LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Poesie di Michele Biafora
- A un passo dalla vita
- Ricordo, d'un passato irriverente,
- l'idillio di momenti già trascorsi,
- or che il mio sguardo spento e pertinente,
- ribelle più non è, né più sa opporsi.
- Né sano è più il respiro mio ansimante,
- minato da paure ed incertezze,
- non già con foga e piglio spasimante,
- sommerso ormai da insidie ed amarezze.
- Irriguardoso tempo onnipotente,
- fa sì ch'io sverni, e il gelo del mio cuore,
- prima di trasmigrar in quiete eterna,
- riscopra ancora il magico sapore;
- non più leziosità, protratta, a iosa,
- ma vivere provando ad ascoltare,
- chi vive nel silenzio del pudore,
- celando condizione rovinosa,
- laddove, nel decoro, lo squallore.
- Così, che il tuo sorriso sia il mio,
- la gioia d'un bambino, il mio stupore,
- e tessere ogni dì, lodi al Signore,
- nel pieno della consapevolezza,
- di viver nel rispetto dell'amore.
- Fiori recisi
(Dedicata alle piccole innocenti vittime, dei conflitti di potere)
- Amo il ritmo lento della vita,
- nel trascorrere dell'ore solitarie,
- e risano taciturno la mia mente,
- per riprendere convinto la salita.
- Ho provato anche a corrompere il pensiero,
- respirando a lunghi tratti l'infinito,
- ma riaffiora ancora, e ancora, impertinente,
- l'esigenza d'un progetto inaridito.
- Di quel sogno, ne hanno ben tarpato l'ali,
- lungo gli anni, v'ho provato strenuamente,
- prodigandomi a far sì, che tanti mali,
- scomparissero, o lenissero il presente.
- Se rammento i volti assenti di bambini,
- io dispero, e prego Iddio, costantemente,
- affinché li riconduca nei giardini,
- dando loro, gioia e pace, eternamente.
- Nel trascorrere dell'ore solitarie,
- respirando a lunghi tratti l'infinito,
- m'avvicino a te, Signore, gradualmente;
- con il cruccio d'una vita spesa male,
- con il cuore infranto, irrimediabilmente;
- per aver miseramente desistito,
- nel veder morire tanta, troppa gente.
- Le stagioni del cuore
- Potessi cambiar volto all'esistenza,
- debellerei l'inerzia dominante,
- facendo sì ch'emerga vera essenza,
- istinto, e non ragione ripugnante.
- Per viverla comunque intensamente,
- senza mezzucci vili e riluttanti,
- destar ciò che di me non è mai emerso,
- squilibri, in equilibri dissacranti.
- Non già pertanto, ardui intendimenti,
- d'un'etica protratta, obsoleta,
- scacciar l'assuefazione, infingimenti,
- focalizzando altrove la mia meta.
- Allora potrò dir d'aver vissuto,
- d'avere assaporato appien la vita,
- ritmando sicurezze e inconcludenze,
- l'estasi d'affogar nell'emozioni;
- saprò così che ancor non è finita.
- Assaporando nuove sensazioni,
- d'amori ben celati, e mai svelati,
- di cose sino ad oggi mai scrutate,
- come un dolce tramonto in riva al mare,
- riconciliarmi anche con il Mondo,
- ricominciando a vivere, a sognare.
- Disamina
- Vorrei valorizzare l'acquisito,
- ma mente e cuore vanno sempre altrove,
- solerti ad inseguire la scintilla,
- ch'è il sale della vita, in ogni dove.
- Di sentimenti eterni,ormai in disuso,
- di certo non disdegni avventuriero,
- a rompere gli indugi disilluso,
- ma repentino in sella al tuo destriero.
- Poete, cosa cerchi nella notte?
- Forse, nuove frontiere, mete
- o lidi in cui approdare?
- E dimmi orsù, cos'altro speri ancora?
- Che un giorno da leone valga bene,
- il prezzo d'una vita ormai in malora?
- Sicchè poeta, a cosa ancora pensi?
- Forse che l'hai acquistata a buon mercato,
- la tanto decantata pace dei sensi?
- Il Silenzio degli Innocenti
(dedicata ai bimbi periti nel crollo della Scuola di S. Giuliano di Puglia)
- Di costoro nulla conobbi,
- ma ne avverto quìvi presenza,
- dentro al mio cor ad uno ad uno,
- riecheggia ilare la loro essenza.
- Eran giocosi bimbi, e ahimè schietti scolari,
- e di desìi e beltà ne avean ben donde,
- di oscure verità, del tutto ignari.
- Le bianche bare, il funerale,
- le frasi inutili, fini a se stesse,
- le loro anime innocenti, candide,
- tutto così assurdo, così paradossale,
- sono atterrìto, piango e mi struggo,
- inerme inutile e ormai dimesso,
- nello scenario un po surreale,
- di questo infausto funesto Natale.
- Riflessioni
- La banca dati emette le sentenze,
- da sempre supportate dall'inconscio,
- composto da loquaci,
- e impercettibili presenze;
- intriganti, trasparenti, operose,
- da cui noi attingiamo largamente,
- per cui noi ci atteggiamo in mille pose.
- Forse, non ho capito quasi niente,
- del Mondo, della vita, di me stesso,
- rincorro concezioni pretenziose,
- ma in me permane il senso
- dell'oppresso.
- Non v'è certezza alcuna nella vita,
- vedo che intercediamo stranamente,
- nasciamo carne ed ossa, ma anche spirito,
- anime pietose,
- dotate di intelletto e di coscienza,
- capaci di meschine nefandezze,
- ma anche di ardue imprese, generose;
- restiamo in ogni caso ora e sempre,
- pezzi di una catena di montaggio,
- travolti senza resistenza alcuna,
- dal fato, e dal processo naturale
- delle cose.
- Figli.
- Direi che già cammini sul velluto,
- molto per chi è venuto appena al Mondo,
- poco, per chi innocente e affatto astuto,
- si appresta al gran debutto, a tutto tondo.
- Legato e speranzoso di tua sorte,
- or già a pianificare il tuo percorso,
- sarò sempre al tuo fianco e in tuo soccorso,
- pagar per la tua vita con la morte.
- Plasmarti nella fede, e mai spergiuro,
- alfine di condurti a retta via,
- se ciò non accadrà è sol colpa mia,
- risponderò a me stesso,e a muso duro.
- Giammai però tradir la mia fiducia,
- riposta in te nel sogno d'una vita,
- trascorsa in sofferenza e senz'amore,
- ne avrai bruciato il senso, incenerita,
- avrai colpito me, tuo padre, al cuore.
- Celeste Illusione.
- Sarei di certo indegno di cotànto,
- ma lesto a proferire il tuo messaggio,
- ardìto e risolùto sì frattanto,
- se solo me ne fosse dato agio.
- Diffondere il tuo credo tra la gente,
- è il cruccio d'una vita spesa male,
- tra cento, mille giorni a non far niente,
- brillar di luce propria, e mai formale.
- Che semplice è la chiave della vita,
- ma ardua la salita, quante scale,
- e solo chi possiede innata fede,
- seppure con fatica, sempre sale.
- Sino a sfiorare il cielo e l'infinito,
- sino a poter toccare anche la stelle,
- diffondere la luce che v'è in essa,
- scaldar l'anime inquiete, sì anche quelle.
- Quelle cui non v'è nulla più da fare,
- mai disperar di renderle ancor belle,
- spiccare anch'esse il volo tra le stelle,
- sì ch'anche loro almeno possan dare,
- un sano contributo, e migliorare.
- Signore, che peristi in sù la croce,
- ti prego, orsù, insegnaci ad amare.
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Agg. 12-12-2004