea a una formidabile intesa creatasi fra Rosanna e Nina. Aspirò una boccata di fumo e portò alle labbra un enorme bicchiere di birra rossa osservando l'amica e la conoscente alzarsi dal tavolo e raggiungere la porta d'uscita. Probabilmente si muovevano per cercare una cabina telefonica. Non aveva una scheda in mano e forse voleva salutare una collega partita per l'Irlanda qualche giorno prima di loro. E che cosa ci sarebbe stato di così grave da farla quasi piangere se soltanto glielo avessero detto. "Il mio cellulare non prende la linea, desidero esprimere un gesto gentile alla compagna d'ufficio di cui vi ho parlato. Rosanna mi accompagna, ha avvistato un posto dove telefonare non lontano da qui." La vicina di tavolo le riferiva di un suo viaggio precedente in India e lei cercava di ascoltarla, grata che le rimanesse accanto. Era stordita e un po' brilla e accolse con un sorriso disperato Rosanna e Nina di ritorno al pub. E queste ripresero a scambiarsi parole con l'ormai nota intimità, escludendola. Ma perché un comportamento di quel tipo? Perché quando aveva chiesto a Rosanna di scattarle una fotografia sulla soglia di un castello attorniato da laghi formanti un insieme così bello e armonico da indurla a pensare che se da qualche parte un Paradiso esisteva indubbiamente doveva essere stato costruito con un tratto, almeno, dello spettacoloso paesaggio irlandese, ebbene la sua amica le aveva risposto: "No! È tardi dobbiamo risalire sul pullman!" Ma poi si era attardata con Nina a comperare cartoline in un negozietto affollato. Del resto, Rosanna, sistemata in corriera di fianco a lei o taceva o dormiva. Ma si assopiva veramente oppure fingeva per non essere costretta a parlarle. Forse le era diventato faticoso comunicare con un'amica considerata facente parte del passato. Preferiva orientare l'attenzione verso la conoscente ritenuta, chissà! Più piacevole e distensiva. E seguirla per fotografare insieme scorci e punti di ripresa particolarmente espressivi. E adesso Giovanna forse riteneva di sbagliare a volere spesso convergere le conversazioni su argomenti e innescare discussioni dove si potesse buttare un ragionamento, un'idea! Mortalità infantile nei paesi poveri, razzismo, cause di guerre, poesia, pena di morte, vivisezioni, film di qualità, pubblicità realizzata con il fine di mortificare la riflessione... e via su questa linea! Doveva cercare di comporsi una facciata più amabile e discreta! E commetteva ancora un errore a pretendere che le casette dal tetto di paglia suscitassero in tutti ondate di tenerezza! Forse per lei era diverso, scriveva favole e le leggeva ai bambini. Comunque meglio nasconderla la fantasia. Poteva sembrare ingombrante, generare paura e inquietudine. Era ben accettata qualche chiacchiera spazzatura da dimenticare subito anche quando la conversazione si allargava ad altre persone partecipanti a quel viaggio. E l'ascolto di vicende e avvenimenti strettamente personali. E prestare orecchio, a cena, alle inesorabili fasi riferentesi ai cibi che consumavano: dicitura del nome, spiegazione, commento di tutti, proprio tutti gli ingredienti contenuti in questi. Rubrica culinaria a cura di Nina confortata dal vivace interesse della platea compagna di pasti. E Rosanna sempre rivolta verso di lei, intenta a prendere note scritte su un taccuino delle miriadi di notizie che l'altra le propinava sulle erbette riscontrate negli alimenti della cucina irlandese. A Giovanna pareva un'esperta in chimica casalinga intenzionata a propagare la confezione di una bomba mangereccia destinata ad annullare le violenze e le sommosse commesse da Irlanda del Nord e Irlanda del Sud. E pur sentendosi schiumeggiare di rabbia assumeva un atteggiamento indifferente, o meglio, assente. Si limitava a intervenire con battutacce, pure sgradevoli talvolta che comunque non venivano raccolte. Banalità, spazzatura, ma lei cosa reclamava? Di distribuire al gruppo concetti e valutazioni simile a Gesù che procura agli Apostoli pani e pesci? E i suoi erano giudizi e riflessioni validi e interessanti o soltanto anemiche considerazioni un po' noiose! E se fosse lei l'infantile affetta da un senso ostinato di onnipotenza? Forse per questo Rosanna le sfuggiva, attirata dalle capacità pratiche di Nina. Che sapeva leggere magnificamente le carte topografiche e apriva con disinvoltura le porte delle camere alberghiere con schede elettromagnetiche al primo inserimento. Mentre lei che inefficiente viaggiatrice! Non si allontanava mai troppo dall'una o dall'altra per paura di non essere capace di ritrovare il pullman, timorosa come una bambina confusa da molti sentieri. Non maneggiava con spigliatezza chiavi, schede, cartellini da appendere ai manici delle valigie. Faticava a usare l'ascensore da sola! In alcune situazioni non le era estranea una sfumatura tipologica alla Fantozzi. Specie quando doveva cimentarsi con la moneta locale. Ma che pensava!!!!! Stronzate! Era orgogliosa della propria forma mentale, anche se gli altri non l'apprezzavano. Negli ultimi tempi si era forse accucciata troppo a Rosanna? No, non le pareva. E comunque non poteva determinarne un comportamento così scostante nei suoi confronti.

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