LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Poesie di

Piera Rossi Celant


La musica della natura
 
Lassù
tra le rocce
ascoltavo
il canto dell'acqua.
Quel frastuono
che viaggia con fragore
con le tempeste
e la bonaccia
che trascina
a valle
segmenti e arbusti.
Acqua fremente
che si solleva
tra le rocce.
Spruzzi deliranti
tempesta
di minuscoli cristalli
che s'infrangono nell'aria
colorati dal sole.
Estasiata contemplavo.
Attraverso la finestra
della mia amica
vivevo l'incanto
di quella musica
ignara del tempo che
passava.


 
 
Oltre l'azzurro
 
So di essere
una goccia d'acqua
nel grande oceano
della vita.
 
Ove atomo
di un amore infinito
sento che esisto.
 
I miei pensieri
si conciliano
con i miei desideri.
 
Nell'abbagliante
azzurro
ricompongo
immagini sfuggenti
parmi allora
di librare nell'aria
di volare
nell'infinito
oltre l'azzurro del cielo.


 
 
C'è un mondo di sofferenza
 
Quanti bimbi della terra
nati nelle mangiatoie
dove sopravvivono per
evento impossibile.
E noi li sentiamo
chiudendo il cuore
per non riconoscere.
Stanno lì
e la loro presenza
accusa il tradimento
dell'indolenza.
legati a un destino
di sofferenze e... solitudine.
C'è un Cristo inchiodato
in ogni uomo
sfruttato e venduto.
Popoli affamati e miseri
che si trascinano con
le loro piaghe
inflitte da una società
di Pilati.
C'è in ogni uomo
un Cristo inchiodato.
Alziamo il grido
per aiutarli.
mentre nei nostri
salotti forgiamo farisei.
Con le mani al cielo
urliamo la nostra
indignazione
per questa immagine
di Cristo eternamente
dilacerato.
E senza timore lottiamo
per riuscire a
schiodarlo dal Legno.


 
 
Amplessi criminali
 
Bambini sconvolti
in un mondo
raccapricciane.
Schiavi di un vituperato
disordine.
Dilaniati
dalla laidezza
di uomini dissoluti
senza pietà.
Creature innocenti
vittime di un olocausto
disumano.
Angeli viandanti
che prostituiscono
il loro corpo
per una manciata
di briciole.
Sguardi impassibili
anelati dalla droga
in fetidi locali
con amplessi criminali.
La mia anima
ha deposto un messaggio
nelle mani
di uomini onesti.
Gli ho visti piangere...
in silenzio.
Alle loro lacrime
ho aggiunto le mie.
Aiutamoli...


 
 
Occhi al cielo
 
Ho alzato gli occhi al cielo
e mi sono chiesta
quali verità nasconde.
I suoi colori cambiano
e tra le mani l'aria sale
portandosi le mie domande mute...
Lassù qualcuno decide
i giorni di ogni uomo.
E ascendono in eterno
le voci della gente.
raggiungono l'azzurro vasto
e vi si disperdono
piccole trame sospiranti.
Alzo gli occhi
e ascolto nel silenzio...
Prego
spero
protesto
ma senza parlare.
Ho respirato il sollievo
e ogni terra ha perso
i suoi contorni.
Il cielo muto
ha guardato nei miei occhi
e vi ha sentito
l'eco dei miei pensieri.
E' sceso a me
nel suo colore vacuo
e ogni mio dire
si è in lui disperso.
Sete eterna di risposte...
La mano audace
che si getta nel vuoto
e si chiude sul niente.


 
 
Partenza per l'Iraq
 
A te amore mio
questa rosa
chiusa tra i suoi petali.
partirò
vedrò scendere la notte
seduto sulle tracce dei nostri confini
dietro a mura che non protegge.
Grida chiuse laceranti
delle bombe
gettate da mani che sono nemiche.
Penserò a te
il vento gonfio di fiumi acri
di fiamme
prodigo di polveri lacerate.
Vedrò i tuoi occhi
sentirò la tua voce
stringerò le tue mani
nelle mie.
E una lacrima luccicherà
tra le dita di una stella.
Tu avrai questa rosa.
I giorni s'inseguiranno
più lentamente
meno lentamente
e ognuno vi lascerà il suo segno
a poco a poco.
Perderà
il suo splendore soffio del tempo...
Ma il mio cuore vi resterà
per sempre...
La stringerai tra le tue mani
come l'avessi appena ricevuta
dalle mie.
E le tue lacrime
le daranno vita per sempre.


 
 
Cattedrale di smeraldo
 
Profondo è il bosco
e nel palagio ogni volta
è un fremito di foglie
che parlano e si
ascoltano nel buio.
Sono vivi i splendidi pilastri
che sostengono
guglie anch'esse vive
che nella notte perpetua
miraggi di smeraldo.
E un battito uniforme
di ali d'uccelli
che scuote le cime.
Liberano cerchi di acqua
addormentata.
I sogni dei simulacri
vegetali sorreggono
la terra e la sua essenza.
Nelle notti di maggio
sbocciano le rose
che i venti germina l'aria
in mille direzioni
e sorvola i giardini
e i grandi monti.
Ombre di pietra su pianure
in fiore.
I profumi si abbracciano
tremanti che un soffio li disperda.
Un verde labirinto mi circonda
è la vita che splende
e una reggia magnifica.
Attraverso spazi senza luna
ma se il vento solleva
nelle cime delle piante
un solo ramo
allora il cielo appare
come un fiore che sboccia nel fogliame
le stelle sia affacciano e l'eterno
commuove questo tempo
e la mia voce si inchina
al silenzio.


 
 
Passione
 
Ci sono ragioni profonde
che accendono passioni.
Cuori di donne
che ascoltano
la propria intuizione.
Storie d'amore
gettate a capofitto
in un territorio sconosciuto.
E poi finite...
Rimangono ricordi
e una vita sepolta
nel tempo
che riflette luci... e
ombre nel presente.
Desiderio d'amore
paura di ricominciare.
Voglia di gridare
di ribellarsi
a questa esistenza.
Soffrire piangere
per ritornare ad illudersi
oggi domani
sempre.
Amare la vita
fino ad odiarla.
Rincorrere un'illusione
che non trova pace.


 
 
Uve cristalli di vita
 
Uve limpidi
cristalli
che chiacchierano vive.
Che di desiderio tramuta...
L'uomo della strada
che agita leggende
che ride la storia
è da voi rapito
ai confini immensi e puri.
Regni dei sensi
che profumano di mosto
come stelle baciate
attraverso sentieri evanescenti.
Soave profumo
che inebria
le umane fattezze.
Come rugiada
ogni aurora
ogni notte
e fa scaturire
astri di freschezza
gioiosa.
Siete dono prezioso
della vita
alla vita!
O chiunque voi siate
cristalli succosi
raccontate la via
dei viandanti
e lo spargersi dei vini.
E dissetar chi è
stanco non lasci.


 
 
Una notte a Venezia
 
Piazza San Marco
deserta scura.
La guardai silenziosa e spoglia
e pensai ai giorni di sole
agli arcobaleni strepitosi.
Alla confusione d'ali chiacchierine.
Parlai al silenzio
e io mio grido salì al cielo
alle stelle che vegliano nella notte.
Guardai la Basilica
un'isola prigioniera del suo mito.
Osservai i bronzei cavalli
galoppare vanamente
nella corsa dei secoli
e li udii nitrire silenziosi.
Un mormorio chiamò il mio nome
e un'eco rispose.
Era il mare che si sposava con il cielo.
Vedevo solo il colore della notte
sospendere le cose nell'immenso.
palazzo Ducale mi chiamò nel silenzio
e gli occhi si volsero.
Maschere di nebbia danzarono leggere
nel ritorno da ieri
risate e lacrime
parole e canzoni
visioni e contorni.
Affondai nella notte nel buio e nel silenzio
nel fascino di questa piazza
che al Sole lancia la sfida
di grandezza e di gloria.

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Ins. 10-04-2006