Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
- Piera Rossi Celant - Villa delle Ginestre cambiò la mia vita
- - Collana I salici (narrativa) - 14x20,5 - pp. 104 - Euro 9,50 - ISBN 88-6037-250-X
Prefazione
- "Villa delle Ginestre cambiò la mia vita", una delle ultime opere dell'artista Piera Rossi Celant, cattura sin dalle prime pagine l'attenzione del lettore, trascinandolo in una storia incalzante che, se da una parte colpisce per la delicatezza e l'umanità del suo svolgersi, dall'altra si trasforma lentamente e nello snodarsi degli eventi, in qualcosa di magico e misterioso.
- Notevole la capacità della Rossi Celant, di giostrare con naturalezza fra due mondi opposti, uno "lieve", fatto dalle piccole cose che compongono il tessuto del quotidiano, scandito da ritmi lenti, anche se a volte pesanti, ma in ogni caso di pacata normalità. E l'altro, descritto magistralmente, quasi a tinte noire, dove la follia latente o manifesta, esplode a tratti, traccianti immagini e volti dai connotati fortemente oscuri e malati.
- In entrambi i casi, la caratterizzazione dei personaggi, mai banali, ma sempre vivi nella loro marcata unicità, denota una volta ancora, la capacità della Rossi Celant, di non esaurire il romanzo alla pura descrizione narrativa, ma di saperne sottolineare un addentrarsi "nell'anima" dell'individuo, sondandone gli aspetti più intimi e oscuri, più complessi e distorti, non tralasciandone la psicologia malata, nei turbamenti che infondono spessore alla storia.
- In questo modo, ci troviamo immediatamente calati nella vita di "Villa delle Ginestre", non solo come lettori partecipi, ma quasi come noi stessi presenze attive, che si aggirano fra le mura della casa e ascoltiamo con le nostre orecchie e vediamo con i nostri occhi e tocchiamo con le nostre stesse mani, ogni cosa che l'autrice descrive, mostra o fa risuonare.
- Piera Rossi Celant, artista friulana, ha alle sue spalle un curriculum di notevole rilevanza. Pittrice affermata e stilisticamente proiettata nell'espressione neoclassica, ha avuto numerosi riconoscimenti non solo a livello nazionale, ma anche internazionale e le sue opere sono state esposte in gallerie di Hong Kong, Stati Uniti, Olanda, Parigi, Cipro, Il Cairo. Alcune di esse sono attualmente in musei, collezioni italiane e straniere.
- L'artista possiede anche un vasto curriculum letterario dove, alla pubblicazione di numerose opere di narrativa, si affiancano delle sue più intense espressioni artistiche rivelate attraverso lo strumento della poesia.
- Non a caso il suo libro "Interferenze di memoria" è ritenuto dalla critica un piccolo gioiello della poesia introspettiva contemporanea. La storia delicata e struggente di una donna che alla carriera aveva anteposto la devozione per un uomo, che invece alla carriera aveva sacrificato ogni cosa.
- La storia di una donna che attraverso i territori della solitudine e della paura, "imparò" il coraggio nel ritrovarsi e del ricominciare.
Bruna Merendi
(Scrittrice)
Villa delle Ginestre cambiò la mia vita
Dedico questo libro alla scrittrice Bruna Merendi con un grazie.
1 - Fissai a lungo il giornale rifiutandomi di credere a quanto avevo appena letto.
- Dovevo poi essere sorpresa? Mi chiesi amaramente.
- Non lo avevo sempre saputo che Luca Durante era un freddo arrivista?
- Rilessi ancora quanto era scritto sotto la fotografia che raffigurava un uomo sorridente teneramente abbracciato ad una affascinante bionda indossatrice.
- - Il giovane chirurgo Luca Durante sposerà Scilla Faber, figlia del proprietario del famoso Istituto Faber. -
- Posai il giornale e sorseggiai il caffè lentamente senza nemmeno sentirne il sapore.
- Non vi era nessun accenno alla vita privata, notai, né al fatto che non parlasse del suo precedente divorzio, che si era concluso meno di tre settimane prima.
- Nell'ultimo periodo la mia mente era riuscita ad accettare il fatto che ormai Luca non era più mio, ma la ferita inferta al mio cuore non si era ancora rimarginata del tutto tanto che quel breve trafiletto sul giornale mi mise in agitazione e mi riportò indietro nel passato.
- Mi chiedevo se mi avesse mai amata veramente.
- O se per lui ero Alessia Villa, giovane dottoressa, con un salario sufficiente a mantenermi mentre facevo l'assistente del Primario all'Istituto di ricerche in attesa di trovare di meglio.
- Poi amaramente avevo scoperto che Luca era un grande arrivista disposto a sacrificare tutto per la carriera, per la sua smodata ambizione, anche l'amore.
- Queste tristi considerazioni mi riempirono il cuore di amarezza e fui ancora una volta costretta a rimandare indietro le lacrime.
- Che cosa dovevo fare?
- Dovevo ammettere di trovarmi in un grave dilemma ora che sapevo sarei stata alle sue dirette dipendenze.
- Dovevo proprio riconoscere che non mi aveva mai amata, avrebbe potuto starmi vicino con indifferenza, ma io no.
- - Ma allora dove potevo andare? - chiesi a Timmy, l'unica consolazione della mia vita solitaria, un cagnolino bianco e nero, un cocker, che Luca aveva portato a casa circa un anno e mezzo prima.
- Timmy si alzò: e andò verso la porta scodinzolando e dopo averlo accarezzato, gli sussurrai: - va bene, ora vado a vestirmi e ti porto fuori. Forse un po' di aria fresca mi chiarirà le idee, e mi farà prendere una decisione! -
- Mentre passeggiavo con Timmy pensai che forse avrei potuto andare a lavorare in un altro ospedale dove sapevo avevano bisogno di medici specializzati, oppure avrei potuto fare qualche telefonata o rispondere alle inserzioni per trovare un'altra sistemazione.
- Stavo aprendo la porta del mio appartamento quando sentii suonare il telefono.
- - Ti disturbo, Alessia? - chiese Donna Ross. La tua voce mi sembrava molto lontana e affaticata. -
- - Sono appena ritornata da una passeggiata con Timmy - risposi, e mi accomodai su una poltrona sapendo che la conversazione sarebbe stata lunga ed interessante.
- Donna, che era mia amica da molti anni, da quando eravamo tutte e due neo laureate, venne subito al sodo: - Penso che tu abbia già visto il giornale di oggi. -
- - Non lo avrei perso per nessuna altra cosa al mondo. -
- - Avresti dovuto renderti conto di com'era il tuo Luca molto tempo fa, - disse Donna senza pietà. Sa amare solo ciò che serve ai suoi sogni di gloria e poiché ora è in grado di realizzarli... -
- - Vedi, Donna - la interruppi, - non voglio più parlare del passato: tanto è inutile.
- Quello che mi preoccupa è che non ho la più pallida idea di che cosa fare per evitare di lavorare con lui in ospedale. -
- - Lo immaginavo, Alessia; ed ecco perché ti ho telefonato. -
- - Non vorrei smettere le mie ricerche, - dissi cercando di controllare la mia impazienza. - So che vi sono molte possibilità di lavoro in altri campi, ma quello che sto facendo è importante, e mi interessa molto. -
- Donna disse ridendo: - non ricominciare con quel ritornello che conosco bene.
- So benissimo quello che va bene per te e ti sto offrendo di lavorare nel campo psichiatrico -
- - Davvero? Che cosa hai in mente? - domandai piena di speranza.
- - Ricordi Bella Franchi, quella brunetta che era un anno indietro a noi? Ieri mi ha telefonato per chiedermi se conoscevo una buona dottoressa specializzata in ricerche mentali, disposta ad occuparsi di un caso particolare. -
- - Che genere di caso? - chiesi subito, provando un crescente interesse.
- Veramente io non ne so molto; perché non chiami al telefono Bella e non le chiedi qualche altra informazione. -
- Continuammo a parlare per alcuni minuti, e feci del mio meglio per salutare Donna allegramente come al solito.
- Ma appena messo giù il ricevitore, mi sentii invadere da un senso di ansia e di sconforto.
- La prospettiva di avere un nuovo lavoro, era quanto mai allettante, ma, data la mia solita fortuna, ero convinta che non si sarebbe mai realizzata.
- Per togliermi ogni dubbio chiamai Bella Franchi: - Oh, Alessia, non ho proprio pensato a te quando ho sentito di quel lavoro, perché sapevo che eri così entusiasta di stare alla Faber. -
- Poi quando le ebbi ricordato di essere stata la moglie di Luca Durante, capì al volo la situazione e disse:
- - In verità non so tanto di meno io di questa faccenda.
- Ieri mi ha telefonato il dottor Spencer dicendomi che stava cercando una dottoressa come te, cui affidare un caso delicato personale. Mi ha detto, che la dottoressa dovrebbe trasferirsi a Villa delle Ginestre, è un luogo piuttosto lontano e solitario. Ti sembra interessante?
- Lì per lì non avevo nessuno da proporgli e così mi sono fatta lasciare il numero di telefono. Se vuoi puoi telefonare tu stessa. -
- - Bene, - risposi dopo un attimo di esitazione, pensai che avrei chiamato, il dottor Lawrence Spencer per sapere qualcosa di più.
- - Poi ti farò sapere. Bella grazie. -
- Deposi il ricevitore per chiarirmi le idee e poi feci il numero.
- - Dottor Spencer? - chiesi.
- - Sono io - disse la voce all'altro capo del filo.
- - Sono Alessia Villa. Bella Franchi mi ha detto che sta cercando una dottoressa specializzata. -
- - Esatto, signorina Villa. -
- Esitai chiedendomi come andare avanti, poi decisi di essere schietta: - Mi può parlare del lavoro che dovrei eseguire? -
- Questa volta sembrò esitare, poi udii un leggero sospiro: - Sarò molto chiaro. Mia moglie è una donna molto nervosa. Ha avuto un esaurimento un anno fa ed è appena ritornata a casa dalla clinica. Credevamo che potesse farcela, da sola, invece non solo le sue condizioni si ripercuotano negativamente sui bambini, ora penso che abbia bisogno di essere tenuta sotto controllo. -
- - È un caso abbastanza comune, - dissi, ma esitai, cercando di capire.
- - Se vuole parlare con me più a lungo, - mi interruppe lui, - forse potremmo incontrarci comunque. -
- - Ho un cane... -
- - Ñon penso sia un problema, dottoressa. Villa delle Ginestre e così immensa!
- Vorrei sapere qualcosa di lei. Vediamoci nel pomeriggio, va bene? -
- Acconsentii e così, quasi involontariamente, la mia vita ebbe una svolta decisiva.
- Quando mi recai all'appuntamento rimasi subito colpita dall'aspetto attraente dell'uomo che mi aspettava al tavolo del ristorante.
- Non poteva essere definito bello ma il suo volto era espressivo. Alto, bruno, appariva molto sicuro di sé e allo stesso tempo molto aperto e cordiale.
- Una cosa che mi colpì fu la sua età poiché, non so per quale motivo, non avrei mai pensato che potesse essere così giovane: 36 anni.
- - Signorina Villa, - mi chiese con un sorriso.
- - Sì, - risposi cercando di essere il più disinvolta possibile.
- Egli disse dopo aver ordinato un caffè: - Non sembra proprio una dottoressa. Quando è entrata ho pensato che fosse un'indossatrice. -
- - Grazie, - dissi molto lusingata, - ma sono una dottoressa; mi sono laureata presso l'Università di Stato e negli ultimi tre anni ho lavorato nell'Istituto Faber. Se vuole delle referenze, può telefonare al dottor Steffin, -
- - Ma l'Istituto Faber è uno dei più prestigiosi della zona.
- Perché vuole andarsene? - chiese con giustificata meraviglia.
- - Io certamente non le offrirò un lavoro qualificato. -
- Esitai un attimo, pensando quasi di rifiutare l'incarico; poi qualcosa nei suoi occhi mi fece cambiare idea, forse fu lo sguardo di tacita ammirazione che mi gettò quando mi girai verso di lui.
- Grazie a Luca, era molto tempo che non mi sentivo desiderata ed ammirata da un uomo e questo mi riempì di gioia. Poi pensando alla sua domanda, decisi ad un tratto di essere sincera e gli spiegai le ragioni personali che mi avevano spinta a cercare un altro posto.
- Quando finii di parlare vi fu un lungo silenzio, poi lui disse: - Capisco la sua situazione e ha la mia simpatia; mi sto chiedendo se sarà felice alle Ginestre.
- Là non vi è nulla per una donna attraente come lei, né negozi, né locali o passatempi, e poi il suo lavoro sarà pesante. Dovrà cercare di studiare mia moglie Anna poiché da quando è uscita dalla clinica sono accaduti parecchi incidenti, e poi dovrà seguire anche i bambini.
- Per quanto riguarda loro il problema è diverso; non stanno male... almeno non ancora, ma penso che abbiano bisogno di molto aiuto.
- In un luogo isolato come Villa delle Ginestre non hanno contatti con il mondo esterno e conducono una vita del tutto inadatta alla loro età. -
- - Non vanno a scuola? -
- - Hanno una governante, Elisa Gren.
- È giovane e sembra che si trovi bene con loro, ma penso che avrebbero bisogno di cure speciali, come le sue ad esempio. -
- - Bene - dissi poi, - quando devo cominciare? -
- - Il più presto possibile, - rispose lui con un sorriso, e poi aggiunse: - Che ne direste di venire a cena con me per mettere a punto i particolari? -
- Provai una sensazione che assomigliava all'eccitazione.
- - Signorina Villa, se accetta questo lavoro cenerà con me e la mia famiglia e così penso che dovrà iniziare ad abituarsi, non è vero?
- Verrò a prenderla alle venti -
- - D'accordo - risposi ormai convinta.
- Quando mi ritrovai a casa cominciai a pensare alla decisione che avevo preso e mi domandai se poi avrei avuto la forza di affrontare un ambiente così strano.
- Eppure, non potevo rimanere alla Faber e quindi dovevo tentare questa occasione che mi si era presentata inaspettatamente.
- Prima che arrivasse il dottor Spencer, ero già pronta, mi ricordai che dovevo telefonare al dottor Copperi, per informarlo della mia decisione.
- Rimase veramente sorpreso per quanto gli dissi.
- Il dottor Copperi, mi aveva seguito in tutti quegli anni e volle sapere ogni particolare sul mio futuro lavoro a Villa delle Ginestre.
- Ascoltò senza fare commenti, poi, quando ebbi terminato, disse: - Mi sembra di aver sentito parlare di quel posto e della donna.
- Devo aver letto qualcosa sui giornali, non sono sicuro. -
- - Ricorda i particolari? - chiesi subito interessata.
- - Mi sembra che vi fosse di mezzo un omicidio o qualcosa del genere! -
- Il dottor Copperi rise: - Ricorderei una cosa del genere. Penso si sia trattato di una morte accidentale cui potrebbe aver fatto seguito l'esaurimento della donna. -
- - A parte questo, pensa che dovrei accettare quel lavoro? -
- - Se vuole rompere ogni legame con la vita attuale, non vedo perché non dovrebbe andare ad offrire il suo aiuto dove mi pare ne abbiano bisogno e dove potrebbe comunque incontrare gratificazioni.
- Comunque, sta a lei decidere, da parte mia non so che darei per averla sempre al mio fianco, ma purtroppo anch'io presto lascerò l'Istituto per ragioni di salute e quindi, non posso nemmeno insistere per farla rimanere. -
- Parlammo ancora per pochi minuti e poi lo salutai provando nel cuore un senso di amarezza e di malinconia.
- Verso le diciannove, il telefono squillò, e corsi a rispondere.
- - Signorina Villa. -
- Riconobbi subito la voce del signor Spencer.
- - Sì, - dissi, vergognandomi per quel sottile eccitamento che la sua voce provocava in me.
- - Sto arrivando - disse lui.
- - C'è qualcosa che non va? - chiesi avvertendo una certa preoccupazione nella sua voce.
- - Temo di sì. Ho appena ricevuto una telefonata urgente da mio fratello e purtroppo devo ritornare alle Ginestre immediatamente. -
- - Sua moglie? - chiesi turbata dal profondo disappunto che mi accorsi di provare in quel momento.
- - Non so esattamente che cosa sia accaduto.
- Mi ha detto semplicemente che le cose gli stanno sfuggendo di mano e che è necessario il mio rientro. -
- Vi fu un momento di pausa e poi, con un leggero mutamento nella voce, continuò: - so che può sembrare un po' pazza la mia proposta, ma che ne dice di venire con me? Le darebbe l'opportunità di conoscere la mia famiglia.
- Non è costretta a rimanere subito e la potrei riportare qui fra qualche giorno. -
- Per un momento non dissi nulla perché ero troppo turbata dalla proposta; poi, spinta da un impulso improvviso, accettai.
- - Sarò da lei fra un'ora - disse con la voce dolce come una carezza. - grazie signorina Villa. -
- Quando Lawrence arrivò, circa due ore dopo, avevo già preparato il mio bagaglio e così potemmo partire immediatamente.
- - Mio fratello Rod è portato a drammatizzare le cose e sembra che abbia il piacere di tormentarmi; così potremmo renderci conto di quanto e accaduto. -
- Mi disse mentre sedevo in macchina con in braccio il mio Timmy.
- - Ma perché non ha richiamato? -
- - Ho tentato, ma evidentemente Rod ha spento il cellulare. -
- - Ma se qualcuno sta male... - pentendomi della mia decisione affrettata.
- - Può essere portato all'ospedale con l'elicottero in brevissimo tempo.
- Alessia... Penso che le formalità siano inutili... se deciderà di restare con noi, diventerai parte della famiglia come Elisa e Roberto e tutti ci chiamiamo per nome. -
- - È molto più pratico Lawrence, - pronunciando il suo nome improvvisamente mi sentii vulnerabile nell'intimità di quella automobile che correva nell'oscurità.
- Ero stata troppo impegnata a preparare i bagagli per pensarci, ma ora mi rendevo conto che sarei dovuta rimanere sola con quell'uomo che non conoscevo.
- Per allontanare il pensiero, chiesi: - Quante persone ci sono a Villa delle Ginestre? -
- - Molte attualmente. -
- - È un'enorme antica villa e vi è molto spazio.
- Vi è Anna mia moglie con i bambini, il fratello di Anna, Roberto, mio fratello Rod, i Forest la governante di casa con suo marito, Elisa la governante dei bambini, i miei genitori, e la mia segretaria Mizzi che tiene l'amministrazione di ogni cosa, e Villero... -
- Lawrence continuò a parlare per tutto il tragitto.
- Ora sembravamo del tutto a nostro agio, come fossimo vecchi amici.
- Le sue confidenze mi avevano intenerito il cuore, e mi chiedevo come poteva vivere quest'uomo in una situazione così difficile.
- Parcheggiò l'auto davanti a un grazioso ristorante.
- Gli inconfondibili aromi della cucina assalirono le narici riportandomi a ricordare momenti felici.
- Gettai un'occhiata sagace a Lawrence.
- Lui mi stava osservando, consapevole dell'effetto che quell'atmosfera aveva su di me.
- Ero persa nei pensieri e non avevo notato che eravamo ad un tavolo appartato.
- Quando mi guardai attorno sentii un vuoto allo stomaco e il cuore cominciò a battere.
- Il ristorante era esattamente come il piccolo caffè dove io e Luca eravamo soliti andare a Venezia.
- La somiglianza era incredibile persino nei minimi dettagli: le tovaglie, i candelabri di vetro di Murano a ogni tavolo, che conferivano un'atmosfera intima al locale, Lawrence, notò il mio turbamento, e me ne chiese il motivo, con un strano timbro di voce; e mentre parlava mi coprì una mano con la sua, che io ritrassi immediatamente come se mi fossi bruciata.
- Avrei voluto negare che quel posto mi suscitava tanti ricordi, ma sapevo che era impossibile.
- - Lawrence è stato molto tempo fa; - mormorai piano non fidandomi della mia voce.
- Fui grata al cameriere che porse il menù e chinò la testa per esaminare la lista piatti.
- I nostri occhi s'incontrarono, il volto di Lawrence aveva un'espressione dolce e nello stesso tempo disperata, che mi fece male al cuore.
- Il tragitto fino a casa fu percorso in silenzio.
- Mi ero assopita e avevo messo Timmy sul sedile posteriore.
- Provavo la sensazione di essere seduta accanto a un vulcano che stava per esplodere e di non poter fare nulla per impedirlo.
- La pioggia cominciò a cadere e il movimento dei tergicristalli sul vetro aveva un ritmo ipnotico.
- Per un momento pensai che Lawrence continuasse a ignorarmi, ma all'improvviso lui voltò la testa.
- - Perché, Alessia? Perché? - chiese in un tono accorato dal quale traspariva tutto il suo dolore.
- - Dovevo dirle qualcosa e... pensavo che fosse meglio così. -
- Le sue mani strinsero il volante con tale forza che le nocche delle dita diventarono bianche.
- L'auto si fermò di colpo costringendomi a fare un balzo in avanti con il busto.
- Lui mi costrinse a tornare ad appoggiare la schiena al sedile e mi bloccò con il peso del suo corpo.
- - Alessia, troppo tardi ti ho incontrata! -
- E mentre parlava in lontananza apparve una costruzione enorme illuminata, Lawrence, divenne improvvisamente freddo e distaccato, e quando ci trovammo a pochi metri esclamò: - Dannazione, ci deve essere qualche guaio.
- Non sono nemmeno le sei e tutte le finestre sono aperte.
- Spero di non essere arrivato troppo tardi! -
- Anche la porta d'ingresso era spalancata e quando scesi dalla macchina rimasi un attimo interdetta senza sapere cosa fare.
- Poi accanto a me udii una voce maschile che mi diceva:
- - Bene, devi essere l'infermiera, non è vero? -
- - No, sono la dottoressa Alessia Villa. -
- - Non credevo che mio fratello ci sarebbe riuscito a far venire in questo posto abbandonato una bella ragazza come te.
- Ma già, lui con le donne ottiene sempre quello che vuole! Lo sapevo! -
- Rod, perché di lui certamente si trattava, assomigliava a suo fratello, ma era una pallida ombra al suo confronto.
- - Se vuoi puoi entrare, così ti presenterò a tutta la famiglia riunita.
- Questa volta mio fratello non potrà dire che è tutto frutto della mia immaginazione; vi sono dei veri guai... vedrai anche tu. -
- Incapace di dire una parola mi lasciai trascinare in casa dove vidi subito Lawrence che veniva verso il fratello con il viso pallido e gli occhi colmi di ira.
- Rod lo guardò con aria impassibile.
- - Sono sicuro che ti hanno detto che è colpa mia -.
- - Non mi importa di sapere chi è il responsabile; voglio solo sapere perché mia figlia è fuggita. -
- - Come faccio a saperlo? Ero in camera mia.
- Non sapevo dov'era Bea.
- Se vuoi prendertela con qualcuno, rivolgerti ad Elisa.
- Lei è responsabile dei bambini. -
- - Li ho messi a letto - mormorò allora Elisa a voce bassa.
- Lawrence la interruppe con un'altra sequela di parolacce che fecero sgranare gli occhi al piccolo Gil.
- A questo punto mi resi conto che dovevo assolutamente levare Gil da quella situazione e, facendo un passo avanti, dissi: - Ti piacciono i cani, Gil? -
- Il bambino rimase a guardarmi sbalordito per un attimo e poi, con un'espressione interessata e più rilassata, mi seguì in giardino dove gli presentai Timmy.
- Tra l'animale ed il piccolo, come avevo immaginato, si instaurò subito un rapporto di reciproco affetto e di amicizia tanto che quando Lawrence ci raggiunse, Gil gli chiese guardando affascinato il cagnolino:
- - È vero che Timmy resterà qui con noi? Ti prego papà. -
- - Resterò qui almeno per qualche giorno; poi vedremo - risposi io, consapevole della decisione importantissima che stavo per prendere.
- - Posso andare a fare un giretto con lui? -
- - Certamente, ma non allontanarti e tienilo sempre per il guinzaglio, - gli raccomandai.
- Mentre Gil si allontanava Lawrence mi fece entrare in casa e mi presentò a tutti i componenti della famiglia che nel frattempo si erano radunati nel salotto.
- Oltre alle tre donne, che ormai avevo già osservato, vi erano gli uomini: il signor Villero, l'uomo che si occupava delle scuderie e del giardino.
- Il loro saluto fu breve e formale e subito dopo si diressero tutti verso l'uscita lasciandomi sola con Elisa.
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Ins. 03-01-2007